Un archeologo francese, Hittorff, attorno alla metà dell’800 esplorò Selinunte (antica città greca situata
sulla costa sud-occidentale della Sicilia) e imbattendosi nel famoso tempio E, da lui riconosciuto come
Tempio di Esculapio (ma è una sua interpretazione), rivelò, tramite dei frammento oggi conservati nel
museo di Palermo, l’immagine quasi realistica dei colori che caratterizzavano la facciata del tempio.
Indubbiamente si allargò con questa ricostruzione del colore ma alcuni aspetti appaiono particolarmente
interessanti. Si può notare un architrave bianco, una regula blu, le gutte dorate, la tenia rossa, sulla
cornice mutuli blu, gutte dorate e via rossa. Quindi il colori era largamente documentato nell’ambito
dell’architettura. Ricostruzione di Hittorff del tempio “Esculapio” a Selinunte.
LEZIONE N.5a 30 ottobre 2019
Ad Atene i francesi fecero una tavola di ricostruzione del Partenone. Anche qui c’è forse un abuso del
colore rispetto alla sua originaria configurazione però alcune cose sono interessanti. La tenia è decorata
con motivo a meandro, la regula con motivo ad anthemion. Analizzando la policromia si nota che
effettivamente queste decorazioni sono presenti e quindi corrette
È possibile che alcune delle decorazioni che noi non vediamo più di questa architettura (Partenone)
potessero essere effettivamente ancora leggibili al momento del rinvenimento.
La decorazione dell’echino è abbastanza singolare. Ad ogni modo non possiamo escludere che la
decorazione fosse più estesa di quella che oggi riusciamo a percepire.
Nell’ambito dell’ordine dorico il colore assume dei connotati coerenti con lo spirito proprio dell’ordine. È
tendenzialmente molto rigoroso, quindi molto vincolato al suo interno; questi vincoli riguardano anche il
colore.
Il colore viene utilizzato per sottolineare la struttura dell’impianto e la sua ripetitività nella sua
organizzazione. I triglifi sono sempre blu scuro (quasi neri) e ad essi corrispondono regule e mutuli
sempre dello stesso colore dei triglifi; sempre, in tutte le architetture a noi note, dall’età arcaica all’età
tardo-romana, con rarissime eccezioni. Triglifi rossi sono documentati su un altare arcaico, ma sono fatti
isolati. La tenia è sempre rossa come le vie e la fascia alla base della cornice.
Ci sono anche delle possibili variabili come l’Hekatompedon, ovvero l’edificio H dell’acropoli di Atene. In
corrispondenza delle regule blu corre anche una fascia rossa che alterna le regule (una variante non
canonica). Il cartello della metopa, generalmente lasciata a colore del marmo, viene o dipinta o scolpita.
Vi è una modanatura di coronamento dipinta (tutte le modanature doriche e ioniche sono sempre dipinte)
e il soffitto del gocciolatoio frontonale è dipinto con fiori di loto alternati ad uccelli in volo. Anche questo
piuttosto inconsueto. LEZIONE N.5a 30 ottobre 2019
Ricostruzione dell’Hekatompedon ad Atene. Ricostruzione del Tempio di Aphaia I a Egina.
Nel caso del tempio di Aphaia I a Egina (tardoarcaico), notiamo un’anomalia: una fascia rossa verticale
attraversa l’anta, passa nel soffitto, crea un solco nel soffitto, e riscende lungo il capitello e le scanalature
del fusto della colonna. Questa è una soluzione specifica di questo edificio.
Naturalmente abbiamo detto che tutte le modanature sono dipinte, e il tetto è realizzato interamente in
terracotta (quasi sempre), quando non è di marmo. In questo caso è di marmo ed è un oggetto
particolarmente ricco di decorazioni per colori e figurazioni, quindi contribuisce alla ricchezza
ornamentale dell’edificio.
La colmata persiana, ovvero il seppellimento dei frammenti architettonici degli edifici distrutti dai
persiani ad Atene durante il 480, riscoperti dai tedeschi e greci sul finire dell’800 e inizio del 900 negli
scavi dell’Acropoli, offre numerosi frammenti pertinenti ad una architettura arcaica e seppelliti dopo un
tempo relativamente breve, quindi conservati in ottimo stato.
In figura vi è l’edificio A, un edificio del 560 a.C.; quando è stato sepolto dopo la distruzione aveva 80
anni. Tracce di colore sono chiaramente leggibili: la fascia rossa alla base del gocciolatoio (anche questa
è canonica, una regola stabile); il colore dei mutuli e dei triglifi in questo caso non si legge con chiarezza;
la sima che peraltro è in marmo ha chiare tracce di colore, visibili anche sul capitello d’anta dove vedete il
kyma dorico con foglie d’acqua alternate rosse e blu (qui vedete verdi ma per la verità sono blu ottenuto
con l’azzurrite che quando si ossida diventa malachite quindi verde). Molti dei verdi che noi vediamo
nell’architettura antica sono originariamente dei blu.
Qui vedete ancora la modanatura di coronamento del gocciolatoio è realizzata con foglie d’acqua dello
stesso tipo. Acropoli di Atene, edificio A.
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Un grosso contribuito viene dalla recente ripresa degli scavi in Macedonia che hanno portato alla luce un
certo numero di tombe macedoni. Questi realizzavano delle sepolture monumentali caratterizzate da un
tumulo. Scavavano una camera nel terreno, raggiungibile attraverso un corridoio che portava alla facciata
dell’edificio che veniva decorata con una tipologia templare mentre il resto della camera era sepolta nel
terreno; dopo la sepoltura il tutto veniva coperto con un tumulo di terra.
