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L. SERIANNI, LIRICA

- Il Settecento: l’apparente ritorno all’ordine

Quindi, dopo il barocco, che usava uno stile molto ricco, complicato e pieno di immagini

forti, si cerca un cambiamento: Si rifiuta l’eccesso di immagini vistose (figuralità esagerata) /

Si cerca, invece, uno stile più chiaro, elegante, semplice e naturale, ispirato a Petrarca

(anche se solo in parte). Però anche se Petrarca è citato come modello, la poesia dell’epoca

(detta arcadica) è molto diversa dalla sua:

- Non si parla più di amore in modo personale e profondo, come faceva Petrarca

- Il tema amoroso diventa più freddo, stilizzato, spesso ambientato in mondi ideali

e pastorali (con pastori, natura ecc)

- I versi usati sono spesso brevi o con lo stesso numero di sillabe (parisillabici)

Mengaldo

Il critico afferma che la poesia del 700 è “sociale e socievole” cioè è pensata per

piacere al pubblico, con un tono dolce e rassicurante; vuole educare o guidare i lettori con

garbo. Lui infatti afferma che la prima cosa importante, per chi scrive, è essere chiari. Nel

700 c’è un grande ritorno ai modelli antichi, soprattutto: Orazio è molto apprezzato in questo

periodo / I poeti classici sono usati per parlare anche di aventi storici moderni come

l’emergere di nuove potenze (es. La Russia) e la rivoluzione francese alla fine del secolo.

Questo classicismo si vede soprattutto: Nella lingua: si usano spesso riferimenti alla

mitologia greco- romana

Mitologia primaria = quando si raccontano i miti in modo diretto, con i nomi originali

 Mitologia secondaria = quando si usano i miti solo per creare immagini o atmosfere

Un altro aspetto dello stile classico è il fatto che spesso i poeti iniziano le loro poesie dicendo

che cosa non diranno, oppure introducendo argomenti che poi non trattano davvero. Questo

“predicazione

è chiamato negativa”.

ROGGIA, POESIA NARRATIVA

- Narrazione in endecasillabi sciolti

Inanzitutto, l’endecasillabo sciolto è un verso di undici sillabe (endecasillabo) che non fa

rima con gli altri. Il termine “sciolto” indica proprio che è slegato dalla rima, a differenza di

altri versi che invece si organizzano in strofe con rime, come ad esempio l’ottava rima (8

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versi con uno schema di rime ben preciso: ABABABCC, oppure, la terzina dantesca: ABA

BCB CDC… Giovan Giorgio

L’endecasillabo sciolto è stato inventato da Trissino, all’inizio del 500. Egli

liberata a

lo ha usato prima nel teatro tragico e poi in un poema epico chiamato: “l’Italia

goti”. Trissino scelse di usare l’endecasillabo sciolto per ben due ragioni:

- Per andare contro la strofa chiusa (ottave e terzine): Trissino afferma che le

strofe con rima interrompono il flusso naturale del pensiero e impediscono di

raccontare in modo continuo e logico.

- Per imitare i classici greci e latini: Trissino voleva avvicinarsi al tono e allo stile

degli esametri latini e greci, come quelli usati da Omero o Virgilio. L’esametro è il

verso narrativo per eccellenza in quelle letterature, e Trissino cerca di riprodurlo

in italiano con l’endecasillabo sciolto.

Tuttavia, molti critici pensavano che l’endecasillabo sciolto fosse poco poetico, cioè troppo

simile alla prosa, non abbastanza musicale o ispirato. Ciò nonostante, l’endecasillabo sciolto

ha comunque avuto successo, non tanto nei poemi epici (come sperava Trissino), quanto in

generi più vicini al linguaggio parlato come: il teatro (ad esempio, la tragedia), la satira,

l’epistola in versi (poesie in forma di lettere), didascalia (poesia didascalica = che vuole

insegnare qualcosa, come la scienza o la filosofia in versi).

Le caratteristiche principali della poesia in endecasillabi sono due:

1- Inarcatura: quando la frase continua da un verso all’altro, senza pausa. Questo serve a

evitare che la fine del verso coincida sempre con una pausa logica o sintattica. Così il

ritmo diventa più fluido e naturale

2- Ordine latineggiante delle parole: si usano costruzioni sintattiche simili al latino, con

inversioni e posizioni insolite delle parole. Questo dona gravità e solennità al testo.

L’assenza di rima e l’uso di queste tecniche produce una poesia più discorsiva, cioè che parla

in modo continuo, con tono uniforme e sostenuto, più adatta a trattenere temi seri, filosofici

o didattici.

1- Lo sciolto epico

L’endecasillabo sciolto nella sua forma narrativa nasce con il poema di giovan giorgio

Trissino (l’Italia liberata di Gotthi). Anche se viene pubblicato nel 1557-48, Trissino lo aveva

cominciato più di 20 anni prima. In quegli stessi anni dominava la scena letteraria l’orlando

furioso di Ariosto (che è in ottave, brillante, vario, fantasioso). Tuttavia, Trissino vuole

opporsi a questo modello, e creare un poema serio e classico, secondo i principi aristotelici

(cioè con un’unica azione, tono elevato, e rigore formale). Infatti, il suo obietto era quello di

scrivere un vero poema epico italiano, su un argomento storico, con unità d’azione e ispirato

ai modelli classici, soprattutto Omero.

