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L'idealismo ignorava la base materiale della vita e contrapponeva natura e storia, per cui la
storia diventava solo lo sviluppo ideale dello spirito. Se la produzione materiale è la base di
tutto, allora il diritto, la politica, la morale, la filosofia, l'arte e la religione, non sono il prodotto
dell'evoluzione dello spirito, come diceva Hegel, anzi, Marx dice addirittura che esse non
hanno storia, non hanno sviluppo, nel senso che la storia vera e propria riguarda solo le
forme economiche sociali, che a loro volta, producono le forme spirituali; per spiegare
questo rovesciamento dell'idealismo, Marx usa due concetti: struttura e sovrastruttura,
l'economia è la struttura della società, ed è composta da forze produttive e da rapporti di
produzione, che hanno un rapporto dialettico, le forze produttive comprendono i lavoratori, i
mezzi produttivi e le conoscenze tecnico scientifiche, mentre i rapporti produttivi
comprendono il modo di produrre e i rapporti di proprietà, l'insieme di questi due fattori, forze
produttive e rapporti di produzione, si chiama struttura, questa struttura economica della
società determina e influenza la sovrastruttura della società, le sovrastrutture sono le forme
politiche, giuridiche, culturali, religiose e artistiche di una società, ad ogni struttura
corrisponde una determinata sovrastruttura, se cambia la sovrastruttura vuol dire che è
cambiata la struttura. Dunque il soggetto della storia, non è lo spirito, come pensava Hegel,
ma l'economia politica.
Anche se la natura, per Marx non è opposta all'uomo e alla storia, come per Hegel, per
entrambi comunque la natura è la materia, che viene continuamente trasformata dal lavoro
umano, ma soprattutto Marx riprende da Hegel l'idea di una storia come opera collettiva,
basata sul lavoro come movimento dialettico, come sviluppo che tende al miglioramento e
che ha un fine, questo fine per Marx, che è un rivoluzionario, è la società comunista,
senza classi, senza oppressori e oppressi. “chiamiamo comunismo il movimento reale che
abolisce lo stato di cose presenti”(dall’ideologia tedesca), movimento e abolizione, cioè
negazione, tutti concetti hegeliani
Nel frattempo, nel 1847, la Lega dei giusti, un'organizzazione operaia diffusa in Europa, che
era diventata la Lega dei comunisti, chiede a Marx ed Engels di scrivere il loro manifesto, i
due ci si mettono e fanno uscire uno dei due testi più importanti e famosi di tutti i tempi “il
manifesto del partito comunista (1848), tradotto subito in tutte le lingue europee. Il manifesto
è un testo politico, che doveva essere letto da tutti, quindi alcuni concetti filosofici sono
semplificati e ci sono tante frasi, che poi sono diventate gli slogan del comunismo, “uno
spettro si aggira per l'Europa”, “la storia è storia di lotta di classe”, “proletari di tutto il mondo
unitevi”. Sarà uno dei testi più influenti della storia, molti lo prenderanno quasi come un libro
sacro, quello spettro che si aggira per l'Europa è il comunismo, la storia che va riascoltata
come conflitto tra oppressori e oppressi, l'obiettivo dei proletari di tutto il mondo deve essere
l'unità, l'emancipazione per la rivoluzione. La borghesia è presentata come una forza
rivoluzionaria, che ha lottato contro il feudalesimo, infatti secondo Marx, la caratteristica
della borghesia e quindi del capitalismo, è proprio la rivoluzione permanente dell'economia e
quindi dei rapporti sociali, mentre le altre classi sociali cercavano di mantenere tutto
com'era, la borghesia si è fondata sul cambiamento, sull'espansione, sullo sviluppo
scientifico e tecnologico. Marx pensa che lo sviluppo scientifico, tecnico ed economico sia
molto positivo, e che il dominio della natura sia necessario per l'uomo, quindi, nonostante
tutti i suoi difetti, il capitalismo ha avuto comunque una funzione positiva, perché ha
aumentato il dominio della natura e ha reso l'uomo capace di produrre un'enorme quantità di
ricchezza, la borghesia, senza saperlo, ha creato il soggetto che la distruggerà, cioè la
classe operaia, il proletariato, tutti coloro che sono sfruttati dal lavoro e non hanno beni a
parte la prole, cioè i figli. Marx è convinto che la rivoluzione comunista sia inevitabile, il
proletariato avrà la meglio sulla borghesia e i capitalisti, in questo Marx è un ottimista, come
Hegel, pensa che la storia abbia un progresso che va verso il meglio e il meglio per lui è una
società senza lavoro alienato, senza disuguaglianze, senza classi, dove l'uomo sarà
veramente libero e potrà sviluppare i propri talenti, per arrivare a questo paradiso però, Marx
dice che è necessaria una fase intermedia, di dittatura del proletariato, dove il proletariato
prende il controllo dell'economia e rende comuni tutti i mezzi di produzione, terra e capitali, e
prepara le basi per la nuova società, la rivoluzione comunista quindi è inevitabile.
Nella storia, secondo Marx, la rivoluzione fa soltanto precipitare una situazione che è ormai
matura, è solo la miccia che accende la polvere da sparo, è proprio per questo che Marx
dice che il suo è un socialismo scientifico, ed è diverso da quello utopistico, perché ha
scoperto che le condizioni per la rivoluzione comunista sono interne, la rivoluzione secondo
Marx non è un sogno ma è la conseguenza di certe condizioni economiche sociali.
