LOGGIA SOTTOMANDIBOLARE
Ha forma di un prisma a base triangolare e contiene la ghiandola sottomandibolare (stessa forma), avvolta
dai due foglietti derivati dalla fascia cervicale superficiale. È completamente isolata dagli ambienti
circostanti (≠ loggia parotidea); l’unico punto di apertura è in corrispondenza del dotto di Wharton.
Limiti:
− mandibola (1)
− sdoppiamento della fascia cervicale superficiale (2-2’): dopo aver preso aderenza in corrispondenza
dell’osso ioide (5), nel portarsi verso la mandibola la fascia si divide in un foglietto superficiale ed uno
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profondo che si inseriscono su ramo e corpo della mandibola, contribuendo a delimitare la sede della
ghiandola sottomandibolare. Lo sdoppiamento avviene a livello dell’osso ioide
La lamina profonda prende rapporti, partendo dall’osso ioide dove la fascia cervicale si sdoppia, con il
processo stiloideo e i suoi muscoli stilieni e con la faccia esterna del
muscolo miloioideo.
Inferiormente sono rappresentati i muscoli che prendono origine
dall’osso ioide (5), detti sottoioidei (6).
Si vedono anche i muscoli miloioideo (3) e stiloioideo (4).
Vi sono diverse conformazioni possibili (varianti anatomiche): A è la più
frequente.
In alcuni casi il foglietto profondo può essere interrotto; in questo caso
manca un piano di clivaggio (importante a livello chirurgico).
Ecco la loggia sottomandibolare in una sezione sagitale a sinistra e a destra trasversale.
Nella sezione sagitale (fig. 717) si notano i limiti della loggia di forma simil-triangolare:
- una faccia rappresentata dal corpo della mandibola (4)
- una faccia più interna (sx) che prende rapporto con i due ventri del digastrico (soprattutto con quello
posteriore) e corrisponde con il triangolo di Béclard e quello di Pirogoff dove arrivano vasi e nervi (nervo
linguale + ipoglosso) che si dirigono alla cavità buccale.
- una faccia inferiore più esterna che assume rapporti con la faccia cervicale superficiale, con i muscoli
superficiali e pellicciai, con il tessuto celluloadiposo, cute e sottocute.
Inoltre, vediamo una parete posteriore che corrisponde al prolungamento caudale della parotide, separato
dalla loggia sottomandibolare da formazioni fibrose e ispessimenti della fascia cervicale superficiale: tra
questi ricordiamo il legamento stilomascellare e una benderella fibrosa tesa tra sfenoide e mandibola.
La loggia sottomandibolare è situata più infero-antero-medialmente di quella parotidea.
NB. DEFINIRE LE PARETI DELLA LOGGIA EQUIVALE A DEFINIRE LE PARETI DELA GHIANDOLA CHE QUESTA
CONTIENE
Riferimenti chirurgici 12
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Le figure sotto mostrano come queste ghiandole, in particolar modo la sottomandibolare, possono essere
soggette a fenomeni di calcolosi, che, ostruendo il dotto escretore, possono dar luogo a processi
infiammatori a carico della ghiandola stessa. Questi appaiono come una notevole tumefazione della
ghiandola in corrispondenza del pavimento della cavità boccale.
Il dotto parotideo è superficiale, si può palpare.
La colelitiasi è il fenomeno che indica la presenza di calcoli (di ossalato di calcio) della cistifellea nel coledoco
che danno origine a un’ostruzione biliare; gli stessi calcoli possono formarsi nel dotto pancreatico.
Come la calcolosi biliare e pancreatica, anche per la
ghiandola parotide, che ha molte similitudini con il
pancreas (a parte la presenza dei dotti striati), può
manifestarsi la calcolosi salivare.
Un calcolo nel dotto parotideo provoca un’ostruzione
nel flusso prodotto dalla ghiandola, la saliva parotidea,
verso la cavità buccale. La ghiandola però continua a
produrre secreto e trovandosi in uno spazio chiuso la
ghiandola aumenta di dimensioni, causando tensioni
sulle pareti (zone fortemente innervate), il dotto si
dilata e provoca un dolore acuto (esacerbato durante la
masticazione). Si crea una tumefazione/sporgenza palpabile dovuta in parte ai fenomeni di infiammazione
dei tessuti circostanti (cute e sottocute), ma soprattutto al piccolo calcolo.
Tramite una procedura che utilizza la scialoendoscopia (endoscopia relativa all’esplorazione del lume dei
dotti delle ghiandole salivari maggiori), si aggredisce cute e sottocute, si incide il dotto e si estrae il calcolo
ripristinando la via di deflusso.
Tecnica ormai di routine.
Il decorso del nervo facciale nella loggia parotidea permette di distinguere un lobo superficiale/esterno e
uno interno, ed è importante per riconoscere dei piani limite.
La prima cosa che fa un chirurgo è identificare il decorso del nervo facciale, sapendo che i suoi rami si
diramano all’interno della parotide pur non fornendole rami.
Ghiandola sottolinguale (vedi immagine pag. 1)
Si trova sopra il pavimento della cavità boccale, rappresentato in parte dal muscolo miloioideo e in parte dai
muscoli genioioidei. È situata dietro il punto in cui il corpo della mandibola si continua con la sinfisi
mentoniera.
