La poetica e lo stile
Montale esplora nella sua poetica un vero e proprio disagio esistenziale: il senso di angoscia ed estraneità rispetto ad uno specifico ambiente, rispecchia il disagio dell'uomo e dell'intellettuale del Novecento, privato di ogni certezza a causa dei meccanismi della società di massa. L'unica soluzione è per Montale assumere un atteggiamento di distacco, vivendo isolati, nel tentativo estremo di difendere e preservare la funzione dell'intellettuale. Questo disagio esistenziale non viene espresso da Montale con riflessioni astratte, bensì con una serie di immagini pregnanti basate su elementi e oggetti della realtà umile e concreta: le cose diventano simboli dell'emozione provata dal poeta (teoria del "correlativo oggettivo" elaborata nel 1919 dal poeta Thomas Stearns Eliot).
Ossi di seppia
Nella raccolta Ossi di seppia, gli oggetti sono in particolare elementi naturali e talvolta sono metafore del «male di vivere», a differenza della raccolta Le occasioni, dove troviamo oggetti che sono dettagli di ambientazioni urbane forniti al lettore senza un commento che faciliti l'associazione tra il dato concreto e il suo significato astratto. La riflessione sul vissuto personale percorre tutta l'opera poetica di Montale, ma a differenza di tanti poeti del Novecento, il ricordo è destinato nelle sue poesie a svanire rapidamente (il tempo rappresenta un fattore ostile).
Stile e temi
La scrittura di Montale ricorda da vicino l'esperienza sull'inettitudine a vivere dei crepuscolari e "attraversa" Gabriele D'Annunzio per poi rovesciarlo: e infatti Montale rifiuta il dannunzianesimo; non teme quindi di usare parole comuni e anche dialettali. La sua rimane una poesia che si presenta scarnificata, depurata da ogni residuo di sentimento esposto o gridato.
Ossi di seppia
Ossi di seppia uscì nel 1925 (in Italia in quell'epoca c'era Mussolini). Fu subito chiaro che si trattava di un libro di rottura con la tradizione. Come lo stesso Montale dichiarò, il libro nasceva da uno sforzo verso la semplicità e la chiarezza. La semplicità implicava una presa di posizione contro D'Annunzio, mentre la chiarezza si può intendere come una volontà di distanziarsi dagli altri poeti che intendevano la poesia come una rivelazione di nascoste verità. Montale è uno di quegli scrittori interessati a testimoniare la realtà così com'è.
Ossi di seppia prese forma negli anni in cui il fascismo si mutava in dittatura e quindi anche i modelli culturali cambiavano, ma il poeta esprime una posizione ben diversa: il compito della poesia è sì quello di tendere all'assoluto ma essa poi non può che darci la negatività. L'opera è ambientata nel paesaggio ligure, cioè nei luoghi che avevano segnato l'infanzia del poeta. A emergere in tale contesto sono le cose della vita comune, non casualmente la prima poesia del libro si intitola I limoni che è uno degli alberi più comuni che ci possano essere. L'umiltà della poesia si può comprendere già dal titolo in quanto l'osso di seppia è l'umile cartilagine del mollusco che risulta visibile solo una volta che l'animale si è decomposto: l'immagine fa pensare a un detrito sbattuto dalla corrente e ciò rappresenta l'uomo dei tempi di Montale.
Elementi simbolici
Due elementi in particolare hanno un ruolo decisivo nel paesaggio ligure del libro: il mare, visto come simbolo positivo capace di levigare tutte le imperfezioni del fondo, mentre la terraferma è vista come simbolo negativo perché viene raffigurata soprattutto nel momento più assolato (14.00) e quindi ci presenta un terreno spaccato dal sole e ciò rappresenta in modo diretto il senso della negatività, cioè del male di vivere. Montale non si rassegna al negativo e cerca la possibilità di un varco, ma la sua ricerca risulta vana. Anche il motivo del tempo contribuisce a dare al poeta il senso della sconfitta. È impossibile infatti fermare i ricordi e ricavare un senso dal passato, ed è per questo che molte liriche di Ossi di seppia sono contraddistinte dalla tesi "inutile l'unico bene è la divina indifferenza" (non relativa a Dio, divina perché appartiene agli dei).
Il poeta di Ossi di seppia utilizza gli oggetti in chiave simbolica quindi il realismo convive con il simbolismo. Questa alternanza la troviamo anche nell'oscillazione tra poesia e prosa nell'andamento del libro. L'andamento della prosa invade larghi strati del discorso (il continuo richiamo agli oggetti è prosa), ma la poesia resiste e conserva rime e assonanze, strofe e metafore.
Brani antologici
Non chiederci la parola
Anno: 1923
Temi: un paesaggio di aridità e di solitudine, il vuoto dei valori e la mancanza di certezze, l'errore di chi presume di aver capito tutto e di essere padrone della propria vita, il ruolo della poesia: testimoniare la crisi.
Il componimento risale al 1923 e inaugura la sezione intitolata Ossi di seppia. Con il suo paesaggio arido, e con la sua parodia dell'uomo sicuro, Non chiederci la parola fotografa con sinteticità la condizione di solitudine e di amarezza spirituale in cui si muove l'umanità di quel tempo. Inoltre Montale aggiunge che è finito il tempo in cui ai poeti si riconosceva l'ultima parola o la possibilità di trovare soluzioni positive, la poesia di oggi non può che presentarsi come testimonianza della crisi in atto.
