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EPATITI VIRALI CRONICHE
Introduzione
Le epatiti virali croniche sono caratterizzate da un decorso che supera i 6-12 mesi di infezione persistente e seguono generalmente una fase acuta, sintomatica o asintomatica, che non guarisce, con successiva cronicizzazione: spesso hanno un esordio subdolo, asintomatico, e vengono diagnosticate casualmente in occasione di visite o esami eseguiti per altri motivi, o tardivamente con i sintomi e i segni delle complicanze (scompenso ascitico, emorragia digestiva, encefalopatia o tumore epatico), quando già in fase cirrotica.
I virus che, oltre ad epatiti acute, causano epatiti croniche sono:
- HBV
- HCV
- +HDV (solo se HBV)
- HEV (solo in alcuni soggetti immunocompromessi)
Meccanismi patogenetici e storia naturale dell'epatite cronica
L'epatite cronica è caratterizzata da due tipi di danno epatico:
- Danno citopatico diretto (prevalente in HCV)
- Danno misto
- Danno dipendente dalla risposta immunitaria
- 2,5-7 kPa: danno lieve o assente
- 7-9,5 kPa: danno moderato Gravità della cirrosi progressiva
- 9,5-12,5 kPa: danno severo (max 75 kPa)
- > 12,5 kPa: cirrosi
La biopsia epatica sarebbe il Gold standard per valutare la cirrosi ma viene effettuata sempre più raramente in quanto è sempre un esame invasivo.
Epatiti virali croniche
B) Epatite B
Dopo l'infezione primaria da HBV, meno del 10% degli adulti sani e fino al 90% dei bambini diventano portatori cronici del virus.
La prevalenza di infezione cronica da HBV in Italia è oggi stimata < 1% nella popolazione generale (> 8% negli immigrati). È in diminuzione negli ultimi decenni, grazie al miglioramento delle
condizioni igieniche e socioeconomiche, alle campagne per la prevenzione dell'infezione da HIV, che condivide con l'HBV le stesse vie di trasmissione, e alla vaccinazione contro l'HBV (in Italia è stata obbligatoria dal 1991 al 2003 per tutti i neonati e gli adolescenti fino ai 12 anni, mentre dal 2003 è obbligatoria solo per i neonati). Un ulteriore misura che ha ridotto l'incidenza è stata l'introduzione, nel 1991, dello screening obbligatorio per le donne al terzo trimestre di gravidanza (profilassi nei nati da madri HBsAg-positive). Le fasi virologiche dell'infezione da HBV sono riportate nella tabella sottostante e sono fondamentali da ricordare per il corretto inquadramento diagnostico e terapeutico dei pazienti. Tali fasi possono susseguirsi nel tempo e rappresentano le possibili situazioni in cui si può trovare un paziente affetto da HBV. Nell'infezione cronica, spesso il paziente si presenta all'attenzione del.medico per un rialzo delle transaminasio il riscontro occasionale di HBsAg in assenza di un’anamnesi positiva di precedente infezione attiva e incompleta assenza di sintomi nella maggior parte dei casi. Altre volte l’epatite cronica da HBV si con sintomiaspecifici, di tipo digestivo, o con astenia cronica e, seppur più raramente, con segni sistemici di tiporeumatologico o con vasculiti e panarterite. Se l’infezione cronica è di lunga durata e non è stata identificata oè stata trascurata, la diagnosi di epatopatia cronica HBV correlata può essere posta tardivamente in presenza dicomplicanze quali una cirrosi scompensata o un epatocarcinoma.
I nuovi farmaci antivirali contro HBV hanno portato negli ultimi anni ad un aumento dell’aspettativa di vitalegato alla riduzione dell’evoluzione del danno epatico. Lo scopo del trattamento è determinare la perditadell’HBsAg e la comparsa degli anticorpi verso l’HBsAg.
(la sieroconversione ad anti-HBs). Tuttavia, questo risultato è raggiunto solo in un ristretto numero di pazienti: nella maggior parte dei casi si ottiene la persistente soppressione della replicazione virale (HBV-DNA negativo) in grado di determinare una riduzione del danno epatico, il blocco o il ritardo della progressione della fibrosi e/o della comparsa della cirrosi e delle sue complicanze, senza però l'eliminazione definitiva del virus. Il trattamento ha ridotto di molto anche l'incidenza dell'infezione in quanto ne ha ridotto la trasmissibilità.
Il trattamento non è indicato in tutti i pazienti affetti dall'HBV ma solo in alcuni a seconda di specifici algoritmi (in Italia secondo il "paradigma di Stresa") che si basano sulle caratteristiche dell'infezione stessa (tabella precedente). Le tre classi di farmaci che vengono utilizzate per il trattamento sono:
- Interferoni: peg-INF
- Antivirali orali
Il trattamento spesso non raggiunge l’obiettivo ideale. Sono poi presenti numerose controindicazioni e possibili effetti collaterali. Oltre a ciò, possono comparire anche delle resistenze ai farmaci antivirali che complicano il trattamento. Per tutti questi motivi è importante fare riferimento agli algoritmi terapeutici.
