Fin dal suo nascere il curricolo presenta come caratteristiche principali:
- Idea di struttura: (necessità che le azioni didattiche siano collegate tra loro per formare un’unica unità);
- Intenzionalità educativa: (intesa come consapevolezza che chiunque predisponga il curriculum debba avere
un’approfondita conoscenza della realtà sociale, culturale ed economica verso cui indirizza il proprio intervento;
connessa alla responsabilità degli attori scolastici.)
In Italia il curricolo acquista importanza a partire dagli anni ’60 del XX secolo, quando si riscontra la necessità di u n
rinnovamento della cultura scolastica, ormai obsoleta e il superamento dell’artificiosa distinzione tra cultura
umanistica e cultura scientifica denunciata da Bruner. A partire da questo momento inizia la presa di coscienza
delle numerose variabili che interagiscono nel processo di costruzione delle conoscenze, cominciando a
considerare come parti fondamentali del curricolo non solo gli aspetti disciplinari, gli intenti istituzionali, ma anche
le peculiarità del processo di apprendimento del soggetto a cui è destinata l’offerta formativa.
Contemporaneamente cambia il concetto di insegnante: se fino a questo momento la funzione del docente
consisteva nel comunicare in modo appropriato i contenuti presenti nel programma ministeriale e nel valutarne il
processo da parte degli allievi nei tempi per tutti uniformemente stabiliti. A partire da questo momento con
l’ingresso a scuola di ceti che fino ad allora erano stati esclusi si allargano le diversità, ed emerge la necessità di
rinnovare i programmi, affianco ai licei troviamo anche i professionali che fino a questo momento erano stato di
competenza del Ministero dell’Industria e dell’Agricoltura. il significato del termine curricolo che cominciava a
diffondersi in Italia in questo periodo, rappresentava l’insieme dei contenuti presenti nei programmi scolastici,
mentre successivamente è passato ad indicare le scelte educative e didattiche che responsabilmente adottate dai
docenti che operando in realtà diverse, elaboravano strategie didattico – educative adeguate alle differenti
richieste territoriali, sociali e culturali di provenienza degli alunni.
Nonostante negli anni siano state date diverse definizioni del termine curricolo, tutte presentano caratteristiche
comuni, quali:
Intenzionalità educativa finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento;
Legame tra i concetti di istruzione – educazione – formazione (life long learning);
L’insegnamento deve tener conto dei processi di apprendimento;
Carattere di processualità nello svolgimento del curricolo;
Complessità dal passare dalla trasmissione delle informazioni al campo curricolare a quello della docenza,
cosa effettivamente si realizza. Da curricolo formale a curricolo reale;
Rischio di confondere il curricolo con il “programma”, “programmazione” “progetto educativo”
Gli autori che si sono interessati al curricolo sono:
John Dewey è il primo che mette in discussione la scuola del suo tempo, si rende conto di aver bisogno di una
scuola che cambi, una scuola che in qualche modo formi i cittadini di oggi e di domani. Con la sua proposta,
prevede che l’allievo venga posto al centro del processo di apprendimento, la disciplina non sparisce ma viene
messa al servizio di un processo di apprendimento per scoperta, perché il focus di attenzione di questo processo
di insegnamento e apprendimento è l’allievo, con le sue modalità di conoscere il mondo, con l’esperienza reale e
attraverso l’esperienza arrivare a comprendere il significato e il valore delle discipline e di alcuni saperi. Secondo
questa visione pedagogica, la scuola ha il compito di promuovere l’autonomia dei processi di apprendimento,
l’idea di fondo è che lo studente arrivi a conquistarsi il sapere disciplinare in aggancio alle esperienze reali
significative che fa. Tutto il curricolo è al servizio di un apprendimento per scoperta. La conquista del sapere passa
attraverso una grande fase di riflessione, senza il momento di riflessione non c’è esperienza, perché l’esperienza
per Dewey si trasforma in apprendimento e lo fa attraverso un momento di riflessione, attraverso cui gli allievi
ragionano su ciò che è accaduto e sui processi anche mentali che hanno fatto sì che quell’esperienza si traducesse
per loro in qualcosa di significativo. La socializzazione che avviene a scuola rispecchia la dimensione sociale come
bene comune che poi ritroveranno al di fuori del contesto scolastico. La scuola è campo ed esperienza sociale per
i ragazzi e tutto ciò che viene promosso nel curriculum scolastico dalle azioni didattiche a quelle formative servono
per orientare gli studenti e le studentesse all’apprendimento autonomo, a conquistarsi i saperi, e a diventare
cittadini democratici. Si educa alla libertà di pensiero: non è l’insegnante ad imporre cosa si va a fare e come ma
attraverso il processo per scoperta insieme decidiamo come personalizzare il nostro curriculo.
Gerom Bruner: grande fautore della ricorsività, riteneva che ogni disciplina dovesse essere ripresa in ogni ciclo
scolastico e approfondita verso una complessità sempre maggiore. La visione strutturalista di Bruner porta a
recuperare alcuni aspetti dell’attivismo pedagogico di Dewey, però inizia ad esserci un pari merito: da un lato lo
studente con le sue peculiarità, dall’altro la disciplina con la sua struttura interna. Si mantengono l’apprendimento
per scoperta, per sollecitazione della curiosità dello studente, la dimensione sociale dell’apprendimento.
