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Analisi del testo
Metàfora: "di luce mendico"
Anastrofe: "voglie... affetti" è una ripresa di Foscolo.
Antitesi: Inizia con tre interrogative e c'è un incipit abbastanza impetuoso.
"Vaga" secondo il linguaggio poetico significa bello; ci sono aggettivi foscoliani nel primo verso della seconda strofa.
A livello sociale è stata ideologizzata questa situazione per cui la donna, data la reclusione nella sua ignoranza, è stata introiettata dentro di lei la paura di fare le cose.
Questo ha reso le donne atte a suscitare il desiderio sessuale dell'uomo e non l'affetto, le ha rese oggetto e non soggetto: la funzione delle donne è rendere piacevole lo sguardo degli uomini.
Lei sta inviando una maledizione agli artefici di questo processo culturale generazionale.
Idea della donna ridotta dalla cultura dell'epoca a vil pastura, oggetto, fattanatura dell'uomo, stimolata ad ispirare gioie e non affetti.
donna come oggetto sessuale. Alle donne fu concesso di imbellettarsi come un fiore fragile (fiore che tagliato muore, preso da Catullo). Fiore associato sempre a bellezza femminile qui viene interpretato come fiore reciso e la linfa del fiore è l'intelletto e la cultura.
Scrittrici del 1900
SIBILLA ALERAMO
VITA: Nacque ad Alessandria nel 1876, poi si trasferì a Civitanova Marche e qui va a lavorare nella fabbrica gestita dal padre, perché non trova nessun precettore per continuare i suoi studi molto emancipati. Nella fabbrica subisce violenze da un operaio, in quel momento di crisi familiare (scopre che il padre aveva un'amante) riceve le sue attenzioni: lo sposa e avrà un figlio. Dopo alcuni anni di vita matrimoniale infelice decide di abbandonare la famiglia e va a vivere a Roma. Il suo vero nome è Rina Faccio (l'altro è uno pseudonimo). Ebbe tantissime relazioni amorose: la prima a Roma con uno scrittore Andrea Cena che conia il suo pseudonimo,
Ebbe poi una relazione con Dino Campana (autore di canti orfici), poi ebbe una relazione con un poeta molto più giovane di lei. Condusse una vita molto emancipata per questo non riuscì più a vedere il figlio (all'inizio gli scriveva delle lettere) e lo rivedrà solo da adulto.
Ebbe un ruolo importante come intellettuale nel panorama dell'epoca, riuscì a essere in corrispondenza con d'Annunzio, Campana, Papini. Fu la prima ad avere una funzione di mediazione culturale: introdusse in Italia le idee del femminismo, formulate soprattutto da autrici inglesi. Le idee non sono originali poiché riprende concetti di teoriche femministe inglesi, ma ebbe questa funzione importante di diffonderle e introdurle in dibattito italiano.
PRODUZIONE: Ampia produzione unita da temi costanti. Scrive romanzi e il testo "Una donna" (1906) più importante è il primo romanzo che è un romanzo "Il passaggio" (1919).
“Andando e stando” autobiografico e memorialistico. Poi scrive (1920), “Amo dunque sono” (1927) e “Il frustino” (1932). Al centro c’è sempre il tema amoroso. Inoltre, scrisse delle liriche e poi diari e lettere (produzione epistolare), tutto edito (i manoscritti sono in un centro a Roma).
TEMI COSTANTI:
- Autobiografismo cioè le opere sono caratterizzate dal fatto che sono ispirate a eventi della sua vita;
- Memorialità la narrazione dei romanzi è sull’onda della memoria, spesso c’è una costruzione narrativa che procede in analessi;
- Tendenza che la Melandri e Zancan descrivono come un’attitudine narcisistica un io che racconta la propria vita, discorso molto impregnato sull’immagine idealizzata di sé, tutti gli altri personaggi tendono a diventare delle comparse, tutto è in funzione dell’io narrante > costruzione dell’immagine di sè“Una
Riporta infine al presente narrativo; c'è una struttura circolare (tempo della vicenda = tempo narrato quindi l'infanzia). L'intento è quello di fornire una parabola ideale, infatti lei racconta una vicenda drammatica che lei vive come una vicenda esemplare e paradigmatica, in cui lei compie un percorso di formazione (dallabambina fino a donna adulta) > bildungs. Tutta la narrazione è in analessi (flashback), si affida alla memoria e inizia a ricordare, quindi è un percorso analettico ed evocativo, ma sottolinea come la propria memoria sia insufficiente, non ricorda bene e vede come una nebbia. Idea di Lea Melandri che studia l'opera dal punto di vista psicologico e formula l'idea della differenza tra uomo e donna nella mitizzazione del luogo dell'origine: la donna vede il rapporto amoroso come completamento e unione e invece l'uomo lo concepisce come permanenza nell'utero materno e quindi possesso.
