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SCUOLA SICILIANA

La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto alle altre letterature europee, ma ben presto sviluppa caratteri autonomi e originali. L'origine della nostra tradizione è identificata nella Scuola siciliana. Federico era anche un poeta tanto che in Sicilia nasce la Scuola siciliana: si definisce scuola perché si ha una compattezza di poeti, provenienti dall'Italia meridionale, membri della cerchia di amministrazione di Federico II, (Pier delle Vigne, Jacopo da Lentini detto "il notaro" (autore principale), Stefano Protonotaro.

Perché nasce la Scuola siciliana?: cultura di riferimento laica da parte di Federico II, creazione di una letteratura laica di lingua volgare. Questo modello culturale si espanse in seguito in tutta Italia. La poesia della Scuola siciliana, però, nasce perfetta e con una precocità analoga, questo perché questa poesia prende spunto da un modello di poesia plurisecolare.

Sono pervenuti 5 testi lirici, in provenzale e il poeta non è italiano. Come è possibile? Federico II recupera una tradizione secolare, ovvero la poesia d'Oc o volgare del Sud provenzale (Francia del sud), in lingua d'Oil (ciclo carolingio e bretone) si scrivono soprattutto poemi e romanzi, Francia del Nord. I poeti del sud della Francia si chiamano TROVATORI, "trovare" è un termine tecnico della poesia, di conseguenza la poesia si chiama anche trobadorica. Questa poesia esisteva già quando nacque la poesia siciliana, questi ne assimilarono le forme e parte del linguaggio. Esiste un codice: Vaticano latino 3793, importante perché tutto ciò che noi sappiamo della poesia di Dante lo dobbiamo a tre codici, tra cui il più importante è questo. Sono collocabili temporalmente dopo Dante. Questo autore tradusse i testi in latino. Codice composto da due parti: 1. le canzoni; 2. i sonetti. In ordine cronologico, la prima

canzone è di Jacopo da Lentini "Madonna dir vo voglio", questa è la canzone che apre la raccolta di testi perché è la traduzione di un poema provenzale di Folchetto da Marsiglia. Questa è ricchissima di frasi e termini che derivano dal provenzale e sono italianizzazioni dal provenzale.
  1. LE CANZONI:
La poesia provenzale è una poesia d'amore, con una forte connotazione sociale legata fra l'amante uomo e l'amata di grado sociale superiore tipicamente "castellana", il cosiddetto "amor cortese"; un amore contrassegnato dalla divaricazione sociale, dalla distanza sociale. Da qui nasce l'infelicità amorosa. Idea della superiorità sociale della donna rispetto all'amante. Uno degli effetti che produce tutto ciò è la strategia dissimulatoria, cioè non si può dire il nome dell'amata perché tutto ciò le procurerebbe infamia - termine

Tecnico per definire il nome della donna amata è "senhal" (segnal). Anche nomi della letteratura italiana come Beatrice e Laura utilizzano la tecnica del senhal. L'uso del senhal è la prima indicazione della poesia come poesia cortese, risponde a dei codici etici e comportamentali tipici della corte, all'insegna dell'eleganza, della nobiltà e del rispetto. Tutto ciò non esclude affatto che ci sia la richiesta di far entrare il poeta in camera, il tema della camera è uno dei grandi temi della poesia provenzale, "il risarcimento d'amore".

La poesia occitanica-provenzale alla quale Federico e i suoi guardano, nasce quindi in un sistema di piccole corti e mette in scena l'amore del poeta per la castellana. Nella poesia dei trovatori non è estranea la vena erotica. Se ci si sposta nella corte di Federico cambia il profilo sociale e non è pensabile che il poeta si metta a fare poesia per l'imperatrice.

Il punto è che i siciliani riprendono temi, forme e linguaggio di una poesia provenzale fortemente cortese trasportandoli in un'altra dimensione. Nella poesia siciliana i modelli formali (distanza uomo-donna) restano, ma viene teorizzata una distanza morale e psicologica. Questa poesia è una poesia rarefatta, cioè molto meno concreta e realistica. Ad esempio, il tema dell'amore è un amore romantico, che sarà col tempo l'unica dimensione esclusiva della poesia siciliana. Troviamo "l'immagine della donna dipinta nel cuore come idea di una contemplazione costante e ossessiva", che successivamente diventerà tema anche di tutta la poesia italiana. La letteratura siciliana perde rispetto alla poesia provenzale la poesia politico-militare. È scontato che se nel mondo provenzale ci sono tante piccole corti, raffinate ma in lotta tra di loro. La cultura provenzale produce anche una grande poesia politica e militare.

