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FONTE DEI DATI EPIDEMIOLOGICI:

• dati già raccolti (dati anagrafici, sesso, età, informazioni scio-economiche, dati di malattia,…) - questi dati li possiamo reperire dalle schede ISTAT, dal Ministero della Salute, da varie banche dati, dagli ospedali, dalle schede di nascita, morte ed emissione, notifiche delle malattie infettive,...

• dati da raccogliere - dati non disponibili, che possono essere raccolti con questionari, interviste,…

CLASSIFICAZIONE DEGLI STUDI:

1. STUDI OSSERVAZIONALI:

- case report /serie di casi – segnalazioni di un singolo caso o una serie di casi in cui si è presentata una situazione anomala o inattesa particolari, che ha una certa rilevanza (malattia particolari o effetti collaterali di medicine), clinica. L’obbiettivo è di sollecitare ulteriori approfondimenti.

Studi con approccio descrittivo (risponde alle domande cosa, chi, dove, quando):

- analisi di statistiche correnti: Illustrare il quadro della

La distribuzione delle malattie in rapporto a tempo, spazio e caratteristiche individuali viene analizzata utilizzando dati già raccolti. I dati vengono rigorosamente analizzati attraverso l'impiego di analisi statistiche per ottenere informazioni sul carico di malattia. Da questo confronto di dati, nascono riflessioni e ipotesi che evidenziano la frequenza e la distribuzione di eventi, fornendo informazioni sui possibili fattori di rischio e sulle possibili correlazioni con la malattia.

Gli studi ecologici o di correlazione rappresentano un iniziale tentativo di mettere a confronto un fattore di rischio e una malattia utilizzando dati già a disposizione. Ad esempio, se confrontiamo la quantità di sale venduto con il tumore dell'esofago, possiamo trarre delle conclusioni? No, ma possiamo fare delle ipotesi o trarre delle idee per eseguire studi in cui venga studiata la correlazione dell'esposizione.

Questi studi si basano su dati già raccolti e non su dati da raccogliere.

come invece gli studi trasversali. Studi con approccio analitico (rispondono alla domanda perché?) - individuano fattori di rischio, fattori protettivi e cause: - studi trasversali (studi di prevalenza): si basano sull'osservazione del campione in un preciso momento al fine di descrivere la prevalenza di un fenomeno in una popolazione, o analizzare le associazioni tra fattori di rischio e malattia che è oggetto di studio. (es. infezione vie urinarie, vado a rilevare le infezioni nei pazienti cateterizzati nei NON cateterizzati, alla fine dello studio vediamo che i soggetti cateterizzati hanno una maggior probabilità di sviluppare l'infezione - troviamo un'associazione statisticamente significativa, ma NON c'è la relazione temporale tra fattore di rischio e malattia, ovvero può essere che l'infezione precedeva la cateterizzazione. Possiamo essere invece certi della correlazione fattore di rischio-malattia, se siamo certi che il

fattore di rischio ha preceduto la malattia es. se siamo certi che le persone prima di essere coinvolte nello studio non avevano l'infezione).

studi di coorte (studi longitudinali): Uno studio di coorte è un disegno di studio osservazionale che segue un gruppo di persone (una coorte) per un periodo di tempo di anni o anche decenni. Le coorti sono gruppi di individui che vengono selezionati in quanto esposti o non esposti a un fattore di rischio e vengono seguiti attraverso un sistema di misurazione per vedere se sviluppano una particolare malattia o altri eventi di salute. In altre parole, gruppi di esposti e non esposti a un fattore di rischio vengono seguiti nel tempo per valutare l'incidenza sia negli esposti che nei non esposti. Serve a valutare la correlazione tra fattore di rischio e malattia e calcolare le misure di associazione (rischio relativo, rischio attribuibile).

TIPOLOGIA DI RISCHIO

Gli studi di coorte studiano il rischio relativo (RR), che è uguale

Il rapporto tra l'incidenza della malattia nel gruppo degli esposti e l'incidenza della malattia nel gruppo di non esposti indica la forza dell'associazione. Il risultato può essere pari a 1, maggiore o minore. Se è maggiore di uno significa che il fattore che stiamo considerando è un fattore di rischio, se è uguale a 1, non ha influenza e se inferiore a 1 significa che è un fattore protettivo. Il rischio relativo viene utilizzato soprattutto nell'educazione (es. sedentarietà - obesità, fumatore - tumori, alti livelli di colesterolo - infarto).

Intervallo di confidenza: delimita l'intervallo entro cui è compreso il valore reale della misura con un certo margine di certezza (il 95% nel caso di I.C. 95%).

  1. RR = 1,25 (I.C. 95% 0,99-1,33)
  2. RR = 1,25 (I.C. 95% 1,19-1,33)

Se l'intervallo di confidenza non include il valore 1 (es. come nel caso 2) il risultato è statisticamente significativo.

<0.05Se l'intervallo di confidenza include il valore 1 (es. il caso 1) il risultato non è statisticamente significativo. p>0.05L'intervallo di confidenza diminuisce all'aumentare del campione e aumenta al diminuiredel campione.

Rischio attribuibile (RA): ci indica la quota di incidenza nel gruppo degli esposti che possiamo attribuire al fattore di rischio ed è dato dalla differenza tra l'incidenza della malattia nel gruppo degli esposti e l'incidenza della malattia nel gruppo dei non esposti. Il rischio attribuibile viene per lo più utilizzato nella gestione del problema, quali interventi dobbiamo attuare per ridurre il numero dei malati, o su quali popolazione occorre intervenire per ridurre l'incidenza di una malattia.

