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MESOPOTAMIA, INDIA E EGITTO
le grandi civiltà sono sorte vicino all’acqua
Tutte (basti pensare al signi cato di Meso-potamia).
Addirittura il Gange è persona religiosa e giuridica per l’induismo.
Queste civiltà hanno nei confronti dell’acqua un grande rispetto, anche se cominciano a servirsene: i faraoni
sono stati potenti perché hanno fatto leva sul fenomeno dell’esondazione del Nilo e la fertilizzazione delle
terre per costruire la loro ricchezza; comunque sempre dove ci sono state grandi ricchezze idriche e
controllo attraverso la manovalanza anche servile di migliaia di persone, so sono creati grandi poteri
accentrarti. Ci sono stati infatti grandi imperi nel continente asiatico, infatti, perché i umi hanno consentito
l’accentramento dei poteri.
In Europa invece l’acqua ha favorito la formazione di comunità solidali e organizzate che hanno fatto
dell’acqua un bene gestito in maniera ordinata.
L’acqua è quindi il luogo intorno al quale si formano civiltà e poteri politici, a seconda del
modo di ripartizione della risorsa idrica, di chi la controlla, se è pubblica o privata ecc.
altri diritti
Anche si sono misurati con il problema dell’acqua, non in dimensione micro ma in dimensione
ampia:
- diritto talmudico
- sistema giuridico cinese
- la grecia antica: ha iniziato a gettare le basi dell’approccio che poi i romani hanno perfezionato.
regole di rispetto delle acque
L’organizzazione delle città incominciava a prescrivere determinate e
non appropriazione privata delle acque.
di Quest’ultima vicenda dell’appropriazione individuale
delle acque (intesa come privatizzazione del bene) è un fenomeno che avrà uno sviluppo tecnico-
giuridico durante il diritto romano.
- islam: indicherà l’acqua come un bene naturalmente comune. Il diritto islamico, che poggia sulla dottrina
e che
comuni,
religiosa, si fa carico di questo problema, dicendo che l’acqua, il fuoco e il pascolo sono
non si dovrebbe far pagare l’acqua. E’ un contro senso che un bene comune ti porti a sborsare
qualcosa per poterne utilizzare un certo quantitativo (problema moderno: acqua dolce (non salata) come
merce).
- diritto africano tradizione giuridica romanistica
Giustiniano,
A Costantinopoli, grazie all’intelligenza dell’imperatore imperatore dell’impero romano
d’oriente, è stato raccolto tutto quello che si era raccolto nei secoli precedenti, con riferimento alle
raccolta, studio e classi cazione.
tradizioni precedenti: Si è cosa raccolto tutto quello che è
successo dalla fondazione di Roma in poi. Si trattò di una grandissima operazione attraverso le istituzioni e
le pandette. 78
fi fi fi
Il diritto romano della Roma repubblicana è diverso da quello della Roma imperiale: il diritto romano è un
capitolo che dura secoli.
Quando si parla delle acque, per i giuristi moderni, quasi tutti direbbero che per il diritto romano l’acqua è
un bene comune: si tratta però, questa, di un’idea sempli catrice. Si è estrapolato un passo, di una delle
tantissime opere giuridiche che sono state raccolte nell’epoca giustinianea, e si è detto che quella era l’idea
comune dei romani.
Acqua come res communis omnium:
Come per i latini, anche per i romani, la è più di una cosa normale. E’ una questione, anche in senso
res
giudiziario. Se l’acqua è una allora l’acqua non è solo una cosa in senso oggettivo, ma un bene con le
res,
reazioni che stanno intorno; se è però una questione di interesse comune, è evidente che dovrebbe
collocarsi al di fuori dell’appropriazione privata.
Il rapporto con territorio romano non era solo un rapporto con i sette colli, ma anche un rapporto con il
controllare le
Tevere e con le fonti. Roma è infatti riuscita a diventare caput mundi perché è riuscita a
sue acque: i romani sono stati dei geni dal punto di vista dell’idraulica e hanno costruito i più bei manufatti
prelevato a distanza
di adduzione delle acque, sia nel senso che hanno di migliaia di km le acque e le
deiezione
hanno sapute portare a Roma, sia nel senso di risoluzione del problema della (nei primi secoli d.
C. far de uire le acque e le deiezioni di una metropoli non è uno scherzo).
sacre:
Alcune acque, tra l’altro, erano le fonti. Le vestali, le divinità delle acque, erano il segno tangibile, la
faccia esteriore, per cui alcune acque non erano appropriabili.
accesso comune alle acque,
Fino all’era repubblica vi è stato un dove anche le famiglie più ricche
andavano a prendere l’acqua alle fontane pubbliche. L’appropriazione attraverso quello che noi facciamo
attraverso le tubature che ci portano in casa l’acqua, è un’operazione piuttosto tardiva nella storia romana,
collocata nel periodo di transizione dalla repubblica all’impero. Nei primi anni dell’impero nasce una gura
curatur aquarum,
che è quella del delegato dell’imperatore, e uno di questi ha avuto l’intuizione di
restituirci la descrizione di come stanno gestendo le acque in quel momento, nel 76 d.C., dicendo che
concessioni
l’imperatore dava delle d’acqua: nella civiltà romana si crea questa forma di appropriazione
bene privato.
pubblica, nel senso del potere imperiale sull’acqua, e questa concessione fa dell’acqua un
Nel medioevo invece l’acqua sembrerà un problema, si preferirà bere vino: le acque per grandi parti erano
portatrici di malattie; non è cosi nella civiltà romana, dove l’acqua è pura e ne hanno tantissima e di ottima
qualità. privata dà sviluppo quindi a un’istituzione giuridica fondamentale che è la
L’acqua
concessione: è superato il discorso della il diritto si è trasformato. (addirittura attorno a
res communis, rapporto giuridico
una settimana fa l’acqua è stat quotato in borsa), e si è creato e modi cato il
dell’uomo con le acque.
