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HERPESVIRIDAE
Famiglia: Herpesviridae
Sottofamiglia:
Alphaherpesvirinae: comprende HSV-1, HSV-2, VZV
Betaherpesvirinae: comprende CMV, HHV-6, HHV-7
Gammaherpesvirinae: comprende EBV, HHV-8
La differenza nelle sottofamiglie dipende dallo spettro di infezione di cellule ed ospiti (il Gammaherpesvirinae è in grado
di infettare solo alcune particolari cellule umane)
Genoma: dsDNA, lineare, 150-240 kbp (kilo paia di base)
Capside: icosaedrico, 100 nm, 162 capsomeri
Tegumento: matrice proteica amorfa
Envelope: pleomorfo (irregolare), 120 nm, presenza di glicoproteine virali H 97
Caratteristiche: tutti gli Herpesvirus hanno in comune la latenza, in quanto sono caratterizzati dalla capacità di provocare
infezioni che, dopo l’esaurimento dell’infezione primaria, si mantengono allo stato latente in alcune cellule equilibrio
→
tra l’organismo umano e la replicazione dei virus, che è molto bassa. La riattivazione del virus avviene occasionalmente
in seguito a stimoli diversi, solitamente in concomitanza con una diminuzione della risposta immune cellulo-mediata
dell’ospite. A seguito di riattivazione si possono verificare manifestazioni cliniche ricorrenti, la cui importanza emerge in
tutta la sua drammaticità in determinate circostanze (infezione da virus dell'immunodeficienza acquisita,
immunosoppressione terapeutica per trapianti d'organo o conseguente a trattamenti antineoplastici), essendo
frequentemente caratterizzate da una disseminazione dell'infezione, spesso con esito letale.
ALPHAHERPESVIRINAE
o
Questa sottofamiglia comprende tre principali tipologie di virus, che sono:
Herpes Simplex Virus, tipo 1 e tipo 2. Sono due virus geneticamente molto simili, si diversificano per la localizzazione
o tropismo. Sono virus che determinano un’infezione primaria a livello delle mucose orali (HSV-1) o genitali (HSV-
2). Causa delle lesioni a grappolo, vescicole che evolvono in ulcere e cicatrizzano spontaneamente. La disseminazione
avviene per via neuronale, la latenza si verifica a livello dei gangli sensitivi (ganglio trigemino). La ricomparsa è
spesso accompagnata da febbre. È caratterizzato da una riattivazione periodica, con formazione di lesioni a
grappolo, in seguito a condizioni ambientali, di immunodepressione, ma anche stress, radiazione ultraviolette ecc.…
Varicella Zoster Virus (VZV)
Determina un’infezione primaria a livello di cute e mucose con esantema cutaneo. rappresenta una malattia
esantematica infantile che colpisce i bimbi in età prescolare e compaiono varie manifestazioni che sono prima macule
che diventano papule fino a diventare vescicole e infine crosticine. Questa infezione è particolarmente contagiosa e
viene trasmessa per via orale oltre che per contatto con le vescicole. Lesioni a grappolo, vescicole che evolvono in
ulcere. La disseminazione sistematica avviene per via ematica generalmente ha inizio a livello del viso e si diffonde
→
facilmente in tutto il corpo. Latentizza a livello dei gangli sensitivi, si ripresenta spesso in caso di immunosopressione,
anche dai 65 anni in poi. La riattivazione (zoster = fuoco di sant’Antonio) prevede la formazione di lesioni a grappolo
o a livello lombo-sacrale oppure disseminate, caratterizzate da un intenso bruciore e devono essere trattate con
antivirali (avviene soprattutto nell’anziano). Deve essere curato con un antivirale, talco mentolato, o il blu di metilene
che evita l’infezione.
BETAHERPESVIRINAE
o
Questa sottofamiglia comprende:
Cytomegalovirus (CMV)
Determina un’infezione primaria sistemica, inapparente, con latenza o persistenza a livello dei monociti e linfociti. Il
virus viene eliminato con saliva, secrezioni, urina. Questo virus subisce riattivazione in corso di immunodepressione
(trapianti, soprattutto di reni, che può portare anche al rigetto del trapianto, con l’AIDS è una delle principali cause
di morte). È possibile un’infezione transplacentare e malattia delle inclusioni citomegaliche del neonato, nel caso in
cui la madre venga in contatto con questo virus per la prima volta durante la gravidanza, in quanto sarebbe esente
di anticorpi aborto spontaneo, gravi calcificazioni, ritardo mentale, cecità. È più grave se viene contratta nel primo
→
trimestre di gravidanza. È un virus teratogeno. Il test che si ha per rilevare gli anticorpi si chiama TORCH (toxoplasma,
other, rosolia, citomegalovirus ed herpes simplex).
Il CMV è stato isolato in diversi fluidi (sangue, urina, saliva, liquor, sperma, secrezioni cervicali) e tessuti umani (reni,
fegato, polmoni, cervice, prostata). L’infezione è molto diffusa, con ampie oscillazioni (40-100%) in rapporto al livello
socioeconomico della popolazione considerata. In Italia il 75% degli adulti è sieropositivo per il CMV. La prevalenza
dell’infezione congenita è 0.2-2.4% e di quella perinatale 10-15 %. Il periodo di maggiore diffusione corrisponde alla
prima infanzia (1-3 anni in generale nei bambini l’infezione avviene in modo asintomatico). Nelle cellule infette,
→
il CMV induce la formazione di caratteristiche inclusioni intranucleari ed un aumento fino a 4 volte del volume cellulare
(“citomegalia”), con tipico aspetto ad “occhio di civetta”. Possono comparire anche inclusioni intra-
98
citoplasmatiche, basofile e granulari, che contengono, come quelle nucleari, nucleocapsidi ed antigeni virali.
