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Età Giolittiana
Svolta con forti permanenze nel passato. Primi 15 anni del 1900. Giolitti, chiamato da Vittorio Emanuele III, fu in carica da 1903 al 1914 con due interruzioni (1905/06 -1909/11). Zanardelli - Giolitti > governo di prima svolta orientato verso lo sviluppo dell’economia e l’industria e relativa tolleranza nei confronti del mondo del lavoro: Statoneutrale nei rapporti sociali ed economici. I socialisti per la prima volta non votarono contro il governo liberale ma si astennero. Nel 1901 - 02 ci furono scioperi e grandi agitazioni nelle campagne meridionali; Giolitti, come ministro dell’interno, impose una ricomposizione dei rapporti di classe, aumento degli stipendi, riconoscimento delle strutture sindacali che presero fiducia (Federterra).
Nel 1902 > normativa che tutelava il lavoro delle donne e dei fanciulli. Novità assoluta: ufficio del lavoro; municipalizzazione dei servizi > passaggio gestionale a aziende pubbliche comunali: apre
spazi di grande autonomia ai comuni (acqua, fogna, elettricità). Di fatto, in Valpadana, cioè dove esistono leghe organizzate, avviene la svolta, cosache non avviene in Meridione dove le repressioni vengono effettuate nel sangue. Nel settentrione non si interviene nello sciopero, anzi lo si fa rientrare con soddisfazione di entrambe le parti; al Sud, no! E questa è una delle contraddizioni del governo Giolitti. C'è anche una forte componente di clientelismo a soddisfare gli interessi di gruppi più forti. Il diritto allo sciopero non è riconosciuto a livello legislativo e non si interveniva dove venivano lesi gli interessi di potenti industriali su cui si basava il governo Giolitti. Con Giolitti si rafforza lo Stato e con lui il primo ministro soprattutto rispetto al re. Non c'è una Costituzione scritta. Aumentano le spese militari (21% del bilancio statale), l'esercito si sente separato dallo Stato ma in rapporto diretto con la Corona,
Non ci sono leggi che obbligano l'esercito all'obbedienza allo Stato, aumentano i poteri dei Prefetti (punto di raccordo tra centro e periferia) cioè manipolazioni per la riuscita dei candidati governativi, ipertrofia della burocrazia, Giolitti costretto a regolamentarla. Pur di rimanere al potere, Giolitti fece ricorso anche a coercizioni, considerato dai contemporanei una doppia faccia. Giolitti era un liberale (sinistra - liberale), poi sono le contingenze che lo spingono a compiere azioni non tanto liberali perché si tratta di ordine pubblico, altro aspetto contraddittorio di questo periodo. La borghesia non aveva un partito per contrastare i socialisti e i cattolici. Grande capacità di creare grandissime maggioranze parlamentari sulla scia di De Pretis. I radicali entrano a pieno titolo in questa maggioranza dimostrando quanto potesse essere variegata, geneticamente incline all'opposizione. Secondo Giolitti, senza socialisti e cattolici non si
può mantenere il potere. La Federterra ha una forza enorme, nel suo programma parla di condivisione della terra, ma non ha consensi al Sud. Un'organizzazione intercategoriale (Camera del Lavoro), politicizza i lavoratori verso i socialisti, lascia ad altre organizzazioni le rivendicazioni di categoria. Turati è riformista, socialista la quale si poggia Giolitti. Dopo il 1902, intransigente, rivoluzionaria, l'opposizione di sinistra all'interno del partito socialista (sindacalista-rivoluzionario), si verifica un inasprirsi delle rivolte padronali, questa è la causa della nascita di questa corrente. Nel 1904, Labriole, un intellettuale meridionale, proclama lo sciopero generale a causa delle rivolte meridionali represse nel sangue da Giolitti. Giolitti ottiene da Pio X un appoggio che gli sarà fondamentale > rafforzamento dei chiaro-moderati. Elezioni del 1904. Integrazione del movimento cattolico legato ai liberali. Giolitti fu costretto ad alimentareCon favoritismi che fecero sprofondare ancora di più il Mezzogiorno - compromesso con i cattolici. Lo sciopero generale fu un fallimento. La parte riformista riprende il potere del partito socialista nel 1906, cioè il controllo del partito. Le organizzazioni sindacali trovano una base comune con la fondazione della CGIL che rifiuta la componente sindacalista rivoluzionaria che però non sparisce. Giolitti si riavvicina al riformismo e ai rappresentanti delle fabbriche legati a questa corrente, che vogliono la protezione dello Stato e Giolitti gli va incontro. Tutto questo porta ad un nuovo equilibrio delle finanze pubbliche > riconversione delle rendite: Giolitti abbassa gli interessi sui titoli di Stato e quello che guadagna lo reinveste in settori produttivi, infrastrutture e gestione di servizi prima gestiti da privati (es. 1903 > servizio telefonico, 1905 > statizzazione delle ferrovie). Comunque lo strapotere dei gruppi industriali non fu ridimensionato.
Crisieconomica già dal 1907 a livello internazionale. Nel 1909 scioglie il parlamento: fuun’uscita strategica per poi rientrare con un’altra maggioranza.
Riedizione ampliata rispetto a quella del 1904, con i cattolici che scendono ancorapiù in massa > idea di polarizzazione della società e della politica: sinistra da una parte ecattolici dall’altra, politica che si rispecchia nella società.
Nel 1910 Confindustria come risposta alla Confederazione del Lavoro >radicalizzazione dello scontro. Investimenti verso i Balcani, connotazione imperialistica.
