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METODOLOGIA:

CAP 2:

Le ricerche psicologiche tendono a risolvere sia problemi teorici che pratici. I

problemi teorici danno luogo alla ricerca di base, i secondi alla ricerca

applicata. La ricerca di base, chiamata pura, tende ad aumentare le

conoscenze teoriche di un dato argomento, senza uno scopo pratico. La ricerca

applicata cerca la soluzione pratica di problemi concreti.

Le fasi del processo di ricerca:

1 identificazione problema

2 pianificazione disegno sperimentale

3 fase delle osservazioni (raccolta dati)

4 analisi dei dati

5 interpretazione dati

6 comunicazione dei risultati.

La ricerca inizia dal problema, una contraddizione tra teorie o tra teoria e fatto.

La difficoltà è quella di trovare problemi rilevanti. Un problema sociale nasce

dalle contraddizioni della società.

Le fonti dei problemi sono numerose, come ad esempio: interessi personali del

ricercatore, studio intensivo di casi singoli. Fatti paradossali e fortuna: esempio

di più persone coinvolte in una circostanza di pericolo, più inermi poiché

sentono meno la responsabilità di agire. Fortuna: serendipità, scoperte dovute

al caso. (quando si cerca qualcosa, ma si trova altro). Tentativi di risolvere

problemi pratici (ricerca applicata). Le teorie e i risultati delle ricerche. Dalle

teorie nascono nuove teorie, punti di partenza. Scienza=confutabilità. Esempio.

Teoria freudiana da cui sono nata tutte le altre teorie. Newton, Einstein. Le

teorie promotrici di altre fanno sorgere i problemi in due maniere:

euristicamente e sistematicamente. Eurist.= teoria di enorme interesse che

induce curiosità. Sistem.=affermazioni esplicite o direttamente verificabili.

Importanti sono gli strumenti di identificazione dei problemi: come ad esempio

articoli, sunti, biblioteche, cercando informazioni online. La competizione

aumenta la qualità della ricerca.

Le domande di ricerca permettono di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti a

discapito di altri. L’ipotesi di ricerca che ne segue sarà : x implica y

(collegamento variabili), deve essere verificabile empiricamente. L’ipotesi di

ricerca da vita a due ipotesi statistiche: ipotesi nulla (mancanza dell’effetto) e

ipotesi alternativa (presenza dell’effetto). Le due ipotesi si escludono

reciprocamente. A questo punto inizia la scelta del disegno sperimentale:

strumenti di misura, metodi, test statistici ecc. La ricerca scientifica può essere

considerata come un processo di investigazione che ruota (processo circolare)

attorno alle osservazioni empiriche, che costituiscono i fatti della ricerca.

La teoria della misurazione di Stevens ci dice che la misurazione è

l’associazione tra una categoria e altro in base a regole di corrispondenza. La

misurazione di un sistema empirico è la costruzione di un sistema numerico in

modo tale che ci sia una relazione di omomorfismo con il sistema empirico. Il

caso o soggetto è ciò a cui si applica la misurazione nelle condizioni

sperimentali. Si parla di variabile: una caratteristica del soggetto che può

assumere valori diversi in un dato intervallo e che varia da individuo a

individuo. Ogni variabile è formata da un insieme di categorie (a volte anche

infinito) che esprimono la variazione della variabile stessa, che vengono dette

livelli o modalità. I dati raccolti sono il prodotto della misurazione. Alcune

variabili producono numeri, altre categorie. Stevens distinse quattro categorie

di variabili sulla base utilizzata per la misurazione. Variabili nominali: non

possono essere ordinate (es. sesso maschile, femminile), possono essere dati

dei codici astratti: a, b, c, ecc. Variabili ordinali: possono essere ordinate: (es.

classe sociale), ad ogni livello: I, II, III, IV. NO VALORE NUMERICO, non ha alcun

senso di chiedersi della differenza delle unità ai diversi livelli. Se poi possiamo

attribuire anche valori numerici allora avremo le variabili a intervalli

equivalenti, l’importante è che l’intervallo sia costante (es. 1, 2, 3, 4= qui la

differenza tra le variabili è sempre +1= -2, -1, 0, +1, +2). La scala numerica è

arbitraria, quindi anche lo 0, non è assoluto o naturale. 0=punto arbitrario, no

mancanza di effetto. Quindi non si può dire che una temperatura di 20 è doppia

rispetto a 10, ma solo che la differenza tra 20 e 10 è la stessa tra 30 e 20.

Quando lo zero indica assenza di quantità misurata avremo le variabili a

rapporti equivalenti = 0, 1, 2, 3, 4. Le variabili ordinali e nominali sono quelle

qualitative, mentre quelle a intervalli e rapporti quantitative o metriche.