All’interno di questo gruppo di teorie viene posto in primo piano il contenuto del curricolo inteso come descrizione
della formazione progettata, come individuazione degli obiettivi di apprendimento o come determinazione della
struttura dei contenuti curricolari.
Benjamin Bloom: negli anni ‘60, propone una piramide che viene letta come complessità dei livelli di
apprendimento: a partire da un apprendimento base per arrivare ad un apprendimento più complesso e più
qualificato, sono sei elementi che aiutano gli insegnanti ad immaginare gli apprendimenti e le valutazioni più
idonei per capire se il livello è stato raggiunto. I livelli vengono associati e tradotti in verbi dando così l’idea del
processo e dell’attività che ci sta dietro.
Conoscenza: è il primo livello, che per Bloom equivale al processo di apprendimento del ricordare; conoscenza
intesa come il ricordare qualcosa e non come nozionismo, ma il modo in cui l’individuo impasta l’oggetto di
conoscenza: si hanno delle informazioni che ognuno di noi ricorda e le aggancia in modo diverso;
Comprensione: viene tradotta nell’ottica dell’interpretazione, per Bloom ciascuno di noi interpreta e traduce a
proprio modo il significato di quello che sta accadendo a partire dal modo in cui una certa comunicazione viene
ricevuta, vi è una traduzione di quanto detto attraverso i propri schemi cognitivi;
Applicazione: il livello di apprendimento aumenta nel momento in cui l’informazione ricordata e interpretata
viene applicata, l’informazione registrata viene ricordata in contesti simili ma differenti da quelli di
apprendimento. L’applicazione comporta sempre un aspetto utilitaristico ed in quanto tale limita lo sfruttamento
della conoscenza e della comprensione, rappresenta la possibilità di generalizzazione dell’attività intellettiva;
Analisi: individuare singoli elementi e capire in che relazione stanno, mediante questa operazione è possibile
individuare elementi e parti del contenuto, capire in quale relazione sono e quale principio ritiene insieme. A
questo livello di apprendimento cognitivo partecipano le capacità di discriminare, selezionare e distinguere i
componenti di un concetto, di un fatto o di un’esperienza.
Sintesi: secondo Bloom, è un livello superiore, si intende sintesi nell’ottica olistica, quando un individuo è in
grado di fare sintesi ovvero mettere insieme tutti gli elementi che sono stati scomposti in maniera analitica
precedentemente di nuovo insieme, significa che l’individuo è in grado di capire il principio che organizza una certa
conoscenza e di darne un giudizio critico, la valutazione torna nell’ottica del riuscire a vedere insieme. La sintesi
organizza la “divergenza” e la creatività del pensiero in quanto consente, a taluni di poter utilizzare gli elementi
selezionati in modo individuale e originale. Il livello di padronanza cresce nel momento in cui mettendo insieme
tutti gli elementi si è in grado di tradurre con parole proprie qual è il principio che li tiene assieme e li organizza, e
valutare anche se quel principio è il miglior principio possibile, se possono essere organizzati insieme o se possono
essere organizzati in modo diverso, essere in grado di valutare l''efficacia o meno di quel principio;
Valutazione: è l’ultimo livello delle attività di conoscenza, essa permette di formulare ed esprimere giudizi
quantitativi, sul contenuto ho su alcune parti di esso, riguarda quindi sia i giudizi di valore sia quelli che permettono
la decisione in ordine scelte da compiere e ad impegni da assumere. La valutazione consente di esercitare il
controllo sui contenuti e costituisce pertanto la cartina di tornasole di tutta l’attività di conoscenza il rapporto ai
fini ed ai risultati ad essa connessi.
2) Curricolo implicito cos’è e perché è importante tenerne conto nell’ambito scolastico
Accanto ad una pedagogia esplicita che muove da scelte consapevoli ed intenzionali, esiste una più estesa
“pedagogia implicita” che anche se non facilmente pianificabile, non è ininfluente. Il curricolo implicito è iscritto
nella disposizione degli ambienti e degli arredi, nelle modalità di gestione degli incontri e delle attività, nelle norme
che regolano la vita collettiva, nelle ruotine, negli eventi e nelle situazioni che ritmano e scandiscono la
quotidianità nella vita scolastica. La “pedagogia implicita” può essere ottimizzata e venire a fare parte a pieno
titolo del piano curricolare. Il concetto di “curricolo implicito”, entra recentemente (ultimo ventennio) nella
letteratura pedagogica, in seguito allo sviluppo e alla diffusione degli approcci storico – culturale e socio –
costruttivista: l’apprendimento avviene all’interno di un contesto (connotato) + attraverso una molteplicità di
modi di apprendere (profili cognitivi, intelligenze multiple…) + bisogno di spazi + materiali pensati + tempi distesi
+ climi educativi positivi. È importante tene