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Nel 1949, Fontana presentò il suo primo "Ambiente Spaziale" alla Galleria del Naviglio a Milano,
in cui l'opera si sviluppava nello spazio e interagiva con l'ambiente circostante, invitando lo
spettatore a una partecipazione attiva.
Il 1952: Le Opere "Buchi"
Con la serie "Buchi", iniziata nel 1952, Fontana iniziò a perforare le tele con un punteruolo, una
tecnica che segnava un cambiamento radicale nella pittura. Le perforazioni, che diventavano vere e
proprie aperture nello spazio, suggerivano un passaggio verso una nuova dimensione artistica.
Questa serie ricevette un grande interesse da parte della critica e gli permise di consolidare la sua
fama in Italia e all'estero.
Gli Anni '50 e '60: I "Tagli" e la Visibilità Internazionale
Il vero momento di svolta avvenne nel 1958, con l'introduzione della serie dei "Tagli". Fontana
tagliava la tela con un coltello, creando aperture nette e drammatiche che sfidavano la tradizione
pittorica. Questo atto radicale, che segnava una lacerazione fisica e simbolica della superficie,
rappresentava la sua ricerca del "nulla", dell'infinito, e della trascendenza. Le opere divennero icone
della sua ricerca sul concetto di spazio.
Nel 1960, Fontana partecipò alla Biennale di Venezia, uno degli eventi di maggiore rilevanza nel
mondo dell'arte, dove ottenne crescente visibilità internazionale. Nel 1966, la sua partecipazione
alla Biennale di Venezia, con il Gran Premio Internazionale di Pittura, segnò un culmine del suo
riconoscimento pubblico. Questi successi lo posero al centro del panorama artistico internazionale.
Gli Ultimi Anni e la Malattia
A partire dalla metà degli anni '60, la salute di Fontana iniziò a deteriorarsi. La sua incessante
ricerca artistica e il suo spirito innovativo si scontrarono con i limiti del corpo, segnato da problemi
fisici e da un crescente esaurimento. Nonostante ciò, continuò a lavorare fino agli ultimi giorni della
sua vita, portando avanti la sua sperimentazione artistica.
Nel 1965, continuò a esplorare nuove forme, come le sculture in metallo e le "Nature" in ceramica,
e la serie "La Fine di Dio", che richiamava la sua riflessione sulla spiritualità, la divinità e l'infinito.
L'arte di Fontana era ormai un perfetto esempio di fusione tra scultura, pittura e architettura, in cui il
"taglio" e la perforazione diventavano simboli di una ricerca spirituale profonda.
Nel febbraio del 1968, la sua salute si aggravò ulteriormente. Lucio Fontana morì il 7 febbraio
1968, all'età di 68 anni, nella sua casa di Comabbio, in provincia di Varese. La sua morte fu
improvvisa e segnò la fine di un'epoca per l'arte contemporanea. L'artista non riuscì a vedere la
piena consapevolezza della sua eredità, che sarebbe emersa in seguito con il crescente interesse per
il suo lavoro.
L’Eredità e il Successivo Riconoscimento
Nonostante la sua morte, l'influenza di Fontana continuò a crescere negli anni successivi. Negli anni
'70 e '80, il movimento spazialista acquisì una nuova visibilità, e la sua opera divenne sempre più
apprezzata dalle nuove generazioni di artisti e critici. La sua ricerca sul concetto di spazio, sul
"vuoto" e sull'infinito anticipò molte delle tendenze dell'arte contemporanea, tra cui l'arte
concettuale e la minimalismo.
Fontana è oggi considerato una delle figure più importanti dell'arte contemporanea del XX secolo, il
cui lavoro ha anticipato molte delle sfide artistiche che sarebbero seguite. La sua capacità di
rompere con le tradizioni, di mescolare pittura, scultura e architettura, e di esplorare la dimensione
spaziale attraverso l'arte, lo ha reso un punto di riferimento fondamentale nella storia dell'arte
moderna.
1. I Buchi (1949-1950): Questa serie nasce dall'intento di superare la bidimensionalità della tela.
Fontana perfora la superficie con un punteruolo, creando aperture che invitano lo spettatore a
percepire una dimensione spaziale infinita. Le prime opere presentano vortici di buchi;
successivamente, l'artista organizza le perforazioni in sequenze ritmiche più regolari.
2. Le Nature (1959-1960): Realizzate principalmente durante le estati ad Albissola, queste sculture
in terracotta o bronzo rappresentano forme organiche ispirate all'immaginazione cosmica
dell'artista. Inizialmente appaiono come "ciotoli" monofacciali o forme "bivalvi" complementari,
evolvendo in "palloni", termine con cui Fontana le definiva informalmente.
3. Le Ceramiche (1938-1968): Sebbene spesso definito ceramista, Fontana si considerava
principalmente scultore. Le sue ceramiche includono piatti, vasi, piccole sculture e maniglie, alcuni
dei quali presentano elementi caratteristici come tagli e buchi, riflettendo il suo interesse per la
spazialità.
4. Concetti Spaziali (1947-1968): Questa serie rappresenta l'essenza della ricerca spazialista di
Fontana, con opere che vanno oltre la pittura tradizionale, integrando scultura e architettura.
5. I Tagli (1958-1968): Introducendo l'atto del taglio sulla tela, Fontana crea aperture che sfidano la
percezione tradizionale dell'arte, invitando lo spettatore a confrontarsi con l'infinito e la spiritualità.
6. I Teatrini (1964-1966): Queste sculture in ceramica combinano elementi pittorici e scultorei,
rappresentando scene teatrali in miniatura. Ogni pezzo offre una visione unica, invitando lo
spettatore a esplorare diverse narrazioni visive.
7. La Fine di Dio (1965): Questa serie esplora il concetto di spiritualità attraverso l'uso di forme
ovali e l'implementazione di tagli e buchi, rappresentando una riflessione sulla divinità e
sull'infinito.
8. I Metalli (1966): In queste opere, Fontana utilizza lastre di metallo, creando superfici riflettenti
che interagiscono con la luce e lo spazio circostante, enfatizzando la dimensione spaziale dell'arte.
9. I Quanta (1967): Questa serie rappresenta l'esplorazione dell'artista nel campo della scienza e
della tecnologia, con opere che richiamano la struttura atomica e la fisica quantistica, sottolineando
l'interconnessione tra arte e scienza.
Queste serie evidenziano l'evoluzione del pensiero e della pratica artistica di Lucio Fontana,
sottolineando la sua incessante ricerca di nuove forme espressive e la sua capacità di sfidare le
convenzioni artistiche del suo tempo.