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Il primo carme del quarto libro delle Odi oraziane

Il primo carme del quarto libro delle Odi oraziane introduce n dalla prima strofe e per la primavolta il nome di Cinara, la donna che simboleggia la giovinezza e l’amore cui Orazio ha ormairinunciato per il sopraggiungere della vecchiaia; nelle ultime due strofe il motivo dell’amoreinvece reintrodotto, a sorpresa e in forma del tutto onirica e inattingibile, attraverso il personaggiodi Ligurino, il cui nome fa anch’esso in quest’ode la sua prima comparsa.

L’ode 4.1 si trova cos tutta racchiusa fra questi due nomi, destinati a tornare altre volte nell’operaoraziana: una posizione chiastica che accentua il signi cato simbo- lico dei due personaggi e cheha posto agli studiosi il problema della loro possibile natura di nomi parlanti.

Muovi di nuovo (rursus) le guerre (d’amore) abbandonate (intermissa) ormai da tempo, o Venere?Risparmiamele, ti prego, ti prego.Non sono (più) come ero sotto il regno della buona Cìnara (la donna che

simboleggia la giovinezza e l'amore cui Orazio ha ormai rinunciato per il sopraggiungere della vecchiaia). Smetti, o madre crudele dei Desideri, di piegarmi ai (tuoi) molli comandi, ormai che, intorno ai dieci lustri, (sono) duro (cioè sordo a questi molli comandi), Allontanati, dove ti invocano blande preghiere di giovani. Più tempestivamente (o più opportunamente) gozzoviglierai/banchetterai/farai baldoria (comissabere = comissaberis, fut. sempl. 2 pers sing da comissor, aris, atus sum, ari) nella casa di Paolo Massimo alata (ales = agg. ales, -itis) su cigni (olor, oloris), se cerchi di accendere (bruciare) un cuore ben disposto (idoneum); E infatti (Paolo Massimo è) nobile, bello, non silenzioso per i colpevoli inquieti, giovane di cento talenti (arti), porterà lontano le tue insegne (i segni della tua milizia, guerra), e, quando più forte riderà (lett. avrà riso, fut. ant da rideo, es, risi, risum, ridere) dei doni di un generoso rivale.

ti porrà presso i laghi albani una statua marmorea sotto una trave (metonimia pertetto, tempio) di cedro.

Lì, porterai alle narici (odorerai, aspirerai) moltissimo incenso, gradirai lire e auti berecinzi, concarmi misti, non senza la zampogna;

lì, due volte al giorno (bis die) i giovani con tenere fanciulle, lodando il tuo nume (potere divino), con piede candido batteranno tre volte la terra secondo l’uso dei Salii.

A me non giova (non mi allieta) né una donna, né un fanciullo né la speranza duciosa di un animo che contraccambia, né fare le gare col vino (merus), né cingere le tempie con ori freschi.

Ma perché ahimè, Ligurino, perché scende una lacrima solitaria sulle mie guance?

Perché tra parole faconde la mia lingua cade nel silenzio poco decoroso?

Nei sogni notturni io ora ti tengo prigioniero, ora seguo te che voli per l’erba del campo Marzio, tesulle acque volubili, o crudele.

