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Forma di governo e sistemi elettorali in Italia
L'ordinamento del Regno di Sardegna proclamato dallo Statuto del 1848 aveva caratteri di una forma costituzionale pura. Quasi immediatamente esso si trasformò in direzione della forma di governo parlamentare. Già nel 1861, al momento della proclamazione dell'unità d'Italia, l'unica Camera elettiva, quella dei deputati, era stata capace di imporsi al sovrano sia nel momento della scelta del Presidente del Consiglio e dei ministri, sia della loro revoca, trasformando la forma di governo. Il Re riacquistò un'autonoma capacità di decisione solo nei peggiori momenti di crisi politica (come, ad esempio, ha dato l'incarico a Mussolini di formare un governo nel 1922 dopo la marcia su Roma). Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX il quadro politico mutò sensibilmente. Attraverso riforme si giunse nel 1919 al suffragio universale maschile, si sostituì ad unsistema politico basato sul potere della borghesia, uno più complesso che vide la nascita dei partiti politici di massa (cattolico e socialista). Si sostenne nel 1919 inoltre una nuova legge elettorale di tipo proporzionale. Tuttavia, l'esperimento di democrazia parlamentare durato dal 1919 al 1922, si scontrò con la crisi del Primo dopoguerra, nel quale si assistette all'affermazione del movimento fascista a seguito della Marcia su Roma, il renominò il 30 ottobre 1922 Benito Mussolini presidente del Consiglio, anche se il partito fascista fosse minoritario. Una delle prime riforme fu la legge Acerbo, che attribuiva i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza. Il risultato venne facilmente ottenuto dal partito fascista alle elezioni del 1924, a causa del clima di terrore del momento, da quel momento si creò un regime autoritario in Italia. Negli anni dell'Assemblea costituente, la scelta in favore di una forma di governo.parlamentare. Essa era annunciata dalla Costituzione provvisoria, ossia il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, adottato nel periodo transitorio, in cui si prevedeva una forma di governo parlamentare, destinata a rimanere in vigore fino alla nuova Costituzione. Inoltre, i nuovi partiti politici (socialista, comunista, cattolico) sostenevano questa forma di governo. I costituenti approvarono a larga maggioranza un ordine del giorno, "ordine del giorno Perassi", nel quale si impegnavano a adottare una forma di governo parlamentare, ma con dispositivi idonei ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo. In realtà la forma di governo italiana viene definita debolmente razionalizzata, in quanto questi dispositivi sono alquanto limitati (solo fiducia art. 94). Quanto al sistema elettorale, i grandi partiti politici protagonisti dell'Assemblea costituente ritenevano che esso dovesse fornire soprattutto una garanzia della democrazia.partecipativa e del pluralismo partitico, pertanto optarono per un sistema elettorale proporzionale. I costituenti decisero di non costituzionalizzare il sistema elettorale. Le prime leggi elettorali furono approvate dall'Assemblea al termine della sua attività. A prima vista il sistema era diverso per le due Camere. Per la Camera si utilizzava un sistema proporzionale a liste concorrenti, mentre per il Senato si prevedeva l'assegnazione dei seggi in collegi uninominali se si fosse ottenuto il 65% dei voti e, in caso contrario, la loro attribuzione con metodo proporzionale su base regionale. In realtà quasi nessuno ottenne il 65% per cui i seggi nelle due Camere venivano assegnati in modo molto simile. Nel corso della I legislatura (1948-53) il sistema mostrò la tendenza a un funzionamento bipolare, grazie ai risultati elettorali del 1948, che vedevano contrapporsi la Democrazia cristiana e il Fronte popolare (alleanza tra Comunisti e Socialisti), grande.instabilità governativa. Al termine di questa legislatura venne approvata la legge truffa. Essa prevedeva un premio di maggioranza ai partiti che avessero ottenuto la metà più uno dei voti validi, ma il suo fallimento segnò la conclusione del primo tentativo di dar vita in Italia ad una democrazia maggioritaria, la legge fu abrogata e ristabilito il sistema proporzionale. Nelle successive legislature si concretizzarono i timori sul funzionamento della forma di governo. I Governi di coalizione avevano una durata molto limitata, in 9 legislature si susseguirono 42 Governi (il partito principale era il DC). Le crisi di governo avevano sempre carattere extraparlamentare, non erano mai conseguenza di un voto di sfiducia. La frammentazione del sistema partitico si proiettava, attraverso il sistema elettorale proporzionale, sulla composizione delle Camere, si parlò quindi di multipartitismo estremo o polarizzato per indicare un sistema caratterizzato da elevata frammentazione.in cui i partiti considerati estremisti non potevano partecipare alla maggioranza, e il DC era costretto a governare coalizzandosi con partiti piccoli di centro-destra o centro-sinistra. I tentativi di risolvere l'instabilità produssero risultati solo agli inizi degli anni '90, quando il crollo del muro di Berlino eliminò il vincolo in Italia che impediva l'affermarsi delle forze di destra e sinistra. I partiti fino a quel momento al potere entrarono in crisi venendo travolti da numerose inchieste giudiziarie (operazioni Mani Pulite, che portò alla luce un vasto sistema di corruzione noto come Tangentopoli). Tra il 1981 e il 1991 si parla del cosiddetto pentapartito, ovvero una coalizione di governo formata da cinque partiti. La colpa di ciò veniva attribuita al sistema elettorale proporzionale. Durante la XI legislatura (92-94) avvenne il cambiamento dell'intero sistema partitico nato nel secondo dopoguerra, questo periodo si.Caratterizza per l'anomina di governi tecnici, che volevano riformare le leggi elettorali. Un decisivo impulso è stato dato dal movimento referendario, che diede voce ai diffusi sentimenti di insoddisfazione che animavano la società. Tale movimento, promosse due referendum abrogativi, nel 91 e nel 93, volti a modificare le leggi elettorali del 1948.
