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Estratto del documento

• SOMMINISTRARE SU PRESCRIZIONE MEDICA UN ANALGESICO

• AIUTARE IL PAZIENTE AD ASSUMERE LA POSIZIONE PIU’ IDONEA

• RIMUOVERE L’ INDUMENTI DALLA PARTE INERESSATA ED ESEGIURE UN IGIENE ACCUTATA

• SE LA PARTE INTERESSATA E LA MANO O IL BRACCIO TOGLIERE ANELLI E BRACCIALI E CONSEGNARLI

AI FAMIGLIARI

• SOSTENERE LA PARTE DEL CORPO DEVE VA APPLICATO IL GESSO

• SE PRESENTI FERITE ESEGUIRE MEDICAZIONI

• APPLICARE MAGLIA TUBULARE

• APPLICARE INBOTTITURA CON COTONE GERMANICO

• IMMERGERE IL GESSO IL ACQUA

• AIUTARE IL MEDICO NELL’ESECUZIONE

• DOPO L’ APPLICAZIONE RIPIEGARE LA MAGLIA TUBULARE IN ECCESSO AL DI SOPRA AI MARGIN

IDISTALI E PROSSIMALI DELL’ APPARECCHIO GESSATO. LA GALZA TUBULARE COPRE I BORDI RIGIDI

DEL GESSO CHE VA RIFINITO CON LE FORBICI E CON IL FRULLINO

• VALUTARE IL PAZIENTE (CMS)

• colore,mobilità,sensibilità

• Controllare la frequenza del polso,la FR,e la PA

• Riunire e eliminare i materiali usati secondo la procedura SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

• Registrare l’ applicazione dell’apparecchio sulla cartella infermieristica includendo il nome del

medico ,la sede,il tipo di gesso. Valutazione neurovascolare dell’arto colpito

(controllare le dita dei piedi e delle mani ogni 30 m per tre ore ,colore ,calore gonfiore,dolore)

• Sostenere a manipolare il gesso con attenzione fino al consolidamento

• Manovre per ridurre edema(applicare zuppingher,cuscini,ghiacchio). Questo tipo di ingessatura ha

però un inconveniente: provoca alterazioni delle articolazioni che, a causa della prolungata

immobilità, possono diventare rigide. Per questa ragione si sono cominciati a introdurre i cosiddetti

gessi funzionali e i tutori funzionali in materiale plastico che, pur garantendo una buona

immobilizzazione, consentono anche il movimento dell’articolazione.

• Trazione

Stiramento di un segmento scheletrico (arto, colonna vertebrale ecc.) eseguito sia manualmente, sia

impiegando appositi apparecchi. Ha lo scopo di modificare gradualmente la posizione anomala di un

segmento scheletrico (per esempio, nelle scoliosi, nella lussazione congenita dell’anca) o di allineare i

due segmenti ossei nella frattura. Ne sono esempi: l’applicazione di ghette o bende adesive collegate

con un peso che stira in lunghezza l’arto per correggere gradualmente una posizione scorretta; la

trazione transcheletrica, impiegata soprattutto per la frattura degli arti quando, per la contrazione

involontaria delle masse muscolari, non è possibile allineare manualmente i due monconi di una

frattura. Questa forma di trazione si realizza infiggendo nell’osso trasversalmente un filo d’acciaio

inossidabile (filo di Kirschrer): al filo si fissa una staffa collegata a un peso mediante un sistema

opportuno di tiranti e carrucole.

• La riabilitazione nelle malattie degenerative.

