STORIA
Cap. 4: Il destino imperiale
La politica estera di Ferdinando
La politica di Ferdinando fu quella che portò la dinastia asburgica alla testa della Spagna.
Ferdinando, che aveva ostilità per i francesi, cercò di indurre sua moglie ad abbandonare la politica di
alleanza tra la Castiglia e la Francia, così offrì ai paesi nemici della Francia (Germania, Italia, Paesi Bassi,
Inghilterra) l’alleanza castigliana, proprio per allacciare rapporti con i paesi europei e isolare
diplomaticamente la Francia. Questi furono gli obiettivi permanenti della politica estera di Fernando. Si
dedicò in particolare al rafforzamento dei legami tra Spagna e Portogallo, sperando così di preparare la strada
all’unificazione definitiva di tutta la penisola iberica. Di fatto, nel 1490 ebbero luogo le nozze tra Isabella –
figlia maggiore dei Re Cattolici – e il Principe Alfonso del Portogallo, che pochi mesi dopo morì e quelle
nozze furono vane. Isabella risposò il re portoghese Emanuele, ma morì l’anno dopo, in seguito al parto
dell’infante Miguel, che visse solo 2 anni. Così, Ferdinando e Isabella diedero in sposa allo stesso
Emmanuele la loro quarta figlia Maria, per non trascurare alcuna possibilità di assicurare la successione ai
troni congiunti di Spagna e Portogallo.
Ferdinando indirizzò tutte le sue energie fuori della Spagna, con il proposito di svolgere una politica estera
più attiva. La sua attenzione volse sulla frontiera franco-catalana e sull’Italia. Il primo obietto della politica
estera fu il recupero delle contee catalane del Rossiglione e della Cerdagna, parte integrante dei domini dei re
spagnoli. Con il Trattato di Medina del Campo, siglò un’alleanza con l’Inghilterra per facilitare un’invasione
spagnola nel territorio francese e recuperare così le contee, ma questo piano fallì. Quando il re di Francia
Carlo VIII progettò di scendere in Italia, per garantirsi il disinteresse della Spagna, restituì a Ferdinando le
due contee, con il Trattato di Barcellona.
L’invasione dell’Italia da parte di Carlo VIII veniva a costituire una grave minaccia per la Corona
d’Aragona. La Sicilia era possedimento aragonese, mentre il regno di Napoli apparteneva a un ramo
che
collaterale della casa d’Aragona. Per bloccare l’avanzata, nel 1495, fu formata una coalizione europea
univa Inghilterra, Spagna, L’impero e il Papa: La Lega Santa. Sempre per accerchiare la Francia,
Ferdinando creò cinque ambasciate permanenti: a Roma, Venezia, Londra, Bruxelles e presso la corte
austriaca. Tali ambasciate ebbero un ruolo importante nel procurare successo alla politica estera spagnola,
anche se, il servizio diplomatico spagnolo soffriva di gravi carenze organizzative. Il fatto che non si avesse
una capitale stabile comportava che la documentazione diplomatica venisse sparsa per tutta la Spagna. Nel
1495 Carlo VIII entrò a Napoli. Fu inviato, in Sicilia, un corpo di spedizione con al comando Gonzalo de
Cordoba, così che iniziarono le campagne di guerra in Italia: la prima campagna italiana fu un fallimento.
Gonzalo si impegnò nella formazione di un esercito di mestiere, e cominciò ad allestire nuove formazioni
che potessero reggere l’attacco. Occorreva irrobustire la fanteria. Gonzalo compì una rivoluzione
nell’ordinamento del suo esercito che diventò un esercito costituito essenzialmente da fanti, e i primi frutti si
videro con il trionfale successo nella battaglia di Cerignola. Ma quando si trovarono di fronte a francesi e
svizzeri, ci si accorse che il loro armamento era troppo leggero e che quindi non erano adeguatamente
protetti. Fu necessario fornirli di maggiore protezione, pur conservando la loro rapidità. Le compagnie
furono raggruppate in coronelias. Fu questa organizzazione, escogitata dal capitano, quella che formò la base
per uno sviluppo ulteriore: l’esercito venne ripartito in tante unità di tipo nuovo dette “tercios”. Il tercio si
rivelò un’unità combattente di straordinaria efficacia, fu l’unità di combattimento che dominò per più di un
secolo sui campi di battaglia dell’intera Europa, procurando splendidi successi a Ferdinando. Non solo i
francesi furono battuti sul campo di battaglia, ma Ferdinando riuscì a cacciare dal suo trono la dinastia
napoletana. Nel 1504 i francesi sconfitti riconobbero come legittimi padroni di Napoli gli spagnoli e così
Napoli si congiunse alla Sicilia e alla Sardegna diventando possedimento aragonese. L’acquisto di Napoli fu
un trionfo di primaria grandezza per la politica estera di Ferdinando.
Ferdinando aveva assortito le sue alleanze con vincoli matrimoniali, ma in seguito a varie morti, la speranza
di avere un successore maschio svanì. Il diritto di succedere ai genitori spettava all’infanta Giovanna (Juana)
e quindi al suo primogenito Carlo, che doveva ereditare sia la Spagna sia i domini ereditari degli Asburgo.
L’unione della Spagna e dei domini asburgici era l’ultima cosa che Ferdinando e Isabella avrebbero
desiderato; Isabella morì tormentata dal pensiero che il governo della sua Castiglia sarebbe toccato ad una
figlia mentalmente instabile e ad un genero inetto che non sapeva nulla della Spagna e dei suoi costumi e che
neppure dimostrava desiderio di imparare qualcosa a riguardo. La politica estera di Ferdinando, iniziata
tentando di guadagnare alleati alla Spagna nel conflitto con la Francia, aveva avuto come esito finale quello
di porre l’eredità spagnola nelle mani di una dinastia straniera.
