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PECCATORI II al V CERCHIO: INCONTINENTI
- gli incontinenti, cioè coloro che subordinarono la ragione e senso della
misura all'istinto e alle passioni, occupa i cerchi dal secondo al quinto in
questa successione:
> II: lussuriosi
> III golosi
> IV avari
> V: iraccondi
ANTO V
• caratteristiche generali
- Cerchio II. Primo vero incontro con l’inferno.
- Contrappasso. La lussuria, bufera d’amore. I peccatori carnali sono travolti da una
tempesta inarrestabile.
- Condanna del teologica del peccato, ma comprensione umana dei peccatori. Essi
vivono in eterno la loro condizione ancora tutta umana di individui che soggiacciono alla
forza delle passioni.
- Grande tragicità del canto e grande umanità dei protagonisti.
- La schiera dei lussuriosi: un canto letterario.
> CANTO IV: modello letterario di Virgilio.
> CANTO V: modello letterario cortese.
- Condanna di un intero paradigma letterario a cui lo stesso Dante aveva preso parte.
• Minosse
Così discesi del cerchio primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio. 3
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l’intrata;
giudica e manda secondo ch’avvinghia. 6
Dico che quando l’anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata 9
vede qual loco d’inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa. 12
- 1 Così: come detto alla fine del canto precedente.
- 2 che men loco cinghia: che recinge uno spazio di diametro minore rispetto al cerchio
primo (avendo l’inferno la forma di un imbuto).
- 3 Il cerchio è minore, ma ben maggiore è il dolore che racchiude (più si scende,
maggiore è la gravità del peccato punito, maggiori sono le punizioni). – punge a guaio:
tormenta fino a provocare la lacrime.
- 4 Minòs: Minosse, re di Creta, figlio di Zeus e di Europa, legislatore saggio ma
severissimo secondo il mito. - orribilmente, e ringhia: Dante, come sempre, demonizza
e teriomorfizza il personaggio mitologico scelto come custode infernale.
- 5 giudica le colpe dei dannati all’ingresso del cerchio e dell’inferno tutto.
- 6 giudica e manda: stabilisce la colpa e ordina la condanna. – secondo ch’avvinghia:
come Dante spiega subito sotto, Minosse ha una lunga coda che cinge intorno al corpo
tante volte quanto è il numero del cerchio a cui destina il dannato.
- 7-8 Come le anime dell’Acheronte, anche queste sono spinte dal desiderio di affrontare
subito il proprio destino e quindi confessano spontaneamente i loro peccati.
- 9 conoscitor: lat. giuridico cognitor, il giudice, colui che conosce le colpe.
• la confessione
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte. 15
"O tu che vieni al doloroso ospizio",
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l’atto di cotanto offizio, 18
"guarda com’entri e di cui tu ti fide;
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!".
E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride? 21
Non impedir lo suo fatale andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare". 24
- 15 confessano i loro peccati e ascoltano la sentenza, poi sono spediti al rispettivo
cerchio (volte: travolte, precipitate).
- 16 Apostrofe. Minosse si rivolge a Dante, ancora vivo, per scoraggiarlo a proseguire il
viaggio.
- 18 cotanto: di così grande importanza.
- 19 Per convincere Dante ad abbandonare il viaggio, Minosse cerca di sminuire le reali
capacità di Virgilio. ‘Fai attenzione ad entrare e valuta bene la guida a cui ti affidi’.
- 20 l’ampiezza dell’entrare: cfr. Mt., 7, 13 («larga è la strada che conduce alla
perdizione»).
- 22-24 Virgilio mette a Tacere il guardiano con la sua solita formula rituale. – fatale:
voluto da Dio.
• il contrappasso
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote. 27
Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto. 30
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta. 33
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina. 36
- 25 Or incomincian: vero inizio del canto. Il verbo crea l’atmosfera di preparazione al
dolore che Dante e i suoi lettori stanno per affrontare. – dolenti note: voci di dolore.
Come sempre la prima impressione è auditiva.
- 27 mi percuote: percuote le mie orecchie.
- 28 d’ogne luce muto: sinestesia che riprende il verso finale del canto IV.