Grazie alla sepoltura il loro colore di queste tombe si è conservato molto bene, mostrando tracce brillanti
e chiare. Nell’immagine si notino le cose già dette: tenia rossa, triglifi blu, regule blu, mutuli blu e poi
naturalmente elementi ornamentali e quindi la sima decorata e dipinta su fondo blu. Le gutte potrebbero
essere dipinte color oro o bronzo. Lefkandia, grande tomba.
Verghina, tomba di Filippo II. Kato Kopanos, tomba del giudizio.
Anche l’ordine ionico adotta il colore in maniera più o meno diffusa come si può notare dalla cosiddetta
tomba delle palmette di Lefkandia a Naoussa (Macedonia centrale, Grecia settentrionale), la quale
mostra un capitello ionico parzialmente dipinto, modanature sempre dipinte, fregio dipinto con motivo ad
anthemion, dentelli accentuati nel loro effetto attraverso la pittura scura delle parti interdententali.
In questo caso è interessante notare che la modanatura di coronamento del gocciolatoio ionico è un kyma
dorico; caso anomalo ma spiegabile. L’architettura macedone si sviluppa soprattutto da modelli di
architettura peloponnesiaca, infatti esiste uno ionico peloponnesiaco che introduce il kyma dorico a
coronamento del gocciolatoio; chiara indicazione che l’edificio risente dell’influenza dell’architettura
peloponnesiaca. Anche il frontone non è a scene figurate ma è dipinto con una scena legata a ciò che il
defunto voleva che fosse descritto. Lefkandia, tomba delle palmette.
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Alcuni Capitelli arcaici-protoclassici-attici:
Capitello a multiplo registro ateniese della prima
metà del V secolo, dove i registri sono dipinti con
ovolo blu nella parte inferiore, meandro a svastica
rosso nella parte superiore, e ancora un ovolo
bianco su fondo blu nella parte dell’abaco.
Capitello a multiplo registro proveniente dal tempio
di Atena a Sounion: tre registri dove l’echino
dovrebbe essere un kyma ionico, ma in questa
particolare variante di capitelli attici è sostituito
con un kyma lesbio, fascia con meandro a svastica
e poi delle foglie glicate nella parte superiore.
Capitello votivo attico alto-arcaico della tipologia
ad echino globulare perché presenta un echino
costituito da un’emisfera nel quale affonda il
pulvino, dove l’ovolo è dato da foglie e l’abaco
decorato con meandro a svastica.
In alcuni casi i capitelli arcaici presentano
decorazioni dipinte anziché scolpite.
Il colore investe anche i gruppi frontonari. Nell’immagine questi due elementi sono frammenti provenienti
dalla colmata persiana, ovvero dal seppellimento dei frammenti della distruzione persiana.
Tutto ciò che è dentro un themeos, un’area sacra, è proprietà della divinità. Se una statua situata dentro
il themeos viene distrutta o danneggiata non può essere buttata fuori, deve rimanere comunque nel
tempio. In genere gli elementi distrutti vengono seppelliti sulla stessa acropoli o all’interno dell’area
sacra.
Ad Atene si distinguono due aree molto chiare di seppellimento: una alle pendici sud e una alle pendici
nord. Quando furono scavate queste colmate furono rinvenute statue, gruppi frontonari e frammenti di
architettura. Tutto il decoro dell’acropoli arcaica e protoclassica era stata distrutta dai persiani e questo
decoro fatto da oggetti di qualità eccezionale fu sepolto. Una volta rinvenuto consentì di realizzare il
Museo dell’Acropoli di Atene.
Chiaramente vi sono dei problemi: l’identificazione dei frammenti architettonici ed eventuali attribuzioni
dei gruppi frontonali ai diversi ipotetici edifici.
I frammenti architettonici distinti identificano idealmente una serie di edifici: A, B, C, D, E, H, divisi
successivamente in A1, A2, B, C, D, E, H1, H2. Questo è un lavoro complesso, non sempre sicuro e può
essere fatto solo sulla base delle cronologie e delle tipologie degli edifici (a,b,c,…) che hanno una
cronologia che oscilla dal 566 (anno delle istituzione delle grandi paratenee) al 480. Quindi vi sono edifici
alto-arcaici, medio-arcaici, tardo-arcaici e proto-classici. Sulla base della cronologia dei frammenti
architettonici si può provare a fare delle associazioni con la cronologia dei gruppi frontonali e quindi
cercare di legare le cose.
In uno dei frontoni più importanti rinvenuto è raffigurato un edificio con la figura di Atena che si affaccia
dall’edificio. Sul muro dell’edificio, poi, presenta un dipinto, un olivo. Sappiamo che nell’ambito della
disfida tra Poseidone e Atena per il patronato della città di Atene, Atena offrì agli ateniesi l’olivo ed infatti
l’olivo di Atena ancora oggi sorge nel themeos della Polias, per essere precisi sorge nel Pandrosio che è
un annesso del themeos della polias. LEZIONE N.5a 30 ottobre 2019
La presenza su questo edificio, rappresentato sul frontone, dell’albero di olivo ci dice delle cose
importanti, ovvero che presso l’albero di olivo di Atena, di cui si conosce la posizione, sorgeva un edificio.
Peraltro questo frontone è piuttosto arcaico; lo si capisce da alcuni dettagli. La modanatura di raccordo
tra timpano e gocciolatoio frontonale è sempre un kyma dorico; in questo caso è costituita da un cavetto,
ma il kyma dorico è proprio una evoluzione del cavetto.
Quindi il ca
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