Nell’infezione latente le cellule possono contenere acido nucleico virale ed esprimere antigeni virali, senza produrre
la tipica citomegalia
Human Herpes Virus, 6 e 7 (HHV6-7)
Determina un’infezione primaria sistemica (sesta malattia o esantema critico). Presenta una latenza o persistenza
a livello dei linfociti. Il virus viene riattivato in modo asintomatico, con possibili patologie in soggetti
immunocompromessi gravi.
GAMNAHERPESVIRINAE
o
La sottofamiglia comprende:
Virus di Epstein-Barr, virus oncogeno
Causa un’infezione primaria inapparente, soprattutto se avviene nella prima infanzia, oppure genera, durante
l’adolescenza, una mononucleosi infettiva = malattia del bacio. Porta all’ingrossamento del fegato e della milza (al
contatto si può rompere e in caso di rottura bisogna intervenire a livello chirurgico e asportazione). La latenza si
verifica a livello dei linfociti B con immortalizzazione (è un metodo utilizzato per ottenere una coltura di cellule con
vita indefinita e considerata immortale, chiamata linea cellulare per distinguerla dal ceppo cellulare che invece non
è perenne. Le linee cellulari immortalizzate sono cellule derivate da tumori o che hanno subito una modificazione
genetica (trasformazione oncogena), che le ha rese capaci di crescere indefinitamente). È una malattia che può
sviluppare anche delle associazioni con neoplasie:
Linfoma di Burkitt (in Africa e centro America), un tumore maligno che colpisce gli organi del sistema linfatico
o e che ha origine dai linfociti di tipo B
Linfoma di Hodgkin (in Europa e America), è un tumore del sistema linfatico, origina dai linfociti B e colpisce
o soprattutto i linfonodi della metà superiore del corpo
Carcinoma dello spazio nasofaringeo (in Oriente e paesi del sud-est asiatico)
o
Human Herpesvirus 8, virus oncogeno
Scoperto soltanto con l’avvento dell’HIV. Può dare origine ad associazioni con sarcoma di Kaposi, tumore mortale
e particolarmente aggressivo che si verifica nei soggetti con infezione da HIV. Può svilupparsi nel cavo orale, nella
cute, nell’apparato digerente e nei linfonodi. Determina la comparsi macchie, chiazze e noduli blu o violacei
PAPILLOMAVIRIDAE
Famiglia: Papillomaviridae
Sottofamiglia: Papillomavirus HPV, che comprende a sua volta più di 100 genotipi diversi
Genoma: dsDNA, bicatenario, circolare, 8 kbp
Capside: icosaedrico, 55 nm, 72 capsomeri (NO pericapside)
Manifestazioni cliniche si dividono in:
Genotipi cutanei verruche, carcinomi cutanei (virus oncogeni a DNA)
→
Genotipi mucosi condilomi, papillomi orali, carcinomi genitali (responsabile del carcinoma della cervice uterina,
→
soprattutto HPV 18 e 16, che generano lesioni maligne ad alto rischio). Si tratta di virus estremamente diffusi e non
tutti evolvono in tumori. Vengono trasmessi soprattutto per contatto oppure per via sessuale.
I principali virus a rischio oncogeno sono HPV18 e HPV16 il pap test è un esame che indaga le alterazioni delle
→
cellule della cervice uterina, serve per osservare lesioni a livello genitale che possono degenerare in trasformazione
neoplastica dovuta a HPV18 e HPV16. Quando compaiono i coilociti ovvero cellule vacuolizzate sicuramente è
dovuto da HPV ma bisogna capire che tipo di HPV sia affinché non siano a rischio oncogeno. 99
L1 e L2 sono le regioni che sintetizzano per le proteine
tardive, producono proteine strutturali quali proteina
capsidica maggiore e minore le proteine. E1 e E2 sono le
proteine enzimatiche coinvolte nella replicazione virale,
che determinano l’infezione produttiva e controllano a
loro volta i geni E6 ed E7, responsabili della produzione
di oncoproteine virali, che vengono espresse solo nel
momento in cui termina l’attività di riproduzione virale.
Da una decina di anni si ha la disposizione di tre vaccini
contro i principali Papillovirus oncogeni, consigliata nelle
bambine di circa 12 anni (in quanto non hanno ancora
avuto rapporti sessuali e quindi non sono entrati a
contatto con il virus).
VIRUS EPATITICI
Si tratta di virus epatotropi responsabili di epatiti primarie e che sono accumunati dal fatto che l’organo bersaglio primario
è il fegato. Questi virus sono:
HBV, determina l’epatite B
HDV, determina l’epatite D
HCV, determina l’epatite C
HAV, determina l’epatite A
HEV, determina l’epatite E
I virus epatici secondari sono invece quei virus che hanno come interessamento secondario il fegato, che comprendono
principalmente: CMV, EBV, HSV, ADENOVIRUS, COXSACKIEVIRUS
La patogenesi dell’epatite è caratterizzata dall’infiammazione diffusa nel parenchima epatico, caratterizzata da: necrosi
degli epatociti e infiltrato flogistico (sostituzione degli epatociti con cellule infiammatorie). L’infezione può dare vita a:
Epatite acuta: autolimitante con resitutio ad integrum al termine della malattia il fegato riprende la sua attività.
→
L’epatite acuta può essere asintomatica (80/90 % dei casi), anitterica con sintomi aspecifici oppure itterica. decorso
di questa infezione prevede un decorso clinico caratterizzato da:
Periodi di incubazione: ossia il periodo che intercorre il momento in cui prendiamo il virus e il momento in cui
o inizia a comparire qualche sintomo, varia a seconda dell’agente eziologico (2-