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(che permette di portare a rottura il materiale) avviene in
φ.
CND, posso tirare fuori i parametri c’ e Posso comunque
valutare il comportamento in termini di tensioni efficaci anche
in CND perché misuro le pressioni interstiziali attraverso il
manometro. E quindi valuto lo stato tensionale efficace nel
provino e valuto la resistenza in termini di tensioni efficaci.
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...
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<
t = φ’p
Se devo analizzare gli sforzi tangenziali su una ipotetica superficie di scorrimento sono dati da c’p e (se non ha mai avuto problemi di scorrimento e non
φ’cv,
è mai arrivato a rottura). Se devo studiare il problema per un versante in frana su cui ci sono stati scorrimenti, allora dovrò usare c’cv e perché il
materiale ha già percorso il tratto di picco e mi potrà offrire la resistenza redisua post picco
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Partiamo dalla pressione di cella e troviamo la tensione efficace con la retta 3:1 nel caso CID. Nel caso CIU abbiamo un percorso tensionale che devia a sinistra
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perché abbiamo le Facendo ciò su tre provini otteniamo i vari percorsi di carico dei tre provini. Notiamo che se eseguo una prova triassale CID su tre provini, i
tre provini a rottura avranno tre punti allineati sulla linea LSC, se faccio questa operazione sullo stesso materiale e con la stessa pressione di cella iniziale però
φ’.
nella prova CIU mi accorgo che la linea che interpola i punti è coincidente con la precedente. Se uso quindi la prova CID o CIU avrò lo stesso valore c’ e La
prova quindi non influenza i parametri di resistenza che ottengo. Possiamo fare un’altra considerazione: a parità di stato tensionale iniziale (p’c) se porto a rottura il
materiale in CND il valore del deviatore a rottura qfcnd è minore del deviatore a rottura qfcd in condizioni drenate. In condizioni drenate il te