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PRODUZIONE SU COMMESSA

panoramica delle tipologie dei processi produttivi vediamo: la PRODUZIONE SU

(quando iniziamo la produzione solo dopo che un cliente effettua un ordine),

PREVISIONE (quando si compie una previsione sulle vendite del prossimo periodo e avviamo la

produzione di conseguenza, quindi prima di ricevere gli ordini). Il rischio che si ha nella produzione su

previsione è evidentemente maggiore poiché oltre al rischio di non rispettare i prezzi che si accettano dai

clienti, quindi al rischio di efficienza, compare anche il rischio che quella vendita poi non avvenga. Il TEMPO

DI ATTESA del cliente nei confronti dell’azienda in un mercato gioca un ruolo fondamentale, cambia da

prodotto a prodotto, quindi deduciamo che i produttori ad esempio di auto potranno applicare con maggiore

facilità la produzione su commessa mentre produttori ad esempio di bottigliette d’acqua no. Un’altra

suddivisione sta tra la PRODUZIONE PER LOTTI (INTERMITTENTE) o CONTINUA. La prima tipologia

produce per quantitativi definiti per volta; mentre se la produzione è un flusso continuo ininterrotto è da

definire la dimensione del flusso e l’oggetto (non la quantità). Inoltre la produzione segue il layout

impianti, per reparto o a catena, se operano separatamente o congiuntamente la loro efficienza andrà

NUOVE TENDENZE NELLA PRODUZIONE

ricercata di conseguenza. Ci sono oggi (e nei rapporti

di approvvigionamento): produzione con SISTEMI FLESSIBILI (in passato vigeva la tendenza alla

dimensione e alla quantità per ottenere economie di scala, la competitività era molto più legata ai costi

migliori, oggi vince chi ha la possibilità di garantire una produzione e impianti più flessibili per adeguarsi ai

rapidi cambiamenti del mercato odierno), LOGICA PULL (siamo passati da push a pull, trainata quindi dal

mercato, ovvero produzione su ordine e non su previsione), LOGICA JUST-IN-TIME (ambisce

all’eliminazione dei magazzini, procurare all’azienda materiali esattamente quando servono, se ci riesce

elimina magazzini e tutti i costi legati ad essi, per riuscirci il legame coi fornitori deve cambiare, ci devono

essere accordi a lungo termine e con un numero limitato di fornitori), la PRODUZIONE “SNELLA” implica di

svolgere solo le attività essenziali, ridurre gli investimenti ancora una volta, molte relazioni e molta

esternizzazione delle attività. Vedremo che l’azienda può competere sul mercato o in termine di prezzo o

COMPETIZIONE

di differenziazione dei prodotti e che oggi in particolare la si sta spostando proprio

VERSO DIFFERENZIAZIONE PRODOTTI QUALITÀ

la e quindi sulle del prodotto anche se

magari ad un prezzo maggiore, sempre però in rapporto alla SODDISFAZIONE DEL CLIENTE. La qualità

va ricercata nei migliori processi produttivi con uno studio e un’analisi molto dettagliati; oggigiorno quasi

CERTIFICATO DI QUALITÀ

tutte le aziende hanno un (rilasciato da supervisori esterni) ottenibili

dopo lunghi processi in cui l’azienda si sottopone ad analisi e anche consulenze amministrative per

l’ottenimento della qualità ricercata (ormai queste certificazioni sono pressoché obbligatorie, come accade

anche nel settore alimentare). Le DECISIONI MAKE OR BUY sono sulle fasi produttive che l’azienda deve

svolgere per ottenere certe quantità di prodotto, se ho da produrre 1000 posso dotarmi di un sistema

produttivo che mi dia 700 e comprare le restanti 300, esternalizzando la produzione. Questo ragionamento

posso applicarlo anche in senso verticale, non solo per la quantità di produzione (orizzontale) quindi, ma

anche per la lavorazione ad altri terzisti (make = internalizzare ; buy = esternalizzare, “outsourcing”).

Qualunque cosa decido di internalizzare devo tenere conto che mi devo fare carico di costi costanti e

dotarmi delle infrastrutture necessarie, se esternalizzo ho dei costi che sono variabili, sebbene più alti,

ma con maggiore flessibilità. Per quanto riguarda le AZIENDE CHE PRODUCONO SERVIZI, dobbiamo

tenere conto di alcune peculiarità: il fatto che produzione e consumo coincidano (il prodotto che non

viene immediatamente consumato è perso: es. trenitalia), e che il CONSUMATORE PARTECIPA ALLA

PRODUZIONE (è presente dove si realizza quel servizio). Si parla di ESPERIENZA DI CONSUMO ancora

più fondamentale per le aziende che producono servizi, da questa importanza dell’esperienza di consumo

FRONT-OFFICE

ne scaturisce un’altra peculiarità, l’importanza del , ovvero l’importanza nella

PERCEZIONE QUALITÀ DAL CLIENTE

della .