ì fi fi fl fi

fi è2.L'ode rivolta a Iullo Antonio, un letterato della corte di Augusto, svolge il tema dellarecusatio (ri uto). imminente il ritorno di Augusto a Roma dalle Gallie, dove ha trionfatosui Sigambri: a Orazio stata chiesta una celebrazione di stile pindarico, ma il poetadichiara di non essere all'altezza e lascia il compito al destinatario. In realt qualcosaconcesso di quel che si ri uta e gli accenni all'impresa di Augusto sono solenni e in stileappunto pindarico. Ma l'insistenza con cui il poeta difende le proprie scelte notevole,specie se consideriamo che in quegli anni (la datazione probabile oscilla dal 15 al 13) ilregime di Augusto era ben consolidato e assai meno tollerante dei primi tempi.Chiunque desideri emulare Pindaro, o Iullo, si sforza/tenta di salire con le penne (ali)cerate (col mezzo dedalico) al modo di Dedalo, dando nome al mare cristallino .1Come un ume che scende da un monte, che le piogge hanno fatto crescere oltre le rive2conosciute,ribolle e prorompe immenso con voce profonda Pindaro (soggetto), a cui deve essere donato l'alloro apollineo (che deve essere donato dell'alloro apollineo), sia quando attraverso audaci ditirambi riversa parole nuove e avanza con ritmi sciolti dalla legge, sia quando canta dei e re, sangue degli dei, a causa dei quali caddero di giusta morte i Centauri, cadde la fiamma della tremenda Chimera, sia quando canta (dicit) quelli quali (quos) la palma Elea (olimpica) riconduce a casa come un dio, un pugile o un cavallo, e lo dona con un dono di maggior valore di cento statue; o piange il giovane rapito alla triste sposa e agli uomini forti porta alle stelle l'animo e i suoi comportamenti d'oro e nega (loro) al nero Orco (= regno dei morti). Molta aria (cielo) solleva il cigno di Dirce, ogni volta che (quotiens) tende agli alti tratti delle nubi; io, come (stile e gusto, dice Traina) l'ape del Matino che coglie il dolce timo con molta fatica presso il bosco e le rive.

dell'umida Tivoli operosa, piccolo/modesto compongo carmi.

Dedalo e suo figlio Icaro fuggirono con ali di cera dal labirinto di Creta, ma Icaro si avvicinò troppo al sole e cadde nel mare che da lui prese il nome di mar Icario.

aluere = aluerunt da alo is alui altum ere

moglie di Lico, re di Tebe, trasformata in fonte da Dioniso. La fonte di Dirce vicina a Tebe,

patria di Pindaro, quindi "il cigno di Dirce" è Pindaro.

il Matino era un promontorio della Puglia, presso il Gargano.

fi fi fi È È fi fi È à È o È

Tu, o poeta, canterai con plettro migliore Cesare, quando ornato di una corona (di fronde) meritata trascinerà per la via sacra i feroci Sigambri; niente di più grande e di migliore il fato e gli dei hanno dato alle terre né ne daranno, anche se i tempi tornino all'oro antico (neppure se si tornasse all'età dell'oro).

Canterai i giorni allegri, i giochi pubblici dell'urbe (Roma)

