Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
RAMO K
SINGULARES
- Casi di ampie porzioni di testo assenti nel resto della tradizione, quindi assenti in b e in b
1) Qui appresso è l’altro sonetto, sì come dinanzi avemo narrato (XXII 12)
2) E questa è la canzone che comincia (XXXIII 4)
3) E questo è desso (XXXVI 4)
4) E questo è ’l sonetto che comincia (XXXVII 5)
5) E questo è ’l sonetto che comincia qui (XXXVIII 7)
6) E questo è ’l sonetto che comincia qui (XLI 9)
Sono tutte frasi che quasi sempre introducono il componimento. In tutti questi casi la famiglia k ha questa
lezione, tutto il resto della tradizione non ce l’ha. Che ci sia o non ci sia non cambia nulla a livello di
signi cato, perché è una frase introduttiva al componimento.
- Casi di “sempli cazioni” del testo del resto della tradizione
7) per quelle parole di Geremia profeta “O voi omnes…” (VII 7)
che dicono
8) pigliando quello cominciamento di Geremia profeta “Quomodo…” (XXX 1)
che dice
9) cominciai allora “Li occhi dolenti…” (XXX 1)
una canzone la qual comincia
10) mi salutò virtuosamente (III 1)
molto
11) so che lo suo rivenire non sarà (IX 5)
a gran tempi
12) Altre [donne] v’erano che parlavano tra loro (XVIII 3)
simigliantemente
13) Presi materia di dire (XXII 7)
tanta
14) Alquanti peregrini passavano per una via […], (cet. e) andavano secondo che mi parve
li quali peregrini
molto pensosi (XL 2)
Il testo di k è più lungo, il resto della trazione ha qualcosa in meno. Le parti in corsivo è quello che non c’è
nel resto della tradizione
fi fi fi fi
Come si è comportato Barbi in questi casi?
Non si è comportato sempre allo stesso modo, aveva valutato caso per caso.
Del primo gruppo, Barbi li rigetta tutti ritenendoli delle cioè delle aggiunte successive di testo
,
interpolazioni
usurio. Le ri uta tutte tranne la prima, che mette a testo
Nel secondo gruppo, le accetta tutte, questo forme lunghe, tranne una, la numero 12.
Valuta di caso in caso e si comporta in ,annera diametralmente opposta nei due gruppi.
Il punto è che nei casi in cui si metta a testo la lezione di k si porrà un problema, anche solo dal punto di
vista meramente teorico, che richiede il dover dare delle spiegazioni, e cioè che si sta prendendo un lezione
singolare, di un gruppo minoritario, e sto andando contro lo stemma. Questa cosa va giusti cata.
La spiegazione che dà Barbi è che sarebbero delle omissioni indipendenti nei due rami della tradizione. Cioè
sono avvenute in quei luoghi, delle omissioni sia in b che in b.
La spiegazione non è molto ef cace perché dobbiamo immaginare che in tutti questi luoghi sia avvenuta in
modo indipendente, quindi in maniera poligenetica, una lacuna indipendente. È possibile ma diventa
oneroso pensare che sia successo tutte queste volte, quindi è un po’ problematico. Infatti questa spiegazione
di Barbi non convinse del tutto già alcuni suoi contemporanei, in particolare Ernesto Giacomo , un
Parodi
importante studioso e dantista, amico di Barbi, che co-dirigeva con Barbi il bullettino della Società dantesca
italiana, un’importante rivista di ambito dantesco. Parodi, nel recensire l’edizione di Barbi, quella del 1907,
la prima. La recensione è molto positiva, ma non è del tutto persuaso da questa ipotesi dell’omissione
indipendente dei due rami.
Propone invece un’altra soluzione, cioè che le convergenze di b e b sarebbero da spiegarsi piuttosto come
contaminazioni, cioè una contaminazione operata da Boccaccio, che aveva sicuramente la possibilità di
reperire più copie del testo, a Firenze, con una serie di contatti. Potrebbe aver operato una contaminazione,
cioè in quei punti avrebbe preso la lezione di b: cioè, stava copiando da un codice o, in alcuni punti però
prende la lezione di b perchè ha davanti anche dei codici di b.
Barbi, a sua volta, risponde nel ’32, quando esce la
versione de nitiva, tornando sulla questione, e
riconfermando la sua ipotesi. E spiega secondo lui
perché questa ipotesi della contaminazione non
funziona. Perché se il boccaccio avesse avuto a
disposizione un codice del ramo b, per quale
ragione non correggere gli errori di o, cioè della sua
fonte, che aveva degli errori? Questo gli fa pensare
che Boccaccio non avesse a disposizione un codice
b.
fi
fi fi fi
La lezione di Barbi è rimasta l’edizione principale di riferimento, l’unica a cui si guarda per la Vita Nova;
no a che qualche anno fa non si è riaperto il dibattito grazie a Guglielmo Gorni. Negli anni ’90 egli
riprende in mano l’intero dossier della Vita Nova, andando a rivedersi i 4 codici principali, cioè K, To
(rappresentato da K2), M ed S. Rivede i codici integralmente e riprende in mano l’edizione di Barbi
passandola al vaglio. Da questa sua ricognizione, emerge l’importante conferma che lo stemma di Barbi,
anche a distanza di molto tempo, quasi novant’anni, è valido e tiene.