Soggettività narcisistica che assimila a sé l'altro da sé. Lo spazio diventa come uno schermo, non conta nulla, sono pochi i luoghi descritti ed è come uno schermo o uno scenario per proiettare i sentimenti dell'io. È una prosa lirica ma il modo di scrivere è molto melodrammatico, non si basa tanto sulla trama e sui fatti ma è impregnato sui sentimenti e le emozioni (non c'è una forte trama): frasi brevi coordinate, non c'è una costruzione sintattica elaborata, ci sono molte esclamative e interrogative (simile alle ultime lettere di Iacopo Ortis). Trattazione della spazialità nel romanzo: il nucleo centrale delle vicende è Civitanova, però la scrittrice non cita esplicitamente il nome della città ma la chiama "cittaduzza del sud". Nel romanzo ci sono due elementi: il luogo centrale che rimane indeterminato che va a incidere anche nella narrazione a livello di realismo.ma, oltre questo, ci sono altre due città ovvero Milano, durante il periodo dell'infanzia e poi durante il matrimonio si trasferisce a Roma, torna in seguito a Civitanova e poi lascia la famiglia per tornare a Milano. C'è uno scambio tra Roma e Milano: nella vita reale si trasferisce a Milano col marito e quando lascia la famiglia va a Roma (nel romanzo sono scambiate). Fece leggere il manoscritto ad un circolo di femministe che sconsigliarono di pubblicare il romanzo per proteggere la vita del bambino; quindi, lei per questo sceglie di occultare lo spazio e scambia le due città (per evitare un realismo eccessivo).
L'infanzia è rievocata come un periodo positivo, avvolto in una luce di sogno, è utile leggere questo modo di ricordare l'infanzia secondo la categoria critica di Bachelard: casa dell'infanzia come la casa del "sogno bello", luogo ovattato protetto, casa onirica come luogo mitizzato (parla di armonia, musica dolce, ecc.).
luce soffusa macalda). Lei vive in un rapporto quasi simbiotico col padre, è meno legata alla madre, riceve un'educazione molto all'avanguardia. Poi scoprirà che il rapporto con i genitori non era un rapporto di sogno e ci sarà un crollo dell'immagine del padre. Lei a Civitanova rilegge tanti segni di infelicità nella mamma che da bambina aveva colto in modo restringente perché adorava il padre (troverà dei biglietti della madre). La parte centrale è il periodo a Civitanova: quando lei arriva, l'incontro con questo ambiente nuovo è molto favorevole dal punto di vista della natura e instaura un rapporto di tipo positivo, ma invece ha un rapporto di tipo respingente con l'ambiente umano che le sembra molto gretto, meschino e rozzo. Nel nucleo centrale c'è un rallentamento narrativo (i capitoli dedicati a questi anni sono quelli che occupano più pagine) perché, dove la narrazione indugia,
è il punto più importante. Gli anni sono quelli in cui lei scopre che la sua famiglia non era felice, subisce le attenzioni di quest'operaio e scopre che il padre tradisce la madre e inoltre un momento di grande crisi è il tentativo di suicidio della madre che si butta dalla finestra, poi viene internata nel manicomio di Macerata (sono interessanti le lettere tra lei e la famiglia). La protagonista trova dei biglietti di quando la madre era giovane quando un giorno aveva deciso di andare via di casa e lasciare un biglietto ai figli. I temi affrontati sono anche quelli del matrimonio e la casa prigione, fine del sogno bello e nascita del figlio. La protagonista ha una scossa da questa vicenda e prende la decisione di abbandonare la famiglia anche per non ripercorrere il destino della madre. La famiglia si trasferisce poi a Roma (in realtà Milano) e qui la protagonista si dedica al volontariato, scopre la vita culturale della capitale, e avviene un'apertura.sociale, frequenta associazioni e teatri. Poi torna a Civitanova quando al marito viene proposto di subentrare al padre nella direzione della fabbrica, lei quindi decide di abbandonare la famiglia e nel romanzo va a Milano (in realtà a Roma), spazio vivace e libero dell'emancipazione; quando lei lascia la famiglia ha già una relazione con Andrea Cena (ma lo dirà dopo). Il fatto di abbandonare il figlio per seguire la sua carriera suscitò molte critiche da parte delle femministe perché fu vista come una scelta egoista.
Cap.7 È uno dei pochissimi passaggi dedicati al racconto del parto, in letteratura non ci sono testi che parlino del corpo della donna dal punto di vista della fisicità. Quando nasce il figlio lei formula un progetto di rinascita: progetta di occuparsi del figlio e descrivere un romanzo. Lei indica sempre i mesi nel testo ma mai gli anni, il tempo è sfumato. Alla nascita del figlio il narcisismo si proietta anche su di
lui che viene descritto sempre idealizzato, c'è l'immagine