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INTELLETTUALE
con risposte vaghe approssimative è sicuro
(“non so”) di sé
A breve o a lungo termine PERDITA DI MEMORIA Molto deteriorata quella
recente
Compromissione della SINTOMO ASSOCIATO Deterioramento
concentrazione dell’orientamento
Scarsa AUTO-PERCEZIONE Normale
Il paziente o i familiari ANAMNESI FAMILIARE Usuale anamnesi di
demenza
possono avere
anamnesi psichiatrica
�� Depressione nell’anziano:
La depressione nell’anziano è:
• Comune e trattabile
• Sottodiagnosticata e sottotrattata
• Ad elevato tasso di ricadute
• Ad elevato tasso di cronicizzazione
• Ad elevato rischio suicidario
• Peggiora la prognosi delle malattie somatiche
• Non è una risposta normale alla vecchiaia
I fattori che favoriscono l’insorgenza di una condizione depressiva nell’anziano:
solitudine, insonnia, patologie croniche,stato socioeconomico ed abitativo,
disabilità/non autosufficienza, consapevolezza di non avere “futuro”.
L’anziano è la gestione delle perdite:
• Perdita del ruolo sociale ed economico: pensionamento, esclusione da ruoli
•
significativi “gli ex”, cessazione di attività remunerate e gratificanti
• Perdita della salute e dell’autosufficienza: invecchiamento fisiologico, patologie
•
acute e/o corniche Perdita da lutto: vedovanza, perdita di persone care
(familiari, amici)
• Perdita del rapporto col contesto sociale: veloci cambiamenti sociali e
produttivi, mancanza di strumenti
• culturali adeguati, inadeguatezza deisistemi assistenziali
Varietà cliniche della depressione dell’anziano:
• Forma agitata: irrequietezza, ansia, muoversi continuamente, aggressività
• Forma ipocondriaca: lamentele continue di sintomi di scarso rilievo
• Forma ritardata: rallentamento psicomotorio, eloquio lento, movimenti
rallentati, profonda stanchezza
• Forma apatica: senza di iniziative, isolamento, disinteresse per il circostante
L’ansia è un componente fondamentale della depressione dell’anziano ed è
presente sia nella depressione agitata sia in quella apatica.
-
��Perché la polifarmacoterapia rischia di creare problemi nell’anziano:
L’anziano ha un rischio maggiore di ADR (reazioni avverse avi farmaci)
perché: fragilità, politerapie, comorbidità, reazioni avverse, cascata
prescrizioni.
Nell’anziano avvengono progressivi
cambiamenti età
correlati di farmacocinetica e
farmacodinamica che
alterano in modo significativo l'effetto del
trattamento
farmacologico.
La polipatologia ha come conseguenza quasi
inevitabile
correlato l’uso e l’abuso di vari farmaci.
• Dopo i 65 anni il consumo di farmaci triplica e si
nota che gli anziani in media assumono 3
farmaci al giorno, chi è nelle case di risposo da
6-8 farmaci al giorno.
Poliprescrizioni: frequente impiego scorretto dei farmaci nel 40% dei casi.
Ed ovviamente all’aumentare del numero di farmaci assunti aumenta
proporzionalmente il rischio di reazioni avverse.
Prevenire la cascata delle prescrizioni:
• Iniziare un trattamento con un nuovo farmaco a bassi dosaggi e adattare la
dose per ridurre il rischio di ADR
• Considerare la possibilità che nuovi sintomi possano essere causati da ADR, in
particolare, ma non esclusivamente, se si è iniziato recentemente un nuovo
trattamento farmacologico o è stato modificato il dosaggio
• Fornire ai pazienti informazioni su
possibili ADR e
cosa fare quando si verificano reazioni
avverse
• La decisione di prescrivere un secondo
farmaco per
contrastare una ADR da un primo farmaco deve
avvenire solo dopo un attento esame, e quando i
vantaggi di continuare la terapia con il primo
farmaco superano i rischi di ADR dal secondo
medicinale.
Per ridurre rischio:
• Obiettivo primario = qualità della vita (non sempre ottenibile
•
solo con farmaci) Stabilire priorità, valutando l’effetto della
terapia sulle patologie associate
• Scegliere farmacisicuramente efficaci
• Valutare il rischio di interferenze farmacologiche
• Ridurre al minimo indispensabile il n° dei farmaci
• Saggiare la risposta con dosaggio minimo iniziale
• Valutare la risposta in steady state (dosaggi ematici)
• Ricordare l’atipia della presentazione delle ADR nell’anziano
• Evitare comportamenti potenzianti l’azione farmacologica
• Considerare come possibile ADR qualsiasi modificazione del decorso insorta
dopo l’inizio della terapia
�� Fattori di rischio per trombosi:
La TVP (trombosi venosa profonda) consiste nella formazione di coaguli di sangue
(trombi) all’interno delle vene profonde, in genere delle gambe o pelvi, possono
formarsi coaguli anche nelle vene superficiali, trombosi venosa superficiale ma
solitamente sono di piccolo calibro e non diventano emboli.
I coaguli di sangue possono formarsi nelle vene se la vena è lesa, in presenza di una
patologia o di un elemento che rallenti il ritorno di sangue al cuore. Queste
formazioni possono provocare gonfiore agli arti superiori o inferiori.
Il coagulo può staccarsi e raggiungere i polmoni, provocando la cosiddetta
embolia polmonare. La trombosi venosa profonda si rileva con eco-Doppler e
sulla base degli esiti delle analisi del sangue.
