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R R R R c
coinvolge proprio il flusso.
COSTANTE O COEFFICIENTE DI DISTRIBUZIONE
C C
M S
K = C /C
c S M
K dipende dalla natura delle fasi stazionaria e mobile e dalla temperatura,
c grandezza termodinamica
Quando parliamo di cromatografia su colonna è fondamentale parlare del coefficiente
di distribuzione. Per ciascun analita la costante di distribuzione che dipende appunto
dal singolo analita e dalle condizioni cromatografiche indica il rapporto tra la
concentrazione dell’analita nella fase stazionaria e quella nella fase mobile. quindi
diversi composti hanno diversa affinità per fase mobile e stazionaria e avranno anche
diverso coefficiente. Se vogliamo che 2 analiti diversi siano separati devono avere
coefficienti diversi. FATTORE DI RITENZIONE O DI CAPACITA’ (k) 164
Questo parametro è dato dal rapporto tra le moli dell’analita nella fase stazionaria e le
moli dell’analita nella fase mobile. importante parametro perché è correlato con il
coefficiente di distribuzione perché le moli dell’analita nella fase stazionaria sono
rappresentate dalla concentrazione dell’analita nella fase stazionaria per il volume
della fase stazionaria. Stessa cosa vale per la fase mobile. allora il fattore di capacità
sarà k = n /n
S M
k= C V /C V
S S M M
k= V /V X K
S M C
k non dipende solo da fattori termodinamici, ma anche dai volumi delle fasi presenti
nella colonna
k caratteristico di una data sostanza in una determinata colonna
Se si indica V /V =beta rapporto di fase. Il rapporto tra i due volumi si esprime come
M S
beta e il coefficiente di distribuzione per ciascun analita si può quindi ricavare da
.
questa formula: K =beta k.
C
k tiene conto del parametro V ed è un parametro facile da misurare
S
Infatti si può dimostrare che : k= t’ / t
R M
Il fattore di capacità è importante perché è fortemente correlato con il coefficiente di
distribuzione ma anche perché è facilmente misurabile perché il tempo di ritenzione e
il tempo morto li possiamo facilmente misurare dal cromatogramma.
k>1 k<10-15 165
in questa immagine possiamo osservare la separazione di A,B,C,D,E,F che sono
composti diversi che hanno un tempo di ritenzione diverso e vediamo S e cioè un picco
che corrisponde al solvente. Questo solvente molto comunemente i nostri analiti in
miscela viene iniettata in testa alla colonna e spesso in soluzione e cioè utilizzando un
solvente. Quest’ultimo è il componente più rappresentato all’interno della miscela ed è
anche quello meno ritenuto e quindi eluisce per primo. Sulla base di quello che è il
tempo di ritenzione dei diversi analiti e il tempo morto è possibile calcolare il tempo di
ritenzione corretto di ciascun analita e quindi anche il fattore di capacità di ciascun
analita. Ci sono delle indicazioni che ci dicono che valori deve avere k piccolo e cioè si
considerano valori accettabili quando sono maggiori di 1 ma non superano 15. Questi
sono numeri puri perché il rapporto è tra minuti/minuti o secondi/secondi. Dovrebbe
avere questi valori perché nel caso di A ad esempio vediamo che il suo fattore di
capacità = 0,4 che corrisponde ad un composto troppo poco ritenuto dalla fase
stazionaria e troppo velocemente eluito dalla fase mobile tant’è vero che non è bene
separato dal solvente stesso e quindi non può essere integrato per essere quantificato.
Non possiamo determinare l’area di A. Gli altri composti sono invece bene separati tra
di loro ma vediamo che all’aumentare della ritenzione e che quindi eluiscono più tardi
il picco diventa più largo e addirittura per il composto F abbiamo un picco talmente
largo che si perde quasi sulla linea di base e anche esso risulta difficile da integrare.
SELETTIVITA’
viene espressa dal cosiddetto fattore di separazione o ritenzione relativa
alfa= t’ /t’
R2 R1
ed anche alfa= k /k = K / K
2 1 c2 c1
alfa dipende dal tipo di interazioni delle sostanze con le due fasi
alfa, come Kc, non dipende dalle caratteristiche costruttive del sistema
(geometria della colonna, qualità dell’impaccamento, spessore della fase
stazionaria,..)
Buona separazione cromatografica, alfa>1, consigliabile alfa>1.2
Però la qualità di una separazione cromatografica non dipende solo dalla
selettività del sistema: due picchi, pur essendo ben distanziati, possono
essere larghi e sovrapporsi.
È importante la selettività del sistema cromatografico. Quando un sistema è selettivo
analiti diversi vengono eluiti in tempi diversi per avere la separazione di questi picchi.
Per calcolarla chiamiamo in gioco 2 analiti diversi e cioè l’analita 2 che ha un tempo di
ritenzione maggiore rispetto all’analita1. Alfa tiene conto proprio di soli 2 analiti e
anche questo è un parametro facilemente misurabile perché dobbiamo conoscere i
tempi di ritenzione dei 2 analiti.
