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La proposta metodologica di Diega Orlando
Per la studiosa Diega Orlando l'ambito della metodologia della ricerca pedagogica non è né un ambito solamente teorico né solamente pratico, perché teoria e pratica si intrecciano. Per tale studiosa, per poter affermare che si sta facendo ricerca pedagogica, l'oggetto da rispettare nell'applicare un metodo è costituito dal binomio: pedagogia e educazione/formazione.
Per quanto riguarda il punto di vista della pedagogia, è quello che guarda all'homo educandus considerato nella sua globalità. L'obiettivo proprio della pedagogia-educazione-formazione è quello di aiutare l'educando ad individuare un proprio progetto di vita e a realizzarlo diventando sempre più se stesso, nel rapporto con gli altri in una determinata comunità.
Proprio perché la scienza pedagogico-educativa-formativa guarda all'uomo nella sua educabilità, globalità,
all'insegna dell'imperativo di aiutarlo a realizzarsi, essa richiede una prospettiva sistemica, cioè che comporta la considerazione delle relazioni possibili tra i vari metodi. Quindi si tratta di assumere una logica del "e, e": questo, ma anche quello e pure quell'altro, cioè occorre cogliere i possibili intrecci tra i vari metodi di ricerca scientifica. Questo è ciò che fa Diega Orlando proponendo un paradigma unificatore. Un modello consistente in 9 criteri che, se nell'applicare un metodo vengono rispettati, consentono di avverare che si sta facendo ricerca scientifica pedagogica, cioè si sta facendo una ricerca che rispetta l'oggetto, il punto di vista e l'obiettivo specifici della pedagogia. Tale paradigma consente di superare due limiti:- L'assolutizzazione, a livello educativo/formativo, di singole mete concrete → l'educazione, la formazione, la pedagogia guardano all'uomo nella
- La spiegazione deve dar luogo a comprensione
personalità: l'intelligenza, la socialità, l'emotività. Ma l'essere umano non si risolve nella somma di questi aspetti, per affermare il senso dell'essere umano occorre comprensione, parola che deriva dal latino "cum prehendere" = portare con se, prendere insieme; ciò implica che avvalendosi del metodo sperimentale che ricorre ad un approccio induttivo per produrre dati statistici, in primo luogo tali dati non vanno mai assolutizzati, ma sempre posti in relazione tra di loro, e soprattutto vanno posti in relazione con la soggettività dell'educando e perché questo avvenga è necessario lasciarsi coinvolgere nella comprensione dell'educando stesso. L'atteggiamento dell'osservatore è quello del saggio che sa fare una domanda in più, che esplora sentieri sconosciuti senza smettere di interrogarsi. Non si può mai essere sicuri dei nostri risultati ma bisogna continuamente
Chiedersi come usiamo il nostro sapere. Esempio: in una cooperativa di educatori con il problema della distribuzione dei turni fra gli educatori, a causa delle frequenti assenze di alcuni di loro. Non basta risolvere questo problema utilizzando un approccio quantitativo e accontentarsi dei suoi risultati, cioè non basta stabilire che nell'arco della settimana il singolo operatore deve rendersi disponibile per eventuali sostituzioni almeno 3 volte, occorre anche comprendere le implicazioni, le connessioni del problema con altri problemi e occorre comprendere se l'approccio utilizzato per risolverlo può portare ciascun operatore a realizzare se stesso, al maggior impegno in tutta la sfera della sua vita. Tutto questo è perseguibile solo utilizzando un metodo di ricerca di tipo qualitativo, che include la soggettività umana. Cioè l'approccio nomotetico, proprio della spiegazione, deve andare ad integrarsi con quello idiografico della comprensione.
2.
