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LAVORAZIONE ELETTROCHIMICA (ECM)
In questa lavorazione non c’è soltanto una parte chimica che agisce, ma anche
una parte elettrica, il che significa che stiamo dando una tensione, una
corrente e una variazione di potenziale e questo cambia molto le
caratteristiche del processo. processo di dissoluzione chimica o
L’idea di base è partire da un
elettrochimica principi di Faraday
basandosi su dei ben noti che sono quelli
e quindi andare a verificare quello che accade. La macchina ha subito grosse
variazioni, ma è anche ben nota perché nel 1929 è stato depositato il primo
brevetto, ma poi negli anni ’50 questa macchina è diventata operativa e serve
leghe ad alta resistenza e termoresistenti
per la lavorazione delle . Negli
anni ’50 iniziano a svilupparsi i primi jet a reazione in sostituzione ai turboelica
(come i corseda americani) che necessitano di motori ad alta combustione e
superleghe
quindi nascono le (inizialmente si partiva dagli acciai inossidabili
per avere una maggiore resistenza al calore). Chiaramente, essendo questi
materiali resistenti alla temperatura, difficilmente si riescono a lavorare con dei
metodi tradizionali perché si consumano gli utensili, nascono quindi questi
processi ECM. elettrolisi
In pratica si va a studiare il fenomeno fisico che è legato all’ , che è
un fenomeno semplice in cui si presuppone che la corrente elettrica passi tra
due elettrodi, di cui uno anodo e l’altro catodo, quando c’è una soluzione
elettrolitica tra i due. Quindi non si tratta di una scarica in aria, ma di un
passaggio di elettricità nel momento in cui si ha una parte negativa e una parte
cella
positiva. Il sistema che prevede elettrodi ed elettrolita prende il nome di
elettrolitica , che da un lato viene utilizzata come batteria, ma in questo caso
viene sfruttata per la lavorazione di qualcosa. Il sistema utilizzato è definito
elettroscarica (ED)
come , in questo sistema l’anodo (parte positiva) deve
creare una carica che deve scaricare sul pezzo che è il catodo (negativo),
questo produrrà un’erosione. L’erosione che avevamo con gli abrasivi viene
sostituita dall’azione dell’elettrolita che viene attivato tramite la scarica, se non
c’è scarica il sistema è inerte e non c’è nessuna trasformazione. Maggiore è la
carica, maggiore è l’intensità di corrente, maggiore è il tempo, maggiore è la
massa che sto rimuovendo, quindi vado ad analizzare le leggi di Faraday:
quantità di massa disciolta
La M è proporzionale all’intensità di
corrente I per il tempo t:
Più tempo mantengo questa scarica, maggiore è la rimozione del
materiale, più aumento la corrente, maggiore è la rimozione del
materiale, quindi agisco su due variabili corrispondenti. Bisogna, però,
tener conto della natura fisica del materiale, perché in questo momento
la massa è generica.
Si va a considerare un secondo fattore ε in cui la massa disciolta è
dipendente dal peso atomico m diviso la valenza v:
Quindi ho due quantità in cui lego intensità di corrente per tempo e peso
atomico e valenza, posso incrociare le due relazioni e queste mi dicono che
conosco sia ciò che sto rimuovendo (attraverso peso atomico e valenza del
materiale), sia la modalità con cui lo sto facendo (attraverso la corrente e il
tempo).
Ovviamente mi interessa ciò che è rimosso dalla lavorazione, non mi interessa
la corrente che passa nella zona neutra in cui non c’è rimozione, ma mi
interessa solo ciò che sto rimuovendo fisicamente.
Teoria dell’ECM
corrente continua ad alta densità
Si va a creare una (0,5-5 A/mm ), si tratta
2
di scariche di potenza che non sono basse, e si vanno a creare anche delle
basse tensioni (10-30 V). più cresce l’area da lavorare più l’intensità di
corrente cresce.
La corrente passa solo se c’è un elettrolita, quindi si va a riempire quella cavità
di elettrolita e anche se c’è una scarica questa scarica non influenzerà il pezzo.
Se ho un pezzo che si sta lavorando come in figura, si consuma solo la parte
che sta a contatto con l’utensile, mentre la geometria che sta sopra o sotto non
subisce nessuna variazione perché non c’è l’elettrolita o perché si ha una
distanza tale dall’utensile che non si riesce a generare quella densità di
una lavorazione localizzata
corrente che serve. Si tratta di , non come quella
che si ha nel caso di PCM che si ha su tutta la lamiera perché il mordenzante
colpisce tutta la lamiera.
L’utensile avrà una forma che sarà importante perché quello che si vuole
realizzare sul pezzo è il negativo. Nel sistema c’è uno stadio iniziale in cui c’è
una tensione, si crea un circuito in cui si genera la corrente e, tramite la
presenza dell’elettrolita, si va a consumare il pezzo. Lo schema in figura
prevede uno spostamento da sinistra a destra, ma in realtà lo spostamento
avviene dall’alto verso il basso perché è la condizione di lavoro più semplice. Il
risultato finale è che si consuma il materiale e si realizza il pezzo desiderato.
velocità molto alta
Data la densità di corrente molto alta ci si muove con una
dell’ordine dei 5 m/s, si tratta di un processo molto veloce, vedremo che i
volumi di materiale da lavorare sono alti e quindi il processo, non è istantaneo,
ma procede molto velocemente, soprattutto tenendo conto che stiamo
lavorando superleghe o materiali molto resistenti possiamo dire che questo è
molto positivo. Ovviamente, ogni volta che si procede, il nuovo strato si
caricherà e diventerà il nuovo anodo e si procede con la rimozione del
materiale.