Le malattie neurodegenerative sono un insieme variegato di malattie del sistema nervoso

centrale, accomunate da un processo cronico e selettivo di morte dei neuroni. A seconda del

tipo di malattia, il deterioramento neuronale può comportare deficit cognitivi, demenza,

alterazioni motorie, disturbi comportamentali e psicologici. Il rifornimento ematico del cervello

può essere diviso in due territori arteriosi. Il sistema nervoso centrale riceve sangue arterioso da

due circoli relativamente indipendenti: un circolo anteriore formato dalle arterie carotidi

interne e un circolo posteriore originante dalle arterie vertebrali. Le arterie carotidi interne sono

rami delle arterie carotidi comuni che originano dall’arco aortico. Le arterie vertebrali originano

dalle arterie succlavie. Il cervello umano è composto da circa 100 milioni di neuroni. I neuroni (o

cellule nervose) sono cellule specializzate formate da un corpo cellulare e diversi

prolungamenti: assoni e dendriti. Ogni neurone è in contatto con molti altri neuroni per mezzo

di dendriti ed assoni, che a loro volta terminano con sinapsi. La sinapsi è una giunzione dove per

mezzo di un trasmettitore chimico il segnale (o impulso) passa da una cellula all’altra. L’impulso

percorre gli assoni sotto forma di segnale elettrico e raggiunge il corpo cellulare. Questa attività

si ripete di continuo: dal corpo cellulare ripartono altri stimoli che vanno alle sinapsi di dendriti

ed assoni.

I MESSAGGI CHIMICI. I neurotrasmettitori ● si possiamo raggruppare in due gruppi distinti:

quelli ad azione rapida e quelli ad azione lenta. ● Tra i primi troviamo molecole come

l’acetilcolina, l’adrenalina, la noradrenalina, la dopamina, la serotonina: molecole di piccole

dimensioni, che hanno il compito di provocare risposte immediate che vanno dalla percezione

di un profumo ad una reazione specifica (per esempio, un sorriso). ● Del secondo gruppo fanno

parte i “neuropeptidi” (i più noti sono la somatostatina e le betaendorfine): grosse molecole,

lente ad agire ma capaci di indurre modifiche durevoli. Danno per esempio forma alle sinapsi,

ma possono anche ridurre i recettori per un certo neurotrasmettitore, rendendo così i neuroni

“sordi” a certi comandi Le malattie neurodegenerative possono manifestarsi in diverse

modalità, a seconda dell'area del cervello interessata dalla perdita neuronale e a seconda del

tipo di neuroni che vengono colpiti.

Tuttavia, generalmente, tutte queste patologie presentano tre punti in comune: ● Esordio

subdolo e insidioso, poiché nella maggior parte dei casi l'inizio della malattia è asintomatico e i

sintomi si manifestano solo in seguito, quando il danno neuronale è piuttosto esteso; ●

Progressione irreversibile, poiché, purtroppo ancora oggi non esistono cure in grado di arrestare

definitivamente le malattie neurodegenerative; ● Cure ancora in fase di sperimentazione e

indirizzate principalmente al trattamento sintomatico. Fra le malattie neurodegenerative più

conosciute, ricordiamo: ● Morbo di Parkinson; ● Morbo di Alzheimer; ● Sclerosi laterale

amiotrofica;(SLA) ● Demenze. Morbo di Alzheimer ●

Il morbo di Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative maggiormente

conosciute. È caratterizzata dall'accumulo anomalo di proteine, come la β-amiloide, che forma

delle placche a livello cerebrale, e la proteina tau, che causa la formazione di aggregati

neurofibrillari.

La perdita neuronale che caratterizza il morbo di Alzheimer provoca gravi alterazioni delle

funzionalità cognitive e in particolar modo, incide sulla memoria a breve termine, sulla capacità

di apprendimento e sulla sfera affettiva del paziente. ● Il morbo di Alzheimer influisce, sulle

capacità di una persona di portare a termine le più semplici attività quotidiane, andando a

colpire aree cerebrali che controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la parola. L'esordio

della malattia è spesso subdolo e sottovalutato. Con il suo progredire, però, l'individuo ha

difficoltà a svolgere le normali funzioni quotidiane, dimentica facilmente (in particolare eventi

recenti e nomi di persone), sviluppa difficoltà di linguaggio, tende a perdersi e può anche

