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(RIASSUNTO) ANDAMENTO NEL CAMMINO DEL MALATO DI PARKINSON
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica e progressiva del SNC che compare in
età matura-avanzata.
→
E’ caratterizzata da rigidità mm, tremore, riduzione della mobilità spontanea, rallentamento dei
movimenti volontari.
Una delle conseguenze più significative del parkinson sono i: Disturbi del cammino
Segni precoci
• Riduzione dei movimenti di pendolamento degli AASS durante la marcia
• Sensazione di ridotta sincronizzazione degli AAII
Progressione:
• →
Esitazione di partenza all’inizio della marcia prima di partire sembra che stia aspettando qualcosa e
questo è anche colpa della rigidità.
• Freezing durante la marcia (episodi transitori, solitamente della durata di qualche secondo, in cui il
paziente è incapace di iniziare o continuare il movimento in una situazione di relativamente buona abilità
motoria)
• Difficoltà nell’iniziare il passo e nei cambiamenti direzionali improvvisi
• Comparsa di festinazione (aumento progressivo della frequenza dei passi come una corsa
all’inseguimento con baricentro spostato in avanti)
• Comparsa di camptocormia durante il cammino
SCOMPENSO CARDIACO
Lo scompenso cardiaco è una condizione caratterizzata da una disfunzione ventricolare sistolica e/o
diastolica, a causa della quale il cuore non riesce a garantire una gittata cardiaca adeguata alle richieste
metaboliche dei tessuti periferici, o vi riesce solo mantenendo i valori pressori intracardiaci abnormemente
elevati.
CAUSE: Le cause dello SC sono tantissime, le principali però sono la cardiopatia ischemica e la cardiopatia
ipertensiva.
In una condizione di cuore “malconcio” ma che ancora non è andato incontro a scompenso vero e proprio,
abbiamo dei fattori precipitanti che possono essere: ischemia o infarto del miocardio, ipertensione non
controllata, eccessivo apporto di sodio con la dieta, scarsa compliance terapeutica, eccessivo apporto di
liquidi, aritmie (FA la più frequente), alcool, farmaci, e condizioni mediche associate (febbre, infezioni
(respiratorie, stato settico), anemia.
Segni e sintomi: Nell’anziano, tanto per cambiare, i segni e sintomi possono essere assenti o sfumati.
Pertanto, bisogna prestare attenzione alle presentazioni atipiche nell’anziano, soprattutto perché abbiamo
anche patologie che possono essere simili che possono dare problemi nel riconoscimento come per
esempio BPCO. Sono di riscontro più comune manifestazioni quali: rapida riduzione dell’autonomia
funzionale, delirium, declino cognitivo, ansia e depressione. Per cui possiamo avere una presentazione con
altre patologie.
Diagnosi: Per fare la diagnosi nell’anziano andiamo a cercare sia i sintomi tipici che quelli atipici, cerchiamo
edemi, crepitii, guardiamo l’ECG che di solito non è specifico, al torace possiamo vedere il cuore grande
piuttosto che la congestione del circolo. All’eco-cardio possiamo andare a vedere quanto funziona il cuore,
uno degli indici che ci interessa è la frazione di eiezione che in genere è diminuita. Poi abbiamo agli esami
di laboratorio un indice particolarmente sensibile che è il BNP (peptide natriuretico cerebrale) che aiuta
moltissima perché dosare questo peptide permette di capire se c’è scompenso, più alto è più probabile è
che il paziente sia scompensato.
Manifestazioni tipiche dello scompenso cardiaco Manifestazioni atipiche spesso presenti nell’anziano
SINTOMI MANIFESTAZIONI SISTEMICHE
- Dispnea (a riposo, da sforzo, parossistica - Malessere
notturna) - Stanchezza astenia facile affaticabilità
- Astenia - Riduzione del livello di attività fisica
- Intolleranza allo sforzo - Perdita di autonomia e aggravamento
disabilità
SEGNI
- Tosse notturna MANIFESTAZIONI NEUROLOGICHE
- Edemi declivi - Stato confusionale
- Edema polmonare - Irritabilità, astenia e depressione
- Versamento pleurico - Disturbi del sonno
- Rantoli polmonari
- Turgore giugulare, reflusso epato-gastrico DISTURBI GASTROENTERICI
- Epatomegalia - Anoressia
- Disturbi addominali
- Nausea e diarrea
NICTURIA CON OLIGURIA DIURNA
COME SI TRATTA LO SCOMPENSO IN ACUTO?
Trattamento Scompenso Acuto: si tratta somministrando ossigeno e diuretici perché servono a trattare
tutti quelli che sono i meccanismi che danno i sintomi dello scompenso. Ossigeno e diuretici riducono
l’iperventilazione, migliorano l’ossigenazione, riducono il sovraccarico volumetrico ventricolare, riducono le
resistenze periferiche, controllano i problemi clinici associati.
Trattamento scompenso Cronica: nella fase cronica il problema non è ridurre le resistenze e mantenere
l’ossigenazione, ma bisogna anche fare quello che è una valutazione più globale, per cui attenzione al
bilancio entrate uscite, attenzione all’eccesso di attivazione neuro ormonale. Bisogna mantenere ridotte le
resistenze periferiche, valutare le indicazioni a terapia antiaggregante/anticoagulante, controllare lo stato
della malattia di base e della possibile risoluzione terapeutica, trattare le comorbilità, valutare terapie
alternative ed eventuali programmi riabilitativi.
