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APPARTAMENTO DELLA SERVITÙ
Finito l’appartamento invernale, comincia, oltre questo vestibolo,
l’appartamento della servitù, intesa come funzionari/maggiordomi che
governavano il palazzo. Si hanno le camere da letto, un andito, che
costituisce un filtro che separa le camere dalla cucina, che si trova nell’angolo
più caldo, disposto a scirocco (sud occidentale). Questa cucina era dotata di
un'enorme cappa di camino, che occupava una parte di parete, era dotata di
alcuni forni e da un camerino per fare i pasticci. Oltre la cucina, i tinelli dove
mangiava la servitù, questo appartamento caldo riservato alla servitù.
La facciata sul giardino. Oggi si vede un frontone triangolare, che costituisce
il prospetto più emblematico del palazzo. Quel frontone è di Paolo Pozzo, che
toglie l’attico, mette il frontone eliminando una loggia.
APPARTAMENTO DI TROIA: PALAZZO DUCALE (1536-39)
Il palazzo ducale è una città dentro la città: è la seconda reggia rinascimentale più grande per dimensione dopo il vaticano;
costituisce un interessantissimo insieme di ambie4nti e di costruzioni diverse dal Trecento fino al Settecento, quando
cadono i Gonzaga e diventa una reggia asburgica.
È divisa in due porzioni: corte vecchia, la parte che si rivolge verso Piazza Sordello, con la magna domus, poi c’è il castello
di San Giorgio. Nel castello c’è la camera del Mantegna; nell’appartamento del castello settecentesco, si ha Giulio Romano,
che realizza questa camera in castello.
Giulio realizza un appartamento moderno, fatto di ambienti ognuno dei quali ha una sua funzione, e a misura d’uomo,
suddivisi in due palazzine: l’appartamento di troia di cui si vede la facciata interna, e la palazzina della rustica dalla parte
opposta, che costituisce una sorta di Belvedere - entrambi connessi da delle maniche con dei lunghi corridoi: un corridoio
aperto, e un corridoio in forma di galleria dalla parte opposta (come la soluzione del belvedere di bramante)
L’interno dell’appartamento è ricavato in una serie di spazi condizionato da
altri spazi preesistenti. Anche questo è costituito da una sala dei cavalli, una
delle teste (snodo tra le parti private e quelle pubbliche), una degli imperatori
e la camera dei falconi, che probabilmente è la sua camera da letto. Tutte le
stanze affacciate sul giardino pensile dei cani, che dava sul lago. Ci sono
inoltre degli spazi circolari come scale a chiocciola che servivano per
connettere il tutto al giardino al piano terra.
Abbiamo poi la sala di Troia con una volta a padiglione affrescata dalle scene
della guerra di troia. Infine, una loggia, una sorta di sala a tre fornici che si
apriva con delle aperture diverse. → verrà successivamente raddoppiata con il Bertani dopo il 1561 e diventerà una galleria
a strada coperta, destinata all’esposizione delle opere d’arte
FRONTE INTERNO Il fronte interno viene reso parallelo al corridoio coperto: è
la più grande galleria della mostra; quello che si vede oggi
è l’assetto della metà del Cinquecento, una lunga galleria →
monumentalità degli spazi. Si vede l’uso delle bugne
rustiche su tutti i livelli, sull’uso di una serliana con pilastri,
sormontata da una travata ritmica, bramantesca o
brunelleschiana in embrione 6
Storia dell’architettura Lezione 10
UTLIME OPERE DI GIULIO
Casa di Giulio Romano: costituita da sei campate, inizialmente più piccola, con due finestre in meno e il portone verso
sinistra, verrà però ultimato e regolarizzato in modo simmetrico da Paolo Pozzo.
Abazia di Polirone (1540): benedettina, la quale viene trasformata da Giulio in senso moderno; all’interno conserva le
volte della basilica precedente ma toglie le pareti, le colonne romaniche e le sostituisce con colonne in marmo che reggano
la serliana. → basilica cinquecentesca costruita su una struttura romanica e tardogotica nella parte
alta.
Cattedrale di Mantova (1545): l’ultima opera di Giulio. È una chiesa romanica con facciata
tardogotica e cappelle tardogotiche che, nel 1500 risulta insopportabile alla vista di tutti poiché
troppo piccola. Il cardinale dei Gonzaga chiede a Giulio di rifarla completamente: conserva le
strutture, come le pareti originali della chiesa romanica, toglie il sistema degli appoggi e sostituisce
con delle colonne trabeate. E realizza una trabeazione rinforzata. In aggiunta la raddoppia, la
basilica è a 5 navate, e diventa quindi una sorta di San Pietro Costantiniano, che era stato demolito sotto Bramante,
riproposto alla Giulio Romano.
Porta Giulia (1549): opera postuma (dopo la sua morte) edificata nella cittadella di Porto. L’unico accesso alla fortezza a
nord della città. 7
Storia dell’architettura Lezione 10
ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE (1485-1546)
Altri architetti rimangono nella Roma Pontificia, tra cui Antonio da San Gallo il Giovane, che affiancò Raffaello quando era
ancora un pittore. Fu allievo degli zii Antonio da San Gallo il Vecchio e giuliano da san Gallo e dal 1509 anche del Bramante,
assistendolo nella vicenda tormentata del San Petro.
