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Traduzione di MIA
In Cesare non c'era solamente un nome né la fama/reputazione di condottiero, ma una virtus/un valore che non sa stare in un posto, e l'unica vergogna non vincere in guerra; fiero ed indomito, portava la mano dove lo avesse chiamato (chiamasse) la speranza e anche l'ira, e mai risparmiava il ferro nell'offendere (nell'offesa), incalzava i suoi successi, pressava il favore della divinità, colpendo (andando contro) qualunque cosa si opponesse a lui che aspirava ai comandi, e gioendo di aver fatto strada con la rovina. Come il fulmine fatto uscire/sprigionato dai venti attraverso le nuvole sfavillò/balenò fra il rumore dell'etere percosso e il fragore dell'universo e squarciò il giorno e spaventò i popoli intimoriti offuscando le luci con un bagliore obliquo; infuria nei suoi templi, e poiché nessuna materia (gli) vieta/impedisce di uscire/sprigionarsi, cadendo e cadendo produce
diffusamente una grande, grande strage e riunisce i fuochi sparsi. Queste le cause per i comandanti; ma erano alla base/c'erano sotto i germi pubblici della guerra, che sommersero sempre i popoli potenti. E infatti quando la fortuna, sottomesso il mondo, portò eccessive ricchezze, e i costumi si sottomisero/si arresero alle cose/circostanze favorevoli, e il bottino e i saccheggi nemici invitarono al lusso, non c'era limite all'oro o ai tetti, la fame rifiutò le antiche mense; i maschi assunsero stili/abbigliamenti/atteggiamenti raffinati, da portare/avere a malapena nelle nuove; si rifugge la povertà feconda degli uomini, e da tutto il mondo si procura quelle cose per cui il popolo va in rovina: allora congiunsero lunghi confini di campi, e ampliarono con coloni stranieri/sconosciuti poderi estesi un tempo solcati dal duro vomere/aratro di Camillo e sopportavano (domati dal) le antiche zappe dei Curii. Non era quel popolo che la pace tranquilla.favoriva/al quale unatranquilla pace giovava, che dilettava le sue libertà con le armi ferme. Di là le facili ire e, un'empietà di poco conto/valore ciò acui la povertà avesse indotto/esortato e un grande onore da reclamare/ricercare con la spada, aver potuto più della suapatria, e la forza era misura del diritto; di qui i plebisciti e le leggi forzate (coactae va con leges) e i tribuni che sconvolgono igiuramenti con i consoli; di qui i fasci strappati a prezzo (per corruzione) e lo stesso popolo compratore (mercante) del suofavore e il broglio letale alla città/a Roma riportando contese annuali al venale (corruttibile) Campo (Marzio); di qui l'usuravorace e l'interesse (nel senso di denaro) avido/insaziabile nei tempi (nel tempo) e la lealtà turbata e la guerra utile a molti.Ferre: infinito storico da feroVocasset: contratto per vocavisset, congiuntivo piuccheperfetto da vocoParcere: infinito storico da parco,regge il dativo Urguere: infinito storico da urgeo (urge) Instare: infinito storico da insto, regge il dativo Obstaret: congiuntivo imperfetto da obsto Fecisse: infinito perfetto da facio Expressum: participio perfetto da exprimo Emicuit: o amicavi, indicativo perfetto da emicon Inpulsi: participio perfetto da impello Rupit: indicativo perfetto da rompo Terruit: indicativo perfetto da terreo Furit: indicativo presente da furo Nulla materia vetante: ablativo assoluto, io l'ho sciolto Exire: da exeo Hae: femminile plurale di hic, haec, hoc Suberunt: imperfetto da sub sum Mersere: indicativo perfetto da mergo Subacto: participio perfetto da subigo Intulit: indicativo perfetto da infero Suasere: indicativo perfetto (anche suaserunt) da suadeo, regge l'accusativo Aspernata: sottinteso "est", da aspernor Rapuere: indicativo perfetto (anche rapuerunt) da rapio Accersitur: indicativo presente passivo da arcesso (accerso) Passa: sottinteso (sunt), da patior Iuvaret: congiuntivoimperfettoSuassiset: congiuntivo piuccheperfetto da suadeo
Potendum: gerundivo
Potuisse: infinito perfetto
Coactae: participio perfetto da cogo
Rapti: participio perfetto da rapio
LEZIONE 9“Iam Caesar superaverat cursus gelidas Alpes et ceperat animo motos ingentis bellum futurum. Ut ventum est ad undas parvi Rubiconis, duci visa (est) ingens imago patriae trepidantis clara per oscura noctem maestissima vultu, effundes canos crines vertice turrigero, caesarie lacera et adstare lacertis nudi et loqui permixta gemitu: <<Quo tenditis ultra? Viri, quo fertis measigna? Si venites iure, si cives, huc usque licet>>. Tunc horror perculit membra ducis, riguere comae, et languor coercens gressum tenuit vestigia in extrema ripa. Mox ait:<<O Tonans qui prospicis moenia magnae urbis de rupe Tarpeia, et penates Phrygii gentis Iuleae et secreta Quirini rapti et Iuppiter Latiaris residens celsa Alba et foci Vestalesque et o Roma, instar summinuminis, fave coeptis; non persequor te
furialibus armis; en adsum, Caesar, victor terraque marique, ubique, nunc quoque,tuus miles (liceat modo). Ille erit, ille nocens, qui fecerit me hostem tibi>>.”
