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MAN RAY
Compagno di Duchamp, che realizza oggetti molto interessanti, ma molto diversi da quelli di
Duchamp.
Gli oggetti fatti da Man Ray si chiamano ‘oggetti d’affezione’, non solo si tratta di oggetti
solamente inutili, ma oggetti che distruggono.
Suscitano irritazione, disgusto, emozioni di inquietudine
Obstruction, Man Ray, 1920
Questa specie di scultura appesa al soffitto creata con la presenza di più stampelle in cui di
solito si mettono gli abiti che vengono appese e che quindi incombono su chi passa sotto,
danno un senso di instabilità perché sembrano precari ed anche di vuoto perché in genere
servono per sostenere vestiti e invece qui non distengono nulla se non sé stessi ma in modo
molto precario, in balia dell’oscillazione del vento o dell’ambiente atmosferico; dà un senso di
inquietudine.
Cadeau, Man Ray, 1921 (sx)
È un oggetto non solo inutile ma che distrugge, quindi dà anche un senso di irritazione.
Oggetto indistruttibile, Man Ray, 1923 (dx)
L’oggetto è un metronomo, che misura il tempo della musica. Su questo metronomo viene
inserito con una semplice graffetta un occhio ritagliato da una fotografia, che è l’occhio della
sua ex fidanzata, attrice molto famosa Miller. L’oggetto indistruttibile rappresenta, dunque,
l’amore che è qualcosa che supera il tempo, il metronomo dà idea di un tempo infinito e che è
indistruttibile.
L’enigma di Isidore Ducasse, Man Ray, 1920
Isidore Ducasse era un giovane poeta parigino che frequentava il gruppo dei dadaisti, che è
morto suicida; questo suicidio ha causato molto scalpore e sorpresa anche in tutti i suoi amici,
quindi l’opera rappresenta l’enigma che ciascuno ha dentro di sé. Tutti noi siamo un’enigma,
quindi l’impacchettamento è un modo per mostrare ciò che sta dentro l’essere umano, la sua
interiorità.
OGGETTI SURREALISTI
Da queste prime forme di oggetti, che hanno valenza diversa a seconda dell’artista che la
realizza, ma soprattutto attraverso le opere di Man Ray si può parlare anche di surrealismo,
cioè di oggetti che secondo la loro definizione sono oggetti a funzionamento simbolico, quindi
oggetti ancora più espliciti rispetto a quelli di Man Ray che suscitano sentimenti; per i
surrealisti hanno invece un valore simbolico. Sono un’oggettivazione delle forme e
dell’inconscio che libera l’artista dall’atto della produzione, senza quindi correre il rischio di
cadere in banali e facili rappresentazioni dell’irrazionale. Negli oggetti surrealisti c’è il
recuperare forme preesistenti facendone emergere la dimensione non visibile quindi meno
conosciute delle opere surrealiste.
Object Surrealistes, Mostra alla Clares Ratton Gallery in Paris, 1936
È la galleria più famosa dei surrealisti, in cui vengono esposti oggetti surrealisti, insieme anche
al ready made di Duchamp, qui vediamo chiaramente il suo scolabottiglie. Quindi, i surrealisti
riconoscono in Duchamp un’anticipazione di questo pensiero, anche se il ready made non è
un’opera surrealista.
Cucchiaio-scarpetta, André Breton
È un oggetto trovato da Breton durante una passeggiata insieme ad Alberto Giacometti in un
mercato delle pulci a Parigi. Non hanno fatto nulla se non prendere quell’oggetto, osservarlo,
ma sceglierlo, ecco la differenza con il ready made di Duchamp. Lo hanno scelto loro
quell’oggetto perché ci vedevano qualcosa di misterioso, di simbolico. In realtà loro la
definiscono scarpetta ma in realtà era solo un modo per tenere appoggiato il cucchiaio, quindi
è come se ci trovassero una storia.
Poème-objet, André Breton, 1941
Breton, che del resto è un poeta, costruisce questi poemi-oggetto, quindi queste poesie.
Inventa una forma di poesia visiva. È l’associazione di alcuni oggetti, o pezzi, elementi di
oggetti, con le parole. Ad esempio vediamo al centro due guantoni da pugile con sotto la
scritta ‘vinto dall’ombra’ > non c’è una dichiarazione esplicita, un significato, ma c’è
l’evocazione di qualcos’altro, che diverso a seconda di chi lo osserva perché le singole
persone possono vedere cose diverse in questi oggetti,
L’oggetto invisibile, Alberto Giacometti, 1934
Dov’è l’oggetto invisibile? È quello che tiene in mano. Ma cosa tiene in mano? Ci sono diversi
oggetti che può tenere in mano che variano a seconda della persona che osserva (es. una
palla, un vaso, un bambino).
L’importante è che questo oggetto è un qualcosa che non è visibile e che ciascuno può
individuare secondo la propria individualità ed anche la propria esperienza quindi è un oggetto
dell’inconscio reso attraverso l’invisibilità. C’è poi anche l’elemento antropologico perché
questa scultura che sembra quasi un alieno ricorda molto la scultura cicladica ed anche della
Mesopotamia, sembra un insieme di tante culture del passato senza essere nessuna di queste.
