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Il crononimo successivo, legato al successivo spostamento, è appunto di due anni, e infine
alla corte del Papa, moraron ý muy gran tiempo (di conseguenza, intervallo di tempo
superiore ai 2 anni).
Questo ejemplo appartiene al genere della letteratura fantastica, tipo di letteratura in cui il
lettore non può definire con certezza il mondo rappresentato né come meraviglioso né come
realistico. Un genere che rimane sospeso fra questi due poli: della meraviglia e della realtà
La rappresentazione mette il lettore quasi a disagio: da un lato la rappresentazione sembra
molto realistica, dall’altro qualcosa stona.
Alcuni critici hanno interpretato questa novella come una metafora della letteratura, del
patto che il lettore e l’autore stringono in cui il lettore accetta di credere che ciò che legge sia
veritiero finchè non dura il contatto con ciò che è rappresentato.
Prima cornice:
Patronio, un uomo venne a pregarmi di aiutarlo in una vicenda nella quale aveva bisogno del mio aiuto. E mi
promise che avrebbe fatto per me tutte le cose che fossero a mio vantaggio della mia ricchezza (riferimento
all’aver) e il mio onore (potere e posizione sociale ricoperta da questo personaggio). Ed io lo cominciai ad aiutare
quanto potei (in quella vicenda).
E prima che la questione fosse terminata, ritenendo egli (quest'uomo) che già la questione fosse risolta, accadde
una cosa nella quale bisognava che l’uomo la facesse per me (fare una cosa in cui l'altro doveva farmi un favore
per avvantaggiare; quindi situazione speculare rispetto a quella di partenza e soprattutto occasione per questo
personaggio di restituire il beneficio). E lo pregai che facesse questa cosa per me ed egli inventò una scusa per
non farla (questo è il caso in cui Patronio dovrà esprimersi). E dopo accadde un’altra cosa. Ma non ha ancora
ottenuto ciò che voleva, né sarà in grado di ottenerlo se non lo aiuto. Per la
fiducia (rapporto che unisce il discepolo al maestro) che ho io ho in voi (Patronio) e nella vostra intelligenza (a
Patronio appartiene el saber mentre al Conde de Lucanor appartiene l’aver e el poder), vi prego di consigliarmi
cosa fare (come mi devo comportare in questa situazione:).
Il conde Lucanor espone una quaestio (termine giuridico) a Patronio.
L’inizio della novella, la cornice, vede un dialogo fra il discepolo, il Conde de Lucanor,
e il suo maestro, il Patronio.
Otro día: nello spagnolo antico, almeno fino a tutto il Siglo de Oro, vuol dire “l’indomani, il
giorno successivo”.
Contàval=le contáva.
Su fazienda: nello spagnolo moderno diventa hacienda. Nello spagnolo antico questa parola
aveva in significato più profondo rispetto alla situazione materiale e al patrimonio di un
soggetto. Fazienda indicava sia la congiuntura materiale che la situazione spirituale di una
persona: è una parola chiave del Lucanor. È ciò che accade al conte, ciò che lo turba, ciò
che minaccia anche la sua posizione sociale e anche la sua ricchezza. Tutto questo
racchiuso nella parola fazienda.
Il conte Lucanor espone il problema, il caso, la quaestio (termine giuridico) in relazione al
problema che lo assilla e tormenta il conde e che Patronio è chiamato a risolvere
trasmettendo la sua sabidurìa, “saggezza”, al discepolo attraverso il racconto di una novella.
A me rogar: “a pregarmi”
Fecho: dopo fecho c’è un ellissi, abbiamo l’omissione di en perché sarebbe en que avía.
Mester: forma sincopata di menester, “bisogno”.
Faría: haría, condizionale semplice che in spagnolo (sia antico che moderno) serve per
indicare un’azione futura nel passato e che invece nell’italiano viene tradotto con il
condizionale composto.
Pleito: “contratto, accordo”, ma è un termine che ha anche un’accezione in campo giuridico:
“la questione di cui si dibatte”; indica la quaestio
Fiziesse: cong. fut.
Faga: cong. pres. che indica un’azione futura:=”farò”.
Il discepolo e il maestro sono legati da un rapporto di fiuza, “fiducia”, in virtù
dell’entendimiento del maestro: a Patronio appartiene il saber, mentre al Conde
appartengono l’aver e il poder.
Signor Conte disse Patronio, perché voi facciate in queste situazioni quello che dovete, vorrei molto che sapeste
(vorrei molto farvi sapere) ciò che successe a un vicario di Santiago con Don Illán, il grande maestro (il
negromante, sottinteso) che viveva a Toledo.
Il conte gli chiese cosa fosse quello (gli chiese di raccontargli quella storia)
Patronio non trasmette subito il suo sapere, ma racconta una novella affinchè il discepolo
possa evincere il comportamento da tenere in circostanze analoghe.
‘Signor Conte, disse Patronio, a Santiago c’era un vicario che aveva un grandissimo desiderio di sapere l’arte
della negromanzia. E sentì dire che don Yllàn di Toledo sapeva di ciò più di nessun’altro che vivesse in quella
epoca. E perciò se ne andò a Toledo per imparare quella scienza e il giorno che arrivò a Toledo si diresse subito
a casa di don Yllàn e lo trovò che stava leggendo in una stanza e non appena il vicario arrivò da lui il maestro lo
ricevette molto bene (brusco cambiamento di soggetto: anacoluto) e disse che non voleva che gli dicesse
nessuna cosa del motivo per cui veniva finchè non avesse mangiato. E si preoccupò molto di lui, e gli fece
assegnare degli ottimi alloggi e tutto di cui ebbe bisogno e gli fece capire che si rallegrava molto della sua visita.