nel/in occasione di (super + abl= anche valore temporale) ritorno impetrato del forte Augusto e nel foro vuoto di contese. Allora, se dirà qualcosa degno di essere ascoltato, parteciperà/si unirà buona parte dellamia voce, e canterò felice di aver accolto Cesare: “O bel sole, o degno di essere lodato!;e con te, mentre avanzi, diremo non una sola volta “Viva il Trionfo! Viva il Trionfo!” tutta lacittà, e daremo incensi (tus, turis, neutro) agli dei benigni. Dieci tori e altrettante vacche ti scioglieranno (il voto), a me un tenero vitello, abbandonatala madre, che (il vitello) cresce nell’erba abbondante per i miei voti, nella fronte le cornache imitano il terzo sorgere del fuoco della luna che ritorna, sulla quale (la fronte) porta ilsegno, appare bianco , il resto è fulvo (rosso)5il vitello ha sulla fronte una macchia bianca, come era norma per le vittime di particolari sa-5cri ci.fi 3.Il IV libro fa da CERNIERA fra duegenerazioni e presenta parecchia vicinanza alle "Georgiche". Orazio si sente sicuro, non oscilla più nella percezione di sé e non deve più chiedere a Mecenate, come nella I,1 di essere messo nei poeti vati. Non è più invidioso, ora è tra i vate= NASCONDIMENTO o ARRETRAMENTO della PERSONALITÀ=non è lui a darsi la supremazia, non è lui a dichiararsi contestualmente ancora in corsa ma è la gioventù di Roma a collocarlo fra i vati perciò esplicita un successo già assodato. Ha una struttura bipartita elaborata e di cifra pindarica: 1°. 1-12= PRIAMEL : poesia VS attività agonistiche 12°. 13-24= Esprime la propria gratitudine alla musa per la fama raggiunta e per la sua stessa vita Il posizione centrale c'è la parola ROMA Colui che tu avrai guardato, Melpomene, una volta mentre nasce (sin dalla nascita) con sguardo benigno, la fatica dell'Istmo (i giochi istmici) non lorenderà famoso, un cavallo infaticabile non lo condurrà vincitore su un carro Acheo, né l'impresa bellica lo mostrerà in Campidoglio condottiero ornato di foglie delie, poiché avrà domato furiose minacce di re; ma le acque che scorrono davanti la fertile Tivoli e le folte chiome dei boschi lo renderanno nobile con un carme Eolico. Di Roma, principe (la prima, la più importante) delle città, il germoglio (i giovani) si degnadi pormi tra i cori amabili dei vati, e orami sono morso di meno dal dente invidioso. Priamel Priamel, preambolum)La (die dal lat. è un termine indicante uno schema retorico, consistente in un catalogo o rassegna di oggetti/concetti/valori, ai quali è contrapposto un termine di paragone, del quale si rivendica la superiorità. Delius è l'epiteto di Apollo, che a Delo nacque costruzione: aquae quae prae uunt fertile Tibur. uso transitivo di prae uo, fertile Tibur = ACC. Achaico,Deliis)TIBUR= si oppone ai nomi greci (Isthimius, del mondo ri utatoCAPITOLIO…TIBUR = opposizione tra due mondi, il successo mondano e ilsuccesso dell’ispirazione poeticanemus, nemoris4 Eolico è il dialetto di Lesbo, dove vissero Alceo e Sa o, poeti lirici greci della lirica monodica,5quindi “con un carme lirico”.me = irrompe l’io poetico, quindi anche il quem iniziale è lui, Orazio.6 fl ff fl fiO tu che moduli il dolce strepito (suono) della testuggine d’oro , o Pieria , o pure ai pesci7 8 9darai il suono del cigno, qualora ti piaccia, ciò è tutto di tuo dono, poiché sono mostrato10col dito (mi indicano col dito) di quelli che passano come poeta ( dicen) della lira romana:ciò che spiro e (ciò per cui) piaccio, se piaccio, è tuo.11vĭdĕo, vĭdes, vidi, visum, vĭdēre= indicativo futuro anterioreclāro, clāras, claravi, claratum, clārāre= indicativo futurodūco, dūcis, duxi, ductum,

dūcĕre = indicativo futuro

contundo, contundis, contudi, contusum, contundĕre = indicativo futuro anteriore

ostendo, ostendis, ostendi, ostentum, ostendĕre = indicativo futuro

prae ŭo, prae ŭis, prae ŭĕre = presente indicativo

go, ngis, nxi, ctum, ngĕre = indicativo futuro

digno, dignas, dignavi, dignatum, dignāre = indicativo presente passivo

pōno, pōnis, posui, positum, pōnĕre = in nito presente

mordĕo, mordes, momordi, morsum, mordēre = indicativo presente passivo

dōno, dōnas, donavi, donatum, dōnāre = participio futuro

libet = (intransitivo impersonale), congiuntivo presente

[sum], es, fui, esse = presente indicativo

[monstro], monstras, monstravi, monstratum, monstrāre = presente indicativo passivo

[spīro], spīras, spiravi, spiratum, spīrāre = presente indicativo

[plăcĕo], plăces, placui, placitum, plăcēre = presente indicativo

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
11 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nickcri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Marchese Rosa Rita.