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A
Franz Boas - i nativi americani
È alla base dell’antropologia statunitense moderna ed è considerato il fondatore dell’antropologia
moderna americana
ha sviluppato un vivo interesse per le popolazioni indigene dell’America e degli Stati Uniti in particolare
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Rifiuta le teorie evoluzionistiche sociali relative all’uomo, e rifiuta l’idea di un’evoluzione delle cosiddette
• razze umane da “primitive” a “civilizzate”
Lo sviluppo delle culture umane è dato dalla capacità umana di scoprire nuove capacità e dalla capacità di
inventare nuovi oggetti
Pensava al lavoro sul campo come un qualcosa che dovesse prendere in considerazione una sola cultura o
aree culturali particolari
questo metodo è alla base di quello che definiamo “particolarismo storico” che è alla base del lavoro
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comparativo dell’antropologia
Durante la sua permanenza negli Stati Uniti prende a cuore la sorte dei Nativi Americani difendendo i loro
diritti
nel suo testo “l’uomo primitivo” si delineano i primi passi di un’antropologia culturalmente e
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politicamente fondata contro le forme di razzismo e discriminazione
La razza umana è una, sia sotto l’aspetto biologico che intellettuale; non c’è nessuna relazione tra razza e
• cultura e le caratteristiche culturali di un gruppo non sono per nulla coincidenti con il colore della pelle o
sulle loro capacità intellettive
L’idea di razza, di evoluzione razziale e di differenza culturale è una costruzione Occidentale Etnocentrica,
diretta ad affermare il potere su un altro popolo
La cultura è fondata da diverse modalità comportamentali e mentali in un periodo storico preciso
esempio: lo studio che sviluppa sul fenomeno del Totemismo, culto comune a tutti i Nativi Americani,
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diretto alla venerazione degli antenati o degli spiriti guida
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Il rito del Potlatch
Franz Boas conduce una ricerca sul campo tra Nativi Americani Kwakiutl della costa del Pacifico
Settentrionale degli Stati Uniti, e analizza e spiega le rappresentazioni simboliche del rito Potlatch
rituali comuni tra la costa della Columbia Britannica e l’isola di Vancouver, vengono definiti come rituali di
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“ostentazione” con la condivisione di diversi oggetti e beni considerati di grande “prestigio”
Nel villaggio, un individuo condivide per messo di un dono oggetti e beni; chi riceve, per non risultare in
• “debito”, dominato da chi fa il dono, deve restituire
È una gara, una sfida, tra un individuo e un altro dello stesso rango sociale; a questo punto:
Uno dei partecipanti acquista un livello sociale superiore, perché l’altro non può restituire
• Riacquista il proprio status, perché restituito in precedenza
• Afferma il proprio rango pubblicamente davanti alla tribù
•
Fa emergere come il rito sia un momento di condivisione di beni nella comunità
ha una funzione sociale per la vita comunitaria dei Kwakiutl
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Rito e mito - angelo Brelich
È uno dei maggiori rappresentanti della Scuola Romana di Storia delle Religioni
il mito, o storia sacra fonda la realtà, il mondo come lo conosciamo e formato in un certo modo, perché
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una divinità, un essere supremo, un dio unico, ha creato un tipo di realtà
Il Trickster è una figura interessante nelle storie sacre, studiato anche da Freud e Jung
è un “creatore per gioco”, un “briccone”, un “turlupinatore”, un “truffatore”..
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Il rito attualizza la realtà perché se gli esseri umani vogliono che il mondo continui a esistere e gli uomini a
• vivere c’è bisogno di un “dispositivo culturale “ permetta al mondo di continuare la sua esistenza
Sarà offerto alla divinità per un sacrificio con l’accensione di un fuoco dove il sacrificio viene bruciato
il rito, ancora è formato da fasi o passaggi, di solito riprendono numericamente le ore del giorno, e ogni
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fase è dedicata a una divinità
Esempio -> le prime 2 fasi nei riti delle sciamane coreane sono dedicate alle divinità del vaiolo e della peste,
• perché si ritengono le uniche che possano far si che il rito possa andar bene
Ne rito riconosciamo sempre uno spazio sacro, delimitato dallo spazio profano, di solito rettangolare o
circolare, al cui centro c’è un palo, o un albero che ritualmente viene posizionato in quel luogo a identificare
un asse tra i mondi, un punto di relazione e correlazione tra diverse realtà, un Axis Mundi
c’è un operatore rituale, chi materialmente pratica il rito come officiante
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In Italia abbiamo diversi tipi di operatore rituali -> nel Sud Italia, le magare, le sciamane, i magari, le santone
e le sciamare
Ci sono degli aiutanti dell’operatore rituale, una persona o più persone che hanno richiesto il rito, e degli
spettatori
per la buona riuscita il dispositivo culturale deve essere fatto sempre allo stesso modo, con le stesse
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parole, gli stessi gesti, le stesse fasi
Se questo non accade il rito può essere nullo, o nel peggiore dei casi può avere un effetto contrario
• 14
