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Idroelettrica: ottenuta dalla conversione elettromeccanica dell’energia cinetica dei flussi
d’acqua.
Fino ad oggi, il potenziale energetico locale di cui dispone ogni territorio non è stato utilizzato
perché:
Le risorse rinnovabili hanno bisogno di ampi spazi per produrre gli elevati livelli di energia di
cui abbiamo bisogno
La sua produzione si manifesta in modo intermittente nel tempo a causa della variabilità
giornaliera e stagionale del sole
Ha un elevato costo di produzione
L’aumento di prezzo del greggio, però, ha aperto nuovi scenari per le fonti di energia rinnovabile,
ed è quindi fondamentale trattare queste fonti come una reale alternativa ai combustibili fossili, per
risolvere i problemi ambientali e per continuare in futuro ad avere larga disponibilità di energia a
costi contenuti.
Le risorse minerarie
Le risorse minerarie si distinguono in:
Combustibili minerali: petrolio, carbone, gas
Minerali metalliferi: ferro, rame
Minerali non metalliferi: zolfo, argilla
La richiesta di minerali è andata di pari passo con la diffusione dell’industrializzazione e con il
consumo di massa: la strategia delle grandi imprese è stata quella di puntare sulle innovazioni
tecnologiche per intensificare l’attività estrattiva e ridurre i costi. Oggi, i quattro paesi che
producono più della metà delle estrazioni mondiali sono: Cina, USA, Russia, Australia.
Le risorse idriche
L’acqua rappresenta l’elemento essenziale sia perché senza acqua non c’è vita sia perché l’acqua è
direttamente connessa con la terra e l’aria, con le risorse e con il clima. L’acqua è distribuita in
modo diseguale: l’America è il continente più ricco di risorse idriche, seguito dall’Asia, Europa e
Africa. Anche se la disponibilità di acqua è rimasta invariata, sono cresciuti i consumi e le situazioni
di carenza sono in aumento. Oggi lo stress idrico si estende rapidamente colpendo vaste aree del
mondo affette da siccità, desertificazione, cambiamenti climatici e peggioramento della qualità dei
bacini idrici dovuto all’impiego di fertilizzanti e pesticidi. Le conseguenze dell’inquinamento idrico
sono sempre più numerose, come il fenomeno delle piogge acide, che oltre ai danni all’ecosistema,
colpiscono anche la salute umana. Anche negli oceani l’inquinamento ha assunto dimensioni
globali: a questi ritmi si stima che entro il 2050 l’insieme della plastica presente nei mari sarà
superiore a quella dei pesci.
Le strategie e le azioni politiche per aumentare la disponibilità idrica sono:
Desalinizzare
Attingere dagli acquiferi fossili profondi
Costruire canali per trasportare l’acqua su lunghe distanze
Rigenerare le acque reflue
Ridurre gli sprechi e perdite di acqua.
Le risorse demografiche
Il punto di vista geopolitico considera la popolazione un fattore fondamentale in relazione dinamica
con l’economia, le istituzioni politiche, i trasporti e le comunicazioni. Inoltre, la popolazione è alla
base di ogni processo di trasformazione dell’ambiente naturale in territorio. Dall’altra parte, quando
la popolazione cresce in maniera rapida può esercitare pressioni sull’ecosistema, sulle risorse
esauribili e rinnovabili e sul territorio (inquinamento, deforestazione). Nel corso del tempo la
popolazione mondiale ha avuto un andamento contrassegnato da cicli di espansione e di flessione.
Le condizioni ambientali e nello specifico la disponibilità di spazio agricolo, il livello di fertilità del
suolo, la disponibilità idrica ed energetica hanno posto dei vincoli alla crescita demografica
rendendola dipendente dall’ambiente naturale.
Le relazioni tra pressione demografica e sviluppo economico sono complesse: storicamente le aree
più spopolate sono le più povere, mentre quelle ad elevata densità sono le più ricche. Storicamente
il ritmo di crescita demografica è stato lento fino al ‘700, poi a partire dalla rivoluzione industriale
ha assunto ritmi più veloci, fino a quando, nel ‘900, ha avuto una rapida accelerazione. Per misurare
l’andamento demografico a scala mondiale basta considerare due variabili: popolazione totale
annua e saldo naturale (numero delle nascite - numero delle morti). L’andamento della popolazione
può assumere caratteri di crescita oppure declino; ogni fase è collegata alle fasi della transizione
demografica e ai cicli economici di espansione/crisi. I grandi cambiamenti avvenuti a livello
mondiale nel ‘900 sono stati segnati anche dallo spostamento dai paesi del nord del mondo ai paesi
del sud del mondo. Complessivamente, secondo i dati dell’ONU, il continente asiatico è il più
popoloso. L’umanità, inoltre, si concentra per il 90% nell’emisfero boreale. Nella scelta degli
insediamenti giocano un ruolo centrale anche le aree costiere, densamente abitate, e le aree
montane, scarsamente abitate. La densità della popolazione rappresenta un efficace indicatore
dell’intensità dell’occupazione territoriale. Le grandi aree urbane sono caratterizzate dall’elevata
densità demografica, mentre le aree rurali sono caratterizzate da insediamenti a bassa densità
abitativa.
