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Locke sostiene che una persona debba poter avere la possibilità di sbagliare quando
si tratta di materia religiosa; inoltre, ritiene che la fede non sia una cosa che si
sceglie, quanto piuttosto una cosa involontaria. E’ un po’ come i gusti personali: non
scegliamo di amare l’arte barocca (ad esempio), la amiamo e basta.
Lo Stato deve intervenire solo nel momento in cui una “setta” o un credo religioso
minacciano il benessere della collettività.
4) di cosa parla il secondo trattato?
Il fine di Locke, nel secondo trattato sul governo, era quello di esporre la sua teoria sullo
Stato, ricercando le basi dell’associazione politica e delimitandone la sfera di azione.
Ha un’impostazione più razionalistica rispetto ai saggi: la ragione diventa fondamento e non
più mezzo per conoscere le leggi naturali.
Temi principali:
1) Perché l’uomo abbandona lo stato di natura
a) l’uomo è libero (può conservare il suo diritto di proprietà ma anche vendicarsi nel
caso qualcuno lo violi), socievole (a differenza di Hobbes), e razionale. Ciò che fa
degenerare lo stato di natura è il diritto di farsi giustizia da soli.
2) Critica allo stato assoluto di Hobbes: non si possono violare i diritti naturali dei cittadini.
3) Tema della proprietà privata: critica delle posizioni precedenti (Pufendorf e Hobbes) e
ipotesi del lavoro.
Critica inoltre l’accumulo illimitato di ricchezza (moneta), andando a preferire un modello di
accumulo basato su quanto effettivamente si possa consumare (beni deperibili).
4) Schiavitù: Locke dice che gli esseri umani non possono essere schiavi perché
conservano il diritto alla proprietà (della propria vita). L’unico caso in cui giustifica la schiavitù
è nel caso dell’attuazione del potere dispotico, come per esempio nel caso di un prigioniero
di guerra caduto in mano nemica.
5) Tema della tolleranza: per Bobbio, Locke è piuttosto hobbesiano su questo punto. Locke
conserva l’autorità assoluta dello Stato per quanto riguarda le “cose indifferenti”, ovvero
quelle cose né comandate né proibite dalla legge naturale (come il credo religioso).
Secondo lui, una persona può anche non conformarsi (in coscienza) a dei dettami dello
Stato riguardanti la religione, ma incorrerà poi a delle sanzioni.
Così facendo salva in parte la coscienza dell’individuo, in parte il potere dello Stato di
intervenire su questa sfera.
6) Limiti del sovrano
Sovrano
Potere materiale: la materia del comando è lecita
potere percettivo: la materia del comando è lecita ed il comando stesso è legittimo
a) comando legittimo rispetto alla materia e al fine
b) comando legittimo rispetto alla materia ma non al fine: anche in questo caso il
suddito deve obbedire
.
Suddito
Obbedienza attiva: il suddito osserva la legge che impone una determinata condotta
obbedienza passiva: il suddito osserva la legge che impone una sanzione nel caso una
norma non sia rispettata
.
Per salvaguardare i diritti del suddito, Locke divide l’obbligazione in:
obbligazione materiale: quando si obbedisce al comando perché si riconosce la bontà della
cosa comandata
obbligazione formale: quando si obbedisce al comando solo perché l’ha comandato
un’autorità superiore (si obbedisce con la volontà ma non in coscienza; per Hobbes la
coscienza viene meno dopo la costituzione dello Stato).
5) parla dei 3 tipi di potere per Locke
potere paterno potere dispotico potere politico
E’ temporaneo: dura fino E’ temporaneo: dura finché E’ permanente: non termina
alla maggiore età dei figli. il “despota” ha potere. con la maggiore età.
E’ permanente però il
dovere da parte dei figli di
occuparsi dei genitori in
caso di difficoltà e di
portargli rispetto.
E’ limitato: non può toccare E’ illimitato: il despota non E’ limitato: lo Stato, come un
la sfera del diritto alla ha leggi che gli impediscono genitore, deve rispettare i
proprietà (alla vita, corpo, di fare quello che vuole. diritti naturali dei cittadini.
libertà, proprietà privata) del
figlio.
Si fonda sulla legge naturale Si fonda sulla forza: deriva o Si fonda sul consenso: i
(che consiste nel dovere dei da una sconfitta militare o cittadini, per veder tutelati i
genitori di occuparsi dei da un atto illecito. loro diritti naturali, si
figli). uniscono e danno vita alla
società civile.
6) parla del giusnaturalismo: che cos’è, come e quando nasce, temi principali
Il giusnaturalismo è una corrente di filosofia del diritto che ha radici antiche, ma si sviluppa in
maniera sistematica in età moderna (‘600-’700). Possiamo tracciare una cronologia delle fasi
del pensiero giusnaturalistico:
a) fase antica (greco-romana): già Platone e Aristotele discutevano del concetto di
giustizia e di cosa fosse per loro il diritto ; in particolare, si chiedevano se fosse una
cosa appartenente alla natura o all’ambito umano (artificiale).
