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Il termine "baggiani" e la sua origine

Il termine "baggiani" con cui i Bergamaschi chiamano i Milanesi corrisponde al lombardo "bagiann", che significa "sciocco". Questo termine è ancora in uso nei territori descritti da Manzoni. Dalla parola "baggiani" è derivato l'italiano "baggianata", che significa appunto "sciocchezza".

Renzo non potrà fare affidamento sul denaro lasciato in paese perché verrà sequestrato dalla giustizia in seguito a una rovinosa perquisizione, come narrato all'inizio del capitolo XVIII. Con il capitolo XVII si conclude un ampio tratto di narrazione, iniziato alla fine del capitolo XI, che ha descritto le vicissitudini di Renzo dopo la fuga dal paese. Durante questo tratto di narrazione, Renzo è stato l'unico personaggio principale sulla scena. Dal capitolo successivo inizierà un altro gruppo di capitoli dedicati alle tribolazioni di Lucia (XVIII-XXVII), mentre Renzo farà la sua ricomparsa solo nel capitolo XXVI.

Dovrà trasferirsi in un altro paese e assumere il falso nome di Antonio Rivolta. Il cammino di Renzo verso l'Adda come il percorso di un eroe fiabesco.

Nei capp. XI-XVII dei Promessi sposi Renzo è protagonista di una sorta di "romanzo di formazione", un viaggio che egli compie verso l'ignoto in cerca di giustizia e che diventa per lui un percorso ricco di ostacoli e prove da superare, al termine del quale si ritroverà più maturo e più saggio di fronte alle vicende della vita (è il modello del Bildungsroman proprio della letteratura tedesca e europea, in cui l'eroe "cercatore" affronta un viaggio con spirito picaresco e dove la strada è l'ambientazione principale, con le sue insidie e i suoi pericoli; cfr. E. Raimondi, Renzo eroe cercatore). Non c'è dubbio che tale modello abbia agito fortemente sull'autore nel delineare le avventure di Renzo a Milano e successivamente la sua fuga nel Bergamasco.

tuttavia vi sono fortianalogie anche con lo schema narrativo della fiaba e con la tipologia di "eroe" al centro di questo racconto tradizionale, specie se si guarda ad alcuni elementi che sono propri dell'intreccio fiabesco: Renzo è un giovane che deve lasciare la sua patria e affrontare un viaggio pieno di incognite, che ha per "oggetto del desiderio" la giustizia e, dunque, il modo per ricongiungersi all'amata Lucia; ha un "mandante" in padre Cristoforo che lo indirizza a Milano e gli consegna la lettera da presentare al convento, che diventa una sorta di "dono" per il protagonista; lungo la strada incontra vari personaggi "antagonisti" che tentano di ostacolarlo (la folla che vuole linciarlo, il notaio criminale, i birri...), alcuni "falsi aiutanti" che si fingono suoi alleati (l'oste della Luna Piena, il poliziotto travestito) e alcuni "aiutanti" che lo agevolano nella fuga in seguito al tumulto (ilcittadino di Milano, il viandante che gli mostra la strada, il pescatore che lo traghetta al di là dell'Adda...). La stessa entrata in Milano diventa l'ingresso, almeno inizialmente, in una dimensione presentata come "fiabesca", un mondo alla rovescia in cui la rivolta in atto è presentata come sovvertimento momentaneo della realtà sociale (Renzo trova a terra pane e farina, il che lo porta ad affermare che questo è il "paese di cuccagna"), mentre in seguito la città in tumulto diventa uno spazio ricco di insidie e potenzialmente pericoloso che sottopone Renzo a una serie di "prove", e se anche il giovane in un primo momento fallisce e rischia di perdersi, in seguito si ravvede e intraprende il cammino verso il Bergamasco che è anche un percorso di redenzione, che lo porterà a imparare dagli errori commessi e a diventare più forte nell'avvenire. Infatti è soprattutto durante il cammino versol'Adda (cap. XVII) che lacifra "fiabesca" del viaggio di Renzo risulta in maniera più evidente, in particolare per il taglio narrativo scelto dall'autore nel descrivere il suo avvicinamento al confine con lo Stato veneto: il giovane procede a piedi, come solitamente fanno gli eroi delle fiabe ("Cammina, cammina", come già nel cap. XVI: "Cammina, cammina; trova cascine, trova villaggi... è certo d'allontanarsi da Milano, spera d'andar verso Bergamo"), e man mano che cala la notte si addentra in luoghi sconosciuti e sempre più selvaggi, che lo allontanano da ogni segno di presenza umana e fanno nascere in lui strane inquietudini. Il momento più drammatico è l'ingresso in un bosco, che nelle fiabe rappresenta solitamente lo spazio dell'ignoto e del pericolo e in cui Renzo si inoltra non senza provare una forte inquietudine: emerge la paura dei racconti sentiti da bambino, vede ombre e minacce dappertutto.sta per essere sopraffatto da un orrore ancestrale e per ciò più profondo, anche se, a differenza dei racconti fiabeschi, il giovane non deve combattere con mostri in carne ed ossa ma con la sua angoscia interiore (dunque il bosco è la proiezione fisica delle paure che egli coltiva dentro di sé e che è chiamato a vincere per superare la "prova" più difficile in questo suo percorso di formazione, per crescere come individuo). E infatti Renzo vince la paura appellandosi al suo coraggio e alla sua forza, atterrito dalla stessa idea di venir sopraffatto da un terrore irrazionale, e mentre medita di tornare indietro e chiedere ricovero in qualche casa ecco che sente il rumore dello scorrere dell'Adda, che in questa situazione assume la valenza simbolica della sua salvezza e la vittoria sui fantasmi dell'oscurità: l'autore sottolinea il sollievo del protagonista con un triplice climax ascendente ("Fu il ritrovamento").

