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4. DIAGNOSI PRECOCE DI MALATTIE IN FASE INIZIALE
ASINTOMATICA. Gli interventi di questo livello, se per alcuni aspetti
rientrano tra gli interventi della prevenzione secondaria poiché
interessano soggetti effettivamente già malati, determinano d’altra parte
risultati pratici assimilabili a quelli ottenibili con interventi di prevenzione
primaria, si ottiene cioè la “mancata manifestazione” di una patologia,
seppur questa sia già insorta.
5.
CAPITOLO 25 – EDUCAZIONE SANITARIA.
A differenza della promozione della salute che è una strategia che le
politiche sanitarie e sociali devono adottare, l’educazione sanitaria è lo
strumento di cui i singoli e le comunità devono disporre per poter esercitare il
diritto alla partecipazione. “intervento che tende a
L’educazione sanitaria può essere definita come un
fornire e a modificare un adeguato comportamento nei confronti dei problemi
connessi alla tutela della salute individuale e collettiva”.
Pertanto lo scopo primario dell’educazione sanitaria è l’acquisizione di
comportamenti corretti per la salute e la modifica di quelli sbagliati,
l’assunzione di atteggiamenti nuovi e il cambiamento di quelli negativi.
Le conoscenze di tipo sanitario o sociale di cui il soggetto deve appropriarsi,
possono essere fornite attraverso 2 tipi di processi: informativo e
formativo, entrambi basati su uno schema generale che regola tutti i processi
di comunicazione.
La comunicazione infatti è caratterizzata da:
Una fonte del messaggio.
Un emittente.
Il codice il quale è decodificato il messaggio dall’emittente e dal ricevente,
cioè il linguaggio.
Il canale, cioè il mezzo attraverso cui passa il messaggio.
Il ricevente o destinatario.
L’intervento informativo è un processo di comunicazione unidirezionale,
cioè a senso unico o lineare, in cui si ha una semplice trasmissione di
messaggio, da emittente a destinatario.
Il ricevente cerca di capire l’informazione che ha ricevuto, la decodifica, dà cioè
un senso al messaggio, ma il suo ruolo, in questo processo, è decisamente
passivo.
In sintesi, è un tipo di comunicazione attuato soprattutto con i mass-media
tradizionali (giornali, riviste, radio...).
Ci si è resi conto che applicando solo la metodologia dell’informazione, intesa
come comunicazione unidirezionale, non consente di realizzare finalità e scopi
dell’educazione sanitaria, perché la sola informazione difficilmente può far
cambiare comportamenti.
È apparso quindi sempre più necessario passare dal semplice intervento
informativo a un intervento educativo formativo, che si basa sul processo
di comunicazione interpersonale bidirezionale, in grado di fornire le
informazioni necessarie per un esame critico dei problemi della salute e a
responsabilizzare gli individui nelle scelte del comportamento che hanno effetti
diretti o indiretti sulla salute fisica e psichica.
L’INTERVENTO EDUCATIVO. La programmazione dell’intervento
educativo richiede un vero e proprio processo costituito da diverse fasi:
1. Individuazione di fattori di rischio e bisogni.
2. Definizione obiettivi pertinenti ai bisogni.
3. Preparazione del programma.
4. Attuazione del programma.
5. Verifica.
6. Valutazione.
INDIVIDUAZIONE DI FATTORI DI RISCHIO E BISOGNI.
L’individuazione dei bisogni si fa, oltre che con la raccolta dei dati e la
consultazione delle fonti, con l’osservazione e la comunicazione
interpersonale.
1. L’osservazione serve come strumento e metodo di conoscenza.
Occorre osservare con l’occhio, ascoltare con l’orecchio, recepire con la
mente, ma non basta; occorre disponibilità e va aggiunto il sentimento.
La dimensione psicoaffettiva è importante nell’intervento educativo.
Occorre osservare in modo da non ridurre la persona a oggetto ma
tenendo invece conto della soggettività e della diversità.
2. La comunicazione interpersonale è l’elemento fondamentale
nell’educazione.
D’altra parte occorre tenere in considerazione che la comunicazione è
solo uno degli elementi, anche se uno dei più importanti, di tutto il
processo educativo.
Ciò che conta è portare la persona non a fare ciò che gli si propone come
corretto, ma ad essere in grado di fare scelte positive.
La comunicazione interpersonale comporta un processo di
interazione tra un emittente e un ricevente che ha inizio quando un
emittente manifesta la sua volontà di cominciare un rapporto di
comunicazione e imposta un messaggio. È un processo dinamico che
può essere sottoposto nei suoi vari momenti costitutivi.
Nella prima fase del processo avviene la trasmissione di un
messaggio da un emittente a un ricevente. È la prima fase, quella
unidirezionale, o lineare.
In particolare, 4 sistemi contribuiscono alla comunicazione
interpersonale e all’interazione: verbale, intonazionale,
paralinguistico, cinesico.
Il sistema verbale corrisponde alle parole, ma non esaurisce tutto il
linguaggio parlato.
È strettamente interdipendente con il sistema intonazionale e insieme
rappresentano le componenti principali del linguaggio. Infatti, cambiamenti
nell’intonazione indicano cambiamenti nel significato delle frasi.
