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C AMORE
D CUORE
E CUORE
F CUORE
Il copista di A ha deciso di mettere sole, il copista di b fiore e così via…
Possiamo ipotizzare un danno materiale in gamma che giustificherebbe
l'intervento dei copisti, sta di fatto, che indipendentemente dalla
lezione di gamma, quale sarà la lezione presente in alfa? Sarà cuore.
Perchè per maggioranza è attestato in due rami su tre.
Indipendentemente da gamma che ha fatto sì che si generasse un
fenomeno particolare creando diverse lezioni, comunque noi sappiamo
che la lezione dell’archetipo e dell’originale non potrà che essere cuore.
Chiaro che la lezione di sole, fiore e amore, sono lezioni singolari e
quindi da non considerare. Qui stiamo ancora ragionando in termini di
“piani bassi” della tradizione e quindi abbiamo ancora la possibilità di
un confronto con la tradizione.
Cosa può essere accaduto nel caso della famiglia gamma? →
ipotizziamo un problema nell’antigrafo che ha generato una serie di
interventi nei copisti che ha generato una trasmissione successiva del
testo.
Quando il filo vede che una lezione che doveva essere unica si sfrangia
in tante versioni diverse, sono dette lezioni
adiafore/omotetiche/equivalenti/equipollenti → lezioni interscambiabili
e quindi funzionano tutte all’interno del testo.
Cosa succede quando una lezione si sfrangia? Può fare delle ipotesi,
ma nota che tre figli dello stesso antigrafo riportano tre lezioni diverse.
É più economico pensare che i copisti si siano trovati in una situazione
compromessa. In questo caso, il filo ipotizza di trovarsi di fronte a un
caso di rifrazione → termine che rimanda a quel fenomeno per il quale
la luce colpisce un oggetto solido e la luce si dirama in tanti colori
diversi. Generalmente la rifrazione si rende manifesto l’intervento del
nelle
copista che cerca di ripristinare una lezione. → vedi “Alosuo”
spia. Il fatto che in un punto
lezioni precedenti. Quella “o” è una
troviamo un’aggiunta stretta stretta e dall’altra troviamo una parola
sostituita, è un caso di rifrazione.
La rifrazione può essere di due tipi:
In presenza → tra le lezioni attestate noi troviamo quella che
1. possiamo ritenere autentica. → “inclyto” - “Alosuo dolce”.
2. Nel caso di “sole”, “fiore” e “amore” che riteniamo identica a “cuore”,
rifrazione in absentia
parliamo di , in quanto non testimonianza. I
figli di gamma non sono stati in grado di recepire la lezione di
gamma e quindi ne mettono una propria. 29
Finché una lezione si sfrangia nei piani bassi di una lezione, non ci
sono problemi, perché riusciamo a risolverla sempre guardando alle
altre testimonianze.
Il problema si palesa quando la rifrazione avviene ai piani alti o in altri
luoghi.
Quando ci troviamo in casi di rifrazioni dobbiamo domandarci: c’è, fra
le lezioni attestate, una che si può considerare autentica? Ci sono tre
elementi sui quali riflettere, innanzitutto due criteri interni:
- Usus scribendi
Lectio difficilior → i processi di banalizzazioni vanno nella
- direzione delle lectiones faciliores. è chiaro che se dobbiamo fare
il procedimento inverso (da facilior a difficilior). Nel caso di inclyto
suo etc.. non è questa una lezione difficile, quindi è fondamentale
riflettere sul fatto che non dobbiamo partire dalle nostre
abitudini lessicali, ma dobbiamo ragionare e cambiare il punto di
vista che non è mai il nostro. Dobbiamo immaginare cosa non
capisse il copista, in questo caso l’usus scribendi dell’autore e
anche l’aspetto metrico. Quindi giudichiamo difficilior una lezione
per il copista, non per me. Dobbiamo riflettere su cosa poteva
creare intralcio al copista.
Concero → il copista interviene nel testo aggiustandolo non è
autentico e il filologo deve quindi individuare la lezione corretta.
Qual è la lezione che può aver indotto il copista a intervenire?
una lezione zoppicante dal punto di vista metrica: quindi se
facciamo l’eziologia della variante, cioè cerchiamo di capire la
ragione di quell’intervento, è celata all’interno di una di quelle
varianti che si conservano.
Il fatto che in tre luoghi diversi i copisti si
siano comportati in maniera diversa, lascia
ipotizzare che ci sia stato un qualcosa che
abbia provocato un sfrangiamento. Non
possiamo valutare cosa ci fosse in gamma,
meccanicamente, a meno che io non trova
una corrispondenza in altre famiglie.
In questo caso l’archetipo (alfa) presenta
una lezione illeggibile, ci troviamo dinanzi
una lezione rifratta. ma fra queste tre c’è n’è
una autentica? Se sì, ci troviamo dinanzi a
una rifrazione in presenza. Se invece tutte e tre le lezioni non
rispondono alla lezione originale dell’autore, ci troviamo dinanzi a una
rifrazione in absentia.
In caso di lezioni adiafore devo ricorrere ad altri metodi perché quello
di Lachmann non è applicabile. → usus scribendi; lectio difficilior;
principio eziologico. 30
L’usus scribendi non è solo dell’autore: fin quando l’autore è noto si
possono fare confronti, ma quando l’autore è poco noto, è difficile fare
confronti. Meno notizie abbiamo su quell'autore, più dobbiamo
ricorrere a tutti gli elementi che fanno capo a un usus scribendi che
permettono, per esempio, di collocare, l’autore in un determinato
contesto culturale.
