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Q?

Economie e Economie di scala Diseconomie di scala Nessuna delle due

diseconomie di

scala?

Rendimenti di scala? Crescenti Decrescenti Costanti

Le economie di scala e i rendimenti di scala sono strettamente correlati, poiché i rendimenti di

scala di una funzione di produzione determinano come i costi medi di lungo periodo variano al

variare dell’output. La tabella mostra questa relazione rispetto a tre funzioni di produzione dove

l’output è funzione di un solo input, il lavoro L. la tabella mostra ogni funzione di produzione e la

corrispondente funzione della quantità del lavoro necessaria per produrre un certo output, nonché

le funzioni del costo totale e del costo medio di lungo periodo dato il prezzo del lavoro w.

Le relazioni illustrate tra economie e rendimenti di scala possono essere riassunte nel modo

seguente:

 Se il costo medio diminuisce all’aumentare dell’output, si hanno economie di scala e

rendimenti di scala crescenti;

 aumenta all’aumentare dell’output,

Se il costo medio si hanno diseconomie di scala e

rendimenti di scala decrescenti;

 all’aumentare dell’output

Se il costo medio rimane costante non si hanno né economie né

diseconomie di scala, e i rendimenti di scala sono costanti.

Possiamo utilizzare il concetto di elasticità anche per capire quanto reattivo è il costo totale rispetto

ai fattori che lo influenzano. Un’importante misura di elasticità è l’elasticità del costo totale

rispetto alla quantità prodotta, , definibile come la variazione percentuale del costo totale in

,

ragione di una variazione dell’1% dell’output: ∆

∆ ∆

= =

, ∆

Poiché il numeratore è uguale a MC e il denominatore coincide con AC, il coefficiente può essere

riscritto come:

=

,

Quindi l’elasticità del costo totale all’output è pari al rapporto tra costo marginale e costo medio.

Questa elasticità è spesso impiegata per capire l’entità delle economie di scala nei diversi settori.

8.2 Le curve di costo di breve periodo La curva del costo totale di breve periodo

(Short-run Total Cost, STC(Q)) mostra il costo

minimo totale per produrre Q unità di output

quando almeno un fattore è fisso. La curva di costo

totale di breve periodo è la somma di due

componenti: la curva del costo totale variabile

TVC(Q) che mostra la spesa in input variabili

(come il lavoro) in corrispondenza della

combinazione di input che minimizza i costi nel

breve periodo; e la curva del costo totale fisso

TFC che mostra il costo degli input fissi e non varia

con la quantità prodotta. STC(Q) = TVC(Q) + TFC.

La figura mostra la curva del costo totale di breve

periodo, quella del costo totale variabile e quella relativa al costo fisso totale che corrisponde ad

̅

una linea parallela all’asse orizzontale. Quindi () = () + , così che la distanza

̅ per qualsiasi quantità misurabile sull’asse orizzontale.

verticale tra STC(Q) e TVC(Q) è pari a

la figura mostra il confronto tra i due

problemi di minimizzazione dei costi, nel

breve e nel lungo periodo, per un produttore

di televisori. Inizialmente l’impresa vuole

produrre un milione di televisori all’anno. Nel

lungo periodo, quando è libera di variare il

capitale e il lavoro, minimizza il costo totale

operando in A impiegando unità di lavoro

1

e unità di capitale.

1

Si supponga che l'impresa intenda

aumentare l'output a 2 milioni di televisori

all'anno e che nel breve periodo il capitale sia fisso a unità. In questo caso l'impresa opererebbe

1

in B utilizzando unità di lavoro e le stesse unita di capitale. Nel lungo periodo, tuttavia,

3 1

l'impresa può muoversi lungo il suo sentiero di espansione e operare in C, utilizzando unità di

2

lavoro e un ammontare di unità di capitale. Poiché il punto B è su un isocosto superiore a quello

2

sul quale si trova C, il costo totale di breve periodo è evidentemente superiore a quello di lungo

periodo quando l'impresa produrrà 2 milioni di televisori all'anno.

Quando l'impresa produce 1 milione di televisori all'anno, il punto A corrisponde alla

minimizzazione dei costi sia nel lungo sia nel breve periodo, supponendo che il capitale sia fisso

per unità.

1 Si possono definire il costo medio di breve

periodo (Short-run Average Cost, SAC) e il

costo marginale di breve periodo (Short-

() =

run Marginal Cost, SMC):

() ∆

⁄ () =

e .

Il costo marginale di breve periodo è pari

alla pendenza del costo totale di breve

periodo.

Il costo medio si può scomporre in costo

variabile medio (Average Variable Cost,

AVC) e costo fisso medio (Average Fixed

Cost, AFC), cioè SAC = AVC + AFC. Il

=

costo fisso medio è pari al costo fisso per unita di output ( ). Il costo variabile medio è

=

il costo variabile per unità di output ( ).

