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ST
l’ammortamento annuale è pari ad /n; il valore dell’immobile diminuisce annualmente di un valore pari
A=C
ST
ad fino al suo esaurimento (i terreni rappresentano un’eccezione perché s’ipotizza che non siano soggetti
A,
ad usura, cioè Le partecipazioni e i crediti che si registrano tra le immobilizzazioni
→ ∞ ⇛ → 0).
finanziarie vanno distinte a seconda del tipo di rapporto che si ha con l’azienda di cui si possiede l’azione; una
società dicesi se di essa si possiede una quota significativa, ma non sufficiente per esercitare una
collegata
influenza dominante; se invece può asserirsi che tale influenza sia dominante si parla di società controllata
(teoricamente dovrebbe possedersi almeno il 50% delle azioni, ma talvolta può essere sufficiente una quota
più bassa). Se si detengono azioni di una società che esercita una influenza dominante sulla propria, allora si
dirà società La lettera C fa riferimento all’attivo ovvero impieghi di capitale che rientra
controllante. circolante,
come liquidità nel breve periodo. Al posto I troviamo le (materie prime e scorte di magazzino,
rimanenze
semilavorati in corso di lavorazione, merci, acconti, etc.). Al posto II troviamo i (verso altri clienti e
crediti
imprese, e verso altri), mentre al posto III annoveriamo le attività finanziarie che non costituiscono
ossia crediti di natura finanziaria (relativi a scambi di moneta contro moneta) che si
immobilizzazioni,
esauriscono nel breve periodo. Per chiarire, i BTP (Buoni vanno inseriti tra le
del Tesoro Pluriennali)
immobilizzazioni finanziarie, mentre i BOT vanno alla lettera C. Al numero IV abbiamo infine le liquidità
ove inseriamo i depositi bancari, assegni, denaro e valori in cassa, ovvero tutto ciò che è “a vista” o
immediate,
è già denaro liquido. È chiaro che questa parte dello SP presenterà cifre molto ridotte rispetto al resto. Questo
perché tenere denaro liquido fermo in cassa rappresenta un costo opportunità elevato. La voce “ratei e
risconti”, sia per l’attivo che per il passivo, la vedremo in seguito.
La prima sezione del passivo dello SP, a cui corrisponde la lettera A, è il che racchiude tutte
patrimonio netto,
le forme di finanziamento provenienti da disponibilità economiche proprie. La prima fonte è il capitale sociale.
La contiene fondi provenienti da prestiti obbligazionari emessi sopra la pari. La
riserva da sovraprezzo riserva
si costituisce accantonando ogni anno il 5% dell’utile (se vi è stato) per obbligo di legge fintanto che tale
legale
riserva non sia pari al 20% del capitale sociale. La nasce dalla rivalutazione di
riserva di rivalutazione
possedimenti propri: le leggi di rivalutazione consentono/obbligano alla rivalutazione dei valori contabili, così
da aggiornarli ai valori di mercato, e tale riserva si costituisce se sussistono rivalutazioni positive al seguito
dell’emanazione della legge. La nasce quando un’azienda decide di
riserva per azioni proprie in portafogli
acquistare una quota azionaria della sua impresa, ad esempio per mettersi al riparo da scalate esterne. Si parla
di imputata a bilancio nel patrimonio netto, di entità pari al valore
riserva per azioni proprie in portafoglio,
attribuito alle stesse azioni proprie, rappresentato dal prezzo di acquisto. La è facoltativa per
riserva statutaria
legge, ma può diventare obbligatoria se è prescritta dallo statuto. Infine la lettera A ingloba l’utile degli esercizi
precedenti e quello corrente alla chiusura. Dalla lettera B in poi si registrano fonti di finanziamento provenienti
da terzi: per primi annoveriamo i che si costituiscono per ottemperare eventuali spese
fondi per rischi e oneri,
future, debiti incerti. Un esempio può essere quando si intercorre in una causa legale contro l’amministrazione
fiscale per una multa: l’azienda mette da parte questi fondi per il pagamento della multa, ma non è detto che
l’impresa dovrà pagarla, perché potrebbe vincere la causa. Un altro esempio può essere quando si vendono
prodotti in garanzia. La lettera C è destinata al TFR. Si tratta di
trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
una quota trattenuta dalle buste paga dei dipendenti, e che verrà ad essi restituita alla fine del rapporto di
lavoro. La somma trattenuta è pari alla retribuzione annua lorda divisa per 13,5. Le quote trattenute maturano
con un interesse fisso dell’1,5% al cui tasso si aggiunge il 75% della variazione del tasso d’inflazione; se vi è
stata deflazione, il tasso d’interesse rimane dell’1,5%. Dal punto di vista dell’azienda si tratta di un vero e
proprio finanziamento a basso tasso d’interesse. Il TFR è quello che viene comunemente chiamato con “buona
uscita”. Dal cambio del sistema di calcolo delle pensioni (da retributivo a contributivo) il TFR è diventato una
forma di viene elargito solamente se si va in pensione e viene rateizzato come
previdenza complementare:
ed erogato periodicamente insieme alla busta paga. I (registrati alla
equivalente capitalizzato fondi di quiescenza
lettera B) sono destinati a coprire degli accordi stipulati in privato con dei dipendenti, come se fossero dei TFR
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facoltativi supplementari. Alla lettera D si registrano i Possono essere debiti derivanti da obbligazioni
debiti.