- 29 mugghia: muggisce. Allude al ‘muggire’ del vento che riempie l’intero secondo
cerchio.
- 30 combattuto: urtato, come se i venti facessero guerra col mare.
- 31 bufera: è il contrappasso per analogia. La tempesta vera e propria corrisponde alla
tempesta delle passioni a cui i dannati in vita non hanno sapute resistere. – resta: si
ferma.
- 32 rapina: vortice tumultuoso.
- 34 ruina: può indicare: 1. il vento rapinoso che afferra le anime; 2. lo sbocco da dove
scaturisce il vento.
- 36 la virtù: la potenza divina, quindi Dio.
Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento. 39
E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali 42
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena. 45
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid’io venir, traendo guai, 48
ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?". 51
- 37 Intesi: compresi subito dalla pena, senza l’intervento di Virgilio.
- 39 che sottomettono la ragione all’istinto. Vale per i lussuriosi in particolare, ma in
generale per tutti gli incontinenti.
- 40-42 ‘E come le ali portano gli storni in inverno, in schiera larga e fitta, così quel vento
portava quelli spiriti dannati.
- 46-48 E come le gru cantano con la loro voce lamentosa (ma i lai erano anche un
genere provenzale di poesia di lamento amoroso), andando disposte in lunga fila una
dietro l’altra. – traendo guai: lamentandosi.
- 49 briga: impeto del vento.
- 50-51 Dante vuol sapere i nomi delle anime del secondo cerchio.
"La prima di color di cui novelle
tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
"fu imperadrice di molte favelle. 54
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta. 57
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ’l Soldan corregge. 60
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa. 63
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
che con amore al fine combatteo. 66
Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch’amor di nostra vita dipartille. 69
- 52-60 Semiramide, regina degli Assiri, già esempio di lussuria in molti autori medievali.
- 54 di molte favella: di molti popoli di diversa lingua
- 55 rotta: dedita in modo sfrenato.
- 56-57 che nella sua legge rese lecito il piacere (libito) per eliminare il biasimo in cui
sarebbe incorsa. Era noto il suo amore incestuoso per il figlio.
- 59 succedette all’imperatore Nino e fu sua moglie (figura retorica: hysteron proteron).
- 60 governò la terra che ora è governata severamente dal Sultano.
- 61-62 Didone, che si uccise per amore e non tenne fede alla promessa fatta sulle ceneri
del marito Sichèo. Si innamorò infatti di Enea (hysteron proteron).
- 63 Cleopatràs: Cleopatra regina d’Egitto, che fu amante prima di Cesare, poi di Antonio.
- 64-65 Elena di Troia, a causa della quale scoppio la guerra fra Achei e Troiani.
- 65-66 Achille, che dopo aver combattuto gli uomini finì per combattere contro amore; fu
ucciso a tradimento da Paride, il rapitore di Elena, nominato subito dopo.
- 67 Tristano: cavaliere della Tavola Rotonda, amante di Isotta, protagonista di molti
romanzi del ciclo arturiano.
• Paolo e Francesca
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. 72
I’ cominciai: "Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri". 75
Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno". 78
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: "O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!". 81
- 71 le donne antiche e’ cavalieri: le eroine e i cavalieri dei romanzi medievali. Il verso ci
introduce in un orizzonte apertamente letterario.
- 72 pietà: parola chiave dell’intero canto, che ricorre qui a metà canto, poi in bocca a
Francesca (v. 93) e alla fine (v. 140). Anche lo smarrimento anticipa ciò che accadrà nel
finale.
- 74 che ’nsieme vanno: fatto di per sé eccezionale, in quanto tutte le altre anime sono
singole. La forza del loro amore è stata tale che li tiene uniti anche dopo la morte.
- 75 leggeri: agili, veloci.
- 78 ‘in nome di quell’amore che li conduce’.
- 80 affannate: angustiate. Dante chiama le due anime riconoscendone il dolore. Questo
attira su di lui la benevolenza di entrambi e di Francesca in particolare.
- 81 altri: Dio.
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate; 84
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
sì forte fu l’affettüoso grido. 87
"O animal grazïoso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno, 90
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’ hai pietà del nostro mal perverso. 93
Di