Anche nei tempi successivi è una continua costruzione di una rete dei rapporti sociali — e dal sociale si
passa poi al giuridico, nel regolare i modi di accesso, di allocazione, di distribuzione quantitativa della risorsa
rimane al centro di questa rete.
—: l’acqua Solo in tempi recenti abbiamo perso questa centralità
dell’acqua. Una volta i ritmi della vita erano scanditi dall’acqua, lavare i panni, andare a prendere l’acqua,
l’acqua come veicolo di trasporto, come eletto di irrigazione (nella Spagna medievale ha preso origine una
logica di distribuzione delle acque che ha fatto nascere istituzioni organizzate dei regantesv (=contadini) e
ha fatto di questa esperienza ,sulla base della tradizione islamica-magrebina, ha fatto si che ci fosse un certo
tipo di rapporto e struttura sociale, comprese strutture giurisdizionali legate alle acque; ancora adesso siete
un tribunale delle acque, che è un’istituzione storica, millenaria).
medioevo
Il è un’epoca particolare, dove la dimensione del fenomeno non è più coperta da questa grande
civiltà uni cante e da questo momento di occupazione militare e di colonizzazione giuridica dei territori: si
79
fl fi fi fi fi
formano dei diritti particolari, delle forme giuridiche anche contaminate dai diritti delle popolazioni migranti.
(migrazioni dovute ai fattori climatici).
Il diritto medievale è molto attento alle acque; sono un bene prezioso per le piccole realtà culturale e i
piccoli porti. L’acqua diventa un fenomeno intorno al quale si costruisce una forza motrice, cosa che per i
romani era poco interessante, perché essi avevano la grande forza motrice data dagli schiavi. Ma dalla civiltà
cattolica si presenta un problema, ovvero quello che essa dice che l’uomo non può essere messo in
schiavitù. Ecco che quindi nel medioevo si sviluppa una civiltà idraulica, dove l’acqua è la grande forza
motrice.E questo fa si che si sviluppino anche diritti diversi.
I francesi e la foresta.
intuiscono un legame, non evidente nel diritto romano, tra l’acqua La
monarchia francese stabilisce le prime ordinanze a questo proposito e istituisce quello che oggi sarebbe un
ministero dell’acqua e delle foreste.
(Noi non abbiamo un ministero dell’acqua. Forse se noi avessimo un approccio più idrocentrato, avremmo
una visione diversa del mondo.)
common law
Le civiltà si differenziano: il è più vicino al diritto romano di quanto non lo sia quello
continentale perché non ha quella frattura netta che ha portato la rivoluzione francese, l’azzeramento
dell’ancien regime e del regime feudale a ne 700.
L’inghilterra si è trasformata più lentamente, e ha mantenuto delle concezioni giuridiche che sono
diverse. Ad esempio non si è mai scontrata con il problema della proprietà delle acque, perché ha sempre
guardato alle utilità delle acque. Il concetto di proprietà nel common law è diversa da quella medievale-
feudale: il diritto anglosassone riconosce la proprietà come fascio di diritti separati, e non un
bundle of rights,
diritto monolitico. E questo è più fedele a una certa concezione del diritto romano, che solo in parte si
fonda sulla proprietà monolitica, che è la proprietà dell’occupante, cioè quella che roma proiettava sui
territori occupati, ma normalmente nella comunità storica tradizionale roana si ragionava per utilità.
Nel mondo anglosassone del common law, a partire dal 500, iniziano a svilupparsi delle dottrine, per quanto
riguarda la acque, molto interessanti e ancora presenti nel diritto moderno anglosassone, per esempio per
riparian doctrine:
quanto riguarda l’utilizzo dei corsi d’acqua. Ad esempio vi è una dottrina base che è la
deriva da la riva latina. Si tratta del diritto che ha il proprietario della della riva, cioè il
riparian ripa, ripa,
titolare di quel terreno, di attingere alle acque, di usare le acque che ci sono. E questo è molto importante
perché a partire dal 500 in Inghilterra con le acque giravano le pale dei mulini: tutta la prima
industrializzazione si fonda sulle pale dei mulini.
diritto sulle rive
Questo sviluppa tutta una tecnologia giuridica molto importante, e questa idea giuridica
si trapianta anche negli stati uniti, dove funziona, perché ad est sono ricchi di acque. Dove invece non ha
funzionato è stato negli stati dell’ ovest, quando nell’ottocento si è cominciato ad andare più lontani, ed è
stato necessario fare adduzioni di acque, anche pe