NB: Lo scompenso può diventare refrattario, quando accade siamo alla fase terminale, nella quale è da
evitare l’accanimento terapeutico mentre è indicato l’inserimento del paziente in un programma di cure
palliative. Diventa quindi importante fare prevenzione:
- Assicurarsi che paziente e care-giver comprendano l’importanza del trattamento prescritto, in
particolare il monitoraggio del peso corporeo • Intervenire sulle abitudini alimentari (assunzione
controllata di acqua e di sale) • Convincere il paziente ad astenersi ad abitudini voluttuarie (fumo
alcol) • Prescrivere idonea attività fisica individualizzata • Vaccinazione anti influenzale annuale •
Correzione di condizioni correlate a prognosi negativa quali depressione, solitudine, povertà,
ambiente di vita non adeguato. Un paziente con scompenso cronico è un prototipo di paziente
fragile.
BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una condizione clinica caratterizzata da una limitazione
al flusso aereo che non è completamente reversibile e di solito progressiva.
La bronchite cronica, che fa parte della BPCO, è definita come la presenza di tosse ed espettorato per
almeno tre mesi all’anno per due anni consecutivi.
L’enfisema polmonare è definito come un anomalo allargamento degli spazi aerei distali al bronchiolo
terminale accompagnato da distruzione delle loro pareti, in assenza di evidenti segni di fibrosi.
Fattore di rischio: identifichiamo due diversi tipi di fattori di rischio,
1. i fattori di rischio legati all’ambiente (FUMO DI SIGARETTA, fattori professionali, inquinamento
esterno e domestico, infezioni, stato socioeconomico),
2. i fattori legati all’ospite (geni, iperreattività bronchiale e crescita del polmone).
Esistono dei fattori predisponenti che associati ad agenti nocivi creano uno stato di infiammazione
che ha come conseguenza la riduzione del flusso aereo progressiva e non reversibile, specialmente
se non vengono eliminati gli agenti scatenanti (90% Fumo)
Terapia: Smettere di fumare è la chiave del trattamento: terapia comportamentale e sostituti della
nicotina. La sospensione del fumo oltre a rallentare, ritardare o sospendere la progressione del quadro, il
polmone in sé ha la capacità di guarire; perciò, smettere di fumare può migliorare la situazione.
Terapia farmacologia: la terapia farmacologica serve a ridurre i sintomi, la frequenza e gravità delle
riacutizzazioni e a migliorare la tolleranza allo sforzo. Le classi di farmaci più utilizzate sono i
broncodilatatori, agenti antiinfiammatori, antibiotici e mucolitici. Ricordiamo anche di vaccinare questi pz
per influenza e pneumococco.
La riabilitazione polmonare è utile perché migliora i sintomi e la qualità della vita (spirometro
incentivante), l’ossigeno terapia a cicli e poi solo se necessario continua è un altro intervento terapeutico
che si attua (ritardare il più possibile l’utilizzo dell’ossigeno terapia) insieme a NIV ove indicato e approcci
palliativi nei sintomi della BPCO avanzata
OSSIGENO TERAPIA
L’ossigenoterapia è il trattamento atto a compensare sia l’insufficienza respiratoria acuta (IRA) che quella
cronica (IRC). Lo Scopo della ossigenoterapia è riportare i livelli ematici della PaO2 a valori normali o più
vicino possibile alla normalità. Bisogna impiegare sempre la più bassa FiO2 possibile (concentrazione o
frazione di O2 nell’aria inspirata).
INDICAZIONI E PRESIDI DELL’O2 TERAPIA
• L’ossigenoterapia è il trattamento atto a compensare sia l’insufficienza respiratoria acuta (IRA) che
quella cronica (IRC)
• Scopo della ossigenoterapia è riportare i livelli ematici della PaO2 a valori normali o più vicino
possibile alla normalità
• Bisogna impiegare sempre la più bassa FiO2 possibile (concentrazione o frazione di O2 nell’aria
inspirata)
• L’ossigenoterapia viene calcolata in litri/minuto e viene iniziata ogni qualvolta la PaO2 è < 60 mmHg
oppure la SaO2 è < 90%
Indicazioni
PaO2 < 60 o sat. 90-92% in aria;
- Patologie respiratorie acute e croniche;
- Accidenti cerebrovascolari;
- Sanguinamento acuto;
- Shock;
- Traumi;
- Avvelenamenti (CO);
- Ipossia cronica da cause multiple (anziani)
-
Il pz con ictus acuto un po' di O2 è bene metterlo anche nell’infarto per dare un po' di O2 alla cute.
Prescrizione temporanea Prescrizione a lungo termine
• •
Attacco acuto di asma bronchiale BPCO
• •
Riacutizzazione di BPCO Mucoviscidosi
• •
Insufficienza cardiaca acuta Interstiziopatie polmonari diffuse
• •
Infarto del miocardio Malattie del torace (Cifoscoliosi,
• Anemie ipovolemiche Spondiloartrosi, etc.)
• Malattie Neuromuscolari
• Cuore polmonare
LESIONI DA DECUBITO →
lesione da pressione o piega da decubito è una lesione tessutale con evoluzione necrotica interessa
→
epidermide, il derma e gli strati sottocutanei fino ad arrivare ai muscoli e alle ossa.
→
Le LDD non sono la conseguenza inevitabile dell’allattamento del paziente la probabilità varia a seconda
di come gli gestisci. →
Fattori di rischio: età, riduzione della mobilità, malnutrizione +:
Pressione: quando la pressione del peso corp