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“D'UNA QUISTIONE, CHE FECE UN GIOVANE AD ARISTOTILE.

Aristotile fue grande filosofo. Un giorno venne a lui un giovane, con una nuova

domanda, dicendo cosìe: – Maestro, io ho veduto cosa, che molto mi dispiace

all'animo mio: ch'io vidi un vecchio di grandissimo tempo, fare laide mattezze.

Onde, se la vecchiezza n'ha colpa, io m'accordo di voler morire giovane, anzi

che invecchiare e matteggiare. Onde, per Dio, metteteci consiglio, se essere

può! – Aristotile rispose: – Io non posso consigliare che, invecchiando, la natura

non muti in debolezza il buon calore naturale: [se verràe] meno, la virtù

ragionevole manca. Ma, per la tua bella provedenza, io t'apprenderò com'io

potrò. Farai così: nella tua giovanezza, tu userai tutte le belle e piacevoli ed

oneste cose, e dal lor contrario ti guarderai, al postutto. E quando serai vecchio,

non per natura, né per ragione, viverai con nettezza; ma per la tua bella e

piacevole e lunga usanza, ch'avrai fatta.”

Aristotele dice che è probabile che ci sarà una degenerazione morale nell’invecchiamento ma per la

sua preveggenza gli darà un consiglio. In questo momento lui vivrà in onestà e bellezza così che

quando sarà vecchio potrà vivere con nettezza ma l’esercizio di essere onesto e godendosi la vita

diventerà un’abitudine e farà si che quando ci sarà questa degenerazione quei comportamenti

potranno aiutare anche nella vecchiaia.

Il compilatore prende storie da tutte le epoche, antiche e contemporanee. Dimostra di avere

un'ampiezza di sguardo.

novella n. 73

COME IL SOLDANO, AVENDO BISOGNO DI MONETA, VOLLE COGLIER CAGIONE A UN

GIUDEO.

“Il Soldano, avendo bisogno di moneta, fo consigliato che cogliesse cagione a un ricco giudeo, ch'era

in sua terra, e poi gli togliesse il mobole suo, ch'era grande oltra numero. Il Soldano mandò per

questo giudeo, e domandolli qual fosse la migliore fede, pensando: – S'elli dirà la giudea, io li dirò

ch'elli pecca contra la mia; e se dirà la saracina, ed io dirò: Dunque, perché tieni la giudea? – Il

giudeo, udendo la domanda del signore, rispose così: – Messere, elli fu un padre, ch'avea tre figliuoli,

ed avea un suo anello, con una pietra preziosa, la miglior del mondo. Ciascuno di costoro pregava il

padre, ch'alla sua fine li lasciasse questo anello. Il padre, vedendo che catuno il volea, mandò per un

fine orafo e disse: – Maestro, fammi due anella, così appunto come questo, e metti in ciascuno una

pietra, che somigli questa. – Lo maestro fece l'anella così appunto, che nessuno conoscea il fine,

altro che 'l padre. Mandò per li figliuoli, ad uno ad uno, ed a catuno diede il suo, in sacreto: e catuno

si credea aver il fine, e niuno ne sapea il vero, altri che 'l padre loro. E così ti dico delle fedi, che sono

tre. Il Padre di sopra sa la migliore, e li figliuoli, ciò siamo noi, ciascuno si crede avere la buona. –

Allora il Soldano, udendo costui così riscuotersi, non seppe che si dire di coglierli cagione: sì lo lasciò

andare”

Nella novella 25 ha il nome di Saladino, visto come valoroso e generoso, visto come un principe

magnifico, tollerante e aperto(novella inno di tolleranza religiosa, stessa cosa nella terza novella della

prima giornata del decameron). Cogliere giudeo in cagione nel senso di accusare ed espropriare le

proprietà. Espediente della novella nella novella, narratore di secondo grado. Novella dell'anello.

Anche in questo caso è un testo di larga diffusione nel medioevo in tutto il 1200, dopo il decameron

ebbe ancora più diffusione (Boccaccio da spunto novellino lo ampliò e approfondì), Boccaccio cambia

a anche il finale=il Saladino colpito dalla sapienza del giudeo, il giudeo concede il prestito e i due

diventano amici(anche se potenzialmente nemici, si riconoscono come animi affini e menti

intelligenti). il soldano è il sultano Saladino come personaggio mitico, grande popolarità

nell'immaginario occidentale, il sultano per antonomasia.

Il soldano mette il giudeo di fronte ad un bivio, dove non c'è una terza via, e alla domanda quale sia la

miglior fede il giudeo risponde che le fedi sono 3 e ciascuno crede di avere quella più giusta.

L’espediente si racconta una novella dentro un'altra novella, per sviare la domanda il giudeo racconta

la novella dei 3 anelli, che fa sospendere il giudizio, tra le due risposte il giudeo trova questa

soluzione, lui non è chiamato a rispondere la vera religione perché fa capire che soltanto dio sa qual è

quella giusta. Il finale con la presentazione dei 3 anelli mostra la pochezza della costruzione del plot,

non vengono neanche presentate le 3 religioni all’inizio. Finisce con la sconfitta del Saladino o

soldano, perché capisce che non è riuscito a mettere in trappola l’ebreo, e ci mostra la vittoria

dell’ebreo.

Il Decameron

Boccaccio nasce nel 1313, figlio di un mercante, madre sconosciuta forse una serva, amore adultero

e nascita illegittima, temi che ritroviamo nel decameron.