Il principio di causa-effetto va sostituito con motivazioni, intenzioni, propositi e volizioni, in quanto ragioni dell'agire. Nell'ambito dell'educazione non si guarda al fatto che accade, ma al fatto che si vuole che accada, al fatto che si fa accadere, l'educazione è proiettata al futuro. Esempio: supponiamo di non conoscere la causa del suono, che facciamo? Osserviamo dei fatti mentre accadono. In questo caso si potrebbe procedere con le tavole baconiane, arrivando a concludere che la causa del suono è la vibrazione dei corpi elastici. La logica che si basa sul principio di causa-effetto e che ricorre al procedimento induttivo, o a quello deduttivo, è una logica inadeguata se applicata all'agire umano e l'educazione è agire orientato ad aiutare l'altro a realizzare il proprio progetto esistenziale. Nell'agire entrano in gioco degli elementi soggettivi: la volontà, i desideri, le intenzioni che insieme alleMotivazioni e propositi sono le molle che spingono l'uomo all'azione. Le azioni umane non possono essere ridotte a relazioni causali. Per chiarire quest'ultimo, Diega Orlando, nel suo libro "Introduzione a una epistemologia dell'educazione", fa un esempio tratto da Hempel. Tale scienziato si è occupato della formazione dei concetti in ambito scientifico. Egli illustra il metodo deduttivo-nomologico, che procede per deduzione da leggi generali. Si prova un fatto empirico, un evento, espresso da una proposizione A se e solo se A è una conseguenza logica di un certo insieme Al ... An, cioè di altri eventi, stati di cose, a partire dall'insieme Cl ... Cn di condizioni iniziali o di leggi Ll ... Ln. A è detto explanandum mentre Al, An, Cl, Cn sono explanans. Tutto gli oggetti che sono A in determinate condizioni diventano B.
Esempio preso da Wright: perché il radiatore dell'auto è esploso
durante la notte? Il serbatoio era pieno d'acqua; il tappo era ermeticamente avvitato; non era stato aggiunto alcun liquido antigelo; l'automobile era stata lasciata nel cortile; durante la notte la temperatura era scesa molto al di sotto dello zero. Questi erano gli antecedenti. Conoscendo gli antecedenti e le leggi della fisica, potremmo prevedere l'evento con certezza. Tale modo di procedere causale non è in grado di chiarificare l'agire umano. Le azioni umane non possono essere chiarificate ricorrendo al principio causa-effetto, il che equivale a dire che non possono essere spiegate né ricorrendo al procedimento induttivo né a quello deduttivo, cioè né muovendo dal particolare al generale né facendo scindere da principi generali delle conseguenze particolari. Rifacendosi a un altro studioso von Wright (filosofo), Diega Orlando afferma che normalmente le spiegazioni causali sono orientate verso il passato, la loro forma linguistica.è “questo è accaduto perché era accaduto quello”. Esempio(pag 42-43): immaginando una persona che si alza e apre la finestra della camera. Perché ha fatto ciò? Tale semplice frase richiede che si esamini la sua intenzione, motivazione. Non vi è più una semplice spiegazione causale, ma, secondo von Wright, una spiegazione teleologica che dipende dal fine per cui si agisce chiamando in causa intenzioni, volontà. Una spiegazione la cui forma linguistica tipica è orientata al futuro “questo è accaduto affinché potesse accadere quello”. Von Wright si muove sempre nell’ambito della logica e quindi il suo ridurre le intenzioni, le motivazioni a relazioni logiche è una forzatura perché in questo modo si incasella la soggettività umana entro i canali obbligati della logica, quando di fatto il mondo della soggettività non è completamente incasellabile dentro la
spiegazione teleologica, né tanto dentro la spiegazione causale. Il tentativo di von Wright resta comunque interessante per sottolineare e cercare un pensiero che si interroghi per chiarire le cause e comprendere le intenzioni, le motivazioni, i desideri, le evoluzioni. Si può constatare che la relazione tra il primo e il secondo criterio è strettissima, in quanto il principio di causa-effetto è ciò su cui si basa la spiegazione, mentre la comprensione è orientata a cogliere le motivazioni, i propositi, le intenzioni e volizioni su cui si fonda l'agire educativo. 3. La verificabilità o falsificabilità dell'ipotesi deve integrarsi con la confermabilità. Se in alcuni settori si può perseguire l'idea della verificabilità, nell'ambito della ricerca pedagogico educativa-formativa non ci si può accontentare di questo e ciò vale anche se all'idea che la verificabilità siLa ricerca scientifica si basa sull'ipotesi e sulla falsificabilità di un'ipotesi. Secondo Diego Orlando, la ricerca scientifica consiste nell'affrontare problemi attraverso progetti che utilizzano metodi e linguaggi rigorosi, coerenti e basati su criteri specifici per chiarire o risolvere tali problemi.