Le grandi transizioni demografiche
Dal punto di vista geografico, l’organizzazione economica, sociale e politica di un territorio e il suo
livello di crescita e sviluppo sono elementi che influiscono sulle dimensioni della popolazione. Nel
corso del XIX e XX secolo, la speranza di vita alla nascita della popolazione in Europa sale da 25-
35 anni a 60-85 anni. Il cambiamento demografico avviene all’inizio della fase di riduzione dei tassi
di mortalità e di natalità. Il ciclo di transizione, infatti, è composto da quattro fasi:
1. Alto-stazionaria: alti tassi di natalità e di mortalità, l’attività dominante è l’agricoltura
2. Prima espansione: abbassamento tasso di mortalità, miglioramento delle condizioni di vita, il
tasso di natalità è ancora elevato
3. Espansione rallentata: calo tasso di natalità, la crescita rallenta
4. Basso-stazionaria: mortalità bassa, il tasso di natalità è basso e stabile.
Il mutamento dei paesi che hanno completato la transizione demografica ha interessato anche gli
aspetti relativi alla popolazione occupata in un settore economico di attività. Si parla di transizione
intersettoriale quando in parallelo con la diminuzione dei tassi di natalità e di mortalità la maggior
parte degli occupati è occupata nel settore primario (fase preindustriale), successivamente si sposta
verso il settore secondario (fase industriale) e infine verso il settore terziario (fase post-industriale).
Le dinamiche geo-demografiche instaurano processi di azione-reazione con i sistemi economici e
sociali attraverso cambiamenti che riguardano:
Domanda e offerta di beni e servizi
Livello dei consumi e degli investimenti
Caratteri del mercato del lavoro
Flussi di mobilità della popolazione.
I flussi migratori
Il criterio della distanza permette di individuare due grandi tipologie di migrazioni: internazionali e
interne ai singoli paesi. Il termine migranti, invece, comprende gli emigrati e gli immigrati
internazionali, ovvero quelle persone che lasciano il proprio paese per stabilirsi in un altro. Le
migrazioni possono essere temporanee, di breve o lungo periodo. Un’ulteriore distinzione è quella
tra migranti irregolari, regolari e rifugiati.
Le migrazioni hanno ormai assunto un rilievo globale per intensità dei flussi e per gli effetti sul
sistema economico e sociale dei Paesi. Il miglioramento delle reti di trasporto e la diminuzione del
costo hanno ampliato le aree di emigrazione e immigrazione, anche se a differenza del passato, oggi
i flussi migratori sono regolati con politiche restrittive e selettive. Nelle motivazioni a emigrare si
considerano sia i fattori che incidono nella decisione di lasciare il proprio paese di origine sia i
fattori di attrazione che influiscono nella scelta del nuovo paese. Dal ‘900, la manodopera è
diventata il fattore di attrazione dominante. Dal 1970 ad oggi i flussi sono aumentati da 84,5 milioni
agli attuali 271,6 milioni. Attualmente, i principali paesi di immigrazione sono: USA, Arabia
Saudita ed Emirati Arabi, Germania.
Le teorie geografiche delle immigrazioni sono quelle che correlano la mobilità al territorio, alle
trasformazioni economico-sociali. Tra le teorie:
Teoria del push-pull (espulsione-attrazione): dove si spiegano i fattori di espulsione delle aree
di partenza: scarsità di lavoro, bassi salari; e i fattori di attrazione: sistema economico più forte,
maggiore benessere e offerta di lavoro, salari più alti.
Teoria centro-periferia: afferma che i flussi migratori intesi come forza-lavoro, le materie
prime e i capitali, si spostano dalle aree periferiche e povere del mondo a quelle centrali e
ricche.
Teoria di Zelinsky: ha proposto un modello di transizione suddiviso in fasi, dove il mutare
delle migrazioni riflette le fasi di espansione, rallentamento e declino demografico, dei processi
di industrializzazione e urbanizzazione.
1. Mondo agricolo preindustriale: flussi migratori modesti e tra aree rurali.
2. Industrializzazione: richiede forza lavoro e i flussi migratori aumentano nelle aree
urbane.
3. Post-industriale: i flussi dominanti sono tra aree urbane del mondo.
Capitolo 5: Politiche e metodi di sostenibilità
Ambiente, ecosistemi e pressioni
Diecimila anni fa, la rivoluzione agricola ci ha trasportato in un regime biologico completamente
diverso da quello del passato, e lo stesso ha fatto due secoli e mezzo fa la rivoluzione industriale
con il regime energetico. Il risultato di questi mutamenti è stato straordinario e la crescita
demografica è la prova del nostro successo ecologico. Ma l’ecologia stessa ci mostra l’altro lato
della medaglia: la finitezza dell’ambiente che ci ospita. La crescita demografica, infatti, ha un ritmo
difficilmente compatibile con la capacità di equilibrio dell’ecosistema.
Lo sviluppo della produzione mondiale e i consumi individuali hanno causato una forte pressione
delle risorse: se nell’anno 1 dell’era moderna ogni abitante consumava ogni giorno per 1,58$, oggi
consuma quotidianamente risorse per 22$. La crescente pressione delle risorse, oltre che dalla
crescita demografica, è dunque derivata dall’accrescimento dei consumi individuali, proveniente
dallo sviluppo delle tecnologie degli ultimi tre secoli e al susseguirsi delle innovazioni
organizzative studiate per massimizzarne gli effetti. In tal