Per prevenire l’ingrossamento dei coaguli e l’embolia polmonare,si somministrano
farmaci anticoagulanti. Le cause possono esser:
• Trauma a carico del rivestimento venoso
• Aumentata tendenza alla coagulazione sanguigna: es. nella popolazione
anziana, la disidratazione causa un’accelerazione del processo coagulativo e
può pertanto contribuire allo sviluppo di trombosi venosa profonda.
• Rallentamento del flusso ematico: Durante prolungati periodi di riposo a letto e in
altre occasioni in cui gli arti inferiori non svolgono la normale attività motoria
(come dopo un infortunio o ictus), il flusso ematico rallenta, perché i muscoli
del polpaccio non si contraggono e non spingono il sangue verso il cuore. La
trombosi venosa profonda può svilupparsi, per esempio, nei soggetti colpiti da
attacco cardiaco o da altre gravi malattie (come insufficienza cardiaca,
broncopneumopatia ostruttiva cronica [BPCO] o ictus) che trascorrono a letto
una degenza ospedaliera di molti giorni senza muovere a sufficienza le gambe
o nei soggetti in cui le gambe o la parte inferiore del corpo sia paralizzata
(paraplegici).
Complicanze:
Embolia polmonare, insufficienza venosa cronica (provoca gonfiore e fastidio cronico),
carenza di afflusso di sangue (ischemia) all’arto inferiore con conseguente edema
massivo e dolore.
Prevenire la TVP:
Prevenzione dell’immobilità, farmaci anticoagulanti, dispositivi di compressione pneumatica
intermittente
SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE: Complesso di alterazioni multi-sistemiche
conseguente ad una condizione di ridotta o assente capacità nel compiere
movimenti, ad insorgenza acuta o cronicamente progressiva. In particolare, si parla
di immobilità quando l’anziano presenta difficoltà o incapacità nello svolgere le
attività della vita quotidiana che richiedono lo spostamento nell’ambiente ed
indispensabili per la vita autonoma: salire o scendere le scale camminare
autonomamente passaggi posturali cambi di decubito
Le cause sono:
• Fattori biologici: malattie muscolo scheletriche (fratture, artrosi, malattie
neurologiche (Parkinson, esisti ictus), malattie cardiovascolari (scompenso, IMA),
•
malattie polmonari (BPCO). Fattori psicologici: depressione timore di cadute;
•
perdita dell’abitudine al movimento. Fattorisocio-ambientali: inadeguatezza
alsupporto sociale immobilizzazione forzata a letto, contenzione, barriere
architettoniche, assenza di ausili per il movimento.
�� Classificazione ipoglicemia, segni e sintomi:
Classificazione:
Ipoglicemia asintomatica Ipoglicemia Ipoglicemia grave
lieve/moderata
Riscontro di valori di Riscontro di valori di Riscontro di valori di
glicemia inferiori alla glicemia inferiori alla glicemia inferiori alla
norma (<60 mg/dI) in norma con segni e norma con imponente
assenza di sintomi. sintomi caratteristici, e sintomatologia (fino al
con capacità del paziente coma e alla morte), e
di correggere l'ipoglicemia necessità di intervento di
da sé medesimo. altre persone.
Trattamento:
• Da asintomatica a moderata: 20-25 g di saccarosio in acqua, da ripetere
•
eventualmente dopo 10-15 min Grave: Soluzione glucosata 33% o 50% e.v.
(rapidamente, in quantità pari a 20-25 g di glucosio) e poi a velocità variabile,
sufficiente a mantenere la glicemia sopra 100 mg/dl e/o 1 mg di glucagone i.m.
Segni e sintomi: sudorazione, tremore, senso di freddo o brividi, senso di fame,
batticuore, ansia, irritabilità, confusione mentale, difficoltà a parlare, vista
annebbiata, capogiro o mal di testa.
DOMANDE POSSIBILI GERIATRIA
1) CLASSIFICAZIONE OMS ANZIANI
Gli anziani, secondo l’OMS, vengono classificati in:
- GIOVANI VECCHI (65-74 anni);
- VECCHI (75-90 anni);
- GRANDI VECCHI (> 90 anni).
2) DIFFERENZA TRA GIOVANI E ANZIANI
→
GIOVANI patologia singola, vista e udito integri, “Problem Solving” intatto, stile di
vita attivo, no scompenso organo sistemico, buone possibilità di recupero e buona
→
tolleranza ai farmaci ANZIANI pluripatologia, vista e udito compromessi,
“Problem Solving” compromesso, stile di vita sedentario, scompenso organo
sistemico (cuore, polmoni e cervello), scarse possibilità di recupero e scarsa
tolleranza ai farmaci.
3) QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA SENESCENZA?
Le caratteristiche della senescenza sono: > variabilità interindividuale, ritardata
risposta agli stimoli, < capacità di recupero, > sensibilità allo stress, < capacità
riproduttiva, > tasso di more e alterazione nei meccanismi di regolazione del
controllo cellulare.
4) DIFFERENZA TRA FRAGILITÀ E DISABILITÀ
→
FRAGILITÀ stato biologico dipendente dall’età caratterizzato da una minor
resistenza allo stress secondario cumulativo di più sistemi biologici. Quest’ ultimo è
correlato a disabilità, mortalità e rischio di istituzionalizzazione. Le cause che
portano un anziano ad essere considerato “FRAGILE” sono pluripatologia, declino
ritmo sonno-veglia e delle funzioni psico-fisiche e polifarmacoterapia.
La fragilità è