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QUESTIONI DI GENERE E TRANSGENERE: DIASPORA DI GENERE NELLA SOCIETÀ COMPLESSA. UNO STUDIO DI CASO

Il genere, inteso come differenza maschile e femminile, è stato per molto tempo considerato una realtà assoluta, identificato con la differenza sessuale, il genere è stato rappresentato per molto tempo al genere maschile o al genere femminile. Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha presentato anche altre ipotesi. Dagli anni Settanta tutto ciò che si presentava in maniera definita con carattere di assolutezza è stato posto sotto il processo di decostruzione per comprendere come si erano costituite le differenze di genere intese come maniera assoluta. L'analisi ha condotto alla convinzione che il genere è una costruzione culturale. Il transgender rientra in questa decostruzione. Si pone il problema, quindi, della legittimità culturale ed identitaria transgender. L'identità

È una continua co-costruzione e negoziazione tra l'individuo e la società. Avviene giorno per giorno attraverso, anche nel caso dell'identità di genere, da finzioni culturali (= costruzioni culturali). Identità sessuale e identità di genere sono due percorsi differenti. La prima naturale e la seconda culturale. Gli spazi, i corpi, le posture, i modi "bruschi" e non, fanno parte di tale costruzione. L'identità sessuale, assegnata alla nascita dalla presenza o assenza del membro maschile è qualcosa di dato, attribuito dai così detti "normali" all'individuo appena nato. Se donna non si nasce, ma lo si diventa, e uomo non si nasce ma lo si diventa, il passaggio, ovvero tutte le modalità di trasformazione sono il mezzo con cui si articola la creazione dell'identità di genere. I cosiddetti "anormali" sono tutti coloro i quali non si riconoscono in una norma ben prestabilita.

Tale concezione permette di reiterare discriminazioni attribuite al genere perché chi non accetta tale condizione si trova ai margini della società. Inserito in un ghetto che il gruppo genera, e porta l'individuo alla liminalità. Il gruppo esclude tutto ciò che ritiene diverso, estraneo o contaminante. La paura dell'alterità fa sviluppare contromisure culturali che provvedono ad escludere chi non è riconosciuto socialmente dal gruppo. È quell'"allontanamento sociale" benteorizzato da Edward T. Hall che si sviluppa nella distanza sociale da un individuo che arriva fino alla sua esclusione. I transessuali o per meglio gli "individui trans" - ovvero coloro che vanno oltre le identità sessuali e di genere - sono messi ai limiti della società perché non compresi o non capiti e potenziali produttori di conflitti sociali. Proprio per il loro essere a metà tra due realtà.

Perché invadono sia gli spazi neutri che gli spazi delimitati tra i due sessi. I trans non appartengono ad un genere definito, maschio o femmina, quindi la loro presenza è un elemento di disturbo nel gruppo sociale: la discriminazione è totale. L'individuo trans è portatore di uno stigma sociale che la società gli attribuisce in relazione alle categorizzazioni che gli vengono assegnate dai membri della società che si definiscono normali. Di fronte ai tentativi di definizione, che nel corso del tempo hanno tentato di spostare l'attenzione dalla patologia alla problematica di genere, il tema dei "transgender" si complica nel momento in cui ad esso si somma la problematica migratoria. Il processo di marginalizzazione determinato dal non essere riconosciuti se non in termini negativi – né uomo, né donna – diviene più preoccupante a causa dell'assenza, nel paese di approdo, di legami di gruppo.

loro essere ai margini della società già nel paese di origine porta una discriminazione, nel paese di approdo, dal gruppo di appartenenza. Così l'individuo trans si trova in completa solitudine. Escluso dal gruppo di appartenenza ed escluso da quello di approdo si ritrova in una situazione di doppia esclusione. Nell'esclusione di un individuo una parte importante è la conoscenza sociale di tale individuo. Meno si sa è più l'esclusione è alta e questa persona, molto spesso, si autoesclude o si ritrova a vivere con altri transgender in un "ghetto". L'autoemarginazione è un meccanismo di difesa, una paura di esclusione che porta l'individuo transgender ad autoescludersi per proteggersi e difendersi. Una paura che porta alla fuga, una fuga sociale che diviene condizione antropologica perché rifiutato e annullato come persona. Il primo autore che si occupò delle persone transessuali fuHenry Benjamin (1885 -1986). Laureatosi in medicina nel 1912 a Tubingen (Germania) si interessò del fenomeno transessuale producendo il primo studio sull'argomento transessuale. I suoi studi, ripresi da quelli sul travestitismo di Magnus Hirschfeld (1868-1935) medico psichiatra, si indirizzarono verso la definizione del transessualismo. Hirschfeld era direttore dell'istituto di scienze sessuali di Berlino. Al contrario di quanto si potrebbe pensare l'istituto fu chiuso e distrutto dai nazisti poco dopo l'ascesa di Hitler nel 1933. Si disse che negli schedari vi si trovassero fascicoli su alcuni ex-pazienti di Hirschfeld, ora gerarchi nazisti, da lasciar intravedere una minaccia costante per il regime. Nel 1974 fu coniato il termine "disforia di genere" per definire una categoria di persone che mostrano un rifiuto del proprio sesso anatomico ed anagrafico. Nel 1980 il transessualismo venne inquadrato tra i disturbi psicosessuali (DSM III) e nel 1994 (DSMIV) viene creato il capitolo dei "Disturbi sessuali e dell'identità di genere" che comprende: le disfunzioni sessuali, le parafilie ed i disturbi dell'identità di genere (GID), questi ultimi distinti in GID in bambini e GID in adolescenti ed adulti. Viene pertanto abolito il termine transessualismo, sostituito con il termine disturbo dell'identità di genere con il quale si intende la presenza di incongruenza tra il sesso ufficialmente assegnato alla nascita sulla base dei genitali esterni (sesso anatomico), avvertito come disturbante ed errato, e l'identità di genere, cioè il sesso al quale il soggetto sente psichicamente di appartenere. Il X congresso della Henry Benjamin International dysphoria association, ad Amsterdam nel 1987, stabilirà di adottare due diversi tipologie agli individui trans. Si usò, convenzionalmente, FTM (female to male) per le donne che volevano cambiare il genere in maschile; MTF (male to