Date:

● 1327: viene mandato a Napoli a lavorare, lavora per le grandi banche del tempo,

spostamento decisivo per la storia intellettuale di Boccaccio. Napoli è in mano agli Angiò,

centro commerciale, città cosmopolita, Boccaccio ne parlerà nostalgicamente. In seguito al

fallimento del banco dei Barbi ad inizio anni 40 torna a Firenze. Frequenta ambienti culturali e

scopre la sua vocazione alla scrittura.

● anni 30: prime opere giovanili: La caccia di Diana ( testo in terzine dantesche), Il filologo (in

prosa), Il filosofo (in ottava rima), Il deserian (in ottava rima). Opere in ottave dimostrano la

precocità da parte di Boccaccio l’uso di un metro che determina il successo metrico della

nostra tradizione. Nell’ambito della storia del metro Boccaccio viene indicato come colui che

ha costruito questo componimento lirico. Dal punto di vista poetico è un grande innovatore.

● anni 40-41: torna a Firenze, continua a scrivere, testi: la commedia delle ninfe (prosimetro,

sia in versi che in prosa), L'Amorosa visione (terzine dantesche), la fiammetta (prosa), ninfale

fiesolano (ottava rima). Produzione di ballate, sonetti, canzoni. Produzione che passa dall’uso

della prosa all’uso della poesia.

● 1348: arriva la peste a Firenze, cambio epocale in senso negativo. Vive in prima persona

l’epidemia e la riutilizza per scopi letterari. La peste trova il suo grado di massima espansione

a metà del trecento ma continua ad esserci nella storia europea anche nei decenni

successivi. Trova lo stimolo per scrivere il decameron che porta a termine nel 1352\3. Non

sappiamo se avesse già iniziato a scrivere qualche novella, l’idea strutturale del decameron lo

porta ad ampliare il serbatoio della sua novllistica.

● 1350: conosce personalmente il suo punto di riferimento culturale, Petrarca, poeta per

eccellenza, per Boccaccio è la nuova figura del letterato indipendente capace di vivere del

proprio lavoro intellettuale. Padre dell’umanesimo, recupero della tradizione classica. Lo

rivede più volte negli anni successivi, scambi di lettere. Questa influenza di Petrarca va

riconosciuta a tal punto che Boccaccio inizia a scrivere testi di erudizione classica in latino.

Resta fedele all’amore per Dante, culto che prosegue, negli anni 50 inizia la stesura del

trattatello in laude di Dante Alighieri, prima bibliografia di alto livello in cui vengono raccontate

cose vicine dell'aneddoto che ricostruiscono di quello che al tempo si poteva ricostruire

intorno alla sua figura.

● inizi anni 70: il comune di Firenze chiede a Boccaccio di fare delle letture pubbliche della

Divina Commedia, si legge il canto e lo si commenta.

● 1373: Boccaccio è malmesso e interrompe la lettura al canto XVII dell’inferno

● una delle ultime opere è il Colpaccio, testo in prosa, testo più misogino della tradizione

medievale, accuse ad una vedova ma nel suo complesso è un'accusa alla femminilità.

● 1375: muore a Certaldo

La peste è una malattia infettiva, si riesce ad individuare il batterio alla fine dell’800, è un batterio

ospite delle pulci dei roditori, malattia all’interno del corpo degli animali, problema per l’uomo nel

momento in cui avviene il passaggio (zoonosi) attraverso il morso della pulce. Disastro arrivato dal

mar nero attraverso il traffico commerciale inizia ad infestare tutti i porti del mediterraneo.

Lezione 05\03\2025

peste, topos letterario, l’iliade inizia con la descrizione di questa epidemia descritta come frecce

scagliate dal Dio. Questa immagine delle frecce è ripresa anche dalla religione cristiana, infatti in

tempi di pestilenza ci si rivolgeva a San Sebastiano. La peste la ritroviamo nella bibbia (libro di

samuele) , nell’edipo re di Sofocle (come punizione divina per il peccato di patricidio e incesto). Testi

che affrontano la peste in modo più razionale e scientifico come fa anche Boccaccio, la prima

descrizione con questa ottica la ritroviamo nelle “guerre del peloponneso” del secondo libro di

Tucidide (consapevolezza scientifica, Tucidide vive nel momento in cui la scienza greca è al suo

apogeo, epoca in cui troviamo il primo medico, Ippocrate. Racconta del morbo, una febbre tifoidea,

evoluzione della malattia diversa da quella descritta da Boccaccio, descrizione clinica, attenzione ai

sintomi, diagnosi e poi prognosi). Lucrezio riprende la descrizione di Tucidide nel “de rerum natura”

che si chiude con questa descrizione, con visione laica e scientifica, serve per vincere la paura della

morte nella visione filosofica epicurea, cerca di dare una descrizione scientifica della peste. Da una

parte abbiamo la peste come punizione divina e dall’altra una visione razionale come cosa naturale.

L’autore e il testo più vicino al racconto della peste del 1348 che Boccaccio riprende, scrive ciò che ha

vissuto ma lo intreccia con sapere della letteratura, è “la storia dei longobardi" di Paolo Diacono, che

racconta la peste in un modo simile a Boccaccio, che trascrive il suo libro e al lato troviamo la chiosa

che dice che una stessa situazione di quella riscritta si è avuto a Firenze e nel modo occidentale.

“Le cento novelle contro la morte” di Cardini: dedicato all’interpretazione di carattere letterario ma

anche una parte di fondamento storico che ci da i dati di questa epidemia. La popolazione europea a

metà del 300 era di 70\60\50 milioni, la peste ne uccise dai 20 ai 25 milioni. In Italia la popolazione

era di 11 milioni, aveva una realtà urbana diffusa,150 realtà sopra i 5 mila a

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher greta.angelonii di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Villoresi Marco.
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