“Già Cesare aveve superato di corsa le Alpi innevate/gelide e aveva partorito nell’animo l’enorme/immenso progetto dellaguerra futura. Non appena arrivò/si arrivò/si giunse presso le onde/corrente del piccolo Rubicone, al condottiero apparve unagrandissima immagine della patria trepidante/che tremava luminosa nella notte buia e tristissima nel volto, che effondeva icapelli bianchi dalla testa sormontata da una corona turrita, con la chioma scomposta (scomposta nella chioma) e se ne stavaferma con le braccia nude e parlava mescolando le parole ai pianti: <<Dove vi spingete oltre? O uomini, ma dove portate lemie insegne? Se venite secondo giustizia, se (venite) da cittadini romani, fin qui è lecito. Allora/a quel punto l’orrore/spaventopercosse le membra del comandante,
I capelli gli si drizzano in testa e un torpore, fermando il passo, trattiene le orme/il passo al limitare della sponda. Subito esclama: <<O Giove tonante che guardi le mura della grande città dall'alto della rupe Tarpeia, e Penati frigi della famiglia Giulia, e i segreti di Quirino rapito al cielo e Giove laziare che risiedi sull'alta Alba e fuochi delle Vestali, e proprio tu Roma che sei pari/stai al livello del sommo dio, favorisci/favorite i miei propositi/imprese; non perseguitote, o Roma, con armi furenti e folli; eccomi, io Cesare, vincitore sulla terra e sul mare, dovunque, anche adesso, tuo soldato, purché me ne sia dato modo. Quello sarà, quello sarà colpevole, che farà (avrà fatto) di me un tuo nemico>>.”
Caesarie: ablativo di limitazione
Adstare: infinito storico
TRADUZIONE MIA
Cesare aveva ormai superato di corsa le gelide Alpi e aveva concepito nell'animo enormi tumulti e la guerra futura.
Non appena si giunse presso le onde (rive) del piccolo Rubicone, al comandante apparve l'immensa/straordinaria immagine della patria che tremava/si agitava luminosa nell'oscura notte e tristissima nel volto, che scioglieva/effondeva i capelli bianchi dal capo turrito, lacerata nella chioma e si ergeva con le braccia nude e parlava (cose) mescolate al lamento (e il parlare mescolato al pianto): <Superaverat: indicativo piuccheperfetto
Ceperat: indicativo piuccheperfetto dacapio
Visa: sottinteso est da videor
Caesarie: ablativo di limitazione
Adstare: infinito storico
Loqui: infinito storico
Perculit: indicativo perfetto da percello
Riguere: indicativo perfetto da rigesco
Fave: imperativo II persona singolare da faveo, regge il dativo
Liceat: congiuntivo presente da licet
Fecerit: futuro anteriore da facio
LEZIONE 10“Inde solvit moras belli et propere tulit signa per tumidum amnem; sic ut leo squalentibus arvis estifere Libyes viso hostecomminus dubius subsedit, dum colligit totam iram; mox ubi stimulavit se verbere saevae caudae et erexit
iubam et vastohiatu infremuit grave murmur, si haereat lancea torta levis Mauri aut subeant latum pectus venabula latum, exit per ferrumsecurus tanti volneris. Puniceus Rubicon cade fonte modico et inpellitur parvis undis, cum canduit fervida aestas, et serpit perimas valles et disterminat certus limes arva Gallica ab Ausoniis colonis. Tum hiems praebebat vires, atque tertia Cynthiapluvialis auxerat iam undas gravido cornu et Alpes resolutae flatibus madidis euri. Primus sonipes opponitur in obliquumamnem excepturus aquas; tum cetera turba rumpit molli vado faciles undas fluminis iam fracti. Caesar ut attigit ripamadversam superato gurgite et (ut) constitit vetitis arvis Hesperiae, ait << Hic, relinquo pacem et hic temerata iura; sequor te,Fortuna; iam foedera sunto hinc procul. Credidimus fatis, utendum est bello iudice>>. Sic fatus doctor inpiger rapit agminatenebris noctis; it ocior verbere torto fundae Balearis et missa sagitta post terga Parthi et minax invaditvicinum Ariminum, etastra fugiebant ignes solis relicto lucifero. Iamque dies exoritur visura primos tumultus belli; nubila tenuerunt maestam lucem,seu sponte deum, seu inpulerat auster turbidus. Ut miles iussus deponere signa capto foro constitit, stridor lituum et clangortubarom cornu rauco concinuit non pia classica. Rupta quies populi, et iuventus excita stratis deripuit arma adfixa sacrispenatibus quae pax longa dabat; invadunt clipeos fluentis iam nuda crate et pila curvata cuspide et enses scabros nigraemorsu rodigini. Ut fulsere aquilae et Romana signa et conspectus (est) Caesar celsus in medio agmine, deriguere metu; geliduspavor occupant artus, et volvunt in pectore tacito mutos questus: << O hac moenia condita male vicini Gallis, o damnata tristiloco! Pax alta et tranquilla quies per omnis populos; nos sumus praeda furentum et prima castra. Melius, Fortuna, dedissessedem sub orbe eoo et domos errantes sub arcto, quam tueri claustra Latii. Nos primi vidimus motus
Senonum et Cimbrumfurentem et Martem Libyes et cursum furoris Teutonici; quotiens fortuna lacessit Romam, hac est iter bellis>>. Sic quisquegemitu latent non palam ausus timuisse; nulla vox credita dol.