Esaltazione della guerra. La sua figura emblematica è nel cavaliere. La guerra è l'elemento dove si vede la virtù dell'uomo. In Italia essendoci una figura di imperatore senza altre corti, l'elemento bellico viene meno. L'imperatore la politica vera e propria la tratta a livello politico e diplomatico, non la affida a un testo poetico. Guerra e politica cadono quindi dalla poesia siciliana. Gli intellettuali della Scuola siciliana sono in grado di scrivere testi poetici ma non musicali. Non è più un testo-canzone ma nasce un testo per una lettura. Sicuramente i testi erano anche musicali ma non nascono come un unico organismo. Il divorzio tra testo e musica avrà cambiamenti visibili nella storia della letteratura. La prima canzone all'interno del codice vaticano è di Jacopo da Lentini e Abate da Rivoli, ed è una canzone d'amore. La canzone non ha origini italiane e neanche la parola è originaria dell'Italia.

ma della Provenza. Con la scuola siciliana il testo si stacca dalla musica, non nascono più insieme ed è ovvio che a questo punto però il testo scritto perde la base musicale. L'elemento musicale e armonico è da recuperare. Se si è perso da una parte è da recuperare dall'altra ed è per questo che questa struttura è così rigida e questa musicalità si recupera con la struttura delle rime.

[Accenno alla grammatica]: La lingua italiana è accentuativa, quindi ogni parola ha un accento. La cosa fondamentale è l'ultimo accento. Gli accenti non si contano dall'inizio. Si contano dalla fine. La stragrande maggioranza delle parole italiane è piana (l'accento è sulla penultima sillaba) (es. casa, parassita). Le parole piane sono moltissime. Le parole tronche (accento cade sull'ultima) (es: libertà). Nelle sdrucciole l'accento cade sulla terzultima sillaba.

(terza dal fondo) (es:sdrucciolo, anima, soccorrere). Le parole bisdrucciole hanno l'accento sulla quartultima (es:liberami). Se l'ultima parola è piana il verso è piano e così via. Un endecasillabo sarà piano/tronco/ sdrucciolo ed è definito tale dall'accento dell'ultima parola. La poesia italiana è modellata sulla poesia francese. Come luogo comune la lingua francese e provenzale sono fatte da parole tronche. L'effetto è che se si crea un verso, in francese finisce con una parola tronca. Il francese ha un verso nobile che è il decasillabo. L'accento cade sempre in decima posizione, perciò quei versi francesi avranno sempre 10 sillabe. Quando quel decasillabo si vuole portare in Italia bisogna fare in modo che l'accento cada sulla decima sillaba. L'effetto è però che di parole tronche se ne hanno pochissime. L'endecasillabo perciò si chiama così

non perché ha 11 sillabe ma perché l'ultimo accento forte cade sempre sulla decima posizione sillabica. Principalmente ha 11 sillabe ma non si può considerare come una regola. La sinalefe è un fenomeno metrico per cui una vocale che chiude una parola e una vocale che inizia la parola dopo contano 1. Es: Passami l'olio e il sale> nel pronunciarlo c'è un unico suono, un'unica posizione sillabica. C'è un codice preciso per tutti gli aspetti della metrica, poi si può decidere di romperlo.

2. Il SONETTO è stato inventato in italia, probabilmente da Jacopo da Lentini, forse il sonetto è una rielaborazione della "stanza di canzone isolata". Forma metrica che viene poi usata in tutta Europa, grande diffusione (Baudelaire, Hugo, Goethe, Shakespeare hanno scritto sonetti). Il sonetto non è difficile, guarderemo la struttura classica, il sonetto canonico. E' chiaro che si possono trovare

Variazioni di ogni tipo. Noi parleremo sempre del sonetto canonico. Il sonetto si impone perché mescola il massimo della struttura con amplissimi margini di libertà, formalmente si può definire con estrema esattezza ma anche all'interno del sonetto canonico si possono individuare tante varianti. Il sonetto è costituito da 14 (e solo 14 nella forma canonica!) versi endecasillabi. Se si trova un settenario o non è un sonetto o è un sonetto particolare.

Quartine e terzine. Il sonetto si divide sempre a metà, tra le prime due quartine e le seconde due terzine. Ci sono rientranze all'inizio di ognuno di ogni 4 segmenti, queste sono apparenze, sono modi in cui oggi l'editore impagina ma non ci sono nel sonetto. Il modo in cui si impagina dipende dalla cultura che impagina. Per noi è naturale che i versi vadano a capo, nei manoscritti dell'epoca non lo fanno perché la carta costa troppo, non si può sprecare spazio.

Come capire dove finisce il verso? Si capisce dalla struttura interna, che si costruisce sulle rime: la rima è la parte che comincia con l'ultimo accento forte. Li c'è la rima, tutto ciò che c'è prima sono degli spazi è ritmo è elemento molecolare. Indicare le rime con delle lettere è la prima cosa da fare. Attenzione allo schema ritmico! Prima si comincia con la A, la seconda riga è in "iso" quindi è diversa dalla prima quindi sarà una B, la terza è in "ire" quindi come la prima A, la quarta è in "iso" quindi è una B. Andando avanti arriva tutto lo schema ritmico, c'è in mezzo "gaudere", anche quella fa parte di A in realtà. Nel sonetto bisogna usare solo le lettere maiuscole. Abbiamo esaurito lo schema delle quartine in ABAB, non è l'unico questo schema per le quartine però. Ci possono essere ABBA.

ere utilizzati solo schemi ABBA o ABAB ABBA nelle quartine. - Legge relativa: possono essere utilizzati anche altri schemi, come ad esempio AABB o ABAB AABB, ma devono comunque rispettare la struttura delle quartine.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Beatrice.r02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana dal 1200 al 1800 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Barucci Guglielmo.