Tra le sue prima opere si ricordano:
- Il camino della sala di Costantino nell’appartamento del Vaticano
- La ristrutturazione del castello di Capo Diamante sul Lago di Bolsena per il cardinale A. Farnese (1511-12)
- Il palazzo ricci a Roma (1512-13)
- Il piano nobile di palazzo Fieschi a Roma (1512)
- Palazzo Baldassini
- La chiesa di Sant’Egidio in Cellere
→ egli dimostra di essere fedele allo stile Quattrocentesco romano (ispirandosi ad edifici come Palazzo Venezia)
PALAZZO FARNESE A ROMA (1513-14)
L’opera principale che si ricorda di Sangallo è Palazzo Farnese, costruito per il cardinale
Farnese che diventerà papa, evento dopo il quale il palazzo si riadatterà alla grandezza del
papa.
Sangallo porta al massimo grado quello schema di palazzo diffusosi da Bramante → ibrido
tra palazzo romano e fiorentino. Si affaccia su piazza farnese e i suoi due fianchi
stabiliscono gli angoli dell’isolato.
- Caratteristiche fiorentine: cornici marcapiani e assenza dell’ordine architettonico
in facciata; la scansione dei tre piani, o quella delle aperture completamente
simmetriche (il cornicione ricorda Palazzo medici).
L’edificio presenta un FRONTONE di ben 13 assi (monotono): l’unico risalto è dato dal portale d’ingresso, le cui bugne
marcano l’asse centrale. → il portale bugnato ricorda quello realizzato da bramante nel Vaticano. La FINESTRA superiore al
portone è l’unica che si distacca dalle altre, opera però di Michelangelo Buonarroti. Al piano terreno tutte le finestre sono a
edicola trabeata con semicolonne poggiate su alte mensole. Al piano nobile ci sono invece finestre a edicola con semicolonne
e frontoni alternativamente triangolari e curvi.
La FACCIATA parte con un trattamento scabro nella parte basamentale, per poi arrivare a superfici piane in laterizio, per il
piano nobile (con dettagli in bicromia). La parete è realizzata con mattoni perfettamente lavorati, mentre l’intonaco è uno
strato rustico su una superficie ondulata.
La PIANTA non ha una perfetta simmetria di ambienti, ma due spazi che balzano
all’occhio:
- l’atrio di ingresso, che Sangallo dispone a tre navate (su modello del Pronao del
Pantheon), ma più allungato; → navata centrale coperta da una botte a cassettoni con
colonne in granito rosso mentre i basamenti, i capitelli e le pareti laterali sono in
travertino; le due laterali con soffitto piano;
- e il peristilio, il cortile circondato da questo sistema di pilastri e di semicolonne,
che continuano dall’atrio e danno un’idea di continuazione
Tutto attorno si dispongono le CAMERE, non con una simmetria rigorosa; la grande scala monumentale è collocata
nell’angolo monumentale di ingresso, e verrà modificata nel momento in cui il palazzo prevede la trasformazione del palazzo
pontificio, con la creazione della grande sala. 8
Storia dell’architettura Lezione 10
I Farnese erano particolarmente attivi nelle Terme di Caracalla, infatti troviamo dei pezzi
straordinari appartenenti a queste nel cortile del palazzo, sotto i portici, per celebrare l’importanza
della famiglia: come l’Ercole Farnese e le due vasche in granito sulla piazza antistante.
Il FRONTE SUL CORTILE è articolato con una sovrapposizione di ordini (dorico, ionico e corinzio) di
semicolonne ed arcate trionfali romane → modelli di Teatro Marcello e dell’Anfiteatro Flavio.
Michelangelo costruisce le botti ribassate sopra il piano nobile, ciò determina la chiusura dei loggiati
ionici e l’esecuzione delle finestre frontonate.
- La soluzione d’angolo è la soluzione più complessa: l’angolo diventa convesso, sporge
attraverso questo pilastro che viene annegato e le colonne che lo affiancano.
Le scale iniziano ad essere parte integrante dei palazzi - prima non avevano monumentalità, nulla di
così mastodontico o spettacolare. In questo caso la spettacolarità è data dall’ampiezza proporzionata al palazzo, ma
inaugurata quel tema che nel barocco diventerà il trionfo. Michelangelo tampona la loggia ionica e realizza il grande
cornicione su schemi fiorentini. Le finestre sono prese da sistemi termali, e l’ordine architettonico torna attorno alle finestre.
DAL 1540: IL CARDINALE DIVENTA PAPA
SALA DI ERCOLE
Diventa la sala principale: occupa due livelli, è costituita dal paino nobile e da cinque assi del
piano nobile. Non è lunghissima ma è molto alta e si intesta contro la sala dei fasti. Se si entra
si vede che è piuttosto spoglia ma molto monumentale: non ci sono decori ma grandi arazzi
che spariscono nella dimensione della sala. Il soffitto è appeso a cassettoni, sullo schema
all’antica → appeso alla struttura di travi che lo reggono, intagliato in legno che impreziosisce
l’ambiente.
Dall’altra parte del cortile c’è una loggia a due livelli che guarda verso il giardino segreto, che si affaccia su Via Giulia, oltre e
il quale c’è il Tevere. Da qui nasce il progetto di connettere il palazzo attraverso un ponte alla villa Chigi, che non verrà
realizzato.
Michelangelo inoltre introduce l’ordine architettonico del fregio che invece di essere liscio viene interpretato attraverso
sculture che rappresentano le maschere di Giulio. Il cornicione invece riprende il modello di Palazzo Medici, che conclude
il palazzo con una linea netta orizzontale che conferisce una differenza chiaroscura.
SAN PIETRO (1516-21)
Bramante iniziò con un primo progetto a croce greca, poi subentra Raffaello, che viene affiancato da Antonio da Sangallo il
Giovane, il quale gestirà il canti