Un po’ più avanti nel tempo, con lo stoicismo, assistiamo alla nascita dell’idea di un
logos universale che regola le creature. Ogni individuo deve quindi seguire questa
legge universale razionale che regola il comportamento di ogni creatura.
b) fase medievale: durante questa fase la legge naturale è inserita in un contesto
fortemente teologico. Essa è quindi vista come legge di Dio che, in quanto sua
volontà, è intrinsecamente razionale. Tra i sostenitori principali di questa idea
troviamo S.Tommaso d’Aquino.
c) fase moderna: è la fase in cui questo pensiero si sviluppa maggiormente. Nella fase
moderna, la legge naturale è interpretata in chiave razionalistica non più come legge
di Dio (anche se ci sono delle eccezioni), ma più come una legge che è razionale in
quanto prodotta da un cosmo razionale (ricordiamo che siamo in pieno periodo
illuministico).
d) fase contemporanea: possiamo parlare anche di una fase contemporanea. Dopo la
fase moderna, il giusnaturalismo è “decaduto”, facendo spazio ad idee più
assolutistiche (ricordiamo l’800 e le dittature del primo ‘900). E’ solo dopo la seconda
guerra mondiale, in particolare col processo di Norimberga, che viene ripreso in
mano il concetto di diritto naturale e viene così redatta la dichiarazione universale
dei diritti umani (1948).
Il giusnaturalismo non è una morale, bensì una teoria della morale (parla quindi solo del
fondamento ma non si sofferma sulla giustezza o meno del contenuto).
Si fonda su due principi:
a) l’esistenza di un diritto naturale (conforme alla natura dell’uomo, quindi
intrinsecamente giusto)
b) la superiorità di questo diritto naturale su quello positivo (dello Stato)
I più grandi rappresentanti di questa corrente filosofica sono Grozio, Pufendorf, Hobbes,
Locke, Rousseau e Kant.
Il giusnaturalismo del ‘600 (di impostazione molto razionalistica) segue un modello comune
basato su 3 elementi fondamentali:
1) l’esistenza di uno stato di natura
2) la stipulazione di un contratto sociale
3) la creazione di una società civile
7) 5 prove dell’esistenza della legge naturale di Locke
Locke, nel primo degli 8 saggi sulla legge naturale, ci espone le 5 prove dell’esistenza della
legge naturale (prese a modello dalle 5 prove dell’esistenza di Dio di S.Tommaso d’Aquino).
1) criterio dell’autorità: Aristotele, nell’Etica Nicomachea, parlava di 2 tipi di leggi:
a) quelle che valgono sempre: sarebbero le leggi naturali
b) quelle che valgono solo in alcune circostanze: sarebbero le leggi convenzionali, cioè
quelle emanate dallo Stato
2) criterio della coscienza: secondo Locke, riconosciamo dentro di noi un “tribunale della
coscienza”, grazie al quale sentiamo se un’azione è giusta o meno. La coscienza, infatti, ci
premia quando facciamo azioni giuste e ci fa provare rimorso se commettiamo azioni
sbagliate.
3) criterio cosmologico: si riprende l’argomentazione formulata da S.Tommaso d’Aquino per
dimostrare l’esistenza di Dio. Come una casa rimanda all’architetto, così le leggi naturali e il
cosmo rimandano a Dio. Secondo quest’idea, dato che ogni cosa nell’universo è governata
da una legge (divina), così l’uomo dovrà rispondere a una serie di leggi create per lui da Dio.
4) criterio giuridico: se la legge naturale non esistesse, non ci sarebbe nemmeno la legge
positiva. La legge naturale fornisce infatti i contenuti di giustizia alle leggi positive.
5) criterio etico: se non esistesse una legge naturale, gli uomini non avrebbero
comportamenti morali.
8) parla della degenerazione dello stato di natura lockiano in stato di guerra
Lo stato di natura è per Locke uno stato di profonda pace e libertà. In quello stato, gli uomini
hanno rapporti economici tra loro basati sullo scambio di beni deperibili (cioè che si
consumano col tempo, deperiscono). Questo non porta a disuguaglianze sociali perché si
accumula SOLO quanto si può consumare.
Nel momento in cui subentra la moneta (bene non deperibile), e quindi si crea la possibilità
di accumulare ricchezza in maniera illimitata, iniziano le prime discordie.
Quello che fa degenerare lo stato di natura in uno stato degenerato di guerra, però, è la
vendetta. Essendoci infatti totale libertà, c’è la possibilità di farsi giustizia da soli.
Questo diritto porta gli individui a vendicarsi tra loro in un ciclo infinito di prima cattiveria ->
vendetta per la cattiveria -> seconda cattiveria scatenata dalla vendetta -> vendetta per la
seconda cattiveria.
Insomma, non essendoci un giudice super partes in grado di fornire aiuto alla parte lesa (e
quindi di procurare una pena proporzionata all’offesa), le persone si fanno giustizia da sole
e, ovviamente, offendono gli altri in maniera sproporzionata rispetto all’offesa subita.
9) parla del contratto sociale per Hobbes, Locke e Rousseau
Hobbes Locke Rousseau
Il contratto sociale è Il contratto sociale è Il contratto sociale
costituito da due fasi: costituito da due fasi:
a) unionis: gli individui a) unione
si uniscono andando b) assoggettamento
a formare il popolo.
b) subiectionis: il
popolo si sottomette
al monarca assoluto.
Per stipularlo, gli individui Per stipularlo, gli individui Per stipularlo, gli individui
cedono il diritto di tutti a cedono il diritto di farsi non cedono diritti perché
tutto. giustizia da soli. non ne hanno in partenza. I
diritti si creano solo quando
si