C) Epatite C
La prevalenza dell’HCV si stima attorno al 2% in Italia. L’infezione da virus C cronicizza nel 85% dei casi. L’infezione causa un’epatite cronica (60%) di vario grado che può esitare in una cirrosi (20%). La cirrosi da HCV porta con il tempo allo sviluppo di complicanze (10%) e di HCC (5%) che sono la principale causa di morte in questi pazienti. L’epatite cronica è tipicamente asintomatica o paucisintomatica (sintomi aspecifici) fino a che non evolve in cirrosi, percui la diagnosi precoce è difficile da effettuare. Alcuni pazienti con infezione cronica da HCV possono presentare disturbi extraepatici, secondari alla capacità del virus C di determinare manifestazioni cliniche al di fuori del fegato (crioglobulinemia, glomerulonefrite, sindromi linfoproliferative, malattia di Sjögren, patologie autoimmuni e malattie cutanee). La progressione della malattia è tipicamente lenta (più di 20 anni) ma può essere accelerata da vari fattori epatolesivi concomitanti (es. alcol, coinfezioni, farmaci...). La terapia dell'infezione da HCV ha subito una profonda rivoluzione innovativa negli ultimi anni grazie allo sviluppo di farmaci ad azione antivirale diretta (DAA), utilizzabili per via orale, con un ottimo profilo di tollerabilità e un'elevatissima efficacia terapeutica. Questi farmaci assicurano l'eliminazione completa e definitiva del virus in oltre il 95% dei pazienti trattati. Gli schemi
terapeutici basati sulla combinazione di diversiDAA hanno quindi sostituito le terapie tradizionali a base di peg-INFa e/o ribavirina (limiti terapeutici e minoreefficacia).Nonostante gli alti costi di questi farmaci e la prevalenza non indifferente dei soggetti con HCV, attualmentesono inclusi nei criteri di rimborsabilità dei farmaci DAA tutti i pazienti che presentano un’infezione cronica daHCV, indipendentemente dal grado di fibrosi. Questa ingente spesa ha come obiettivo una possibileeradicazione definitiva dell’infezione da HCV dalla popolazione nell’arco dei prossimi 10 anni.I DAA disponibili in Italia dal 2015 comprendono varie classi di farmaci:
- Inibitori della polimerasi virale: sofosbuvir e dasabuvir Terapia singola
- Inibitori della proteasi: paritaprevir, grazoprevir, glecaprevir, telaprevir e boceprevir in associazione
- Inibitori di NS5A: ledipasvir, velpatasvir, ombitasvir e pibrentasvir
I DAA assicurano l’eliminazione
completa e definitiva del virus nel 95% dei pazienti. La terapia è ben tollerata e può essere utilizzata anche in presenza di malattia epatica avanzata o già scompensata (Child-Pugh B o C).
La vaccinazione contro HCV è praticamente un obiettivo impossibile da raggiungere in quanto HCV è un virus aRNA che muta costantemente (6 genotipi principali con diversi sottotipi; anche nello stesso soggetto si possono trovare più popolazioni virali differenti).
D) Epatite D
La prevalenza dell'HDV nelle epatopatie croniche HBsAg-positive è stimata attorno all'11%.
L'epatite D cronica è una forma grave di epatite che evolve nell'85% dei casi in cirrosi nel breve-medio termine (in circa 5-10 anni). La terapia dell'epatite D cronica attiva si basa esclusivamente sul peg-INF per un periodo di 12-18 mesi; la risposta virologica è ottenuta in circa il 25% del pazienti, ma i cirrotici rispondono meno. Sono frequenti
L'epatite virale è una malattia infettiva che colpisce il fegato. Esistono diversi tipi di epatite, tra cui l'epatite A, B, C, D ed E.
L'epatite A è trasmessa principalmente attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati. La malattia è di solito di breve durata e non causa danni permanenti al fegato.
L'epatite B è trasmessa attraverso il contatto con sangue infetto, rapporti sessuali non protetti o da madre a figlio durante il parto. Può causare danni al fegato a lungo termine e può diventare cronica in alcuni casi.
L'epatite C è trasmessa principalmente attraverso il contatto con sangue infetto, ad esempio attraverso l'uso di droghe iniettabili o trasfusioni di sangue non sicure. Può anche diventare cronica e causare danni al fegato.
L'epatite D è una forma di epatite che può verificarsi solo in presenza dell'epatite B. La sovrainfezione con l'epatite D può causare danni al fegato più gravi e aumentare il rischio di cirrosi.
L'epatite E è trasmessa principalmente attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati. Di solito è di breve durata, ma può diventare cronica in alcuni pazienti immunocompromessi.
Il trattamento dell'epatite virale dipende dal tipo di epatite e dalla gravità della malattia. Per l'epatite B e C, sono disponibili farmaci antivirali che possono aiutare a controllare l'infezione e prevenire danni al fegato. Per l'epatite D, il trattamento si basa sulla sospensione della terapia immunosoppressiva e, se necessario, sull'utilizzo di farmaci antiretrovirali. Per l'epatite E, il trattamento si basa sulla sospensione o riduzione della terapia immunosoppressiva.
È importante sottolineare che la prevenzione è fondamentale per evitare l'infezione da epatite virale. La vaccinazione contro l'epatite A e B è disponibile e può aiutare a prevenire l'infezione. Inoltre, è importante adottare precauzioni per evitare il contatto con sangue infetto o cibo e acqua contaminati.
o il seguente codice HTML:d'organo alcol-correlate sono condizioni estremamente diffuse nella popolazione. La stima del consumo giornaliero di alcol può essere effettuata usando