(female) per gli uomini che volevano cambiare il genere diventando donne. Tale convenzione è attualmente usata dalle strutture ospedaliere che praticano la riattribuzione chirurgica del sesso. Termini come Transessuale, Transgender, Travestito e Intersessuale rappresentano realtà diverse che troppo spesso vengono confuse.

Per transessuale indichiamo l'individuo che ha iniziato un percorso che lo/a porterà al cambio di genere, verso il genere percepito, da quello di partenza sessuale.

Una di queste nuove metodologie di indagine è proporre, usando le categorie dei cinque cultural landscape teorizzati dall'antropologo di origine indiana Arjun genderscape Appadurai, una nuova categoria: il genderscape. Per genderscape, o panorama di genere, si intende presentare sul piano metodologico un'analisi dei fatti sociali che prende come punto di osservazione privilegiato il genere nei suoi vari aspetti mutevoli e fluttuanti. Non solo l'aspetto del genere nella sua forma

binaria: maschio/ femmina, ma allargare il panorama considerando l'individuo trans come parte della problematica di genere proprio nella forma di una immagine fluttuante. Un modo differente di porci per comprendere la complessità dell'ecumene globale e dei fatti socioculturali. Il vissuto sociale delle trans straniere residenti in Italia, che ho raccolto attraverso le interviste ha evidenziato alcuni tratti fondamentali della costruzione dello stereotipo sulla trans e di istanze generali che divengono particolari nel momento in cui vengono espresse. Lavoro, miglioramento dello status sociale, sicurezza economica e supporto alle proprie famiglie di origine sono i temi principali. Soprattutto nel miraggio di un viaggio con il sogno di una vita migliore, che il più delle volte si trasforma nel paese di approdo, in una vera e propria schiavitù perché vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale.

LEZIONE 23

ARJUN APPADURAI: ANTROPOLOGO POST-COLONIALE E IL NUOVO

CONCETTO DI CULTURA

Arjun Appadurai nasce a Bombay il 4 febbraio del 1949. È un antropologo di origine indiana (India), di religione musulmana, ha studiato in Inghilterra e attualmente vive e insegna all'Università di New York.

Gli scambi e gli intrecci culturali portano a ciò che Appadurai (sempre in Modernità in polvere) chiama "deterritorializzazione". La deterritorializzazione ovvero l'abbandono del territorio, la migrazione e la diaspora, porta le persone che viaggiano a ricostruire e rinegoziare l'identità che si trasforma in nuove identità. Si può avere anche una trasformazione delle diverse identità dovute a flussi "virtuali", come ad esempio la perdita delle proprie tradizioni dovute ai mass media. Così cambia il proprio "panorama" culturale. L'antropologo di origine indiana sistematizza Cinque Panorami Culturali:

  1. Etnorama o panorama etnico (ethnoscapes): è dato dal

movimento delle persone, sia volontario che obbligato: turisti, rifugiati, diasporici che ricostruiscono nuove forme di relazione sicuramente meno stabili di quelle del paese di partenza;

Tecnorama o panorama tecnologico (technoscapes): la "configurazione globale" della tecnologia, dinamica e fluida che supera le nazioni e i confini;

Finanziorama o panorama finanziario (financescapes): riguarda l'economia ormai sempre più globale e globalizzata. Ovvero i flussi di denaro, azioni, compravendita di immobili e tutto quello che concerne l'economia nei vari stati.

Mediorama o panorama mediatico (mediascapes): costituito dai massmedia che chiamiamo classici, come giornali, libri, radio, cinema, televisione. La loro accessibilità è ormai completa e comune e contribuisce a dare nuove immagini, anche ad un pubblico transnazionale e non solo nazionale che permettono di veicolare notizie di diverso tipo: politico, economico o di cronaca, che si uniscono e

ell'altro, né la distinzione tra le due entità. Questa fusione crea un'armonia unica, in cui le differenze si fondono e si completano reciprocamente. È come se le due entità diventassero una cosa sola, senza confini o limiti definiti. Questa fusione può essere rappresentata attraverso l'utilizzo del tag . Possiamo utilizzare il tag per evidenziare le parti del testo in cui le due entità si mescolano insieme. Ad esempio: si mescolano insieme dove non si riconosce né il posto specifico dell'uno o dell'altro, né la distinzione tra le due entità. In questo modo, il testo evidenziato dal tag sarà visualizzato in modo diverso dal resto del testo, creando un effetto visivo che rappresenta la fusione delle due entità. Ricorda di utilizzare i tag di apertura e di chiusura correttamente per evidenziare solo la parte del testo desiderata.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gaiadilena1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Discipline demoetnoantropologiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Pesce Mario.