(convertibili e non), debiti verso soci, debiti verso banche, e altri. Come sappiamo le imprese vengono tassate
sull’utile; il sistema fiscale prevede che ciascuna azienda versi a Giugno un acconto per l’anno successivo e il
conguaglio per l’anno precedente. La sezione registra appunto il debito che si ha verso
debiti tributari
l’amministrazione fiscale, ed è pari dunque all’entità del conguaglio. Sempre tra i debiti tributari annoveriamo
il quando si comprano e vendono prodotti rispettivamente si paga e trattiene IVA, un’imposta che
debito IVA:
deve poi rendersi allo stato. La quota da rendere può calcolarsi per compensazione tra pagata e trattenuta, ma
generalmente la seconda è più alta e dunque sorge tale debito. Come ultimo abbiamo ratei e risconti passivi.
Un è una quota di entrata o uscita futura che misura ricavi o costi già maturati, ma non ancora rilevati,
rateo
poiché la loro manifestazione finanziaria avrà luogo in esercizi futuri. Si possono avere ratei attivi o ratei
passivi. Quelli attivi misurano quote di ricavi, quelli passivi quote di costi. Il rateo attivo è il ricavo la cui
manifestazione finanziaria avverrà in un esercizio successivo, ma
che è in parte di competenza dell'esercizio in corso. Un esempio di
rateo attivo è la quota di interessi attivi maturati a fine esercizio su
un finanziamento erogato, il cui incasso effettivo avverrà
nell'esercizio o negli esercizi successivi. Il rateo passivo è il costo
che avrà la propria manifestazione finanziaria in un esercizio
successivo, anche se in parte di competenza economica
dell’esercizio in corso. Un esempio di rateo passivo è la quota
di affitto passivo maturato a fine esercizio, il cui pagamento
effettivo avverrà nell'esercizio o negli esercizi successivi. Si precisa
inoltre che non è possibile iscrivere in contabilità ratei per fatture da emettere o per fatture da ricevere, oppure
per costi e proventi non determinati nel loro ammontare, la cui competenza è maturata per intero nell'esercizio:
in questi casi è necessario utilizzare i rispettivi conti di credito e di debito. I sono quote di costi o di
risconti
ricavi non ancora maturate che hanno già avuto la loro manifestazione numeraria (solitamente dunque si tratta
di anticipi). Al contrario dei ratei, risconti attivi significano costi, risconti passivi sono ricavi. Possono essere
iscritte soltanto quote di costi e proventi, comuni a più esercizi, l'entità dei quali varia con il tempo. In bilancio i
ratei compaiono nello SP, quelli attivi alla voce D (con separata indicazione del relativo su prestiti)
disaggio
delle attività, e quelli passivi alla voce E (con separata indicazione del relativo su prestiti) delle passività.
aggio
Quando viene emesso un prestito obbligazionario, l'aggio e il disaggio sono dati dalla differenza tra il valore
nominale dell'obbligazione e il valore di emissione di essa. In altre parole un rateo è un pagamento posticipato,
e quindi viene calcolato in proporzione del tempo di usufrutto del bene/servizio fino alla fine dell’esercizio
(non va considerata la parte che maturerà nell’esercizio successivo), mentre un risconto viene calcolato sulla
base del tempo di usufrutto garantito per l’esercizio successivo da un pagamento anticipato.
Per concludere, facciamo un esempio di cambiamento dello stato patrimoniale a seguito di alcune transazioni.
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Il conto economico evidenzia le operazioni che comportano una modifica del patrimonio netto registrando
costi e ricavi che determinano variazioni degli utili. La
differenza tra ricavi e costi misura la variazione del
patrimonio netto, e pertanto per esso si è scelta Gestione
Operativa
un’impostazione anziché a due facciate. Nella
scalare,
A annoveriamo le componenti di ricavo derivanti
dalla produzione; dunque voci positive costituiscono Gestione
ricavi, voci negative costi. La prima è dedicata ai Finanziaria
ricavi ottenuti dalle La seconda alla
vendite. variazione
Quando vi sono semilavorati rimasti
delle rimanenze. G.Stra.
in corso di lavorazione o prodotti finiti non ancora
venduti, questi sono delle RF e fanno
rimanenze finali
parte del patrimonio netto. Si presuppone che Gest.tributaria
all’inizio dell’anno vi siano sempre delle rimanenze
RI dell’anno precedente e che alla fine di
iniziali
questo ve ne siano delle finali RF. Quando si riapre il bilancio dell’anno successivo le RF vengono cioè
stornate,
il saldo RF viene trasferito ai costi sotto la voce di RI. La variazione tra quelle iniziali e finali Δ=RF–RI (che
naturalmente è una differenza tra i valori di mercato delle scorte) è una e dunque si comporta
rettifica di costo
come un ricavo. Quando un’azienda vende prodotti su commessa (ex. mobili, case) può accadere che alla fine
dell’anno non abbia ancora terminato la suddetta commessa, ma che sia ancora in corso di valutazione; lo stato
di avanzamento del bene rappresenta una rimanenza. Infine, sotto la lettera A, viene registrato l’incremento del
si tratta di una rettifica di costo che si evidenzia quando vi
valore delle immobilizzazioni con lavori in economia;
sono