La successione asburgica
Dal momento in cui Isabella morì, il destino della Spagna si trovò congiunto con gli eventi della corte
borgognona. Ferdinando, era stato posto dal testamento della moglie in una posizione infelice. Privato del
titolo di Re di Castiglia, gli veniva consentito di governare il paese in assenza della nuova regina Juana,
poteva al massimo reggere la Castiglia fino a che Carlo, figlio di Juana, non avesse raggiunto i vent’anni.
Filippo (marito di Juana) si mostrò ben accetto a non lasciarsi sfuggire di mano la sua nuova eredità. D’altra
parte, poteva contare sull’appoggia di molti nobili castigliani che odiavano Ferdinando, nobili che avevano
anche sostenitori importanti alla corte di Borgogna. Oltre agli intrighi aristocratici che si sviluppavano per
favorire la successione di Filippo e Giovanna, lo sviluppo del commercio di lana castigliana aveva finito per
rendere interdipendenti l’economia della Castiglia e quella dei Paesi Bassi. E la scoperta delle Indie aveva
reso ancora più apprezzabili ai mercati olandesi i rapporti commerciali con la Spagna. Quindi, considerazioni
economiche finirono per aggiungersi all’ambizione aristocratica nel mettere in moto una corrente che voleva
più stretti vincoli tra Spagna e i domini asburgici.
Ferdinando si accorse del pericolo ma poteva fare ben poco, la sua posizione diventata sempre più malsicura.
Operò un rovesciamento totale della sua tradizionale politica estera e cercò l’appoggio francese. La manovra
portò al Trattato di Blois con Luigi XII. In forza di tale trattato Ferdinando doveva sposare la nipote di Luigi,
Germaine de Foix. Se lei avesse partorito un erede, l’intero problema della successione si sarebbe riaperto e
sarebbe stato possibile contrapporre il neonato erede alla candidatura asburgica al trono di Spagna unita.
Germaine partorì un figlio che campò solo poche ore. Il secondo matrimonio di Ferdinando non fece che
rendere più saldi i legami tra i grandi nobili e l’arciduca Filippo.
Filippo combinò un compromesso con Ferdinando: il compromesso prevedeva un governo tripartito di
Ferdinando, Giovanna e lui stesso. Nonostante l’accordo, nessuno dei due sovrani aveva fiducia nella parola
dell’altro. Firmarono poi un accordo col quale si stabiliva che Ferdinando cedesse il governo della Castiglia
al suo “dilettissimo figlio”, promettendo di ritirarsi nei territori della Corona d’Aragona. Filippo e
Ferdinando convennero anche sul fatto che l’infermità mentale di Giovanna la rendeva inetta al governo e
sulla sua esclusione al potere, ma ore dopo Ferdinando fece sapere di non
così firmarono un secondo trattato
riconoscere la validità degli accordi e che sua figlia non doveva essere privata dei suoi diritti di regina
proprietaria della Castiglia. Ferdinando lasciò la Castiglia in attesa di tempi migliori.
Filippo morì e la sua scomparsa portò la sua vedova sopraffatta dal dolore al limite della più scoperta follia.
Lasciò il figlio di 6 anni, Carlo di Gand, come erede al trono spagnolo. Venne creato un consiglio di
reggenza presieduto dall’arcivescovo Cisneros, ma di fronte al disordine pubblico, chiesero a Ferdinando di
tornare. Egli si mosse con cautela, cercando di consolidare la sua posizione prima di prendersela con i nobili
faziosi come il marchese di Priego. Sua figlia Giovanna, ormai completamente pazza, si ritirò, pur restando
regina di Castiglia fino alla fine dei suoi giorni. Data la sua inettitudine di esercitare il potere, le Cortes di
Ferdinando. Egli, disperato del futuro, decise di lasciare il governo
Castiglia nel 1510 nominarono reggente
della Castiglia a Cisneros. Negli ultimi anni di vita Ferdinando diede la più splendida dimostrazione della
sua abilità diplomatica e seppe procurare alla Spagna altri vantaggi. Il suo obiettivo fu quello di preservare i
domini aragonesi in Italia e di impedire ogni ulteriore espansione della potenza francese; nel 1512 riuscì ad
ottenere l’acquisto della Navarra, importante poiché chiudeva il passaggio dalla Francia alla Spagna, mentre
consentiva agli spagnoli di penetrare in Francia. Nel 1515 incorporò definitivamente il regno di Navarra nei
territori della Corona di Castiglia. Non placò però i suoi nemici castigliani, ormai il suo governo stava
diventando sempre più impopolare e il sentimento nazionale castigliano si volse di nuovo a cercare l’aiuto
della corte borgognona.
Nel 1516 Ferdinando morì. L’uomo che aveva conseguito risultati così vistosi quali l’Unione delle Corone,
l’annessione della Navarra, l’ordinamento della Spagna e la promozione del paese al rango di grande potenza
europea morì amareggiato. Sul suo letto di morte fu controvoglia indotto ad annullare un testamento
precedente in favore del giovane nipote Ferdinando e a nominare suo erede Carlo di Grand. Dispose pure
che, fino a quando Carlo non si fosse recato in Spagna per prendere possesso della sua eredità, fosse il suo
bastardo Alonso di Aragona a fungere da reg
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
-
Letteratura spagnola III
-
Letteratura spagnola III
-
Appunti parte storica "Letteratura spagnola III"
-
Parte letteraria - appunti di Letteratura Spagnola III