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VITA

Nasce a Santiago de Las Vegas, presso L'Avana a cuba nel 1923. Cresce in un ambiente borghese e

frequenta studi di agraria senza particolare convinzione. Ad influenzare la sua maturazione umana,

politica e intellettuale sono i mesi trascorsi in montagna come partigiano, e successivamente dopo la

Liberazione, comincia a lavorare nel campo del giornalismo ed editoria a Torino dove inoltre

consegue la laurea in Lettere. Punto di riferimento culturale e professionale è la casa editrice

Einaudi. Politicamente invece gravita intorno al Partito Comunista di cui sarà un attivo militante e

collaboratore fino all'invasione dell'Ungheria.

Esordisce nel 1947 con i Sentiero dei nidi di ragno.

• 12 capitoli divisibili in tre parti: sequenza cittadina, partigiana e stretta finale. Troviamo

corrispondenze e simmetrie nell'organizzazione del romanzo (capitoli statici/dinamici).

• distinto il capitolo IX che svolge la funzione di pausa e offre una cornice interpretativa al

racconto: la narrazione abbandona il punto di vista di Pin e si incentra sul dialogo tra il

comandante di brigante Ferriera e il commissario politico Kim. Questo è ossessionato

dall'esigenza di chiarezza: il senso della lotta partigiana e le motivazioni personali dei

combattenti. La scelta di schierarsi tra fascisti o partigiani è spesso determinata dal caso.

• I personaggi sono caratterizzati con pochi tratti sommari e spesso deformati.

• Considerevole quoziente di violenza ( ma le uccisioni a sangue freddo avvengono fuori

campo)

• Alcuni passi rievocano la dimensione fiabesca (luogo dove i ragni fanno il nido appare

incantato per Pin, così come la pistola diventa un prodigioso talismano)

• Prospettiva segue quella di un adolescente: sintomatico è l'atteggiamento verso le donne.

Sesso e violenza sono le componenti di un mondo adulto che a Pin è ancora precluso.

Il romanzo si presenta come la storia di un'iniziazione continuamente rimandata: Pin è

disponibile ad ogni novità e avventura ma è anche alla ricerca di qualcosa. Ciò si evince dalle

continue valutazioni che fa sul presente e sulle prospettive future. Tutto quello che desidera è essere

accolto in un ambiente umano. Da qui il senso della conclusione: il cammino che deve intraprendere

Pin è ancora molto lungo (indipendentemente se Cugino è l'amico che cerca o no).

1949-Ultimo viene il corvo: comprende 30 racconti, quadripartiti: racconti di ambiente ligure, di

guerra e Resistenza, avventure del dopoguerra divisibili in novelle comiche e apologhi politici.

Seguono altre edizioni di ultimo viene il corvo negli anni, e da questa tortuosa vicenda editoriale si

possono ricavare alcuni indicazioni: l'esigenza di dare ordine alla propria produzione. In secondo

luogo vi è una valutazione critica: è un libro di apprendistato, natura che si evince dall'eterogeneità

della raccolta.

I° raccolta: zona ligure, il paesaggi ha un ruolo decisivo. Il tono varia da spensieratezza spigliata a

presagi di inquietudine, fino ad arrivare, nei racconti con implicazioni autobiografiche ad una

maggiore caratterizzazione psicologica, in relazione al contrasto tra padre energico e operoso e

figlio inetto e incapace

II° raccolta. Racconti più antichi: La stessa cosa del sangue, attesa della morte in un albergo e

Angoscia in caserma, sono anche il nucleo centrale dei racconti “rifiutati”. Presentano

caratteristiche che ricorrono anche nei racconti successivi: finali enfatici, indugi su emozioni del

protagonista. Si ispira a a modelli americani, Hemingway in testa, per la scrittura asciutta e spietata

dei racconti di argomento resistenziale. Anche qui troviamo attenzione al paesaggio.

Racconti del dopoguerra: elemento giocoso in buona parte delle novelle, che raccontano un Italia

impoverita e fatta di immigranti, prostitute e vagabondi. L'avventura di un soldato invece è un

racconto il cui assetto analitico lo proietta verso il futuro: nei Racconti avrà infatti una collocazione

a sé.

Gli ultimi tre racconti sono apologhi politici.

Calvino però punta a tornare al romanzo. Il primo tentativo Il bianco veliero è però bocciato. Il

seguente invece, Il giovane Po, ha un impianto realistico e mira a dare un quadro della società

contemporanea (urbanizzazione e industrializzazione). Insoddisfatto, Calvino lo abbandona, come

fa con altri progetti non solo letterari: abbandona anche la militanza politica.

1952-Il visconte dimezzato: inizio anno 50 segnato da due lutti: la morte del padre e il suicidi di

Cesare Pavese. Calvino decide di concedersi una breve evasione: nasce così il Visconte. Suddiviso

in 10 capitoli, è molto più complesso di quello che sembra:

• tema principale: non semplice contrasto fra bene e male ma vera e propria divisione del

soggetto, grazie al quale prendono forma anche altre antinomie nel racconto (vedi Medardo:

pulsioni attivistiche e autodistruttive= evoca scomparsa di Pavese).

• Entra insieme a Il barone dimezzato e Il Cavaliere inesistente nel volume I nostri antenati. Il

punto di partenza è sempre un immagine piuttosto che un idea.