Il sistema paralinguistico ha un ruolo importante tramite le vocalizzazioni
aggiuntive nel discorso.
Il sistema cinesico comprende tutte le posizioni e i movimenti del corpo
che assumono un significato nella comunicazione secondo il linguaggio
comune, soprattutto per quel che riguarda i movimenti delle mani e del
capo, le espressioni del viso e lo sguardo, la postura.
Si passa così alla seconda fase della comunicazione in cui il ricevente
interpreta e valuta criticamente il messaggio.
Nella terza fase della comunicazione interpersonale il ricevente diventa
emittente, codifica un messaggio di risposta, e attraverso l’informazione di
ritorno o feedback, si rende conto di come è stato interpretato il suo primo
messaggio, che trasmette nuovamente in un processo in cui emittente e
ricevente si alternano di continuo nei rispettivi ruoli. Questa è la
comunicazione bidirezionale o circolare. La comunicazione così intesa
diventa, oltre che processo formativo educativo, anche relazione sociale.
È opportuno fare alcune considerazioni per gli operatori socio-sanitari.
La prima è che nel processo di comunicazione tra operatore e paziente-
utente, primo emittente dovrebbe essere quest’ultimo. Infatti, una
corretta metodologia dell’educazione sanitaria esige che si parta dai bisogni
della persona.
Una seconda considerazione è relativa alla disponibilità, da parte
dell’operatore socio-sanitario, a spartire il proprio sapere e il proprio
saper fare. L’operatore dovrebbe scegliere canale e codice in modo che il
messaggio non presenti difficoltà per il ricevente.
Questo aspetto rappresenta uno degli ostacoli maggiori perché spesso
l’operatore lo vive come una rinuncia al proprio ruolo e come una perdita di
potere.
Altro aspetto di grande importanza riguarda il contenuto del messaggio.
Esso deve avere alcune caratteristiche fondamentali: deve essere semplice,
chiaro, comprensibile, preciso, essenziale ma completo, aggiornato. Ma
soprattutto deve essere rigorosamente valido da un punto di vista scientifico
e credibile.
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI PERTINENTI AI BISOGNI.
Gli obiettivi vanno definiti prima di tutto in relazione al tempo del loro
proseguimento: obiettivi a lunga scadenza o finalità, a media scadenza
o scopi, a breve scadenza o obiettivi educativi specifici.
La riuscita di un intervento educativo dipende in gran parte da una precisa
individuazione degli obiettivi educativi specifici a livello di conoscenze
(sapere), di comportamenti (saper fare) e di atteggiamenti (saper essere).
PREPARAZIONE DEL PROGRAMMA.
Le operazioni per realizzare la fase di preparazione del programma sono:
1. La valutazione della fattibilità dell’intervento educativo.
2. La scelta dei contenuti, del metodo, dei mezzi.
3. La predisposizione degli strumenti di verifica.
ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA.
Durante l’attuazione dell’intervento educativo è bene fare verifiche di
continuo per avere riscontro e per apportare le eventuali modifiche
necessarie.
VERIFICA.
La verifica è un processo di controllo continuato o finale delle risorse,
degli obiettivi definiti, dei risultati ottenuti durante e alla fine
dell’attuazione di un programma di lavoro.
VALUTAZIONE.
L’interpretazione dei risultati consentono una valutazione dell’intervento per:
1. Efficienza (rapporto risultati-risorse o costi-benefici).
2. Efficacia (rapporto risultati-obiettivi).
3. Pertinenza (rapporto risultati-bisogni).
TIPI DI INTERVENTI EDUCATIVI. I tipi di intervento educativi, di natura socio-
sanitaria, attuabili sono: quello generalizzato o di massa e quello
individuale o selettivo.
L’intervento generalizzato ha come scopo la prevenzione del rischio,
mentre l’intervento selettivo ha come scopo la correzione di un rischio
già presente.
I due tipi di interventi educativi sono pertanto rivolti a destinatari diversi e
quindi comportano anche differenze, non solo nel messaggio, ma anche nel
canale e nell’emittente.
Il luogo ideale per l’intervento generalizzato è la scuola, di ogni ordine e
grado; mentre per quanto riguarda gli interventi individuali, possono essere
attuati a livello dei Distretti Sanitari, da parte delle varie figure
professionali (medici, infermieri, psicologi…).
LA RELAZIONE DI AIUTO E LA TECNICA DEL COUNSELING. La relazione
processo che comporta la crescita di una
d’aiuto può essere definita come un
persona o di entrambe le persone coinvolte, attraverso il loro relazionarsi e per
le risorse che, di conseguenza possono venire attivate.
Anche le relazioni umane quotidiane possono diventare relazioni di aiuto se
si usano le risorse giuste, e possono costituire una “rete sociale”.
Sul piano del sostegno psicologico, la relazione di aiuto si colloca sul primo
gradino, sul secondo c’è il counseling, relazione ancor più specializzata che
ha una chiara connotazione educativa; sul terzo c’è la psicoterapia.
La metodologia della relazione d’aiuto mette al centro l’uomo. È una
metodologia che concede a ogni persona la possibilità di autoregolazione e
quindi di adattamento e di autonomia.
Il lavoro più efficace per