I riti di passaggio - Arnold Van Gennep
Ritiene che i riti di passaggio si formino di 3 fasi:
1° -> distacco o separazione dalla comunità di appartenenza, dallo stato sociale di partenza o da una
• condizione propria per poi stazionare nella
2° -> sulla soglia o margine, in una sorta di limbo; a questo punto decide se superare la soglia oppure
• restare dove si trova. Se la supera si verifica
3° -> aggregazione o ri-aggregazione
•
La fase più importante è la 2° perché è da quella condizione che l’individuo passa da uno stato all’altro o
resta bloccato psicologicamente e socialmente, o in altri casi torna nella condizione della 1° fase -> il
distacco
Ipotizza che gli esseri umani riuniti in comunità vivano continuamene dei riti di passaggio, ovvero per tutta
la loro vita “entreranno” e “usciranno” dalle “stanze” di questa “casa” superando delle “soglie” o limiti, quindi
superando lo stato di liminalità per poi, entrare in un’altra stanza
ritiene che il totemismo non sia stata la prima forma di religione e fonte di origine della classificazione
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della realtà sociale e naturale, ma che le società primitive siano capaci di classificare la realtà a modo
proprio, con capacità proprie
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Margaret mead e l’infanzia a Samoa
Racconta come i modelli educativi samoani, molto differenti da quelli statunitensi-Occidentali, portavano ad
un alto grado di socializzazione
la società samoana rappresentava un punto di partenza per analizzare un momento difficile della vita
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degli individui, e fa emergere come in Samoa i modelli educativi, portavano ad esporre le ragazze a meno
traumi delle loro coetanee statunitensi
Sostiene che alla base di questa differenza ci sono 2 fattori importanti:
La non esistenza di modelli produttivi capitalistici che indirizzano le persone al consumismo
• L’inesistenza di alternative nelle scelte in cui il giovane giunge nella fase adolescenziale
•
Portare avanti una ricerca seguendo i dettami del relativismo culturale non significa essere individualisti o
etnocentrici, ma significa considerare le esperienze “altre” cariche di dignità
il relativismo culturale non è Un modo per dire “è la loro cultura”, ma è un concetto fluido e dinamico nel
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tempo e assolutamente adattivo durante le ricerche sul campo
Pensare e progettare ricerche con tale approccio significa dare voce agli Altri per renderli partecipi
• degli studi e capire il loro punto di vista
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Cultura e identità: noi e gli altri, ruth benedict e i modello di cultura
Identità -> concetto pluridimensionale che contraddistingue una Costruzione Culturale che si appoggia sul
sentimento di appartenenza di chi identifica nella propria cultura
è un categoria storica, dinamica e processuale
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La cultura incide sia sul modo di “vedere le cose” che sul comportamento di ciascuno
Se tale processo si svolge all’interno di un villaggio o di una comunità omogenea “i problemi di convivenza
• sociale sono attutiti”
La cultura si cristallizza in simboli, concetti e parole che vengono condivisi in una società e attraverso i quali
una società prende consapevolezza di sé
la cultura svolge una funzione fondamentale nella definizione della identità
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Clifford Geertz
Ha lasciato un segno importante per le scienze etno-antropologiche, e fu influenzato da filosofi e sociologi
come Weber e wittgenstein
le culture vanno spiegate attraverso l’interpretazione dei significati profondi; essa diviene un testo ed
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il proprio informatore non è più un traduttore ma un esperto della propria cultura che supporta
l’antropologo nel suo lavoro
Serve un’interpretazione di 2° livello o interpretazione dell’interpretazione dell’informatore/traduttore
Prima si individuano le categorie generali, poi si approfondisce attraverso forme di rilettura degli
• appunti, ritorni sul campo, si arricchisce tutto con nuove letture e nuove interpretazioni
I soggetti sono gli individui e le modalità della vita quotidiana: il vissuto delle persone, i loro modelli di
comportamento
nella sua forma di scrittura etnografica diviene una “descrizione densa” che cerca di andare in
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profondità ai fatti sociale cercando di comprendere i significati relativi al contesto
Afferma che la cultura va analizzata con nuovi metodi, distaccandosi dalle scienze quantitative che
• intendono trovare delle leggi o dei modelli
Le persone si esprimono per simboli, che gli individui utilizzano nella vita quotidiana
l’interpretazione è un processo delicato e complesso, lungo e tortuoso
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Ritiene che per interpretare una cultura bisogna prima di tutto isolare gli elementi fondamentali di una
• certa cultura, poi si comprendono e si delineano le relazioni tra loro, interne e esterne, in ultimo si passa
ad una generalizzazione del sistema culturale
I simboli prendono significato dalla loro funzione, o rappresentazione, che hanno all’interno delle cornici di
comportamento
esempio: fare l’occhiolino lo possiamo descrivere come un movimento involontario della palpebra, ma
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