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L’iniziale binomio realistico-fantastico si separa nel corso

degli anni 50, da una parte infatti abbiamo dei racconti e dei

romanzi brevi di stampo esclusivamente realista come la

nuvola di smog o la speculazione edilizia oppure la

giornata di uno scrutatore. Ecco questo romanzo breve è

molto interessante perché narra la giornata di uno

scrutatore comunista addetto al seggio elettorale dell'istituto

torinese del cottolengo, riservato a minorati e a deformi.

D’altra parte, vengono poi pubblicati sempre nello stesso

periodo i romanzi fantastici, che rientrano poi nella

cosiddetta trilogia araldica nota anche con il nome dei

nostri antenati. Abbiamo appunto il visconte dimezzato, il

barone rampante e il cavaliere inesistente. Il visconte

dimezzato esce nel 1952 e narra le vicende di Medardo di

Terralba le cui parti del corpo sono divise per via di una

cannonata continuano a vivere una vita separatamente una

è la parte buona e l'altra la parte cattiva, e il romanzo si

conclude con l'unione di queste due parti. Il barone

rampante invece viene pubblicato nel 1957 racconta la

storia di cosimo piovasco di rondò che per protesta contro al

padre che voleva costringerlo a mangiare le lumache decise

di salire sugli alberi e presa questa scelta non discese più e

si costruì una sua bizzarra vita sociale in quel mondo.

L'obiettivo era quello di mostrare alla protesta contro i dogmi

della società per abbracciare la via della ragione secondo

l'ottica illuministica coerente con le poche in cui è

ambientato il romanzo che appunto la fine del 1700 e l'inizio

del 1800. Infatti, compaiono anche alcuni importanti

personaggi storici come, per esempio, la figura di napoleone

Bonaparte. Nel 1959 viene invece pubblicato il cavaliere

inesistente la vicenda di un'armatura priva di corpo è

animato da un grande spirito di volontà e da una sincera

fede. Nel 1960 i tre romanzi furono raccolti da Calvino in un

unico volume, con il titolo I nostri antenati, che allude al fatto

che le vicende narrate, sia pur nel loro impianto fiabesco,

collocato in un vago passato, hanno uno stretto legame con

il presente e con i suoi problemi. La struttura della favola e

del racconto fantastico non ha mai per Calvino un significato

di evasione, ma è sempre uno strumento per misurarsi,

mediante un ironico straniamento, con il reale. Al centro

della trilogia si può infatti riconoscere un problema

ricorrente, la possibilità di una conoscenza razionale del

mondo (anche se il racconto conserva sempre qualcosa di

elusivo e impalpabile, non si lascia mai chiudere in una

formula, ma consente la possibilità di una lettura su diversi

piani, in diverse direzioni). Calvino si collega all'Illuminismo,

anche se non ne ha più le salde certezze e conosce i limiti

della ragione, sapendo bene che essa deve misurarsi con

un mondo sfuggente, labirintico e ambiguo. In lui vi è

sempre un equilibrio tra questa pessimistica

consapevolezza e un'ostinata fiducia nelle forze intellettuali

dell'uomo, nella sua capacità di lottare per una vita migliore.

Anche gli esperimenti più fantastici sono caratterizzati da

una precisione nitida e cristallina si potrebbe dire a tratti

geometrica, secondo gli schemi della più rigorosa coerenza

logica la creatività è addomesticata da una sapiente

razionalità che riesce a dare ordine ad organizzare le intere

opere.

Tra il 1952 e il 1956 il gusto fiabesco di Calvino prende

ancora corpo in dieci racconti dedicati a Marcovaldo, un

manovale di origine contadina, che con la sua famiglia si

trova inserito nell'alienante città industriale moderna tenta di

sopravvivere ai suoi meccanismi. Le storie di Marcovaldo

affrontano un problema reale e urgente in quegli anni, la

seconda rivoluzione industriale e l'impatto devastante che

essa aveva sul tessuto sociale di un'Italia ancora contadina.

L'estraneità dello sprovveduto Marcovaldo a quel mondo

nuovo e complesso assume nei confronti di esso una

funzione straniante, facendone emergere con critica

acutezza gli aspetti più assurdi. A queste storie, riunite nel

1958 nel volume dei Racconti, Calvino ne aggiunse poi altre

dieci, raccogliendole nel volume Marcovaldo ovvero Le

stagioni in città (1963). L'interesse dello scrittore per la

dimensione fiabesca e fantastica in quegli stessi anni si

manifesta anche nella raccolta delle Fiabe italiane (1956) e,

un poco più tardi, nell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto

raccontato da Italo Calvino (1970), un testo ricavato dalla

trascrizione di una serie di trasmissioni radiofoniche.

Numerose sono ovviamente le influenze degli scrittori

contemporanei nelle opere realistiche ma non mancano

ovviamente riferimenti anche in quelle fantastiche, i modelli

sono per esempio Ariosto Kafka e Borges. Per calvino la

letteratura ha un grande valore pedagogico ha lo scopo di

mostrare e di insegnare la contraddizione della realtà a

patto che lo scrittore rimanga fedele all’universo che ha

creato senza mai contraddirsi e mai arrendersi

all'oggettività. Per calvino la composizione formale svolge

un ruolo fondamentale affinché il messaggio possa essere

immediatamente comprensibile e per questo motivo che si

avvicina alle teorie della semiotica in cui la lingua viene

vista come un insieme di segni e dello strutturalismo in cui

il testo viene visto come un relazione tra segni e

avvicinandosi anche all'Oulipo tenterà di coniugare in

pratica queste nuove teorie e tentando di riprodurre strutture

complesse e segmenti di testo che si combinano tra di loro

e secondo schemi ben precisi ma intricati, nascono proprio

in questo periodo i romanzi le città invisibili e se una notte

d'inverno un viaggiatore ma anche il castello dei destini

incrociati. Per le città invisibili il gioco letterario si spinge

fino a riscrivere milione di marco polo con il protagonista

che racconta kublai kan l'aspetto i caratteri delle infinite

forme delle città che compongono il suo impero. In se una

notte d'inverno un viaggiatore l'autore sperimenta le

forme del mito romanzo ossia del romanzo che riflette sul

romanzo stesso e appunto c'è il tema della riflessione sul

rapporto tra l'opera e il lettore. È un romanzo che si

costituisce di dieci incipit di romanzi differenti che però non

giungono mai a svolgimento e nemmeno a conclusione.

Nel castello dei destini incrociati invece sono presenti

diversi agganci alla tradizione agristesca abbiamo una

taverna di un castello in cui un gruppo di cavalieri resi muti

per via di un incantesimo raccontano le proprie vicende

aiutandosi con un mazzo di tarocchi quindi le loro

avventure, le loro storie multano con il mutare della

posizione precaria.

Nel 1983 calvino pubblica Palomar è la storia di questo

signore signor Palomar che descrive minuziosamente le

realtà microscopiche osservate dal protagonista il cui

cognome è ricalcato a partire dal grande osservatorio

spaziale americano. Le riflessioni del protagonista sono di

fatto una metafora delle sconfitte della conoscenza che è

impossibilitata a dare un ordine ben preciso alla realtà

caotica. L’universo è molteplice e informe e ambiguo, ma

non per questo si deve rinunciare a comprenderlo. Nel 1988

vengono pubblicate le elezioni americane che sono una

sorta di testamento spirituale di calvino perché vengono

pubblicate dopo la sua morte. Sono sei conferenze che

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A.A. 2024-2025
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher daniela-m03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Martino Mario.