E dopo che ebbero mangiato, si allontanò con lui e gli raccontò la ragione per cui lì era venuto, e lo pregò molto
insistentemente che gli insegnasse quella scienza poiché egli aveva un grandissimo desiderio di impararla. E
don Yllàn disse che egli era un vicario e un uomo di grande rango e che poteva arrivare ad una grande carica. E
gli disse che gli uomini che una grande dignità hanno, che tutte le loro cose hanno risolto a loro piacimento,
dimenticano molto in fretta ciò che un’altra persona ha fatto per loro (morale + avvertimento).
E lui gli disse che temeva che dal momento in cui egli (il discepolo) avesse imparato da lui quello che lui voleva
sapere, temeva che il deàn non gli avrebbe fatto del bene come gli prometteva. E il vicario gli promise e assicurò
che di qualsiasi bene egli riceva, che mai altro avrebbe fatto se non quello che gli avesse ordinato.
Tutto il tempo reale trascorso a Toledo per stipulare questo patto, riassunto in poche righe,
trascorrono dal pranzo all’ora di cena.
E con questi discorsi stettero da quando ebbero pranzato fino all’ora di cena. Dopo che il loro accordo fu bene
stipulato tra di loro, disse Don Yllàn che quella scienza non si poteva imparare se non in un luogo molto
recondito e che subito quella notte gli voleva mostrare dove dovevano restare fino a quando avesse
imparato(probabilmente il pronome el si riferisce a don Yllàn: costruzione anfibologica)quello che egli voleva
sapere. E congedandosi dalle altre persone(otra gente: non è chiaro di chi si tratti, forse discepoli che hanno
superato la prova), chiamò una serva e le disse che preparasse pernici per la cena di quella notte, ma che non le
mettesse ad arrostire fino a quando egli non lo avesse ordinato. E dopo che questo ebbe detto chiamò il vicario
ed entrambi scesero per una scalinata di pietra ben scolpita e discesero per un lungo tratto sottoterra. In modo
che sembrava che fossero così in basso che passasse il fiume Tajo sopra di loro(trovarsi sotto il livello
dell’acqua: simbologia araba). E quando giunsero al termine della scalinata, trovarono un appartamento molto
bello e una stanza (3°) ben preparata che lì c’era, dove si trovavano i libri e lo studiolo in cui doveva leggere i libri
(si sta parlando di un maestro: leer un testo significava far lezione, studiolo dove doveva fare lezione).
Dopo che si sistemarono, stavano pensando con quali libri dovevano cominciare ed essendo loro assorti in
questo, entrano due uomini dalla porta e consegnano una lettera che gli mandava l’arcivescovo suo zio, con cui
gli faceva sapere che era molto malato e lo pregava che, se lo voleva vedere vivo, che andasse da lui. Al vicario
dispiacque molto per questa notizia. Da un lato per la malattia dello zio e dall’altro perché temeva di dover
lasciare il suo studio che aveva cominciato. Ma decise di non lasciare quello studio così in fretta, e scrisse la sua
lettera di risposta e la mandò allo zio.
E da lì a 3 o 4 giorni arrivarono altri uomini a piedi che portavano una lettera del vicario, con cui gli facevano
sapere che l’arcivescovo era morto e che si trovavano tutti quelli della chiesa si trovavano riuniti nelle elezioni del
vescovo e che confidavano per la grazia di dio che avrebbero eletto lui. E per questa ragione che non si
preoccupasse di andare in cattedrale poiché era meglio per lui che lo eleggessero essendo in un’altra parte
piuttosto che essendo nella cattedrale.
E da lì alla fine di 7 o 8 giorni vennero due scudieri molto ben vestiti ed equipaggiati e quando arrivarono a lui gli
baciarono la mano e gli mostrarono la lettera di come lo avevano eletto arcivescovo. Quando Don Yllàn sentì
questo, andò dall’eletto e gli disse che ringraziava molto dio perché queste notizie gli giungevano nella sua casa.
E gli disse che visto che dio tanto bene gli avesse fatto, e gli chiedeva come grazia che la carica di vicario che
rimaneva vacante, che la desse a suo figlio. E l’eletto gli disse che gli pregava di voler acconsentire che quella
carica di vicario che la avesse un fratello suo ma che egli gli avrebbe fatto del bene, in modo che egli fosse
soddisfatto e gli pregava di andare con lui a Santiago e che portasse con lui suo figlio. Don Yllàn disse che lo
avrebbe fatto. Se ne andarono a Santiago. È il primo spostamento fittizio, siamo nel tempo magico: solo alla fine,
con le pernici, scopriremo che i personaggi non si sono mossi dalla casa del maestro, dallo studiolo. Quando lì
arrivarono, furono ricevuti benissimo e con grandi onori. Anche questa parte è formulare, ogni volta che arrivano
in una nuova città, succedono certe cose. E dopo che dimorarono lì per un certo tempo, un giorno giunsero
dall’arcivescovo (vicario divenuto arcivescovo) dei messaggeri del papa con la sua lettera di come gli concedeva
la diocesi di Tolosa. E che gli faceva la grazia di poter dare l’arcidiocesi di Santiago a chi volesse. Avviene ora la
scena, che poi si ripete ogni volta, del maestro che insiste per chiedere la restituzione del beneficio, che però mai
avvenne. Quando don Yllàn udì questo, rinfacciandogli con