Le FASI dei processi di produzione sono: programmazione, gestione, controllo (sono circolari). La

PROGRAMMAZIONE ha un arco di tempo riferito ad un macro-periodo annuale e ad un micro-periodo

che varia a seconda della durata del ciclo di lavorazione dei prodotti. L’azienda deve decidere la

tipologia dei prodotti, la quantità dei prodotti, le lavorazioni e infine lo sviluppo temporale. L’azienda

dovrà trovare un equilibrio tra il contenimento dei costi (massimizzare l’utilizzo della capacità produttiva,

standardizzare e aumentare i volumi di produzione e sfruttare economie di scala), ma anche la

soddisfazione delle esigenze del mercato (rapidità di consegna, diminuzione ampiezza lotti, varietà

prodotti) due aspetti contrastanti in quanto uno mira alla flessibilità (per soddisfare le esigenze del

mercato) e l’altro alla standardizzazione (per contenere i costi). Data una struttura produttiva l’azienda al

massimo può produrre con una certa capacità produttiva, che va ad assumere un importante VINCOLO

STRUTTURALE; ci sono anche degli INPUT OPERATIVI, che possono derivare sia dal mercato che dagli

ordini acquisiti (riferimento alla produzione su ordine o su previsione “Rischio di efficienza o Rischio di

mercato”). L’azienda ha anche una STRUTTURA INFORMATIVA su cosa dovrebbe produrre in base agli

ordini (“ANAGRAFICA ORDINI“); poi c’è anche la “DISTINTA BASE”, ovvero la specifica materia prima e

i componenti per la singola unità di prodotto. Il “CICLO DI LAVORAZIONE” indica quali sono le

lavorazioni necessarie per ottenere l’unità di prodotto determinata (comprese le attività esternalizzate).

Sulla base degli obiettivi di vendita e sui vincoli di produzione si effettua una stima sulla compatibilità

tra i due indici e bisogna anche verificare l’utilizzo della capacità produttiva disponibile a livello di singolo

reparto o macchinario (ad esempio non bisogna scendere sotto un certo utilizzo della capacità produttiva

per evitare che il costo unitario aumenti troppo e per questo si fanno delle verifiche sul programma di

macro produzione, ovvero sul piano produttivo generale; si fanno anche delle programmazioni sul piano

esecutivo di produzione segmentando quello generale per i singoli cicli produttivi ad esempio 1 mese, che

si traduce poi in azioni da compiere per il mese prossimo). Dal piano esecutivo di produzione scaturiscono

gli ordini di lavorazione e di prelievo dal magazzino o acquisto. Con gli ordini di lavorazione si

comunicano ai reparti le lavorazioni che devono svolgere per il prossimo mese (per le attività esternalizzate

verrà mandata una comunicazione analoga); con i prelievi dal magazzino si ordina ai magazzini i materiali

e\o i componenti che saranno necessari per il prossimo mese, sia che già ci siano sia che vadano

acquistate e rese disponibili ai reparti.

La seconda fase è la GESTIONE della produzione che deve concretamente organizzare e far funzionare

quel reparto a seconda degli ordini che gli sono arrivati. (centri di lavoro = centri di pro)

La terza fase è quella di CONTROLLO della produzione, per verificare cosa succede concretamente nel

reparto produttivo e il corretto andamento rispetto al programma premeditato. Ci possono essere degli

scostamenti (nel tempo di produzione, nella scelta di privilegiare un altro prodotto rispetto ad un altro ecc…)

da cui devono essere elaborati degli interventi correttivi per una nuova programmazione sulla base delle

interpretazioni tra valori attesi e valori rilevati. Il controllo va pensato sul profilo d’efficacia

(raggiungimento obiettivi) ovvero l’avanzamento della produzione, la qualità del prodotto e la

flessibilità; e sul profilo d’efficienza (utilizzo fattori) ovvero come consumo i fattori (costi) per ottenere

il prodotto (rendimento).

Per quanto riguarda la MISURAZIONE dei COSTI DI PRODUZIONE. L’oggetto di misurazione dei costi può

essere: o l’unità di prodotto, o l’unità organizzativa, o il costo di singole attività operative o produttive.

Per misurare questi costi l’azienda può adottare una modalità extra contabile (rilevando i valori

direttamente dai documenti comprovanti e quantificanti i vari costi dei prodotti degli oggetti che devono

essere misurati) o dotarsi di un sistema di contabilità detto contabilità industriale o contabilità dei costi

per la determinazione della misurazione dei costi di natura contabile, che può poi essere separata o

integrata con la contabilità aziendale ordinaria, esiste quindi anche un SISTEMA DI CONTABILITÀ

INTEGRATO. Noi abbiamo dei COSTI DI FATTORI che dobbiamo tradurre in COSTI DEL PRODOTTO (

COSTI DIRETTI (variabili)

COSTI DIRETTI + COSTI INDIRETTI). I sono il costo dei materiali e dei

COSTI INDIRETTI (fissi)

servizi, mentre lavoro e ammortamento sono (sono COSTI COMUNI).

Una volta divisi per i prodotti, i costi diretti, danno il costo del singolo prodotto; mentre i costi indiretti

BASI DI REPARTO

essendo comuni a più produzioni di prodotti vanno divisi secondo diverse per

allocarli proporzionalmente, ad esempio per valore (costo manodopera o materie), o fisiche (ore macchina,

CONFIGURAZIONI DEL

quantità materie ecc…) . È importante puntualizzare che esistono diverse

COSTO DEL PRODOTTO ; possiamo misurare quindi i costi unitari di prodotto configurandoli in modo

COSTO PRIMO

differente ovvero stabilire quali componenti di costo si considerano nel calcolo: = si

considerano solo tutti i costi diretti (materiali e servizi, quindi i costi variabili per l’azienda, compresi in

un’unità di prodotto). È utile nel calcolare l’importante grandezza del MARGINE DI CONTRIBUZIONE

UNITARIO (PREZZO DI VENDITA UNITARIO Pv – COSTO DI VENDITA UNITARIO Cv), che misura

quanto rimane all’azienda dalla vendita del prodotto per coprire i costi indiretti (costi di struttura).

COSTO PIENO INDUSTRIALE = è il costo dell’unità di prodotto sommando il COSTO PRIMO +

TUTTI I COSTI INDIRETTI INDUSTRIALI (necessari alla trasformazione industriale: le lavorazioni, i costi

del lavoro, i macchinari ecc…), una c

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Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FLAAC di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Galeotti Michele.
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