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58. IL PIANO DEL BACINO IDROGRAFICO
Il piano di bacino, nalizzato alla difesa del suolo, ha come ambito territoriale di e cacia il
distretto idrogra co al cui interno sono compresi i bacini uviali nazionali, interregionali e
regionali, al cui interno operano le cosiddette autorit di bacino.
In ciascun distretto istituita l'autorit di bacino distrettuale che sostituisce le soppresse
autorit di bacino e i cui organi sono: la conferenza istituzionale permanente, il Segretario
generale, la Segreteria tecnico-operativa e la Conferenza operativa di servizi.
Il piano di bacino ha valore di piano territoriale di settore ed lo strumento mediante il
quale sono piani cate e programmate le azioni e le norme d'uso nalizzate alla
conservazione, difesa e valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque.
Le disposizioni del piano d bacino hanno carattere immediatamente vincolante.
I contenuti sono principalmente l’individuazione del degrado sico del territorio, i
programmi e le localizzazioni di opere pubbliche e la ssazione di norme d'uso e vincoli
per la conservazione del suolo e la tutela dell'ambiente, attraverso cui si pu giungere a
misure di inedi cabilit assoluta.
procedimento
Il per la redazione del piano particolarmente complesso e prevede la
partecipazione di una pluralit di amministrazioni.
L'autorit di bacino predispone e adotta a maggioranza il piano e ne cura la
om
pubblicazione per eventuali osservazioni del pubblico, che devono essere presentate in
.c
un periodo minimo di 6 mesi. Le Regioni e le Provincie partecipano alla formazione del
ail
piano in qualit di membri della Conferenza operativa, formulando un loro parere.
gm
II piano viene de nitivamente adottato dall'autorit di bacino a maggioranza e trasmesso
al Consiglio dei Ministri per la de nitiva approvazione. Prima di questa però, il piano viene
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sottoposto alla valutazione ambientale strategica (VAS) in sede statale.
Rispetto ad altri piani di settore, il piano di bacino si caratterizza per una duplice funzione:
es
la prima di carattere ripristinatorio-conservativo (opere per la prevenzione dei pericoli di
alt
inondazioni, prescrizioni per la tutela ambientale), la seconda attinente alla sfera dello
am
sviluppo economico-sociale.
Inoltre secondo la normativa, il piano di bacino deve contenere anche il rapporto costi-
it
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bene ci, dell'impatto ambientale e delle risorse nanziarie per i principali interventi.
tin
Il piano di bacino dunque ha un'e cacia composita perch dispone sia misure
ar
direttamente conformative del territorio, sia direttive cui gli enti territoriali devono
m
adeguarsi secondo i tempi e modi previsti.
59. I PIANI DI ASSETTO IDROGEOLOGICO
Nelle more di approvazione dei piani di bacino, le Autorit di bacino adottano piani
stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI), che contengono l'individuazione delle
aree a rischio idrogeologico, la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di
salvaguardia e la determinazione delle misure medesime.
Attraverso PAI si sono dettate prescrizioni nalizzate a sottrarre o a condizionare la
trasformazione di aree ad alto o medio rischio franoso o idrogeologico, mediante
l’introduzione del vincolo idrogeologico. 42
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Questi piani hanno disciplinato in modo unitario un fenomeno che riguarda la "sensibilit
strutturale” del nostro territorio nazionale. Il servizio della Protezione civile sta
procedendo in collaborazione con le Regioni a de nire una mappa del rischio franoso, la
cosiddetta microzonizzazione.
60.I BENI PUBBLICI I BENI CIVICI
I beni pubblici sono beni destinati ad usi collettivi e si di erenziano dai beni privati per la
loro appartenenza allo Stato o ad altro ente pubblico.
La disciplina distingue 3 categorie di beni pubblici: i beni demaniali, quelli patrimoniali
indisponibili e quelli patrimoniali disponibili.
Secondo la giurisprudenza, le previsioni urbanistiche comunali possono alterare la
destinazione del bene pubblico solo nel caso d'intesa con l'amministrazione statale
competente. Fanno eccezione i beni destinati in modo diretto alla difesa militare.
Per quanto riguarda i beni ad uso civico - beni agrari e forestali in propriet collettiva di
diritto pubblico - esistono 2 diverse opinioni rispetto all'incidenza che gli strumenti
urbanistici possono avere su di essi.
La prima ritiene che la destinazione agraria e forestale dei beni civici immodi cabile in
assenza della speciale procedura a ci preordinata; pertanto i piani urbanistici non
possono alterare tale destinazione ma solo dettare prescrizioni relative all'utilizzazione
agraria e forestale delle aree.
La seconda ritiene che i beni civici non hanno una vera e propria destinazione pubblica, e
quindi il piano urbanistico deve anche contenere prescrizioni che alterino la
conformazione di tali aree, in vista della soddisfazione di particolari interessi pubblici.
Particolare interesse ha il demanio marittimo. È stato riconfermato dalla normativa che la
competenza delle trasformazioni strutturali di tali beni esclusivamente
dell’amministrazione marittima. om
Altro tema discusso è quello del regime urbanistico-edilizio di cave e torbiere. Dopo che
per anni la giurisprudenza aveva ritenuto non necessario il permesso di costruire per
.c
iniziare un’attivit di escavazione, il consiglio di stato ha ammesso la sottoponiblit a
ail
regolamentazione urbanistica di tali beni, per motivare ragioni di tutela ambientale.
gm
La legislazione regionale tende all'inserimento delle esigenze delle attivit estrattive
all’interno dei piani urbanistici.