Lo stile di Trissino ero appunto uno stile lineare, cioè senza inversioni o complicazioni

nell’ordine delle parole; discorsivo e uniforme cioè senza grandi variazioni nel tono e per

quando riguarda il lessico usa pochi latinismi e non per nobilitare il testo, ma solo per

precisione e chiarezza. Predilige un linguaggio tecnico e storico, soprattutto per

terminologia militare e struttura politica dell’impero. Inoltre, sono molto frequenti i discorsi

diretti e spesso sono lunghi e costruiti con strutture retoriche (cioè con schemi logici e

argomentativi) presi da una tradizione scolastica e precettistica (cioè da manuali di retorica

e stile).

Tuttavia, l’esperimento di Trissino non venne molto seguito, anche se suscitò discussioni e

interesse filologico (cioè tra studiosi del linguaggio). La narrazione pica continuò a preferire

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l’ottava rima, più vicina ai gusti del pubblico (più musicale e coinvolgente). Diciamo che il

vero successo dello sciolto avvenne con le traduzioni dei grandi poemi classici (come l’illiade

e l’Eneide), queste traduzioni cominciano negli anni 40 del 500 e culminano con la versione

dell’enide di Annial Caro del 1581. Caro non si limita a tradurre: fa una vera e propria

ricreazione del testo latino, adattandolo allo stile eroico italiano del 500.

Lo stile di Annibal Caro: la sua scrittura poetica si basa su:

- Una sintassi modellata sul latino, ad esempio i verbi alla fine del vero, lo scambio

di posto tra soggetto e oggetto e i complementi prima del nome.

- Uso sistematico dell’inarcatura (cioè la frase continua oltre il verso, nona i

ferma)

- Evita che le pause sintattiche (cioè il senso della frase) coincidano con le pause

metriche (cioè la fine del verso)

Gabriello Chiabrera

Tra fine 500 e inizio 600, è il poeta che sperimenta di più il verso

sciolto. Lo usa soprattutto nelle satire, nei suoi poemetti, e anche lui, in teorica, critica le

forme chiuse come l’ottava perché “fanno la narrazione in pezzi” cioè interrompono il

raconto. Anche se, nella pratica Chiambrera continua a usare l’ottava, solo dopo la sua morte

vengono pubblicati due poemi in sciolti veri e propri: foresto e Ruggero. Tuttavia, in foresto

compaiono ancora rime e assonanze: segno che non era facile rinunciare del tutto al suono e

che la lingua italiana faticava a reggere da sola una narrazione lunga, senza l’aiuto delle

rime.

2- Lo sciolto neoclassico

Nel 700 l’endecasillabo sciolto inizia ad essere sempre più usato, in tanti generi diversi:

poesia, satira, epistole, traduzioni. Si afferma sempre più l’idea che la rima possa limitare la

libertà del pensiero: cioè, dover far coincidere parole per farle rimare obbliga il poeta a

forzare il senso, mentre il verso sciolto permette di esprimersi liberamente. Nel 700 si

comincia a credere che la rima sia una “gabbia” per le idee, mentre il verso sciolto permette

un discorso fluido, logico, naturale. Ovviamente, non tutte le lingue hanno la struttura giusta

per funzionare senza rima, infatti, per usare lo sciolto serve che la lingua abbia un ordine

flessibile delle parole come l’italiano, il latino e il greco, invece, le lingue più rigide, come il

francese, fanno più fatica perché non si può cambiare l’ordine delle parole a piacimento.

Nel 700, inoltre, si rafforza un’idea molto forte: l’italiano è più simile al latino delle altre

lingue europee. Questa vicinanza al latino diventa una giustificazione teorica per usare lo

sciolto in italiano: come i latini scrivevano in esametri, noi possiamo usare lo sciolto, perché

abbiamo la stessa libertà sintattica.

Il testo più importante per capire tutto questo è il giorno di Parini. Il giorno a prima vista

sembra un testo didascalico cioè un finto manuale che insegna ai giovani nobili come

comportarsi. In realtà è un misto di generi: c’è si la parte di insegnamento ma c’è anche una

vera e propria narrazione, anche se nascosta. Infatti, ci sono azioni che si svolgono nel

tempo, raccontate in ordine logico. Troviamo discorsi diretti, verbi narrativi, sequenze

eroicomico

temporali —> tutti elementi narrativi. Parisi usa lo stile che funziona cosi:

- Si applica uno stile alto e solenne (come quello delle grandi epiche) a un

contenuto banale o ridicolo (la vita quotidiana del giovane nobile)

- Il contrasto tra forma elevata e contenuto futile crea ironia e satira

Più la lingua è solenne e classica, più l’effetto comico è forte. 62

La lingua del poemetto di Parini è nobile e latina e il poeta, per ottenere questo effetto,

innalza moltissimo il livello linguistico: usa parole auliche (elevate) e impiega molti latinismi,

sia nel vocabolario che nella sintassi.

IL CONTESTO

Nel 1796 Napoleone arriva in Italia con il suo esercito, egli obbliga i territori italiani a

repubbliche giacobine

creare uova stati ispirati alla Francia rivoluzionaria, cioè le (ad

esempio la repubblica Cisalpina). Queste strutture statali, ispirate al modello francese,

hanno caratteri decisamente moderni nella pubblica amministrazione, nell’apparato

giudiziario, nell’ esercito, nella scuola. Tuttavia, nel 1799, Napoleone prende il potere in

Francia con un colpo di stato e poco dopo si proclama imperatore. Di conseguenza, anche in

Italia le repubbliche cadono e vengono sostituite da monarchie dotto il controllo napoleonico

come il regno d’Italia, il regno di Napoli e il

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Barbaracalvagna di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Cristaldi Sergio.
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