vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Democrito, in quanto basata sulla teoria del clinamen degli atomi e la conseguente libertà che
viene riconosciuta agli uomini.,
( nel processo di formazione del mondo, secondo la teoria di Democrito, l'aggregazione degli atomi
è strettamente determinata dal caso e dalla necessità, ossia dal "caso dell'essere"; invece,
secondo la teoria di Epicuro, tale aggregazione è concepita con varie possibilità dovute alla
"declinazione" (clinamen), ossia al "caso del pensare" esteso alla libertà degli uomini).
La concezione materialistica della storia presuppone che la materia, cioè l'oggetto della storia, sia
l'uomo nell'insieme dei suoi rapporti sociali. In questa opera giovanile, scritta contro l'assolutismo e
lo statalismo, insiti nell'idealismo di Hegel, il giovane Marx presuppose l'idea di una società civile
incentrata sul principio di libertà, superando gli schemi tradizionali del liberalismo.
Nei Manoscritti economico-filosofici, si intravede la chiara delineazione del materialismo storico,
che anticipa i contenuti di una economia politica esposta ed ampliata nelle opere della maturità.
Infatti sarebbe un errore ritenere che ci sia stato un Marx giovane, interessato esclusivamente
all'antropologia e alla sociologia, diverso da un Marx maturo, interessato esclusivamente
all'economia politica; nel Marx giovane, pur prevalendo i temi dell'antropologia e della sociologia, si
possono ravvisare già i contenuti di quella dottrina economica che sarà sviluppata a partire dalla
stesura dei Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica e Per la critica
dell'economia politica. Nelle opere scritte negli anni intorno al 1850, Marx si dedicherà
prevalentemente all'economia politica, che però si può riscontrare in nuce negli scritti giovanili. A
tal proposito risulta interessante un altro passo dei Manoscritti, dove comunismo, naturalismo e
umanismo sono usati come sinonimi di materialismo.
Evidentemente il giovane Marx sottolinea che, per comprendere cosa sia effettivamente l'uomo,
non bisogna partire dalla tesi astratta della categoria logica di essere indeterminato, ma dalla
categoria sociale dell'uomo reale. In tal senso, pur condividendo la posizione iniziale, assunta da
Feuerbach e da tutta la Sinistra hegeliana, Marx ritiene che non ci si possa limitare alla dimensione
dell'alienazione religiosa, ma che si debba estendere la visione dell'uomo alla dimensione più
ampia dell'alienazione sociaie, ossia all'insieme dei rapporti sociali che intercorrono tra gli uomini
in un determinato luogo e in un determinato tempo.
«Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere
sociale che determina la loro coscienza» (Per la critica dell'economia politica, p. 5).
D'altra parte, già negli scritti giovanili, Marx risulta fortemente critico nei confronti dello stesso
Feuerbach, così come si evince nella sesta Tesi su Feuerbach.
La divergenza di Marx da Feuerbach si evidenzia nel momento in cui il primo comincia ad
elaborare una ideologia politica, finalizzata alla trasformazione radicale della società civile,
presupponendo il passaggio dalla fase storica della borghesia alla nuova fase storica del
comunismo. Per questo motivo, gia nella undicesima Tesi su Feuerbach, respinge il modello di una
filosofia contemplativa, sostenendo la necessità del cambiamento.
Il giovane Marx, pur trovandosi ancorato su posizioni antropologiche e sociologiche, inizia a
concepire una scienza economica con la quale sostituire la vecchia filosofia, prevalentemente
contemplativa e speculativa.
La sacra famiglia (1845) è la prima opera, scritta in collaborazione con Engels, e rappresenta la
presa di distanza, sia dalla Sinistra hegeliana che dal socialismo utopistico; tale opera mira alla
elaborazione di una visione generale del mondo sulla base di un materialismo che si caratterizza,
oltre che come umanismo, come analisi del sistema di produzione economica del tempo. Al
concetto di "essenza umana" pito dall'idealismo, Marx contrappone il concetto di "insieme dei
rapporti sociali", che si evince già nel sottotitolo (Critica della critica critica contro Bruno Bauer e
soci) di un'opera (appunto La sacra famiglia), con la quale intende definire una nuova "filosofia
critica". Secondo tale concezione, per comprendere che cosa sia l'uomo, non bisogna limitarsi a
valutarne l'essenza in termini astratti, ma i contesti ambientali, che ne hanno eventualmente
condizionato sia la dimensione spirituale che quella materiale.
A questo punto bisogna ricordare che la Miseria della filosofia è diretta contro il socialismo
utopistico, che veniva individuato soprattutto in Proudhon. Ancora una volta il sottotitolo
dell'opera, Risposta alla Filosofia della Miseria del Signor Proudhon, ci è di aiuto per cogliere
immediatamente il contenuto dell'opera; Marx obietta a Proudhon ed a tutto il socialismo del tempo
di aver parlato di miseria umana, senza riuscire ad elaborare una propria teoria economica, da
contrapporre a quella dei classici del liberalismo. Sicché alla "filosofia della miseria" di Proudhon,
Marx contrappone la "miseria della filosofia", sottolineando che il termine "miseria" è da intendere
come sinonimo di "inutilità" della filosofia speculativa.
