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MESOFILI
t ottimale 35-37° C
T max 41° C
T min 7° C (Coliformi)
Molti agenti di malattia alimentare e molti alteranti
Tra i mesofili, isolabili anche ceppi con caratteristiche + o – spiccate di
psicotrofia: Yersinia
L.monocytogenes (che compie 1 ciclo replicativo a 0° C in 24 ore),
enterocolitica, Clostridium botulinum, Bacillus cereus, ecc….
TERMOTROFI
Mo ben adattati a T fino a 45° C
Limite minimo: 7-10 °C
(E.coli e ceppi patogeni di Campylobacter spp), alcune specie di
Coliformi fecali
Bacillus e Clostridium (C.perfrigens)
C.perfrigens: optimum di temperature è 45° C
Es. un prodotto come la lasagna cotto al forno che poi viene lasciato a
raffreddare lentamente magari spegnendo il forno e lasciandolo aperto
Es. nelle mense tenerlo in contenitori di metallo con acqua calda (60° C) per
evitare proprio questo fenomeno (evitare raffreddamento lento e che la t
scenda sotto i 60° C)
Alimenti congelati: -18° C Surgelati: -18° C
Surgelati: confezionati all’origine e sottoposti al freddoconfezione aperta dal
consumatore finale
Congelati: prima congelati e poi confezionati, ma le modalità di conservazione
sono le stesse. Un prodotto congelato può essere la materia prima per altri
prodotti, anche congelati
Una volta che viene oltrepassata la temperatura minima di crescita, il mo non
replica,
Se dalla t ottimale andiamo verso la temperatura max di crescita, succede + o
– lo stesso con 1 differenzaeffetto: morte del mo, non arresto della
replicazione
I trattamenti termici sono gli unici trattamenti sterilizzanti. Quali sono gli
alimenti sterili per eccellenza (v.sotto)
TERMOFILI
T.ottimale t >50-55° C
alcuni nella categoria degli estremofili crescono bene solo se in presenza di T:
85-95° C
scarsa rilevanza in igiene alimentare
temperatura ottimale:
allungamento lag fase
allungamento tempo di replicazione
decremento velocità di crescita assenza proporzionalità diretta
decremento termico
temperatura min:
arresto replicazione (ma non si ha la morte del microrganismo)
temperatura max:
mo posto a sviluppare a T diverse da quelle ottimali (oltre la t max c’è un
range molto ristretto) morte dell’organismoalimenti sterilizzati quali
tonno in lattina, latte sterilizzato conservato a t ambiente e poi viene
messo in frigo una volta aperto, il contenitore impedisce la
ricontaminazione
Temperatura del ghiaccio fondente: 0-2°C, t di refrigerazione del pesce di
C.botulinum tipo Eceppi
protezione nei confronti del non proteolitici, che si
trovano nei prodotti della pesca e sono in grado di produrre neurotossina fino a
3,3° C
Necessità di rendere disponibili nel tempo e nello spazio prodotti alimentari con
caratteristiche organolettiche accettabili per il consumatore impedire (o
ritardare il più possibile) la comparsa dei fenomeni alterativi, su questo si basa
la tecnica conserviera (studia i meccanismi per rallentare + possibile questi
fenomeni): disidratazione, salagione, trattamenti termici, uso del freddo,
fermentazione
Procedimenti di conservazione degli alimenti (chimici, fisici, biologici,
atmosfera gassosa)
Chimici: aggiunta di conservanti, salamoia, affumicatura
Fisici: abbassamento valore activity water (sottraendo acqua), congelamento
Biologici: fermentazioni
LATTE
Emulsione di grasso in fase acquosa con proteine in sospensione colloidale,
zuccheri, vitamine, sali minerali in soluzione. Latte è un alimento liquido perché
ha uno spettro nutrizionale completo, ed è anche un ottimo terreno colturale
per la maggior parte dei mo
Alimento non sterile (bisogna eliminare i primi 3 getti perché potrebbe essere
contaminato dalla risalita di batteri ambientali nel dotto papillare)
FONTI DI CONTAMINAZIONE
Dopo la mungitura, pulizia (dipping) per rimuovere i mo e ridurre la possibilità
che risalgano i dotti
Alimentazione da effettuare in un momento diverso rispetto alla mungitura
(movimenti creano aumento della pulverulenza con i mo che possono +
facilmente finire nel latte); animali puliti, attrezzi di mungitura pulita e
disinfettata, ecc…
Mungitura nel rispetto delle norme igieniche porta a delle cariche microbiche
piuttosto contenute (10^4-5x10^4 ufc/ml)
Nicholas Appert: nacque a metà del 700, vide che riscaldando il latte a
bagnomaria in un contenitore chiuso, il prodotto veniva risanato e aumentava
la shelf-lifeapplicazione industriale del metodo di appertizzazione (m.di
conservazione)alimento a disposizione per un periodo di tempo lungo e per
posti molto lontani
Pasteur: processo di pastorizzazionenon vengono utilizzate temperature alte
come nell’appertizzazione, ma permette una sanificazione del latte, che sia
esente da mo patogeni (agenti della tbc e del tifo), con contemporaneo
rallentamento dei fenomeni alterativi ad opera della microflora
saprofitaallungamento vita commerciale senza modifica delle caratteristiche
sensoriali
Finalità: NON aumentare la shelf-life ma garantire una sanificazione del latte,
di eliminare i m
o patogeni
Trasformare il latte in modo da rendere principi nutritivi disponibili nel
tempocaseificazione (produzione dei formaggi)
Quando il latte subiva una coagulazione, che aveva caratteristiche