• Ha punti di contatto con Sentiero (nipote Medardo e Pin: orfani non adolescenti); sistema

dei personaggi costruito per coppie oppositive; ma assai simile è il disegna narrativo di

fondo: la formazione umana appena intrapresa. Scompare lo iato tra piano della storia e

quello della riflessione. Un motivo che avrà un importante seguito è quello delle

comunicazione attraverso gli oggetti (Gramo a Pamela: pipistrello/medusa dimezzati per

appuntamento di notte in riva al mare).

• Il Visconte si basa sui principi di ambivalenza e reversibilità: indizio è il capovolgimento

di certi luoghi comuni (positivo= bianco/lato destro e negativo il suo opposto). Sono infatti

cicogne e gru e non avvoltoi a cibarsi delle cadaveri dei soldati. Pamela non è la solita

fanciulla disposta a sottomettersi ed è lei a sciogliere l'intreccio accettando le proposte di

matrimoni odi entrambe le metà di Medardo, rivendicano il suo diritto di avere uno sposo

intero.

Il racconto ha un doppio finale: quello riguardante Medardo che smaschera la convenzionalità

dell'happy ending: torna intero e governerà con saggezza ma questo non giustifica l'inizio di un

periodo di felicità. L'altro riguarda il giovane narratore che sta crescendo, abbandonato da Trelaway

(che riprende il mare con capitano Cook), si trova da solo, diversamente da quello che invece

accade a Pin in Sentieri.

Non credendo che il Visconte potesse essere una svolta nella sua opera, torna a dedicarsi ai racconti

brevi. L'Entrata in guerra è il libro che tra tutti Calvino amerà di meno: meno originale e

innovativo, è un incursione nella letteratura della memoria molto cara a tanti scrittori del 900. È

una scrittura schiva e riservata, poco spazio alla confessione e all'esibizione di se, prevalgono gli

aspetti avventurosi e drammatici quindi realistici e oggettivi. Troviamo sempre l'immagine del

dimidiamento: la guerra ha causato una potatura dell'io e accettarne le conseguenze è preludio di

una futura possibile crescita. La ricerca della propria identità può avvenire solo guardando

nell'avvenire e non nel passato: si cade nel pericolo dell'ipertrofia dell'io, cioè del ripiegamento

nostalgico su di sé.

Nel racconto che da l'avvio alla raccolta, troviamo il discorso di Mussolini che dà il via alla guerra.

L'immagine di profughi che sistemano le loro poche cose e che si prendono cura dei bambini

provoca nel protagonista sentimenti contraddittori: impulso alla solidarietà ma anche anche

alienazione e disagio nei confronti del mondo popolare.

Momenti di riflessione li ritroviamo in Gli avanguardisti a Mentine: il giovane Calvino, facente

parte degli avanguardisti, deve accogliere un contingente di coetanei spagnoli provenienti dalla

Francia: il protagonista si sente sempre più isolato e fuori posto a causa nel paesaggio triste e

deserto di Mentone, del carattere dei superiori e per il cameratismo chiassoso e grossolano dei

compagni.

La condizione esistenziale di Entrata in guerra è di attesa, perplessità, disorientamento,

frustrazione. Il protagonista sta crescendo. Crescita che però deve avvenire con urgenza a causa

degli avvenimenti storici in atto, e che svelano la mancanza di figure d'autorità a cui fare

riferimento. Il protagonista quindi vive una situazione simile a quella di Pin e probabilmente è

questa la causa per la anche Calvino ama poco questo libro: condizione esistenziale già presentata

in Sentieri. 1955-1963

1956-Fiabe italiane: casa editrice Einaudi elabora il progetto di una raccolta di fiabe. Diversi

problemi tra cui la mancanza di un corpus tradizionale unitario di fiabe e quindi bisogna attingere

dalle raccolte regionali e locali, testi che inoltre devono anche essere tradotti nella lingua nazionale.

Il progetto è affidato a Calvino che apre il libro con un'introduzione in cui illustra la genesi

dell'opera. Ad attirarlo sono i particolari aspetti della fiaba: il suo modello narrativo (la sintesi,

essenzialità del disegno, rapidità del ritmo…), i meccanismi insiti a queste e la realtà che si cela

dietro le invenzioni più fantasiose. Il progetto si rivela una pausa in un periodo di stagnazione sul

piano creativo, ma anche un occasione di rilancio. Calvino non si limita a scegliere la versione più

efficace di una fiaba ma spesso le contamina (prelevando alcuni elementi da diverse versioni della

stessa fiaba), se non addirittura integra e inventa. Le Fiabe hanno due possibili letture: i testi

d'intrattenimento, le note invece si rivolgono ad un pubblico più colto, capace di cogliere le

variazioni e trasformazioni. L'introduzione si conclude con un indicazione sulle differenze che

intercorrono tra le fiabe italiane e quelle della tradizione nordica: raramente sono presenti gli aspetti

truculenti, ma sono più frequenti le trepidazioni e le sofferenze amorose: rare le peripezie tra i due

amanti separati, spesso ci si innamora di persone sconosciute e misteriose, innamoramenti astratti e

simbolici, simili a sortilegi.

Il barone rampante: rampante inteso come sinonimo di arrampicarsi. Calvino riprende la figura

del Visconte ma gli dona una maggiore maturità espressiva. Fra i due racconti intercorrono

numerose differenze, la più evidente, fuori dal campo letterario, è il distacco dalla politica:

Calvino abbandona nel '57 il partito comunista. È una scelta di solitudine e presa di distanza a cause

di un profondo disagio verso la politica attiva (occupazione militare dell'Ungheria).

Come in Entrata in guerra, la condizione preliminare per trovare la propria identità è us

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chris6 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Barenghi Mario.