Marx ce l'aveva con Simon, con Owen e con Proudhon, che avevano solo immaginato una
società migliore, ma non avevano studiato il modo scientifico in cui ci sarebbero arrivati, non
avevano programmato la rivoluzione, infatti, sempre nel 1847 Marx, scrive “la miseria della
filosofia” un libro contro Proudhon. Quando nel 1848 scoppiarono i moti popolari anche a
Bruxelles, anche qui il governo espelle Marx, che decide di andare nel cuore vivo della
rivoluzione, a Parigi. A Parigi Marx si inserisce nel dibattito rivoluzionario, dicendo che il
proletariato, non deve scendere a compromessi, ma deve invece prepararsi allo scontro
decisivo per la rivoluzione sociale. Nel frattempo, esplode la rivoluzione anche in Prussia,
così Marx e Engels tornano a colonia e fondano un giornale, per dare voce allo spirito
rivoluzionario, la nuova Gazzetta renana, mentre sono a Colonia, in Francia, la rivoluzione
viene stroncata dall'esercito, grazie al tradimento dei liberali, impauriti dai comunisti.
Il nuovo giornale di Marx ed Engels viene chiuso nel 1849, e così loro tornano a Parigi, ma
Marx viene espulso di nuovo, così decide di andare a Londra, nel cuore del capitalismo,
appena arrivato pubblica “le lotte di classe in Francia” e nel 1852 “il 18 brumaio di Luigi
Bonaparte”, in cui analizza la politica populista che aveva permesso a Luigi Bonaparte di
fare un colpo di Stato in Francia, e di farsi votare al plebiscito del 1851. A Londra, Marx non
se la passa bene, la vita di Londra è cara , non hanno abbastanza soldi per mangiare e per
riscaldare la casa, tre figli muoiono di malnutrizione e tubercolosi. La filosofia deve partire
dalle cose concrete, infatti Marx, pieno di problemi economici, studia economia e scrive libri
dove la critica, nel 1859 pubblica “critica dell'economia politica” e scrive i lineamenti
fondamentali della critica dell'economia politica, chiamati grundrisse, che sono materiali
preparatori per il capitale, che saranno pubblicati postumi, e che sono il ponte che unisce i
manoscritti del 1844 e il capitale. Nei lineamenti, Marx riprende la scienza della logica di
Hegel, per descrivere la storia umana, come un passaggio dall'unità alla divisione, dalla tesi
all'antitesi. Per Hegel e per Marx, la storia è un percorso dialettico, di rovesciamenti e
trasformazioni. Marx presenta quattro società successive, di cui la seconda e la terza sono
solo delle fasi che portano alla quarta. La prima fase è una società primitiva, che è
caratterizzata dall'unità, l'unità dell'uomo con la natura e l'unità con gli esseri umani; la
seconda è la società antica, in cui si forma lo stato e c'è il conflitto tra schiavi e liberi; la terza
è la società feudale gerarchica e fondata sull'agricoltura; infine la quarta è la società
capitalistica, fondata sull’industria e sulla contraddizione tra proprietari e proletariato.
Marx pensa ci debba essere una quinta società, che risolva le contraddizioni e ristabilisca
l'unità con la sintesi del comunismo, perciò il capitalismo e la borghesia sono dei passaggi
necessari, affinché la storia si sviluppi verso il suo fine, una società nuova e superiore.
Intanto nel 1863, la madre di Marx muore e l'eredità gli dà una boccata di ossigeno, finché
lui e Jenny si ammalano di vaiolo e spendono tutti i soldi per le cure mediche, il suo amico
Engels, che comunque era figlio di un ricco industriale inglese, vende alcune sue proprietà e
crea un vitalizio per Marx e la sua famiglia, così almeno i problemi economici sono risolti.
Nel 1864 nasce l'associazione internazionale dei lavoratori e nel 1865 esce il primo libro de il
capitale, la sua opera maggiore, il secondo e il terzo usciranno nel 1885, dopo la sua morte,
a cura di Engels, il quarto verrà pubblicato solo nel 1910. Nel libro del capitale, Marx prima
di tutto fa a pezzi le teorie dei liberisti e degli utilitaristi. L'analisi e la critica del capitalismo da
parte di Marx, si basano sul concetto di merce, tutto parte da lì, dal concetto di merce,
perché nel capitalismo la merce è il modo in cui si presenta la ricchezza, la teoria della
merce di Marx sarebbe impensabile senza la dialettica e la logica di Hegel.
Hegel diceva che una cosa è contraddittoria quando è se stessa e anche il suo opposto, la
sua negazione (es. le cose finite che oggi esistono e che moriranno sono contraddittorie,
perchè esistono ma al tempo stesso sono mortali, quindi sono e al tempo stesso non sono.
Marx riprende il concetto di contraddizione di Hegel. La merce, secondo Marx, è
contraddittoria perché è, al tempo stesso, valore d'uso e valore di scambio, il valore d'uso è
la sua utilità, il fatto che serve a soddisfare dei bisogni precisi (ad esempio il valore d'uso di
un martello è il fatto che serva a piantare dei chiodi, il valore di scambio è il suo prezzo in
denaro). Marx dice che il valore di scambio, cioè il prezzo di una merce, corrisponde alla
quantità di lavoro sociale necessario per produrre quella merce. Marx riprende Hegel, che
diceva che l'infinito si incarna si manife