Dunque Gorni, nella sua edizione che uscirà nel 1996 per Einaudi,
nella collana dei classici italiani commentati, assume lo stemma di
Barbi in toto. Questa edizione non è una vera e propria edizione
critica, perché non rifà tutta la collazione della quarantina di
manoscritti, fa una ricognizione generale sull’edizione di Barbi e poi va
a rivedere integralmente i 4 codici principali. In più non ha
un’apparato critico, ma ha una nota critica. Dunque è una nuova
edizione a tutti gli effetti, perchè il testo è anche molto diverso da
quello di Barbi, ma non si può parlare di una vera e propria edizione
critica, piuttosto di un nuovo testo critico, criticamente rivisto. Nella
nota al testo che sta alla ne c’è una discussione puntuale di molti
luoghi, nei punti in cui Gorni si distanzia da Barbi, riportando le
lezioni dei codici. Questa edizione di Gorni, a livello di testo utilizzato,
la si ritrova anche nell’edizione dei Meridiani delle opere di Dante.
Questa edizione presenta diverse, numerose e interessanti novità rispetto all’edizione di Barbi che per quasi
novant’anni era rimasta l’unica e praticamente indiscussa.
Il primo cambiamento principale si nota n dalla copertina, e cioè il
titolo: (Barbi) vs (Gorni). Si passa ad un titolo
Vita Nuova Vita Nova
senza dubbio volgare ad un titolo che potrebbe essere anche latino.
Del resto la Vita Nova inizia, come possiamo leggere dai manoscritti,
così: “In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale
poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit
”.
vita nova
Gorni dimostra che tutti i codici più alti sono concordi su questo
“Incipit vita nova”, e la dicitura “vita nova” si presenta nei codici anche nelle rubriche di implicit e di
explicit, a parte qualche raro caso, che Gorni sostiene anche di poter spiegare. Sulla base di questo decide,
più prudentemente, di intitolare il libello , che a suo avviso è quasi certamente latino.
Vita Nova
Barbi non si era posto la questione, accoglie il titolo che per tradizione era vulgato all’epoca in cui fece
l’edizione, dall’editio princeps in poi il titolo è sempre stato questo. I motivi di questo problema non posto
sono probabilmente che Dante nell’opera dice di voler scrivere solo in volgare, e che Barbi era probabilmente
in uenzato dal fatto he in tre luoghi del , dove Dante parla del libello, lo chiama “Vita nuova”.
Convivio
Almeno, così era chiamato nelle edizioni che leggeva Barbi, per esempio noi oggi nell’edizione di Franca
Brambilla Ageno, editrice del , leggiamo invece “Vita nova”.
Convivio
fi fl fi fi
Un altro cambiamento dell’edizione Gorni è il cambio della paragrafazione, della suddivisione nei capitoli,
l’edizione Barbi aveva 42 capitoli, l’edizione Gorni ne ha 31. Da cosa derivano queste divisioni?
Nell’edizione di Barbi era una questione di opportunità: nei manoscritti non ci sono indicazioni precise e
concordi, quindi rimane molto vicino alla paragrafazione che era in uso nell’Ottocento prima della sua
edizione. Giorni invece, rivedendo i 4 testimoni principali, i più antichi, ritiene che essi abbiano dei segni di
suddivisioni (maiuscole, segni di paragrafo…) coincidenti o parzialmente coincidenti, che gli fa pensare che
questa partizione risalga addirittura all’autore. Dunque suddivide così i paragra . Inoltre Gorni era uno
studioso della numerologia, dei numeri in Dante, e riteneva che funzionasse che, essendo le liriche 3,
funzionerebbe bene che i paragra siano 31, immaginando anche che ci abbia pensato l’autore. Con in più
l’aggiunta che 31 sia 30-1, 1 è il proemio, 30 rimanda al numero 3, numero della perfezione, caro a Dante.
Quindi sarebbe tutto un tornare numerico.
Solitamente vengono indicate tutte e due, la numerazione Barba e la numerazione Gorni.
Un’altra differenza riguarda una questione che ha sollevato, dopo l’uscita dell’edizione di Gorni, una forte
polemica e discussione, e cioè il trattamento di Gorni degli aspetti gra ci e formali, che si distanziano
notevolmente dall’edizione di Barbi.
Da manuale, la prassi lologica, vorrebbe che la forma venisse costruita sulla base di un testimone, quello
ritenuto più vicino geogra camente, cronologicamente, culturalmente all’autore e all’opera si cui ci si
occupa. Si cerca di individuare un manoscritto di riferimento per la forma, invece per quanto riguarda la
sostanza, quella si costruisce sulla base dello stemma mettendo a confronto i testimoni.
Spesso si hanno forme diverse concorrenti per la stessa parola per esempio.
Barbi non aveva fatto esattamente così, si era comportato in modo un po’ più eclettico, tenendo come
riferimento i due codici K ed S, i due codici orentini più antichi, ma andando anche a intervenire al di fuori
di essi, pescando forme che ritiene più arcaiche e quindi più vicine all’uso dantesco, prendendole da latri
codici, ad esempio da M, che è più antico, sebbene venato da forme non orentine ma umbre, e talvolta
ricostruiva lui stesso delle forme, dal momento che i codici, anche se concordi, sono tutti più tardi di 30-40
anni, nella migliore delle ipotesi, se non di più, rispetto a quando scrive Dante.
E Gorni sottolinea questa cosa, che Barbi non si sia comportato in maniera sistematica ma molto eclettica,
non utilizza un solo codice ma mescola un po’ le carte.
Gorni decide invece di comportarsi in maniera completamente diversa e di muta