Sfera sospesa, Alberto Giacometti, 1930-1931
Questa è una scultura fatta con due oggetti, una palla e una sorta di semiluna, è una scultura
che ha una valenza sessuale, lo dice lui stesso. Questa luna, infatti, vuole evocare l’organo
femminile e la palla che sfrega sopra, che ci passa sopra è l’elemento maschile. È quindi
un’opera decisamente surrealista, perché il surrealismo metteva la sfera della sessualità come
uno degli ambiti della vita delle persone che crea un rapporto diretto con la dimensione
dell’inconscio > nel momento dell’atto sessuale si perdono le inibizioni e quindi si perde la
coscienza e l’uomo e la donna entrano in contatto con la loro dimensione più intima e più
inconscia.
Venere di Milo a cassetti, Salvador Dalì, 1936-64
Dalì con quest’opera è molto chiaro; l’apertura di questi cassetti permette di entrare e di
vedere cosa c’è dentro al corpo, che è la dimensione inconscia.
Telefono aragosta, Dalì, 1936
È molto conosciuto è molto famoso. Questa scultura è il telefono aragosta; l’aragosta è una
forma di animale che Dalì associava alla sessualità, in particolare all’organo femminile.
L’aragosta, pensata come organo femminile, viene messa vicino all’orecchio quando si parla al
telefono e l’orecchio è una zona esogena del corpo umano, quindi questa visione
dell’inconscio che si sprigiona nel momento dell’atto sessuale.
Busto di donna, Salvador Dalì, 1933
È una scultura che mette insieme cultura alta e cultura bassa, come spesso avviene nelle opere
di Dalì. La cultura alta è rappresentata dalla citazione di un dipinto antico, sulla testa, dove c’è
‘la preghiera del mattino’ di Millè, un dipinto famoso rappresentato da una piccola sculturina.
Sul collo, sul collare delle donna, che poi rappresenta una Venere, rappresenta topolino,
Mickey Mouse nella prima versione della Disney, questo perché Dalì ha collaborato anche con
la Disney, realizzando anche cortometraggi, un cartone animato.
Colazione in pelliccia, Meret Oppenheim, 1936
È un’artista donna. Nel dadaismo e nel surrealismo, infatti, ci sono figure femminili perché sono
dei movimenti artistici molto aperti anche nei confronti delle donne e soprattutto sono contrari
alle regole. Oppenheim già al tempo aveva avuto un grande successo. Quest’opera
rappresenta una tazzina, un cucchiaino e un piattino in pelliccia, che richiama le pellicce delle
donne, ma secondo altre letture l’aspetto della sessualità, cioè il pelo pubico.
La mia governante, Meret Oppenheim, 1936
È un’altra scultura realizzata con delle scarpe, che rappresenta un pollo, un tacchino, un piatto
da portata con un pezzo di un animale (tacchino o pollo).
Ecco perché si parla di oggetti a funzionamento simbolico, perché hanno un significato, questo
rappresenta la governante e fa pensare all’atto della governante che porta il tacchino ai signori
seduti sulla tavola.
Alcune suggestioni solo per capire quanto i dadaisti e i surrealisti siano moderni e siano alla
radice anche di artisti contemporanei.
Traccia, Meret Oppenheim, 1939
Questo tavolino, che è stato anche prodotto, è un tavolino che ha le zampe da uccello e le
impronte che sono stampate ed evidenziate sulla superficie.
Untitled, Hannah Levy, 2022 (Biennale di Venezia 2022)
Hannah Levy è una contemporanea e senz’altro in quest’opera c’è una citazione del tavolino di
Meret Oppenheim, c’è sempre questa dimensione un po’ fantastica, misteriosa, di una creatura
oggetto che si può immaginare e vedere nei sogni.
Aspirapolveri, Jeff Koons, 1982
Qui non c’è la dimensione surrealista, ma l’oggetto è duchampiano, perché viene prelevato dal
contesto; però, questo è un oggetto scelto, specifico, perché è un oggetto del mercato
dell’arte. L’artista, però non ha fatto altro che prendere l’oggetto, metterlo in una vetrinetta, di
quelle che si usano anche nei musei, e farlo diventare opera d’arte. Quindi ha parafrasato
Duchamp, trasformando quello che era l’oggetto banale di Duchamp in un oggetto, invece, che
ha un valore premiante e un significato specifico, cioè il mercato e soprattutto il consumismo.
Tiffany value meal - Prada value meal, Tom Sachs, 2006
Egli aveva esposto questi oggetti che sono oggetti del Mc Donald’s, quindi del consumo
popolare, ma trasformati dal marchio, quindi è un riflettere sul brand, sul marchio della moda
oppure dei gioielli che, per la firma, fanno diventare un oggetto da buttare nella spazzatura un
oggetto totalmente diverso.
Questo tipo di opere non sarebbe concepibile se i dadaisti non avessero cominciato a
sperimentare l’uso degli oggetti nell’arte, fino ad arrivare agli oggetti simbolici surrealisti e
questi qua.
METAFISICA E “RITORNO ALL’ORDINE”
VALORI PLASTICI - NOVECENTO - “REALISMO MAGICO”
“RITORNO ALL’ORDINE”
Ritorno all’ordine significa rifiuto di tutto quello che c’è stato nel periodo delle avanguardie,
quindi soprattutto la sperimentazione delle avanguardie artistiche, e un ritorno alla pittura o alla
scultura, da un punto di vista del linguaggio, e anche un ritorno all’immagine, alla figurazione,
dopo il periodo del cubismo, del futurismo, del dadaismo, in cui la forma si è frammentata nelle
varie declinazioni delle avanguardie. Il periodo del ritorno all