La figura mostra i tipici andamenti del costo

marginale di breve periodo, del costo medio

di breve periodo, del costo variabile medio e

del costo fisso medio.

La curva di costo medio di lungo periodo

forma un contorno (o inviluppo) attorno

all'insieme delle curve di costo medio di

breve periodo in corrispondenza dei diversi

livelli di output e di input fisso. La figura

illustra questo aspetto per un produttore di

televisori. La curva di costo medio di lungo

periodo dell'impresa AC(Q) è a forma di U (), (), (),

come lo sono le curve di costo medio di breve periodo curve che

1 2 3

< <

corrispondono a determinati livelli del fattore fisso K, con .

1 2 3

La curva di costo medio di breve periodo giace al di sopra della curva di costo medio di lungo

periodo. In questa ipotesi, l'impresa minimizza i suoi costi se quando produce un milione di

televisori il suo livello di capitale fisso è pari a .

1

Si può pensare alla curva di costo medio di lungo periodo come l'inviluppo di un numero infinito di

curve di costo medio di breve periodo. Ecco perché tale curva viene spesso chiamata curva di

inviluppo. Le curve rappresentate nella seguente figura sono

identiche a quelle rappresentate nella figura

precedente, con l'unica aggiunta del costo

marginale di lungo periodo MC(Q) e dei tre costi

(), (),

marginali di breve periodo 1 2

(). Dalla figura si evince la particolare

3

relazione tra costi medi e marginali di breve

periodo e tra costo medio e marginale di lungo

periodo.

Tale relazione è confermata per tutti i livelli di

output.

La figura mostra un'altra caratteristica delle curve

di costo medio di breve periodo. Una curva di costo medio di breve periodo non raggiunge il suo

minimo al livello di output per il quale il costo medio di breve periodo eguaglia il costo medio di

lungo periodo.

La figura mostra anche che è possibile per una curva di costo medio di breve periodo raggiungere

il suo minimo per un output per il quale costo medio di breve periodo e costo medio di lungo

periodo si eguagliano.

Capitolo 9: La concorrenza perfetta

 Cos’è la concorrenza perfetta

I mercati di concorrenza perfetta presentano quattro caratteristiche:

1. Il mercato è molto frammentato. Le quantità acquistate da ciascun compratore sono così

piccole da non essere in grado di produrre effetti significativi sul prezzo di mercato. Le

quantità vendute da ciascun produttore sono così piccole da non essere in grado di

produrre effetti significativi sul prezzo di mercato. Le quantità di input acquistate da ciascun

produttore sono così piccole da non essere in grado di provocare alcuno effetto sul prezzo

degli input stessi;

2. Le imprese producono beni indifferenziati nel senso che i consumatori li percepiscono

come identici;

3. I consumatori dispongono di perfetta informazione sui prezzi dei diversi offerenti sul

mercato;

imprese (sia quelle operanti nell’industria che i potenziali

4. Tutte le entranti) hanno un uguale

accesso alle risorse (tecnologia, input, etc.).

Le caratteristiche elencate hanno tre implicazioni sul modo in cui operano i mercati perfettamente

competitivi:

i. La prima caratteristica implica che i venditori e gli acquirenti operano come price-taker.

Questo significa che un’impresa considera il prezzo di mercato del prodotto come dato

quando assume la decisione sulla quantià da produrre, e gli acquirenti prendono il prezzo

di mercato come dato quando assumono le decisioni sulle quantità da acquistare;

ii. La seconda e la terza caratteristica implicano la legge del prezzo unico: le transazioni tra

acquirenti e venditori si realizzano in corrispondenza di un unico prezzo di mercato;

La quarta caratteristica comporta che l’industria sia caratterizzata da

iii. libertà di entrata. Ciò

significa che se nuove imprese ritengono conveniente entrare nell’industria possono farlo.

 massimizzazione del profitto per un’impresa price-taker

La

L’analisi della concorrenza perfetta muove delle decisioni che un’impresa price-taker assume

quando il suo obiettivo è quello di massimizzare il profitto economico.

È possibile proporre una distinzione riguardo i concetti di profitto economico e profitto

contabile: –

Profitto economico = ricavi dalle vendite costi economici

Profitto contabile = ricavi dalle vendite costi contabili

Il profitto economico è pertanto la differenza tra i ricavi delle vendite dell’impresa e la totalità dei

suoi costi economici.

È possibile usare la medesima logica per spiegare qual è il costo dei fondi che un'impresa riceve

dai suoi proprietari per finanziare l'acquisto dei beni capitali. Si supponga che l'impresa sia

posseduta da un soggetto investitore che non è coinvolto nella gestione quotidiana dell'impresa. Il

€2.000.000

proprietario ha investito dei suoi risparmi per finanziare l'acquisto delle risorse

necessarie per iniziare l'attività. Si ipotizzi che per il p

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A.A. 2021-2022
58 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aleevaccaroo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Maio Michele.