In conseguenza di questi referendum il Parlamento fu costretto ad approvare nel 1993 le nuove leggi elettorali per la Camera e per il Senato. Venne introdotto un sistema elettorale misto (Mattarellum): tre quarti dei seggi erano attribuiti con un sistema maggioritario basato su collegi uninominali, il restante veniva attribuito alla Camera con sistema proporzionale puro all'interno di liste bloccate presentate dai diversi movimenti politici e con una soglia di sbarramento al 4%; mentre al Senato l'assegnazione dei seggi proporzionali avveniva in favore dei candidati che avessero ottenuto nei collegi la maggior percentuale di voti.
senza essere però stati eletti. La svolta maggioritaria portò alla formazione di un sistema politico bipolare che permetteva di individuare una maggioranza politica e un Presidente del Consiglio attraverso il voto popolare. Tuttavia, il bipolarismo non era privo di aspetti problematici, che portarono a numerose crisi di governo. L'attenzione tornò a spostarsi sulle riforme costituzionali, il Parlamento è intervenuto nuovamente sul sistema elettorale, approvando la legge n.207/2005 (Porcellum), in cui il sistema elettorale era analogo per le due Camere. Si trattava di un sistema proporzionale, con scrutinio di lista e liste bloccate, accompagnato da rilevanti correttivi: un premio di maggioranza e soglie di sbarramento. L'unica differenza stava nei correttivi maggioritari: erano su base nazionale per la Camera e regionale per il Senato. Non vi era la possibilità di esprimere preferenze, ciascuna lista, che poteva concorrere da sola o in coalizione.La coalizione presentava un elenco "bloccato" di candidati per ciascuna circoscrizione e il voto veniva espresso in favore dell'intera lista.
Le prime applicazioni di tale legge hanno confermato il bipolarismo del sistema politico italiano.
Con la sentenza n.1/2014 la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità di due aspetti di questo sistema, il premio di maggioranza e le liste bloccate. Per il premio, la Corte ha stabilito che i premi di maggioranza previsti, "pur perseguendo un obiettivo di stabilità del governo del Paese" erano sproporzionati rispetto a tale fine, dal momento che limitavano in maniera eccessiva la rappresentatività del Parlamento e il diritto di voto, poiché non prevedevano una soglia minima per la loro attribuzione.
Per le liste bloccate invece, la Corte ha affermato che esse non permettevano ai cittadini di esprimersi liberamente sulla scelta dei rappresentanti, la quale risultava in questo modo
totalmente rimessa alle decisioni dei partiti.
La Corte costituzionale, annullando le disposizioni sui premi di maggioranza e sulle liste bloccate, ha "creato" un sistema elettorale proporzionale con soglie di sbarramento e la possibilità per l'elettore di esprimere la preferenza per un candidato. A seguito di tale sentenza, il Parlamento ha approvato una nuova legge elettorale (legge n. 52/2015, nota come "Italicum"). Anche tale legge è stata sottoposta al giudizio della Corte che nel 2017 ha dichiarato incostituzionali: le disposizioni relative al turno di ballottaggio, che è stato eliminato; b) la disposizione che consentiva al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d'elezione.
A seguito di diverse sentenze il Parlamento ha approvato la legge n.165/2017 che introdusse un sistema misto (Rosatellum): I partiti possono presentarsi alle elezioni sia da soli, che in coalizione. In tal caso, mentre
nei collegi plurinominali saranno presenti le liste dei partiti facenti parte della coalizione, nei collegi uninominali sarà presente un unico candidato per l'intera coalizione.
Per entrambe le camere:
- il 37% dei seggi (147 alla Camera e 74 al Senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco;
- il 61% dei seggi (rispettivamente 245 e 122) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali; la ripartizione dei seggi è effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato; a tale scopo sono istituiti collegi plurinominali nei quali le liste si presentano sotto forma di liste bloccate di candidati;
- il 2% dei seggi (8 deputati e 4 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti
all'estero e viene assegnato con un siste