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ARCADIA
1. UN’ACCADEMIA PER IL RIPRISTINO DEL BUON GUSTO LETTERARIO
Il razionalismo europeo ebbe un impatto significativo sulla scena letteraria italiana del XVII e XVIII secolo,
tanto che si creano le condizioni per la fondazione dell'Adunanza degli Arcadi, fondata a Roma nel 1690. In
questo contesto, il razionalismo emerge come un movimento intellettuale che favorisce una revisione
critica della tradizione letteraria, mirando a riformare il gusto e lo stile poetico secondo principi di
chiarezza, ordine e naturalezza. L'Adunanza degli Arcadi nasce come un'associazione culturale volta a
promuovere la riflessione sulla produzione letteraria italiana e a rivitalizzarla. La guida di Giovan Mario
Crescimbeni, fino al 1728, svolge un ruolo cruciale nell'organizzazione dell'accademia e nel suo sviluppo
come centro di discussione e di produzione letteraria. Crescimbeni promuove l'idea di "buon gusto"
letterario, che implica una rivalutazione critica del passato letterario italiano, in particolare dei secoli d'oro
del Trecento e del Cinquecento, rispetto al periodo considerato decadente del Seicento marinista.
Nel corso del XVIII secolo, l'Adunanza degli Arcadi diventa un punto di riferimento per la cultura letteraria
italiana, fungendo da catalizzatore per la diffusione di nuove idee e per la promozione di una letteratura più
conforme ai principi razionalisti e classicisti. Nonostante le tensioni interne e lo scisma del 1711 tra le
visioni di Crescimbeni e di Gian Vincenzo Gravina, l'influenza dell'Arcadia sulla produzione poetica e
letteraria del Settecento resta significativa.
2. PREMESSE SEICENTESCHE
→
CRISTINA DI SVEZIA A ROMA Il 23 dicembre 1655 Cristina Vasa, dopo aver abdicato al trono svedese
perché convertitasi al cattolicesimo, compie il suo trionfale ingresso a Roma. Cristina diventa un
importante mecenate culturale, sostenendo l'Accademia Reale nel 1674 e contribuendo alla promozione di
poeti e letterati italiani. Attraverso poeti come Carlo Maria Maggi, Alessandro Guidi, Vincenzo Filicaia e
Benedetto Menzini, si manifesta un crescente interesse per una riforma letteraria che mira a superare il
marinismo e a recuperare lo stile e l'eleganza dei classici. Inoltre, si evidenzia l'influenza dei modelli
letterari, filosofici e scientifici francesi e inglesi sull'Italia del XVII e XVIII secolo, che favoriscono una
percezione di ritardo culturale e la necessità di un rinnovamento della produzione poetica e letteraria
italiana. Questi sviluppi, insieme alle iniziative dell'Arcadia, contribuiscono al progressivo rilancio della
cultura letteraria italiana nel Settecento.
→La
LA POLEMICA BOUHOURS-ORSI critica della recente poesia italiana assume dimensioni europee
quando il gesuita francese Dominique Bouhours pubblica nel 1687 il suo lavoro De la manière de bien
penser dans les ouvrages d'esprit, in cui critica i versi italiani per la loro eccessiva ornamentazione retorica e
la mancanza di rispetto per la verità storico-filosofica dei contenuti. In risposta alle opinioni razionaliste di
Bouhours, vari intellettuali italiani difendono il diritto della fantasia, del verosimile e del linguaggio poetico
contro quello della prosa, pur nel rispetto dei limiti imposti dalla ragione. Questo dibattito assume un tono
polemico che culmina con le Considerazioni sopra un famoso libro franzese del marchese bolognese Gian
Giuseppe Orsi nel 1703, caratterizzate da un forte nazionalismo letterario. Le argomentazioni di Orsi sono
seguite dalle contro-argomentazioni pubblicate sul periodico dei Gesuiti "Journal de Trévoux" e dalle
Lettere di diversi autori in proposito delle Considerazioni nel 1707.
3. LA FONDAZIONE DELL’ARCADIA E LE SUE VICENDE (1690-1728)
Questa controversia costringe i letterati italiani a riflettere criticamente sulla propria tradizione poetica e
sulla sua specificità, mettendo in discussione i modelli poetici del passato e cercando di delineare un nuovo
approccio alla produzione poetica che sia rispettoso della ragione ma che valorizzi anche l'immaginazione e
il linguaggio poetico.
La fondazione dell'Arcadia è considerata una risposta indiretta alle critiche mosse dal gesuita francese
Dominique Bouhours nei confronti della poesia italiana, accusata di eccessiva ornamentazione retorica e di
mancanza di profondità filosofica nei contenuti. I quattordici membri fondatori dell'Arcadia, provenienti da
varie regioni italiane e tutti precedentemente affiliati all'Accademia Reale, si riunirono nel convento
annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio e decisero di istituire l'Adunanza degli Arcadi. Il nome
"Arcadia" richiama sia un luogo reale, la regione del Peloponneso nota per essere stata abitata da pastori
poeti, sia un ideale estetico-morale di semplicità e naturalezza contrapposto agli eccessi barocchi.
L'iconografia dell'Arcadia include il flauto di Pan cinto da rami di alloro e pino, simbolo della poesia
pastorale.
