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MODELLI PLURALISTA E NEOCORPORATIVO
Il modello pluralista si caratterizza per la presenza di associazioni multiple, volontarie, concorrenti tra loro. Queste associazioni non sono licenziate, riconosciute, sovvenzionate o controllate dallo stato. Inoltre, i contatti istituzionali tra gruppi e governo sono frequenti ed efficaci, e i gruppi stessi hanno spesso la responsabilità nella realizzazione delle politiche.
Il modello neocorporativo, invece, si basa su associazioni singole, obbligatorie e non necessariamente differenziate secondo modelli funzionali. Queste associazioni detengono una licenza, sono riconosciute e qualche volta sponsorizzate dallo stato. I contatti con i partiti, il lobbying parlamentare, le campagne per mobilitare l'opinione pubblica e le azioni di protesta sono meno frequenti rispetto al modello pluralista.
membri e la sua influenza Un modello pluralista è caratterizzato da una struttura organizzativa frammentata e povera di risorse, che deve far forte affidamento sulla sua base, e ha quindi difficoltà a sviluppare programmi di lungo periodo. I gruppi esercitano influenza attraverso varie forme di pressione, ma non vi sono rapporti strutturati. Tipico delle forme di influenza pluralista è il lobbying, soprattutto nella realizzazione di politiche pubbliche. Un sistema neocorporativo ha invece associazioni forti, integrate e ricche di risorse, relativamente indipendenti dai membri e capaci di sviluppare prospettive di lungo termine. Nel corporativismo invece un sistema istituzionalizzato di interazioni attribuisce alle associazioni ruoli particolari nell'elaborazione e nella realizzazione di politiche. Tipico delle forme di influenza neocorporativa è invece la concertazione, cioè l'accordo tra più attori, governativi e non, su decisioni da prendere e politiche da implementare.realizzare.–31) In quali democrazie si è realizzato più compiutamente il neocorporativismo? In generale (Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia) le quattro democrazie scandinave e l'Austria sono state considerate quelle a più alto livello di neocorporativismo e i paesi anglosassoni quelli con un alto livello di pluralismo. Rispetto, poi, alle cause dell'affermarsi dell'uno o dell'altro modello, alcuni studiosi sono giunti alla conclusione che l'integrazione nei mercati internazionali, forti partiti socialisti, e associazioni degli interessi ben strutturate costituiscono un insieme che favorisce l'emergere e la stabilizzazione del neocorporativismo.–32) Qual è stato il maggior ostacolo allo sviluppo di un sistema neocorporativo? Lo sviluppo di un sistema neocorporativo è stato ostacolato soprattutto dalla frammentazione delle organizzazioni dirappresentanza degli interessi. Le ragioni di divisione in particolare all'interno dei sindacati: vi possono essere distinzioni ideologiche (si pensi al caso italiano o a quello francese), o linguistiche (è il caso dei Paesi Baschi spagnoli), oppure distinzioni di categorie occupazionali (come avviene in Gran Bretagna). -33) Quali sono le conseguenze del neocorporativismo? Le conseguenze del neocorporativismo sono state descritte in modo contrastante: secondo alcuni studiosi, il favore accordato ai gruppi economici forti della produzione e marginalizza sempre di più i gruppi non dotati di potere di ricatto economico (disoccupati, studenti e altri). Vi sono, inoltre, elementi potenzialmente antidemocratici in accordi neocorporativi che avvantaggiano i "rappresentanti di professione" rispetto ai cittadini, le burocrazie rispetto alla base, la gerarchia di vertice a livello nazionale rispetto alle strutture locali; i gruppi.fortirispetto ai gruppi deboli. Il neocorporativismo porterebbe a ridurre la competizione e di conseguenzala partecipazione;altri studiosi hanno invece messo in evidenza la capacità del neocorporativismo di ridurre sia il che, più in generale, l'insubordinazione verso le istituzioni statali.tasso di conflitti sul lavoroInoltre, il tasso di inflazione è risultato più basso in democrazie nelle quali esisteva no accordineocorporativi a livello nazionale. Da questo punto di vista, accordi centralizzati avrebbero proprio la funzione di evitare una inflazione da pieno impiego, prodotta dalla crescita della militanzasindacale in condizione di forza sul mercato di lavoro. 27VII. I partiti politici–1) Come può essere definito un partito politico?Secondo Weber, i partiti politici sono "associazioni fondate su un adesione (formalmente) libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza all'interno di un