Nel 1911 Giolitti torna al governo con proposte innovatrici: monopolio statale sullepensioni di vecchiaia e invalidità, suffragio universale maschile anche per i maschianalfabeti. La massa rurale è appannaggio dei cattolici, quasi un suicidio per Giolitti chesi trova a dover fare i conti con un nuovo elettorato.
Filippo Meda e don Romolo Murri hanno una rappresentanza politica
elevata.Elezioni 1913. Giolitti entra in contatto con Gentiloni con un patto in cui si stabilisce che i cattolici avrebbero appoggiato coloro che sarebbero andati contro gli anticlericali. L'elettorato passa così dal 7 al 24%. Il Patto Gentiloni fu una barriera alle forze di sinistra. Così Giolitti ebbe una consistente maggioranza, ma nei fatti fece emergere la parte conservatrice del blocco sociale che sosteneva Giolitti; radicalizzazione del conflitto sociale anche a causa dell'intransigenza delle forze di sinistra che limitano di molto i margini di manovra del capo del governo; contrapposizione degli industriali emergenti, siderurgia e meccanica chiedono una guida più precisa da parte dello Stato nell'economia.
Corriere della Sera > Luigi Albertini direttore, conservatore, grande influenza sull'opinione pubblica, convergono anche gli ambienti economici liberisti e anche Sonnino e Salandra.
Problemi per Giolitti. Grandi movimenti, crisi positivistica.
Rivista "Il Regno" (Enrico Corradini) - destra nazionalista: mito Corradiniano "Italia proletaria" che deve lottare all'interno di un programma imperialista: no a nuovi territori ma spazio vitale (base per i totalitarismi). Il ceto medio si sente insidiato dal proletariato. L'Associazione Nazionalista Italiana - culturale, ideologica (1910), si lega con gli industriali emergenti che non vedono la politica giolittiana capace di facilitare il loro sviluppo (no ai mercati internazionali). Stato Corporativo dei Produttori sostenuto dall'Associazione Nazionalista Italiana. Per questo Giolitti fu costretto a darsi ad una politica espansionistica (Impero Ottomano) e nel 1902 giunge ad un accordo preventivo diplomatico con la Francia in merito alle colonie riconoscendosi a vicenda le aspirazioni sui territori africani (Marocco - Libia). Non ci furono grandi operazioni, solo riconoscimento preventivo sui diritti dell'Italia sulla Libia. Giolittiodiava l'Austria perché si era appropriata della Bosnia-Erzegovina e tende ad infiltrarsi in Albania e a non sedare gli irredentisti di Trento e Trieste. Giolitti dichiara di aver preso la Libia anche se ciò non era vero a causa della forte resistenza delle popolazioni indigene; politicamente è ben riuscita perché così Giolitti voleva riconquistare quel potere che stava perdendo, ma non ci riesce soprattutto con il blocco della legge sul monopolio sulla previdenza. Ritirata strategica di Giolitti per poter poi ritornare con una maggioranza più malleabile, ma ormai il blocco conservatore si è consolidato e mette al suo posto Antonio Salandra. In Europa: Germania con una forte crescita economica; Inghilterra che tendeva ad uscire dal suo splendido isolamento; forti contraddizioni in tutti gli stati europei. Germania: Guglielmo II e la sua politica, elemento scatenante il suo aggressivo militarismo che preoccupava l'Inghilterra. Attivismo.coloniale in Medioriente della Germania in Turchia (ferrovia delle tre B: Berlino, Bagdad, ……………). Svolta nella politica estera inglese all’inizio del 1900 (1904), accordo diplomatico, riconoscimento reciproco delle colonie tra Francia e Inghilterra rispettivamente su Egitto e Marocco (Intesa Cordiale). Fallisce invece il tentativo di Guglielmo II (la Francia già vicina alla Russia) di separare la Francia dalla Russia appellandosi al loro stato di impero facendo leva sull’idiosincrasia di Nicola II verso la repubblica (la Francia lo era). Ma lo zar non può fare a meno dell’aiuto economico francese e per questo l’accordo fallisce (1905 accordo di Biorco). Nel 1907 Inghilterra - Francia - Russia stipulano l’accordo militare (Triplice Intesa). Russia ridimensionata dopo la guerra in Asia (Giappone) distrutta la flotta Russa, e per questo l’Inghilterra considera ormai la Russia inoffensiva. Aumenta cosìL'isolamento tedesco. Crisi marocchine: 1905, Guglielmo II si presenta a Tangeri per difendere il Marocco contro la Francia che in quel momento è debole, di fronte alla minaccia di Guglielmo II si ritira. Ma Guglielmo vuole strafare e organizza una conferenza in Spagna (primavera 1906) vicino allo stretto di Gibilterra, in cui le potenze europee non danno il protettorato alla Germania ma alla Francia!
Guglielmo II esaspera i rapporti con l'Inghilterra e comincia a produrre corazzate dal 1906. L'Inghilterra propone un accordo sulla limitazione agli armamenti che Guglielmo II rifiuta, anzi, dice che farà un accordo solo se l'Inghilterra esce dalla Triplice Intesa. È una provocazione. Guglielmo continua a dimostrare le sue pretese sul Marocco. Approfitta dei disordini a Fes per contestare il protettorato alla Francia e posiziona una nave. Minacciato dall'Inghilterra pronta ad un conflitto armato, si ritira e costretto a firmare un accordo (1911) dove
La Francia ha il dominio assoluto sul Marocco, ma ottiene una parte del Congo francese.