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IL PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE
es
L’uso del termine patrimonio edilizio esistente entrato nel linguaggio comune a seguito
alt
di una rinnovata attenzione di tipo politico-culturale verso le aree edi cate del centro
am
urbano, anche nel caso in cui queste non abbiano caratteristiche storico-culturali che
invece costituiscono elementi peculiari del concetto di centro storico.
it
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La normativa introduce un’articolata disciplina relativa agli immobili, complessi edilizi,
isolati ed aree oggetto di possibile risanamento, conservazione, ricostruzione attraverso
tin
la previsione di apposti piani di recupero di livello comunale.
ar
m
Il patrimonio edilizio esistente si leda ad alcuni elementi determinanti:
a) il favore del legislatore per un suo recupero nalizzato all'eliminazione di un consistente
degrado;
b) la perimetrazione territoriale e spaziale di tale patrimonio;
c) la subordinazione di questo ad una successiva piani cazione funzionale.
Il recupero di tale patrimonio basato su 2 presupposti:
- la possibilit da parte dei proprietari di operare interventi anche consistenti sui beni
immobili incidendo anche su volumetrie, destinazioni d’uso, demolizione di
superfetazioni, recupero di volumi abitabili e di spazi verdi; 43
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- l'utilizzo di nanziamenti agevolati o a fondo perduto in base a normative regionali.
Nessuna disposizione vieta al Comune di ride nire l'assetto urbanistico di zone gi
edi cate, ma lo stato di fatto dei luoghi costituisce un limite interno alla discrezionalit del
Comune, le cui scelte devono essere motivate e sono sindacabili dal giudice
amministrativo sotto il pro lo dell’irragionevolezza.
Sono stati introdotti anche i programmi integrati d'intervento che permettono una
ristrutturazione urbanistica consistente del patrimonio edilizio esistente, coniugando le
esigenze di carattere generale con gli interessi proprietari ed imprenditoriali.
61. IL PROBLEMA DEI CENTRI STORICI
|l patrimonio edilizio esistente diviene rilevante in quando è testimonianza di valori di
civilt considerati meritevoli di essere tramandati, come appunto il centro storico. Questo
per allo stesso tempo uno spazio urbanistico da riquali care e rivitalizzare per la sua
importanza strategica nel contesto cittadino. Dunque il termine centro storico non altro
che una sintesi verbale utilizzata per raggruppare situazioni accomunate dall'appartenere
alla porzione pi antica della citt .
Il contenuto della normativa varia da Regione a Regione. Si va dalle ipotesi in cui
all'interno del centro storico sono ammessi solo certi tipi di interventi edilizi e di strumenti
urbanistici, ma spetta al Comune l'individuazione dei nuclei antichi, ad ipotesi in cui la
norma da indicazioni orientative sugli indici di riconoscibilit del centro storico: ad
esempio isolati con edi ci costruiti in epoca anteriore ad una certa data, isolati racchiusi
da mura antiche, edi ci espressione odi particolari tendenze architettoniche legate a
periodi determinati, ecc.
Si posto il problema se attraverso la disciplina urbanistica, oltre a vincolare la
trasformazione dell'edi cato, sia possibile anche condizionare Ie attivit economiche site
nel centro storico che tradizionalmente contribuiscono alla sua riconoscibilit .
om
La risposta non pu che essere negativa poich l'attivit economica non oggetto
.c
dell'urbanistica. ail
Il problema tuttavia rimane, per questo si sono proposte 2 diverse soluzioni: la prima
gm
prevede di escludere dal centro storico le attivit commerciali incompatibili con i valori
culturali dell'area; la seconda invece intende adottare misure incentivanti che rendano
e@
conveniente la permanenza delle varie attivit che si vogliono tutelare.
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62. LA DISCIPLINA URBANISTICA DELLE ZONE AGRICOLE
alt
Per quanto riguarda le zone agricole, la dottrina giuridica si interessata al tema piuttosto
am
tardi. Prima della LP non vi era l'obbligo di richiedere la licenza edilizia fuori dal centro
abitato. Fu la giurisprudenza a ritenere legittime le previsioni di piano regolatore relative al
it
ar
cosiddetto verde agricolo, considerato come tessuto connettivo dell'intero territorio
comunale e perci nalizzato a porre freno al disordinato accrescersi dell'abitato. Come
tin
conseguenza si impose che il piano regolatore potesse imporre il rilascio della licenza
ar
edilizia. Quindi in questa prima fase il verde agricolo viene considerato solo come limite
m
all'espansione edilizia, senza tener conto dell'interesse dell'agricoltura.
Saranno gli strumenti urbanistici comunali la prima fonte di processi evolutivi verso la
tutela diretta delle zone agricole.
A partire dagli anni ’70 diversi piani urbanistici comunali introducono prescrizioni secondo
cui nelle zone agricole si possono realizzare soltanto impianti o strutture nalizzati
all'agricoltura, dando per la prima volta rilievo all'elemento della peculiare sulla
nalizzazione produttiva dei suoli agricoli. In seguito le leggi regionali res