sensoriali apprezzabili, che durava nel tempo
Aspetti normativi:
Approvazione del regolamento sulla vigilanza igienica del latte destinato al
consumo diretto (1929), fino ad arrivare alla Direttiva 84/397/CE relativa a
scambi comunitari di latte trattato termicamente
Regolamento CE n 222/88
Modifica di alcuni latti nel settore del latte e dei prodotti lattifero-caseari in
seguito alla instaurazione della nomenclatura combinata
La comunità comincia a far pesare i suoi orientamenti su produzione primaria,
parametri microbiologici e chimico-fisici di materia prima e prodotto finito,
condizioni di trattamento termico e controlli negli stabilimenti, requisiti di latte
pastorizzato, UHT e sterilizzato, norme per il confezionamento e attribuzione
del numero CE
… prevedendo in alcuni casi parametri poco garanti quando non del tutto
penalizzati nei confronti della qualità del nostro latte…es valore assolutamente
basso per le proteine del latte di 28 g/l contro un minimo reale di 32
LEGGE N.169 del 03.05.1989
Sulla disciplina del trattamento e della commercializzazione del latte
alimentare vaccino regolava la commercializzazione del latte destinato al
consumo diretto, prevedeva l’emanazione di DM n 194 e 195/1991
Stabilisce vincoli nazionali di denominazione, compositivi ed analitici per la
qualificazione oggettiva dei tipi di latte alimentare pastorizzato definiti sul
territorio italiano (sul mercato nazionale il nostro latte abbia un riconoscimento
legislativo che gli permetta di sfruttare un prezzo di mercato maggiore e
premiare la qualità dei produttori italiani che non veniva riconosciuta a livello
comunitario)
Latte pastorizzato
“ fresco “ (legge 169)
“ “ “ di alta qualità (alta qualitàlegge 169 per fresco DM n.195
per quanto riguarda di alta qualità)
Latte pastorizzato: che rispetta la normativa europea
Il termine “fresco” entra nella legislazione italiana
Frescoai sensi della legge n.169 deriva dall’utilizzazione di latte crudo entro
48 ore dalla mungitura, che ha subìto un solo trattamento termico di
pastorizzazione
Obiettivo: promuovere e proteggere un prodotto nazionale (latte che arriva da
un altro paese non può arrivarci entro 48 ore)
Le definizioni di latte fresco pastorizzato e latte fresco pastorizzato di alta
qualità non sono presenti nelle legislazioni dei paesi UEper loro rientrano nella
dicitura di latte pastorizzato
Vengono fissati precisi indici chimico-fisici della severità del trattamento di
risanamento2 enzimi fosfatasi - e perossidasi +
unica pastorizzazione possibile quella con fosfatasi – e perossidasi +: 15
secondi tra 72 e 78° C
Il latte pastorizzato non fresco è a perossidasi non definita e può subire un
trattamento a temperatura più elevata oppure un doppio trattamento
La legge n.169/89 vietava l’immissione al commercio di latte crudo, salvo che
se venduto direttamente alla stalla in osservanza del Reg. CE n.1411/1971
Col pacchetto igiene è stata riammessa la possibilità di utilizzare il latte
crudoutilizzo di distributori è vincolato ad alcune normeil distributore
dev’essere o nell’azienda o nella provincia dell’azienda o nelle province
confinanti e inoltre va consumato previa bollitura (vi sono stati casi di malattie
alimentari dopo l’utilizzo del latte crudo)
Latte crudo: il latte che NON è stato sottoposto a nessun trattamento,
prodotto mediante secrezione della ghiandola mammaria di animali di
allevamento, non riscaldato a + di 40° C e non è stato sottoposto ad alcun
trattamento avente effetto equivalente (Reg. 853/04)
Il latte per essere ammesso all’alimentazione umana deve provenire da
allevamenti ufficialmente indenni da TBC e Brucellosi, animali che non
presentano sintomi di malattie infettive trasmissibili all’uomo attraverso il latte
e devono essere in uno stato sanitario generale buono e non evidenzino
sintomi di malattie che possano comportare contaminazione del latte (reg. 853)
Requisiti fisico-chimici del latte
Grasso non fissato
Proteine >28g/l, portato a 29 da un regolamento del 2007
Acido lattico non fissato
Carica batterica <100 000 ufc/ml
Cellule somatiche: <400 000
Latte di specie diversa da quella BV
Tenore in germi a 30° C < 1500 000 mo (per ml)
Titolo in cellule somatiche: non stabilito
Nel bv omogeneità di comportamenti e dei sistemi di allevamento permette di
standardizzare e di dare un numero di cellule somatiche di limite, invece di ov
che vengono allevati con diversi metodi (variabilità troppo ampia per
standardizzare)
Tipologie di latte in commercio
LATTI TRADIZIONALI LATTI
MODIFICATI
Hanno solo addizione o riduzione del titolo in grasso Hanno subito aggiunte
di ingredienti particolari o sottrazione di qualche componente (latti concentrati,
latti in polvere, aromatizzati, ecc)
LATTI TRADIZIONALI
In base al trattamento termico, i latti tradizionali vengono classificati
in: Crudo
A breve conservazione pastorizzato
A media conservazione
A lunga conservazione
Microfiltrato (sempre pastorizzato ma con processo chimico di
microfiltrazione, che aumenta la shelf lifedura di +)
In base al contenuto di grasso:
Scremato
Parzialmente scremato
Interno