Nella prima strofa un oggetto del paesaggio diviene simbolo di uno stato d'animo, in questo caso di aridità spirituale, l'oggetto in questione è il croco che sarebbe il fiore di zafferano dall'intenso colore viola. Nella seconda strofa invece Montale presenta la satira dell'uomo che procede sicuro per la sua strada e che appare privo di dubbi, si pensa possa fare riferimento a Mussolini, ma è il vero uomo per Montale quello dell’osso di seppia vuoto ma che sa che deve farcela. Nella terza strofa Montale spiega che è finita l'epoca della poesia di insegnamento e infatti sono rimasti famosi i due versi finali: "codesto solo oggi possiamo dirti, so che non siamo, so che non vogliamo". Con questo Montale vuole farci capire che sono finiti i tempi della poesia consolatrice e dobbiamo prendere coscienza della crisi storica in atto e della debolezza della poesia di fronte a ciò.
Il componimento è costruito con una struttura circolare, infatti la prima e la terza strofa si corrispondono simmetricamente. Dal punto di vista dello stile la lirica procede con un ritmo meditativo, mentre il linguaggio è un linguaggio prosastico che rinuncia perciò alle immagini poetiche.
Meriggiare pallido e assorto
Anno: 1916
Temi: l'aspro paesaggio ligure come simbolo di un'esistenza priva di scopo, l'impossibilità di marcare i limiti della condizione umana.
Montale aveva soltanto 20 anni quando scrisse questa celebre poesia. Siamo testate, di primo pomeriggio, in una terra di mare. Il caldo sembra soffocare ogni forma di vita: resistono solo le umili formiche. Gli uomini no, devono fermarsi, e sentire in questo obbligato immobilità il senso della vita: cioè un senso di sconfitta. Tra lo spazio chiuso dell'orto e quello immenso del mare c'è infatti una muraglia, il limite è proprio qui, fisicamente presente ed invalicabile. Il paesaggio pietrificato diventa il simbolo lirico dell'immobilità e dell'inconcludenza dell'esistere.
La lirica nasce da un'attenta osservazione della realtà ripresa nei suoi particolari più umili, cogliere il mondo circostante mediante l'udito e la vista. Nella prima strofa troviamo un luogo chiuso da cui non si può evadere, mentre nella seconda la perenne insoddisfazione e incontentabilità umana. La terza strofa ci parla di una presenza infinita, cioè il mare che si trova sullo sfondo ma è silenziosa e inaccessibile, mentre la quarta e ultima strofa come possiamo vedere inizia con un verbo all'infinito, segno dello sforzo e dell'inutile ripetitività dell'esistere.
Spesso il male di vivere ho incontrato
Anno: 1924
Temi: universalità del dolore connaturato alla vita stessa, l'indifferenza come antidoto al male di vivere.
La lirica è tra quelle che esprimono in modo più esplicito il doloroso senso dell'esistere che caratterizza tutta l'opera di Montale. Nella prima strofa il poeta illustra con tre immagini pregnanti cosa sia il male. Nella seconda strofa possiamo individuare con altre tre immagini quel poco di bene che è concesso agli uomini.
Nella prima strofa le tre immagini che esprimono il male di vivere sono il ruscello impedito nel suo libero scorrere, la foglia che inaridisce per il caldo, e il cavallo stramazzato. Questo male di vivere deriva: dal disagio di fronte a un mondo di odio e di incomprensione, dall'angoscia per la caduta dei valori e ideali vissuti dalle generazioni precedenti, il sentimento doloroso di chi non sa più conferire significato e scopre i propri giorni. Ed è per questo che l'invito del poeta è quello di fuggire e per farlo c'è bisogno dell'indifferenza.
La seconda strofa vuole farci capire che l'unico bene è la divina indifferenza e a questo corrispondono tre immagini: la statua inattaccabile dai sentimenti e dalla sofferenza, la nuvola come anche il falco sono staccati dal mondo e preservati così da ogni bruttura.
Cigola la carrucola del pozzo
Anno: 1925
Temi: all'improvviso riemergere del passato, la difficoltà del ricordare, la tensione verso persone amate oggi assenti.
La breve lirica dà come un rapidissimo colpo di sonda nel passato. Un viso familiare si riaffaccia alla mente ma subito scompare, lasciando una dolorosa traccia di vuoto e di solitudine. Il tema di questa lirica è dunque il ricordo, l'importanza e la difficoltà del ricordare, tale importanza diverrà dominante nella successiva raccolta Le occasioni.
In questa lirica lo sforzo del secchio che risale richiama quello di far riaffiorare i ricordi. Il poeta specchiandosi nell'acqua rivede il volto della donna amata che subito sparisce perché ormai ella appartiene a un altro, che sarebbe il Montale del passato che oggi è lontano. Il poeta non si riconosce più e gli sembra di essere diviso da se stesso.
Le occasioni
Le occasioni includono i versi scritti fra il 1928 e il 1939. Con questa raccolta la poesia montaliana cambia linguaggio e contenuti. È proprio in questa raccolta che Montale mantiene uno stretto legame con l'oggetto, mette a tacere il sentimento e si limiterà a indicare l'oggetto che adesso per lui incarna il sentimento. Si tratta di oggetti emblematici: sono animali, cose e parole. Tali oggetti sono...
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Letteratura
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Letteratura italiana - Eugenio Montale
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Montale, Letteratura italiana contemporanea
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