Non ha un dotto escretore ben definito, bensì una serie di piccoli dotti escretori che si aprono
indipendentemente in corrispondenza del pavimento della cavità boccale.
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Presenta rapporti con l’arteria e la vena sottolinguale ed è incrociata medialmente dal dotto escretore della
ghiandola sottomandibolare, con cui però non prende rapporti stretti.
Non c’è una loggia sottolinguale osteo-fibrosa, ma la ghiandola è alloggiata nel connettivo lasso sottostante
il pavimento della cavità linguale, insieme a formazioni vascolo-nervose.
Epifisi o ghaindola pineale
Ghiandola endocrina del SNC situata nel cranio, di piccole dimensioni. Si trova in corrispondenza
dell’estremità posteriore del 3° ventricolo (una delle cavità del sistema nervoso). Posteriormente si trova il
cervelletto; superiormente si trovano delle formazioni di sostanza bianca che collegano i due emisferi
cerebrali (corpo calloso).Appartiene all’epitalamo ed è collegata da fasci nervosi pari e simmetrici alle
strutture nervose circostanti. È inserita in una serie di circuiti nervosi che hanno un ruolo nella regolazione
del circuito sonno-veglia, legato al ritmo circadiano (luce-buio). È una ghiandola fotosensibile perché produce
melatonina in condizioni di buio.
Le sue cellule, i pinealociti, producono l’ormone
melatonina che:
− si ricava dall’acetilazione della serotonina
− regola il ritmo circadiano sonno-veglia reagendo al
buio: induce il sonno, aumentando la fase REM di
sonno profondo e riducendo gli effetti collaterali
di farmaci simil-serotoninergici
− è considerata un ormone antagonista degli ormoni
gonadotropi ipofisari, infatti all’inizio della
pubertà i livelli di melatonina decrescono
enormemente e nell’epifisi comincia ad
accumularsi la cosiddetta sabbia pineale
La ghiandola pineale secerne melatonina quasi
esclusivamente durante la fase notturna: la
concentrazione ematica è massima intorno alle h.2-4
di notte. L’esposizione alla luce inibisce la produzione
di melatonina secondo un meccanismo dose-
dipendente. Le fluttuazioni ormonali legate al ciclo luce-buio è responsabile di determinate attività in
determinati momenti della giornata (come le altre ghiandole endocrine, non produce ormoni in tutto l’arco
della giornata).
La melatonina ha anche un effetto inibitorio (attività anatagonista) sugli ormoni sessuali, in particolare LH e
FSH, bloccando la maturazione degli organi sessuali.
Nelle immagini sottostanti si vede la morfologia dei pinealociti e la particolarità dei rapporti con le strutture
nervose circostanti. 14
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Ipofisi
Ghiandola endocrina che assume rapporti morfo-funzionali molto peculiari con il sistema endocrino e
nervoso (es. rapporto funzionale con l’ipotalamo). È direttamente collegata al SNC tramite la neuroipofisi.
È situata nella sella turcica dello sfenoide (nella fossa cranica media), che è posta postero-superiormente
al seno sfenoidale (o corpo dello sfenoide) e superiormente è chiusa solo parzialmente da tessuto fibroso
(diaframma della sella).
È formata da una parte nervosa, la neuroipofisi e una parte endocrina, l’adenoipofisi.
Nelle immagini l’encefalo è osservato dal basso e dal davanti, quindi dalla base dell’encefalo privata di
midollo spinale e bulbo allungato; vediamo come l’ipofisi assume stretti rapporti con le strutture vicine alla
sella turcica: il chiasma ottico (parziale incrocio dei nervi ottici), con alcuni nervi cranici deputati
all’oculomozione estrinseca (ad esempio l’oculomotore comune, 3° paio di nervi cranici, situati nel seno
cavernoso della dura madre) e, posteriormente, con i corpi mammillari dell’ipotalamo.
In sezione sagittale è più facile osservare le caratteristiche dell’ipofisi in rapporto alle strutture prima
definite: si vede il rapporto morfo-funzionale attuato dall’ipofisi con altre strutture, soprattutto
ipotalamiche, tramite il diaframma della sella.
Ipofisi è collegata al diencefalo da un peduncolo in parte nervoso e in parte vascolare. Le due componenti
nervosa e vascolare sono diversamente coinvolte nel controllo della componente neuroipofisaria e
adenoipofisaria. 15
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Le due porzioni, adenoipofisi e neuroipofisi, hanno origine embrionale diversa.
SVILUPPO EMBRIONALE:
Lo sviluppo giustifica la sua struttura peculiare. Siamo al livello
dell’ectoderma che riveste la porzione craniale della cavità
boccale. Il neuroectoderma (in giallo) si estroflette dando
origine al processo infundibolare. L’ectoderma (in rosso) si
estroflette e si porta fino allo stomodeo verso l’alto dove c’è la
porzione craniale del tubo neurale, poi si chiude su se stesso
formando la tasca di Rathke, che si sviluppa cranialmente nel
mesoderma interposto tra essa e le strutture nervose
soprastanti e perde il collegamento con la cavità boccale, in cui
può permanere un suo residuo.
Questa chiusura avviene poiché il mesoderma (in grigio)
interposto tra ectoderma e neuroectoderma si sviluppa
particolarmente e interrompe la continuità tra la nuova
struttura formatasi e l’ectoderma da cui è derivato.
Il mesoderma, successivamente, inizia un processo di
ossificazione
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