ATTENZIONE perché purtroppo il processo non è un processo a freddo, quindi
si vengono a formare quantità di calore che vengono rimosse dal materiale (e
questo è evidente perché se c’è un passaggio di corrente mi aspetto che per
effetto Joule si abbia una produzione di calore), quindi all’interno dell’elettrolita
ci saranno dei punti di ebollizione in cui ci sarà formazione di gas. Si tratta di
condizioni da valutare con attenzione perché da un punto di vista operativo ci
dovrà essere anche un sistema di spegnimento nel caso in cui si venga a
generare una fiamma e questa condizione diventa molto critica soprattutto su
alcuni materiali, tra cui ad esempio l’idrossido di metallo, perché nell’idrossido
ho la presenza di idrogeno e ossigeno che possono creare problemi (in questo
caso bisognerà procedere a uno spegnimento non solo fisico della macchina,
ma anche con l’utilizzo di un estintore perché la macchina è pericolosa).
Le reazioni che avvengono all’interno del processo producono idrogeno (le bolle
di gas di cui abbiamo parlato) e un idrossido di ferro come risultato finale della
reazione, ovviamente questo è possibile perché si sta partendo da un pezzo in
acciaio, se cambia il materiale si verrà a creare qualche altro idrossido o ci
saranno reazioni multiple. Tutto vale chiaramente se scocca una scintilla.
condizione di flusso,
Lo schema in figura è legato a una cioè c’è un tempo,
quindi all’inizio la reazione è molto piccola, poi, pian piano che si va avanti, la
reazione cresce, cioè l’intensità di corrente fa sì che nel tempo aumenti la
produzione di prodotto di scarto, che è il gas, e del prodotto che sto
rimuovendo. Questa è una condizione molto importante.
Questo è il processo classico che viene fatto quando si ha il ferro, come
materiale che si deve rimuovere (acciaio), e cloruro di sodio (NaCl) in soluzione
acquosa come elettrolita di riferimento, chiaramente a seconda del materiale si
andrà a scegliere l’elettrolita adatto. reazioni chimiche
Andiamo a vedere quali sono le che caratterizzano il
processo.
Innanzitutto, essendo in soluzione acquosa non c’è olio o glicerina, ma c’è
elettrolita
acqua perché è meno costosa, quindi nell’ si va a prendere l’acqua
acqua e sale
e si versa ad esempio il cloruro di sodio, ovvero, praticamente, ,
cioè la soluzione meno costosa che si possa avere. Il grosso vantaggio
dell’acqua e sale è quello di risolvere il problema dell’alcalinità dell’acqua. In
base al processo che si sta realizzando si può scegliere se usare acqua distillata
o meno, perché nell’acqua distillata non ci sono altri contenuti di sali, quindi il
principale è il cloruro di sodio, se invece si ha un’acqua diversa ci potrebbero
essere altri sali che influenzano l’efficienza dell’elettrolita. Questa scelta
dipende dalla durezza e dalla qualità dell’acqua che si ha a disposizione.
Ipotizziamo di avere acqua (non distillata) e sale, trascuriamo tutti gli altri
effetti che poi vedremo che diventeranno importanti.
prima reazione di dissociazione ’acqua
La è quella che coinvolge l in cui si
forma uno ione positivo H e una parte negativa OH .
+ -
Questa è una reazione di dissociazione legata alla corrente, naturalmente non
può esistere, infatti la prima cosa che fanno questi elementi, dopo la scarica è
riunirsi. seconda parte del processo cloruro di sodio
Sotto scarica, la è il che si
dissocia in anione e catione:
Appare evidente che gli anioni sono caricati negativamente, i cationi sono
caricati positivamente e quindi iniziano a migrare verso anodo e catodo perché
vengono attratti. Quindi la prima cosa che fa la scintilla è dissociare l’elettrolita
e l’acqua, non sto colpendo ancora il mio materiale base, sto modificando
questa non è una condizione
l’elettrolita. Dato che ho dato tanta energia e
di equilibrio , sicuramente, in queste condizioni, deve avvenire una reazione.
reazione all’anodo
La più semplice è , il ferro rilascerà due elettroni (due
perché il numero di valenza del ferro è 2): al catodo
Quindi ho qualcosa di estremamente reattivo, , invece, avviene la
reazione dell’acqua :
Si vede quindi che 2H O ricevono i 2 elettroni corrispondenti e formano H e
2 2
2OH , quindi le due reazioni si combinano come segue:
-
La reazione appena scritta è una reazione più corretta poiché si tratta di una
reazione stechiometrica, si può vedere che quindi il ferro reagisce con l&r