Esempio: Una popolazione di 500 persone (200 esposti e 300 non esposti ad un particolare fattore di rischio, FR) viene seguita per un periodo di follow up di 10 anni. Al termine del periodo, esaminando globalmente

La popolazione si rilevano 70 casi tra i 200 esposti e 30 casi tra i 300 non esposti).

Incidenza negli esposti: 70/200 = 0,35 = 35/100

Incidenza nei non esposti: 30/300 = 0,10 = 10/100

Incidenza totale: 100/500 = 0,20 = 20/100

Prevalenza del FR = 200/500 = 0,40 = 40/100

RR = 0,35 / 0,10 = 3,5

RA = 0,35 - 0,10 = 0,25 = 25/100

Rischio attribuibile negli esposti (RAE) la proporzione di malati attribuibili al fattore di rischio negli esposti, ovvero la percentuale. Quota prevenibile dei malati nel gruppo degli individui esposti a un fattore di rischio.

RA (rischio attribuibile) : (sta a) RR (rischio relativo) = (come) x : 100

Rischio attribuibile della popolazione Quota prevenibile dei malati nel gruppo degli individui esposti e non esposti a un fattore di rischio.

Vantaggi studi a coorte

Svantaggi studi a coorte

- studi caso-controllo: lo studio considera due gruppi di soggetti: i malati che costituiscono i casi ed i controlli ovvero i soggetti con le stesse caratteristiche dei primi ma dai quali

differiscono solo per il fatto che non presentano la malattia. Un’associazione tra malattia e fattore di rischio è presente quando una percentuale degli esposti tra i casi è significativamente maggiore di quella degli esposti nel gruppo di controllo. E quindi l’odds ratio è superiore ad 1.

L'OR è un dato che misura la correlazione tra un fattore di rischio e una malattia.

Il calcolo dell'odds ratio prevede il confronto tra le frequenze di comparsa dell'evento (ad esempio, malattia) rispettivamente nei soggetti esposti e in quelli non esposti al fattore di rischio in studio.

L’Odds Ratio o OR - corrisponde al rapporto (a/b)/(c/d)

La presenza di un’associazione statistica significativa non comporta però direttamente la conclusione dell’esistenza di una relazione causa-effetto.

Questo tipo di studio è utilizzato per investigare ed ottenere, in tempi relativamente brevi ed a costi abbastanza contenuti,

informazioni attendibili su fattori eziopatogenetici concernenti malattie anche rare.

  • Vantaggi
    • Organizzazione semplice, poco costosa e rapida
    • Raccomandato nel caso di malattie croniche
  • Ideale per malattie rare o molto rare con un lungo intervallo tra esposizione e risultato
  • Possibilità di indagare contemporaneamente diversi fattori di rischio per una singola malattia
  • Permette di sondare ipotesi
  • Svantaggi
    • Non permette di calcolare l'incidenza o la prevalenza ma solo la stima del rischio della malattia
    • Selezione del gruppo di controllo difficile
    • Non adatto se il fattore di rischio è raro
    • Mancano dati oggettivi sull'entità dell'esposizione pregressa
    • In alcuni casi può essere difficile stabilire la relazione temporale tra esposizione e malattia

2. STUDI SPERIMENTALI: presuppongono l'intervento dello sperimentatore che modifica uno o più fattori di rischio (una variabile) in un

Gruppo e successivamente registra il comportamento della malattia nel gruppo sperimentale e nel gruppo di controllo.

Se negli studi osservazionali studiamo i fattori di rischio, negli studi sperimentali vengono analizzati i fattori protettivi.

Principi inderogabili da rispettare nelle sperimentazioni:

  • inviolabilità psicofisica: primum non nuocere, non recare danno al soggetto
  • non ci deve essere risposta scientifica ai quesiti allo studio: ci deve essere ancora un dubbio sulla questione, per cui si rende necessario condurre lo studio, se ci fosse già una risposta, non sarebbe etico condurre lo studio
  • consenso informato scritto: espressione della volontà del soggetto a far parte dello studio
  • diritto di ritirarsi dei soggetti a qualsiasi stadio della ricerca
  • interruzione dello studio se la risposta allo studio stesso giunge già durante la conduzione dello studio. Se si arriva a una risposta al quesito (dallo studio stesso o da altri studi)
prima della conclusione dello studio, questo va interrotto. Un altro vincolo allo studio è l'approvazione da parte dei comitati etici: gruppi multidisciplinari che hanno il compito di verificare l'applicabilità della sperimentazione e verificare l'appropriatezza del protocollo, giudicano la competenza dei ricercatori (valutano i loro curriculum) e valutano gli aspetti etici degli studi. Gli studi sperimentali si possono suddividere in sperimentazioni cliniche e interventi preventivi: 1) SPERIMENTAZIONI CLINICHE (studi sperimentali terapeutici): come sperimentazioni su farmaci, sperimentazioni chirurgiche,... Le fasi della sperimentazione clinica sono: - fase 1 (volontari sani a dosaggi ridotti) lo scopo è fornire una valutazione preliminare sulla sicurezza del principio attivo e un primo principio di farmacocinetica e farmacodinamica; - fase 2 (volontari malati: valutare la sicurezza
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze mediche MED/07 Microbiologia e microbiologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher panze_bea di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi epidemiologici di studio e programmazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Pasquarella Cesira.