Misurazioni qualitative producono una classificazione o codifica che produce

una frequenza. Una misurazione con scala quantitativa produce anche un

punteggio che esprime spesso l’intensità del fenomeno. E’ possibile

trasformare una variabile in un livello più basso, a costo di una semplificazione

o perdita di informazioni. Esempio: analisi fattoriale. Le variabili che si suppone

abbiano un collegamento sono le cosiddette variabili sperimentali. Le variabili

possono essere distinte in continue o discrete, in base al livello di precisione

nella misurazione. Continua=può assumere i valori di tutti i numeri reali,

esempio: altezza. Variabili discrete: numero finito di valori, non arrotondabili,

esempio numero dei figli. La variabile continua si arrotonda per eccesso o per

difetto per semplificare. La matrice di dati è uno strumento fondamentale per

organizzare in maniera sistematica i dati raccolti rispetto a ciascun caso o

soggetto. Soggetti in riga e variabili in colonna, così nell’ incrocio inserisco i

dati. Esempio in Excel. Le variabili continue possono essere solo quantitative,

mentre quelle discrete entrambi. Poi abbiamo le variabili dipendenti (non

manipolate) e indipendenti (manipolate). La terza variabile potrebbe essere la

variabile che confonde e provoca un errore nella ricerca. Errore del ricercatore:

variabile di disturbo o confondente: non controllata che covaria con quella

indipendente ma è estranea ad essa e minaccia la validità interna del costrutto

individuato. Variabile confusa: ….. ma è intrinsecamente associata ad essa o

alla sua operalizzazione, non prevista dal ricercatore. Poi possono esserci errori

durante la misurazione che influenzano negativamente la qualità della ricerca:

errori casuali o sistematici. Quinto e ultimo criterio: variabili latenti che non

possono essere direttamente osservabili, di cui si ipotizza l’esistenza e vengono

osservate grazie alle variabili manifeste, direttamente collegate a quelle

latenti.

Le osservazioni empiriche vengono distribuite, grazie alla statistica descrittiva

grazie alla matrice di dati o tabelle di contingenza che evidenziano la

significatività. (ANALISI DATI)

Successivamente il compito è quello di verificare: se i risultati danno una

risposta all’ipotesi e se tale risposta contribuisce ad approfondire la conoscenza

del problema. In alcuni casi i risultati possono suggerire di ampliare o

modificare l’ipotesi di ricerca per aumentarne la potenza esplicativa e

l’accuratezza.

Ricordare effetto rosenthal e metodo del doppio cieco come soluzione ai

problemi di ricerca. Infine c’è la fase di comunicazione che avviene attraverso

convegni, articoli, libri. Rasoio occam. Importante è la descrizione dettagliata

della ricerca, procedure, metodi in modo da offrirne la ripetizione, importante

poiché rappresenta un metodo di controllo.

CAP 4

I metodi descrittivi servono per identificare e descrivere accuratamente le

variabili di ricerca.

Alcuni…

RICERCA D’ARCHIVIO: dati raccolti da persone differenti dal ricercatore. Anche

detta ricerca secondaria che si contrappone con quella primaria dove i dati

sono raccolti direttamente dal ricercatore. Sono importanti per la definizione

delle ipotesi, strumenti da utilizzare e individuazione tipo di partecipanti. Serve

per descrivere un particolare fenomeno: cambiamento, frequenza di qualcosa

ecc. , per delineare la relazione tra le variabili, senza stabilirne un nesso

causale. Le fonti per il prelievo dei dati secondari si classificano in: prodotti

della ricerca primaria che il ricercatore raccoglie da dati di altri ricercatori e

presentati in articoli, ecc., archivi in senso stretto che non derivano dalla

ricerca, ma dall’attività umana a diversi livelli. Tutti i dati raccolti

intenzionalmente, anche se non per fine di ricerca sono detti diretti, mentre

quelli indiretti sono quelli che originano dall’attività umana in modo non

intenzionale. I diversi effetti dell’attività umana sul mondo circostante possono

essere concepiti come archivi naturali, la cui esistenza il ricercatore deve

scoprire. La terza fonte sono i metodi non reattivi basati sull’uso di Internet,

raccogliere dati attenendosi all’uso che le persone fanno di internet, senza

usare questionari che sono reattivi. (quante volte ho cercato una cosa su

internet è quello che per me è importante). Lo scopo quindi della ricerca di

archivio è acquisire dati. Ci sono dei limiti come ad esempio: la selettività

dell’archivio: non contengono tutte le informazioni che si cercano. I dati

d’archivio permettono di rispondere a poche ipotesi, e anche la conservazione

delle osservazioni è molto aleatoria: vengono conservate a lungo solo alcune

registrazioni e non altre. Dopo tempo alcuni dati vengono distrutti, poiché non

sono più ritenuti utili da chi li ha raccolti. L’affidabilità della ricerca dipende

dalla precisione, spesso non verificabile, con cui altre persone hanno eseguito

registrazioni originariamente. La gente tende a comportarsi in modo differente

dal normale quando sa di essere osservata e gli studi della ricerca d’archivio

hanno il pregio di non produrre l’effetto di reattività (gente osservata), poiché i

dati sono registrati al di fuori del contesto di ricerca. Tuttavia, quando ci si basi

su archivi secondari potrebbe essere avvenuto l’effetto di reattività,

sconosciuto al ricercatore attuale. Il tempo in cui vengono raccolte le

informazioni è un fattore molto importante da considerare, per cui i dati

d’archivio devono essere contestualizzati al tempo in cui sono stati raccolti. La

ricerca d’archivio ha il privilegio di essere economica e di costituire l’unico

mezzo per verificare ipotesi di fenomeni accaduti nel passato. Nulla è meglio

dell’inchiostro sbiadito per conoscere il passato.

OSSERVAZIONE NATURALISTICA: e’ sempre stata un metodo fondamentale in

psicologia. Permette allo studioso di raccogliere dati sul comportamento dei

soggetti senza interferire sul loro modo di comportarsi. Non c’è intrusività,

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Publisher
A.A. 2018-2019
30 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.sc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca psicologica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Senese Vincenzo Paolo.