Le città in cui il movimento si diffonde maggiormente sono:
• Zurigo, punto di partenza del movimento.
• Berlino, dove il Dada assume una connotazione politica e rivoluzionaria.
• Parigi, dove si lega alle avanguardie surrealiste.
• New York, grazie a artisti come Marcel Duchamp e Man Ray.
Tecniche artistiche e il ruolo del caso
Nel Dadaismo non esiste una tecnica univoca, ma si sperimentano nuovi linguaggi
espressivi come:
• Fotomontaggio, in cui immagini fotografiche vengono ritagliate e riassemblate
in modo provocatorio.
• Collage, tecnica già utilizzata dai Cubisti ma qui impiegata con un intento più
ironico e sovversivo.
• Assemblaggio, ovvero la combinazione di materiali diversi per creare oggetti
artistici insoliti.
Secondo i dadaisti, la storia e l’arte sono guidate dal caso, e l’arte stessa deve riflettere
questo principio di casualità e irrazionalità.
Tristan Tzara e il “Non Manifesto”
Uno dei testi più rappresentativi del Dadaismo è il “Manifesto Dada” (1918) di Tristan Tzara,
che assume toni simili a quelli dei manifesti futuristi, ma con contenuti opposti. Se il
Futurismo celebrava l’energia e il progresso, il Dadaismo si poneva in maniera radicalmente
nichilista, rifiutando qualsiasi valore precostituito.
Tzara scrive anche il “Non Manifesto”, con il quale porta all’estremo la provocazione
dadaista, dichiarando che Dada è contro tutto, persino contro se stesso. Il movimento si
fonda su un continuo atto di negazione, rifiutando qualsiasi definizione e persino la propria
esistenza come corrente artistica.
Il Dadaismo, con la sua fase iniziale fatta di provocazioni e azioni dissacranti, segna una
frattura radicale con il passato e pone le basi per le successive avanguardie, in particolare
per il Surrealismo, che ne raccoglierà l’eredità negli anni successivi.
Il Ritratto di Tristan Tzara
Il Ritratto di Tristan Tzara è un’opera dadaista che riflette perfettamente lo spirito
provocatorio e anti-tradizionale del movimento. Si tratta di un assemblaggio di vari legni
dipinti, una tecnica tipica del Dadaismo che rifiutava la pittura tradizionale e sperimentava
materiali e linguaggi espressivi nuovi. A differenza di un ritratto convenzionale, che ha lo
scopo di rappresentare l’aspetto fisico e psicologico del soggetto, quest’opera non presenta
alcun riferimento realistico al volto di Tzara. Le forme assemblate appaiono come elementi
casuali accostati tra loro, senza un ordine logico né una struttura riconoscibile. Di fatto, il
ritratto si svuota di significato: di Tristan Tzara resta solo il nome, più che un vero volto.
Quest’opera incarna il principio dadaista secondo cui l’arte non deve più rappresentare la
realtà in modo tradizionale, ma deve piuttosto esprimere il caos, l’irrazionalità e il rifiuto di
qualsiasi convenzione estetica. Il Dadaismo, infatti, non cerca di riprodurre il mondo in modo
comprensibile, ma di decostruirlo e ricostruirlo in maniera illogica e provocatoria, mettendo in
discussione il valore stesso del ritratto come genere artistico.
La diffusione del Dadaismo (1918-1923): Germania e New York
A partire dal 1918, il Dadaismo si diffonde rapidamente, in particolare in Germania e New
York, dove assume caratteri specifici e si evolve in nuove direzioni.
Dadaismo in Germania: Berlino, Colonia, Hannover
In Germania, il Dadaismo assume una connotazione più politica e sociale, legata alla crisi
postbellica e alla disillusione verso la borghesia e il militarismo.
• Richard Huelsenbecker è una figura chiave del Dada berlinese: scrittore e
poeta, diventa il tramite tra Zurigo e Berlino, portando le idee dadaiste in Germania.
• Fonda il Club Dada, dove tiene il primo discorso dadaista, prendendo le
distanze dall’Astrattismo e dall’Espressionismo, considerati ancora troppo legati a una
concezione artistica tradizionale.
• I dadaisti tedeschi sperimentano soprattutto con fotomontaggio e collage,
tecniche con cui criticano la società e la politica dell’epoca.
George Grosz
• Le sue opere utilizzano collage e fotomontaggio per creare volti umani
artificiali, composti da vari elementi incollati.
• In alcuni ritratti, sulla bocca compare un punto interrogativo, simbolo
dell’intelligenza e del dubbio.
• Il collo è spesso sostenuto da elementi insoliti, come tessuti arrotolati, che
contribuiscono a rendere la figura una parodia del soggetto rappresentato.
Ricordatevi dello zio Augusto, l’inventore infelice vittima della società 1919
L’opera Ricordatevi dello zio Augusto, l’inventore infelice vittima della società di George
Grosz è un esempio emblematico del Dadaismo berlinese, caratterizzato da un forte spirito
di denuncia sociale e una feroce critica alla società borghese del primo dopoguerra.
In questo collage, il volto umano viene ricostruito attraverso l’incollaggio di vari elementi,
creando una sagoma che ricorda un ritratto ma è priva di coerenza anatomica. L’intento non
è quello di rappresentare fedelmente il soggetto, ma di deformarlo e ridicolizzarlo,
enfatizzando la sua condizione di vittima della società.