mostrare disturbi comportamentali. I sintomi del morbo di Alzheimer possono essere riassunti

come segue: ● amnesia anterograda: incapacità dell'individuo di ricordare eventi recenti,

mentre tendono a mantenere (relativamente) un buon ricordo delle vicende passate; ●

aprassia: si riferisce all'incapacità di compiere azioni comuni come ad esempio fischiettare,

cucinare e altro ancora; ● agnosia: incapacità di riconoscere cose prima note; ● anomia:

incapacità a nominare un oggetto pur riconoscendolo; ● disorientamento spazio-temporale:

accade quando l'individuo non è più in grado di rispondere a domande come ad esempio "che

giorno è oggi", "in che mese siamo", "dove ci troviamo ora"; ● agrafia: il soggetto ha difficoltà di

scrittura; I principali farmaci impiegati nella cura del morbo di Alzheimer, sono: ● Gli inibitori

delle acetilcolinesterasi (donepezil e rivastigmina). Questi inibitori bloccano la capacità

dell’enzima acetilconisterasi di scindere l’acetilcolina in colina e acido acetico. Questa mancata

scissione ne aumenta la quantità disponibile per potersi legare ai recettori specifici. ● La

memantina (Ebixa) è un antagonista non competitivo per il recettore del glutammato. Il

glutammato è il principale neurotrasmettitore eccitatorio dell’encefalo, che sembra essere

causa di danno neurale. ● Vitamine ad azione antiossidante (come la vitamina E), che possono

essere efficaci nel contrastare lo stress ossidativo che si genera a livello neuronale nei pazienti

malati di Alzheimer. ● In alcuni soggetti colpiti da morbo di Alzheimer, nelle fasi più avanzate,

possono anche manifestarsi allucinazioni, disturbi dell'alimentazione, incontinenza, difficoltà nel

camminare e comportamenti inappropriati in pubblico. Negli stadi finali della malattia

sopraggiunge la perdita dell'autonomia che spesso richiede l’ospedalizzazione. IL RUOLE DELL’

INFERMIERE E’ FONDAMENTALE E DEVE ANDARE A SODDISFARE TUTTI I BISOGNI DEL PAZIENTE:

Bisogno di interazione nella comunicazione ● Considerare che in un soggetto affetto da questo

morbo, l’abilità nel parlare correttamente richiede uno sforzo e un’attenzione maggiore rispetto

alla condizione fisiologica. ● Prima di iniziare a parlare, fare una pausa tra alcune parole e

persino tra una parola e l’altra. ● Porsi sempre davanti al paziente e parlare molto lentamente

come ad un ipoudente. Bisogno di alimentarsi ed idratarsi La difficoltà nel deglutire (disfagia), é

da attribuire ad un cattivo funzionamento e coordinazione dei muscoli addetti a queste

funzioni. ● Somministrare alimenti con consistenza adeguata alla capacità del soggetto di

deglutire. La figura di riferimento per tale valutazione è la logopedista. ● Prestare attenzione

che il cibo non resti in all’interno del cavo orale e che le fasi di deglutizione vengano eseguite

correttamente dal paziente. Nel caso in cui ci siano difficoltà, valutare con l’equipe l’ipotesi di

variare consistenza del cibo o adottare dispositivi per nutrizione entrale (Sondino Naso-Gastrico

e PEG). ● Evitare distrazioni e creare un ambiente protetto in cui il paziente possa concentrarsi

nell’assunzione del cibo. Bisogno di movimento La fisiochinesiterapia si affianca alla terapia

farmacologica sin dall’inizio, con lo scopo di contrastare alcuni dei sintomi e di prevenire i danni

secondari conseguenti alla patologia, come ad esempio l’atrofia muscolare. ● Eseguire una

corretta e costante movimentazione del paziente, sia nel letto che nell’utilizzo di ausili

(deambulat

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
21 pagine
SSD Scienze mediche MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martina9211 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Infermieristica riabilitativa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Spinelli Annalaura.