Alfa dipende dalle caratteristiche dei singoli analiti e dal tipo di fasi scelte. 166
La selettività è necessaria ma non sufficiente per la separazione perché anche se 2
sostanze hanno diverso coefficiente di distribuzione diverso fattore di capacità e
quindi alfa maggiore di 1 possono avere dei tempi di ritenzione diversi ma i picchi
possono sovrapporsi. Quando i picchi sono larghi e si sovrappongono la risoluzione è
compromessa e ciò avviene quando il sistema ha una bassa efficienza.
EFFICIENZA: Indica la capacità di un sistema cromatografico di eluire tutte le
particelle di una data specie chimica con la stessa velocità, in modo da
fornire picchi molto stretti.
Il parametro più semplice per esprimere l’efficienza è la larghezza del picco;
tale parametro dipende però anche dal tempo di ritenzione.
a)Buona selettività, ma picchi non
sono separati ma l’efficienza è
scarsa e quindi non c’è risoluzione.
b) Minore selettività, ma i picchi
sono separati ma se l’efficienza è
alta possiamo avere la risoluzione
completa.
Selettività ed efficienza sono entrambe necessarie per una buona risoluzione. Nel caso
a abbiamo una buona selettività perché il tempo di ritenzione è diverso tra i 2 analiti e
quindi abbiamo una completa risoluzione. Nella situazione b vediamo che la selettività
non è sufficiente perché A e B eluiscono con tempi piuttosto simili e quindi quando
raggiungono il rivelatore avremo dei picchi non completamente separati. Eluisce
sempre prima B di A. Dobbiamo però far riferimento all’efficienza del sistema.
Vediamo come si esprime l’efficienza di un sistema 167
Considerando per un picco cromatografico la forma ideale di una gaussiana,
l’efficienza della separazione può essere espressa dal rapporto tra la deviazione
standard della gaussiana ed il tempo di ritenzione:
s =s/t deviazione standard relativa s=sigma!!!!
r R 2 2
poiché si ottengono valori molto piccoli si considera il (rapporto) : N=(t /s) numero
R
dei piatti teorici
Abbiamo capito che l’efficienza di un sistema è dato dalla larghezza del picco e quindi
si esprime attraverso il numero dei piatti teorici. È un numero teorico ma che si può
facilmente ricavare dai picchi cromatografici. Il picco cromatografico può essere
assimilato ad una gaussiana che ha una larghezza alla base. La larghezza di questo
picco può essere misurata anche a metà altezza oppure anche ai punti di inflessione e
cioè i punti di flesso e cioè dove la curva cambia la sua forma e quindi la sua
convessità. La larghezza alla base non si misura considerando l’inizio e la fine del
picco ma tracciando le tangenti al primo punto di flesso e al secondo punto di flesso.
Tangenti che incontrano l’esse x. Questa larghezza alla base indica l’efficienza del
sistema cromatografico e si fa riferimento alla gaussiana perché sappiamo che quando
abbiamo una gaussiana la larghezza del picco alla base corrisponde a 4 volte la
deviazione standard della gaussiana. La larghezza a metà è uguale a 2,3 volte la
deviazione standard e quella al punto di flesso è uguale a 2 volte la deviazione
standard della gaussiana. Maggiore è la deviazione standard e maggiore è la larghezza
della gaussiana e quindi possiamo idealmente riferire il picco cromat. Ad una
gaussiana. La larghezza del picco che può essere ricondotta alla deviazione standard
della gaussiana è stata considerata deviazione standard relativa e cioè relativa al
tempo di ritenzione. Cioè la larghezza del picco è riferibile alla larghezza effettiva del
picco ma anche al tempo di ritenzione dell’analita che eluisce dalla colonna. Per
ciascun picco possiamo misurare questa larghezza. Poiché la larghezza di picchi non è
alta mentre i tempi di ritenzione possono essere alti il rapporto di questa equazione
risultava troppo basso e allora è stato considerato l’inverso di questo rapporto e per
avere dei valori più elevati questo rapporto è stato anche elevato al quadrato.
Abbiamo quindi ottenuto N= NUMERO DEI PIATTI TEORICI= parametro che esprime 168
l’efficienza del sistema che tiene conto della larghezza del picco e anche del tempo di
ritenzione
NUMERO DI PIATTI TEORICI (N)
Plates theory (Martin e Synge, 1941)
2
N=16(t /w ) numero di piatti teorici
R b
Altezza del piatto teorico (H or HETP)
H = altezza del piatto teorico
L = lunghezza della colonna
N = L / H Quando H diminuisce, N ed efficienza aumentano
Il numero di piatti teorici è un numero puro che si misura per ciascun singolo picco e si
misura facilmente perché per un dato picco io conosco il tempo di ritenzione e posso
anche misurare la larghezza alla base. Affinchè il sistema sia efficiente N deve essere
elevato e quindi un elevato numero di piatti teorici corrisponde ad alta efficienza del
sistema cromatografico e ad un picco stretto.
come vediamo dall’immagine sopra possiamo visualizzare tante sezioni della colonna
che corrispondono ai piatti teorici e il piatto teorico è quella minima sezione della
colonna dove avvengono le ripartizioni degli analiti tra la fase stazionaria e la fase
mobile. maggiore è il numero di queste sezioni che sono proprio i piatti maggiore è la
ripartizione e maggiore è la possibilità di avere picchi stretti e alta efficienza. È
importante tenere presente il numero di piatti teorici che è fortemente correlato con
169
l’altezza del piatto teorico. Se l&