Così si spiega l'atteggiamento manifestato nell’ L'ideologia tedesca, dove si riscontra un'ulteriore
critica, rivolta, oltre che alla Sinistra hegeliana ed al socialismo utopistico, all'anarchismo di Stirner;
quest'altra opera, scritta in collaborazione con Engels. L'obiezione mossa alla cultura del tempo è
quella già contenuta nelle Tesi su Feuerbach, ne La sacra famiglia e nella Miseria della filosofia,
dove Marx prosegue sul piano della elaborazione di una concezione materialistica della storia,
imperniata sul concetto di umanismo e sulla nuova scienza economica; gli uomini vivono insieme,
producendo mezzi di sussistenza in una realtà caratterizzata da un certo sistema di produzione
economica; tale realtà determina la differenza tra gli uomini e gli animali, in quanto gli uni
producono mezzi di produzione (sia beni d'uso che beni di consumo), mentre gli altri si limitano a
procacciarsi i beni per il loro sostentamento. Anche se sono dotati di razionalità e, quindi, di
capacità di riflettere sulla propria esistenza nel mondo, gli uomini, nel corso del loro divenire
storico, entrano in conflitto per ragioni economiche e di varia natura (culturale, religiosa, ideologica,
morale), determinando l'origine delle varie classi sociali; da una parte si pone la classe egemone
e, dall'altra, le classi subalterne, a seconda delle varie epoche storiche e dei vari sistemi di
produzione. In tal modo si potrebbe sostenere che il passaggio dalla fase primitiva ad una fase
evoluta della storia umana consiste nel fatto che gli uomini inizialmente sono vissuti, così come gli
animali, in branco, con l'unico interesse di procurarsi quanto necessario al loro sostentamento
materiale; in un secondo momento, coincidente con la fase evoluta dell'homo sapiens, gli esseri
umani cominciano a vivere in piccoli nuclei familiari; per cui l'uomo produce solo beni di consumo
da utilizzare per sé e per i componenti della propria famiglia.
In questa fase non sussiste alcuna forma di scambio ed i beni prodotti sono solo beni d'uso; in una
fase più evoluta, quando le famiglie cominciano a vivere in comunità, gli uomini non producono
solo beni d'uso, ma pure beni di scambio; il calzolaio e il contadino si scambiano le merci, che
ciascuno di loro produce per proprio conto e che porta al mercato; a questo punto i prodotti della
terra e della natura vengono scambiati secondo il sistema M-M (merce-merce), allo scopo di
agevolare i rapporti tra gli uomini; in una ulteriore fase gli uomini effettuano i loro scambi con la
mediazione del danaro secondo il sistema M-D-M (merce-danaro-merce). Il sistema di scambio
delle merci rappresenta una fase evoluta della storia umana, ma presuppone la formazione dell e
varie classi sociali, all'interno delle quali la classe, che detiene il potere economico con cui creare i
mezzi di produzio-ne, si impone sulle altre classi. Paradossalmente la storia dell'umanità, per un
verso, coincide con un processo di evoluzione (il sistema di scambio che agevola i rapporti sociali),
ma, per un altro verso, coincide con un processo di involuzione (la divisione in classi della società
civile e l'origine della diseguaglianza tra gli uomini).
Dal socialismo utopistico al comunismo
Marx non suggeriva, così come aveva sostenuto Rousseau, di tornare alla forma di vita primitiva
degli uomini, bensì di realizzare una nuova società all'interno della quale non sussistesse alcuna
forma di alienazione o di diseguaglianza. Di fatto la concezione materialistica della storia è
strettamente collegata all'ideologia comunista; la prima presuppone un'analisi del sistema di
produzione economica della società civile, per comprendere la condizione reale nella quale vivono
gli uomini; la seconda il convincimento di un cambiamento radicale della società civile attraverso
un atto traumatico coincidente con la rivoluzione, che la classe operaia, ad un certo momento,
avrebbe dovuto sapere sviluppare per sostituirsi alla classe borghese. Marx era profondamente
convinto del fatto che ogni tipo di sistema socio-economico, ad un certo momento, entra in crisi per
essere soppiantato da un altro tipo di sistema socio-economico; cosi sarebbe stato, secondo le
sue previsioni, nella successione tra la società borghese e la società comunista. In tal modo
suggeriva di definire il proprio materialismo (storico) un vero e proprio rovesciamento dell'idealismo
hegeliano. I due opposti di natura logica (tesi e antitesi), ossia essere e non-essere secondo la
prima esemplificazione della Scienza della logica, diventano i due opposti della storia moderna
(borghesia e proletariato) che si scontrano dialetticamente. Per questo motivo il materialismo
storico è definito materialismo dialettico.
Ad apertura del Manifesto del partito comunista, redatto (per la precisione) alla fine del 1847, Marx
ed Engels scrivono dello spettro che si aggirava per l'Europa, "lo spettro del comunismo",
ribadendo che la storia dell'umanità è sempre stata una lotta di classi; tra quella egemone
(detentrice del potere politico ed economico) e quelle subalterne (asservite alla logica del sistema
di produzione economica dominante). Marx era convinto che la classe egemone (nella fattispecie
la borghesia) non avrebbe mai ceduto, pacificamente, il potere economico e politico; perciò
sosteneva che il proletar