Se riusciamo a riscontrare una rifrazione in presenza, questo ci aiuta
non poco per due motivi:
1. non dobbiamo formulare una soluzione
2. non dobbiamo discostarci dai testimoni che nel quadro del
metodo lachmanniano è fondamentale, in quanto è
importantissimo rimanere al dato oggettivo.
I tre principi che mi hanno orientato nella valutazione di queste tre
lezioni adiafore, sono gli stessi principi in cui la scelta non sarà
meccanicamente risolvibile. Quindi tutte le volte in cui devo sciogliere
un nodo di tradizione risolvibile meccanicamente, devo ragionare per
criteri interni. A quel punto pian piano, risalendo i vari livelli
stemmatici, arrivo al testo dell’archetipo (nel caso ci sia). Nel caso non
ci fosse un archetipo, pian piano, risalendo arriviamo al c.d. testo
tràdito che ripuliremo e pubblicheremo criticamente.
Partiamo dai piani più bassi, finchè è possibile applichiamo Lachmann,
quando non è più possibile ricorro ai fattori interni. L’interesse
primario è approdare a un punto, che è quasi il punto d’arrivo, perchè
quando ricostruiamo il testo d’archetipo o tradito siamo a un passo
dalla ricostruzione del testo originale.
Tutte le volte in cui riesco a recuperare una maggioranza (che non deve
essere sempre nelle stesse testimonianze) non ci sono problemi, ma il
problema è quando io non ho una maggioranza schiacciante, faccio un
ulteriore specificazione → abbiamo Delta ed F concordi con cuore e
gamma con cuore. Gamma sarà minoritaria, non singolare! Perchè se la
lezione singolare l’andiamo ad eliminare, le minoritarie non le possiamo
eliminare perchè dovremmo darne conto nell’edizione critica. → perchè
in questo caso il subarchetipo non mi dice cosa rappresenta, quindi
non sapendolo dobbiamo considerarla una lezione che ha
caratterizzato un ramo della tradizione e come tale va considerata.
Lezione n.11 del 07.03
Si tratta di uno stemma pluripartito con
cinque ramificazioni: 4 rappresentate
da testimonianze raggiunte nelle nostre
mani; 1 rappresentato da un
31
sotto-archetipo ricostruito da dove dericano a e b.
Da questo stemma si suppone che A e B siano corrotti di CDEF, perché
nascono dall’archetipo, quindi sono più vicini a una restimonianza
diretta e non avendo un passaggio intermedio dovrebbero
[registrazione]
Dopo la nostra cladssidizcazione dobbiamo guardare in termibni di
emendatio→ a partire da questo genere possiamo evvettivamente
applicare Lachmann? É applicabile perchè quando parliamo di
emendatio ope codicum parliamo di una scelta [registrazione].
La maggioranza andiamo a cercarla all’interno delle singole famiglie:
nel caso della ricostruzione del testo di alfa dobbiamo fare i conti con
A e B. Quando A e B non vanno d’accordo, dobbiamo risolvere la
questione della maggioranza: a e b sono 2, quindi se entrambi sono
portatori di due lezioni diverse dobbiamo cercare una maggioranza
extragfamiglia: quindi dobbiamo vedere come si compartno cdef. Se la
lezione di a fosse presente anche in cde sarebbe quella maggioranza,
quindi all’interno di alfa meteremmo quella di cde.
Se in a ho fiore, in b cuore e in cde fiore, in alfa metterò fiore.
Se ho cuore in b, e in def, allora sarà maggioritario cuore che andrà in
alfa e in x.
poniamo che:
a- fiore
b - cuore
cde - fiore
f- amore
Appuriamo che la lezione più attestata è fiore, lo mettiamo in x. Come
consideriamo la lezione di b e di f? Da un parte, per b, parliamo di
lezione singolare e in quanto tale possiamo procedere ad eliminare,
cioè possiamo con l’eliminatio lectionis singularis → quando la lezione è
attestata in uno dei testimoni che fanno parte di una famiglia,
possiamo non considerare tale lezione. La lezione di cuore quindi, la
consideriamo una peculiarità di b. → diciamo che ha inserito una
novità rispetto all’originale.
In F il discorso è diverso, perché il ruolo che all’interno di questa
tradizione il testimone F è diverso da B. Il peso stemmatico che ha F
non è pari di quello di B. Questo non solo perchè b è più corrotto di f
(in quanto b ha un ulteriore mediazione), F non possiamo considerarlo
come b perchè F rappresenta un ramo della tradizione, cioè
rappresenta una delle linee che il testo originale ha fatto per arrivare a
noi. Questo vuol dire che di quella ramificazione, oggi ci è giunto solo f,
ma chissà quali testimoni mi testimoniano F che però non sono arrivati
a noi; perciò è comunque una dimostrazione che nel corso della
trasmissione del testo, a livelli molto alti, ci sia stata almeno una lezione
alternativa rispetto a quella originale. 32
Quindi la lezione di F la consideriamo minoritaria all’interno della
nostra tradizione in quanto ci trasmette una possibilità alternativa
rispetto a quella che per maggioranza abbiamo scelto. Se puta caso
trovassimo l’originale o l&rs