gruppo sociale e ai propri militanti attivi possibilità (ideali e materiali) per il perseguimento di fini oggettivi o per il perseguimento di vantaggi personali, o per tutti e due gli scopi". Il partito è dunque un'associazione, cioè un gruppo formalmente organizzato e basato su una partecipazione volontaria. Più esattamente lo scopo dei partiti è quello di influenzare l'ordinamento e l'apparato di persone che guidano un qualsiasi tipo di comunità sociale, la loro strategia principale è la conquista di cariche elettive. Secondo Downs, il partito politico è "una compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dell'apparato governativo a seguito di regolari elezioni". - 2) Quali sono le funzioni principali dei partiti? In relazione alle loro funzioni e, quindi, anche ad una sfera dell'agire umano, i partiti politici agiscono come mediatori tra le istituzioni pubbliche e la- La teoria economica della politica presuppone che gli elettori ed eletti perseguono diversi tipi di beni. Come i consumatori nel mercato economico, gli elettori avrebbero nel mercato politico preferenze specifiche. Essi chiederebbero delle particolari decisioni politiche ai loro eletti.
- Come nel mercato economico, anche nel mercato politico si verificherebbe una competizione tra i diversi attori. Gli elettori sarebbero i consumatori che scelgono tra le diverse offerte politiche, mentre i partiti e i candidati sarebbero le imprese che cercano di conquistare i voti degli elettori.
- La teoria economica della politica assume che gli elettori siano razionali e che prendano decisioni basate sul proprio interesse personale. Gli elettori valuterebbero le diverse alternative politiche in base ai benefici che possono ottenere e alle conseguenze che queste decisioni possono avere sulla loro vita.
- Infine, la teoria economica della politica sostiene che il sistema politico sia influenzato dalla logica del mercato. Come nel mercato economico, anche nel mercato politico si verificherebbero fenomeni come l'offerta e la domanda, la concorrenza tra i diversi attori e la ricerca del massimo profitto.
economico le imprese sono indifferenti al prodotto offerto, mirando essenzialmente al profitto, così nel mercato politico i candidati avrebbero come unico fine la propria elezione alle cariche pubbliche, senza preferenza invece per questa o quella politica pubblica.–4) Quali sono i principali elementi dell’approccio della “scelta pubblica”?Secondo Buchanan, il bisogno degli eletti di seguire le richieste degli elettori, comporta la tendenza degli amministratori a spendere denaro pubblico mettendo in pericolo la democrazia. Volendo soddisfare il maggior numero il maggior numero di elettori, gli eletti utilizzerebbero a piene mani la possibilità di distribuire beni e servizi, attraverso la spesa pubblica. Mirando a rielezione nel breve periodo, essi non si preoccuperebbero degli effetti della crescita del debito pubblico nel lungo periodo.–5) Quali sono le principali critiche all’approccio economico alla politica?L’approccio economico
alla politica ha sollevato le numerose e seguenti critiche:
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l'estensione del concetto di mercato appare poco convincente nella considerazione che manca un mezzo di scambio generalizzato come il denaro, che permette di valutare costi e benefici di risorse materiali, informazioni, simboli, affetti;
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si è osservato che se i politici seguissero le richieste (egoistiche) dei loro elettori ne risulterebbe un'incapacità di perseguire il bene comune;
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altri studiosi hanno invece sottolineato che l'essenza della politica è proprio la formazione delle preferenze, attraverso l'elaborazione di identità collettive. La politica si orienta infatti più alla modifica dei bisogni percepiti come centrali dagli individui che alla soddisfazione di bisogni dati.
6) In che senso i partiti "costruiscono" identità collettive?
L'essenza stessa della politica è proprio la capacità di costruire identità collettive.
attraverso un uso