d'un amico, d'un fratello, d'un salvatore") ed è chiaro che il viaggio di Renzo ha raggiunto una prima importante tappa, un momento essenziale del suo processo di formazione e maturazione. Non a caso, infatti, è solo a questo punto che il giovane si rende conto degli errori commessi in precedenza e ne chiede perdono in preghiera, mentre il successivo passaggio del fiume segna l'ingresso in uno spazio che non sarà più insidioso come la città di Milano, ma segnerà l'inizio di una nuova vita in cui Renzo, tra l'altro, getterà le basi della futura esistenza quando finalmente riuscirà a sposare la sua promessa, trasferendosi con lei proprio in questo territorio.

La dimostrazione di ciò è il secondo viaggio che Renzo compirà a Milano al tempo della peste (XXXIII-XXXIV), che avrà caratteristiche del tutto diverse e non sarà più un percorso di formazione, ma la messa a

fruttodelle passate esperienze e dell'avvenuta maturazione nel corso del primo viaggio e della permanenza nel Bergamasco: questa volta la decisione dimettersi in cammino è assunta da Renzo in piena autonomia, lungo la strada è abile a evitare ostacoli e "falsi aiutanti" e, soprattutto, quando giunge a Milano dimostra di aver imparato dai propri errori, evitando accuratamente di mettersi nei guai con una condotta incauta. La città non ha del resto più nulla di "fiabesco", poiché in essa regna l'orrore della peste e il suo attraversamento diventa per Renzo una sorta di "discesa agli inferi", in cui le "prove" da superare consistono nella razionalizzazione della tragedia e, soprattutto, nel coraggio di andare fino in fondo per scoprire la verità su Lucia, che potrebbe essere ammalata o addirittura morta: ciò non toglie che anche in questa occasione Renzo passerà i suoi guai e rischierà.

Il linciaggio come già avvenuto durante il tumulto, tuttavia riuscirà a salvarsi con fortuna e destrezza trovando l'aiuto inaspettato dei monatti, che come "aiutanti" sono davvero molto diversi dai personaggi rassicuranti del primo viaggio e somigliano piuttosto ai demoni che affollano la città sconvolta dal contagio. Anche nell'affrontare questa situazione Renzo dimostra scaltrezza e maturità, per cui si può affermare che al suo arrivo al lazzaretto il suo percorso di formazione sia quasi concluso, benché gli resti da affrontare l'ultima e decisiva prova che consiste nel perdono dell'odiato don Rodrigo: questa, tuttavia, sarà una difficoltà tutta e solo interiore, il cui superamento consentirà a Renzo di completare con successo la sua maturazione e di trasformarsi in un individuo migliore di quanto non fosse all'inizio dell'avventura, come dimostra la morale ingenua ma efficace che egli esprime nelle

pagine finali del romanzo e in cui elenca le cose che ha "imparato" nel corso delle sue peregrinazioni, tutte tra l'altro avvenute proprio nello spazio "insidioso" della città di Milano.

CAPITOLO 31

Temi:

  • La guerra di Mantova e del Monferrato
  • Nobiltà e potere
  • La peste
  • Chiesa e religione

Trama:

Proposito dell'autore di narrare la storia della peste a Milano. L'epidemia si diffonde nei luoghi del passaggio dei Lanzichenecchi. Negligenza e incuria delle pubbliche autorità nel cercare di arginare il contagio. La peste entra a Milano e si diffonde lentamente in città. La popolazione non crede alle cause dell'epidemia e accusa i medici, tra cui Lodovico Settala. Il contagio si diffonde e le autorità faticano ad affrontare la situazione. Il lazzaretto viene affidato ai padri cappuccini, che si prodigano per i malati. Iniziano a circolare a Milano le prime dicerie sugli untori. Il Tribunale di Sanità mostra al popolo un

carro con i cadaveri di un'intera famiglia morta di peste. L'autore si propone di raccontare la peste di Milano. Giunto al punto della narrazione in cui l'epidemia di peste si diffonde a Milano e in buona parte d'Italia a causa del passaggio dei lanzichenecchi, l'autore si ripropone di raccontarne per sommi capi la storia, concentrandosi pressoché unicamente sui fatti milanesi in quanto i documenti lombardi dell'epoca trattano solo del morbo in quella città.

Manzoni osserva che in nessuno scritto del Seicento sul tema della peste vi è un resoconto dettagliato e ordinato della calamità, ma molte notizie confuse e imprecise, errori ed omissioni, e questo riguarda anche la fonte principale del tempo, ovvero l'opera di Giuseppe Ripamonti sulla peste di Milano del 1630. Nessuno storico dell'epoca successiva ha cercato di mettere ordine in questa materia, perciò lo scrittore è il primo a tentare di ricostruire una storia.

parziale di quella tragedia,
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
180 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisabeetta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Del Castello Antonio.