• La bocca è caratterizzata da un punto interrogativo, simbolo di incertezza, di
intelligenza mancata o forse di una domanda senza risposta sulla condizione umana.
• Il collo è sostenuto da un tessuto arrotolato, un dettaglio che accentua
l’instabilità e l’inquietudine della figura.
• Nel complesso, l’opera appare come una parodia del soggetto, un uomo che
avrebbe potuto essere un innovatore ma è stato schiacciato da un sistema che non gli ha
dato spazio.
Grosz, con la sua arte, denuncia la crudeltà della società capitalista, che non premia il
talento ma lo sfrutta e lo distrugge. Quest’opera si inserisce nel clima di disillusione e rabbia
che caratterizza il Dadaismo tedesco, un movimento che, attraverso il fotomontaggio e il
collage, svela l’ipocrisia della società e il disfacimento morale della Germania postbellica.
Raoul hausmann
Tatlin a casa sua 1920
L’opera Tatlin a casa sua di Raoul Hausmann è un esempio di ritratto dadaista che
destruttura la figura umana attraverso l’uso di elementi meccanici, in linea con la critica del
Dadaismo alla modernità e al progresso tecnologico.
• Il busto rappresentato è una figura ibrida tra uomo e macchina, dove la testa
di Tatlin non è realmente presente, ma è suggerita attraverso componenti di un motore
meccanico.
• La composizione è caratterizzata da una prospettiva accentuata, che
aumenta il senso di instabilità e frammentazione.
• L’opera ironizza sulla visione dell’arte costruttivista russa, in particolare
sull’idea di arte funzionale e industriale portata avanti da Vladimir Tatlin, artista russo celebre
per i suoi progetti utopici e il suo interesse per le strutture ingegneristiche.
Con questo collage-sculpture, Hausmann esprime la sua critica verso l’alienazione
dell’uomo nella società moderna, dove l’individuo viene sempre più ridotto a un ingranaggio
nel sistema industriale. L’opera si inserisce nella corrente del Dadaismo berlinese,
caratterizzato da una forte componente politica e da un uso innovativo del fotomontaggio e
dell’assemblaggio di materiali estranei all’arte tradizionale.
La testa meccanica 1920
La testa meccanica (detta anche Lo spirito del nostro tempo) è una delle opere più iconiche
di Raoul Hausmann e rappresenta una critica feroce alla società moderna, in particolare alla
disumanizzazione dell’individuo nell’era della tecnologia e della razionalizzazione industriale.
• La scultura è realizzata partendo da un manichino in legno, simbolo dell’uomo
ridotto a un oggetto privo di autonomia e pensiero critico.
• Su questa testa sono applicati strumenti di misurazione e oggetti quotidiani,
tra cui:
• Un righello → simbolo del pensiero rigidamente razionale e misurabile.
• Un campanello → potrebbe alludere all’automatismo e alla meccanizzazione
della società.
• Un metro da sarto → indica la standardizzazione e la classificazione degli
individui secondo criteri predeterminati.
• Una custodia da occhiali da vista → potrebbe suggerire un’incapacità di
visione autonoma, come se l’individuo vedesse il mondo solo attraverso schemi imposti.
Significato e critica
L’opera rappresenta l’uomo moderno come una macchina, privo di libero arbitrio e
manipolato dalle strutture di potere. Hausmann denuncia come la società industriale riduca
gli esseri umani a ingranaggi, incapaci di pensare in modo indipendente e destinati a seguire
schemi imposti da governi, industrie e istituzioni.
Quest’opera, che appartiene al Dadaismo berlinese, è un esempio perfetto dell’uso
dell’assemblaggio dadaista, una tecnica che combina oggetti di uso comune per creare
opere d’arte che siano una critica alla realtà sociale e politica del tempo.
L’attività dadaista a Colonia: Max Ernst e il fotomontaggio
A Colonia, il dadaismo assume una connotazione più vicina al Surrealismo, grazie alla figura
di Max Ernst, uno degli artisti più innovativi nell’uso del fotomontaggio e del collage.
• Ernst partecipa a una mostra dadaista organizzata presso una birreria
(Brauhaus Winter), un luogo non convenzionale che sottolinea la volontà del Dadaismo di
rompere con le istituzioni artistiche tradizionali.
• Per accedere alla mostra, i visitatori dovevano attraversare un ingresso
creato con letterine sospese, un ulteriore richiamo all’elemento ludico e provocatorio tipico
del movimento.
• Durante l’evento, ai partecipanti veniva chiesto di distruggere una scultura, in
linea con il rifiuto dadaista delle convenzioni artistiche e dell’idea di arte come oggetto sacro
e intoccabile.
La tecnica del collage e le “due figure ambigue”
Max Ernst si distingue per il suo uso del collage, spesso ispirato a vecchie immagini
enciclopediche e tavole pedagogiche, che l’artista manipola e altera per creare composizioni
ambigue e surreali.
• In una delle sue opere, introduce una tavola didattica, sulla quale interviene
con disegni e pittura, trasformando il significato originario delle immagini.
• Questo processo consente di ottenere due figure ambigue, che si possono
interpretare in modi diversi a seconda di c
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