La guida dell'Arcadia è affidata a Giovan Mario Crescimbeni, noto anche come Alfesibeo Cario, il quale
svolge un ruolo chiave nell'organizzazione e nella promozione dell'Accademia. Crescimbeni mira a
estendere il sodalizio, aprendo l'adesione non solo a letterati, ma anche a nobili, ecclesiastici, donne e
stranieri. L'obiettivo è quello di creare un ambiente letterario pluralista e inclusivo. L'Arcadia si organizza
seguendo il modello della società arcadica, con una struttura gerarchica che prevede un custode generale e
un vicecustode, coadiuvati da un collegio di dodici membri. Grazie all'infaticabile lavoro di Crescimbeni,
l'Arcadia diventa presto molto popolare, attirando non solo poeti dell'Accademia Reale, ma anche i più
celebri letterati d'Italia. Crescimbeni orienta la produzione poetica verso forme più semplici e contenuti più
accessibili, in linea con i gusti della società dell'epoca.
→
LA DIFFUSIONE NAZIONALE L'espansione dell'Arcadia avviene attraverso la fondazione di "colonie" in
altre città italiane, come Arezzo, Macerata, Venezia e Bologna. Queste colonie, pur rimanendo autonome,
sono gerarchicamente subordinate all'Arcadia di Roma e contribuiscono a diffondere i principi arcadici in
tutta Italia. La rete di relazioni e rapporti che si crea attraverso queste colonie estende l'influenza
dell'Arcadia in tutto il paese e oltre, fino a Santo Domingo, dove nel 1777 viene fondata una colonia
antillana. L'Arcadia viene vista come un punto di riferimento nella repubblica delle lettere, distinguendosi
non solo in Italia, ma in tutta Europa. Michele Giuseppe Morei, nel 1761, la descrive come una "Letteraria
universale Republica", riconosciuta in ogni incontro non solo a Roma e in Italia, ma in tutta Europa. Questo
sottolinea il ruolo centrale dell'Arcadia nella cultura letteraria del tempo e la sua capacità di unificare gli
sforzi di riforma letteraria e promuovere la comunicazione tra i letterati italiani ed europei.
→
LA POETICA DI GRAVINA Nel 1696, Gravina, noto come Opico Erimanto, stende in latino il decalogo e le
regole che governano l'Accademia, ponendo particolare enfasi sull'uso del lessico pastorale e
sull'esclusione di opere di cattivo gusto o irreligiose. Tuttavia, nonostante l'apparente armonia iniziale,
emerge ben presto una divergenza di vedute tra Crescimbeni e Gravina riguardo agli indirizzi poetici e alla
gestione dell'Accademia. Queste divergenze sono alimentate anche da differenze religiose e politiche, con
Crescimbeni che si schiera con i gesuiti e Gravina che si avvicina alle posizioni filo-asburgiche. La rottura
definitiva tra i due avviene nel 1711 a causa di un contrasto sull'interpretazione delle regole che regolano la
sostituzione dei membri del collegio. Il tentativo di Paolo Rolli, allievo e sostenitore di Gravina, di attenuare
il controllo di Crescimbeni sull'Accademia viene respinto, portando alla scissione e alla fondazione della
"Arcadia Nuova" (poi Accademia dei Quirini) da parte di Gravina e dei suoi seguaci. Gravina critica la vacuità
della produzione arcadica e propone un ritorno a un classicismo più rigoroso.
Tuttavia, nonostante la rottura, Crescimbeni rimane saldamente al comando dell'Adunanza grazie al suo
controllo burocratico e alla maggior praticabilità della sua proposta letteraria. Alla morte di Gravina nel
1717, l'esperienza dell’Arcadia Nuova termina e la scissione è ricomposta con il reintegro postumo di
Gravina e degli altri scismatici nei ranghi dell'Arcadia.
→
LE IMPRESE EDITORIALI Durante gli anni dello scisma, la linea di Crescimbeni prevale anche grazie a un
piano editoriale che prevede la pubblicazione delle opere degli Arcadi. Questo piano editoriale contribuisce
all'influenza dell'Arcadia sul gusto e sulla letteratura del primo Settecento, dimostrando come la fase più
importante della vita dell'Accademia coincida con il custodiato di Crescimbeni e come l'attività dell'Arcadia
abbia influito sul gusto e sulla letteratura del periodo.
4. TEORICI D’ARCADIA
CRESCIMBENI
Giovan Mario Crescimbeni fu un letterato italiano nato e laureatosi in legge a Macerata, la cui vita e
produzione sono strettamente legate all'Adunanza degli Arcadi, un'importante istituzione culturale fondata
a Roma nel 1690. Crescimbeni si inserisce attivamente nella vita accademica di Roma fin dal suo arrivo nel
1681, partecipando all'Accademia Reale e alle riunioni di letterati organizzate da Vincenzo Leonio.
La sua opera poetica, rappresentata principalmente dalle varie edizioni delle Rime, è concepita
principalmente come un servizio all'Adunanza degli Arcadi, offrendo esempi di buon gusto metrico e
stilistico che fungono da modello per gli altri membri dell'accademia. Tuttavia, Crescimbeni è anche uno dei
primi storici dell'Arcadia, dedicando gran parte del suo lavoro alla registrazione e alla celebrazione dei
membri illustri dell'associazione attraverso opere come Vite degli Arcadi illustri e Notizie istoriche degli
Arcadi morti. Il suo romanzo prosimetrico Arcadia si propone di narrare la storia dell'Adunanza fino al 1705,
inserendo saggi esemplari dell'attività poetica dei pastori all'interno della narrazione.
Ma l'opera più significativa di Crescimbeni è senza dubbio Historia della volgar poesia, accompagnata da
altri testi teorici come La bellezza della volgar poesia e Commentari intorno alla storia della volgar poesia.
Attraverso questi scritti, Crescimbeni offre una rilettura della storia della poesia italiana, delineando criteri
per valutare l'eccellenza poetica basati sull'equilibrio tra "bellezza esterna" e "bellezza interna" della
poesia. Nei suoi dialoghi teorici, Crescimbeni illustra anche l'importanza dell'imitazione dei modelli classici,
specialmente dei p